Meo Patacca
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Meo Patacca (Bartolomeo) ovvero Roma in feste ne i Trionfi di Vienna è il titolo di un opera in versi di Giuseppe Berneri (1637 - 1700)
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[modifica] L'opera
È scritta nel dialetto romanesco del 1600 ed è un importante documento sia sulla lingua parlata a Roma in quel periodo, sia per comprendere meglio il tipo di vita della città.
È la storia di un sgherro, un popolano bravo con le armi, che avuta notizia dell'assedio di Vienna, decide di organizzare una sua spedizione in aiuto della città.
L'episodio è realmente avvenuto nel 1683 quando l'esercito ottomano guidato da Kara Mustafa Pasha (Bassà nell'opera) assediò Vienna per due mesi.
Subito prima della partenza giunge tuttavia la notizia che Vienna si è liberata dell'assedio ed il denaro raccolto viene così usato per organizzare i festeggiamenti.
Nell'ultimo Canto c'è la cronaca del fanatismo religioso dell'epoca: con un futile pretesto, viene assediato il ghetto con l'accusa agli ebrei di aver aiutato i Turchi.
Particolarmente importanti sono le descrizioni dei posti, delle usanze, delle abitudini e dei costumi del popolo Romano.
Il poema, scritto in 1245 ottave, suddivise in XII canti, fu pubblicato nel 1695.
Nel 1823 uscì "Il Meo Patacca o vero Roma in feste nei trionfi di Vienna. Poema giocoso nel linguaggio Romanesco di Giuseppe Berneri. Romano Accademico Infecondo. Edizione seconda, arricchita di num. 52 tavole inventate ed incise da Bartolomeo Pinelli romano in Roma, presso L. Fabri in Via Capo le Case n° 3".
Nel 1835 al teatro Pallacorda andò in scena "Un pranzo a Testaccio o Il matrimonio di Marco Pepe", che prendeva spunto dal Meo Patacca
Nell'Ottocento la figura di Meo Patacca fu interpretata da due famosi attori, Annibale Sansoni e Filippo Tacconi detto "il Gobbo".
Dall'opera sono stati tratti, oltre a diversi spettacoli, un film di Marcello Ciorciolini interpretato, tra gli altri, da Mario Scaccia e Gigi Proietti.
[modifica] Trama
L'azione comincia dall'arrivo di un corriere a Roma con la notizia che i Turchi hanno assediato Vienna. Meo Patacca, er più bravo trà gli Sgherri Romaneschi, pensa di radunare una truppa di Sgherri arditi e scaltri per soccorere la città assediata. Nuccia, sua innamorata, lo scongiura di non andare alla guerra e colle sue lacrime lascia turbato l'eroe.
Meo vada pensoso per Roma e passa per Piazza Navona dove c'è una magnifica fontana:
- Ce so' poi sopra quattro cantonate,
- Et altrettante statue, una pe' parte;
- Ce stanno iofamente qui assettate
- Se i posti da sedè glie fece l'arte.
- Questi so' fiumi con le fogge usate,
- Assai famosi in tell'antiche carte:
- Nilo, Gange, Danubio, e c'è di più,
- Detta rio de la Platta, il gran Pegù.
.....
- Et ecco, che già tutto v'ho mostrato,
- Sol resta a dirvi, che fu autor famoso
- Di quest'opera granne, (et io m'inchino
- Alle sue grolie), il Cavalier Bernino.
Meo prima aveva bastonato Calfurnia, una specie d'indovina che non gli aveva dato un'interpretazione soddisfacente di un suo sogno. Calfurnia, offesa, si vendica sparlando di lui con Nuccia ed inducendo Marco Pepe, un altro degli Sgherri romaneschi a sfidare Meo a duello.
Meo sconfigge gloriosamente Marco Pepe e Calfurnia è ingiuriata e percossa in malo modo da Nuccia, indignata di tanta malvagità. Fornito il suo esercito di armi ed insegne, fatta la rassegna delle forze alla presenza del popolo e della nobiltà romana che l'incoraggia con sussidi in denaro, Meo si rappacifica con Nuccia. Mentre sta per partire di notte giunge la notizia che l'assedio di Vienna è stato tolto e che anzi gli Austriaci hanno conquistato Buda. Allora, invidiando la sorte dei valorosi difensori, l'eroe da inizio alle feste di esultanza che con grande pompa di fuochi e luminarie.
- Più ch'in ogn'altro loco, assai gustosa
- Rescì 'sta festa in una strada ritta,
- Longa un miglio, et in Roma assai famosa;
- Pe' nominata antica, il Corzo è ditta.
- Nel Carnevale è piena 'sta calcosa
- Di gente così nobil, come guitta,
- A diluvio le maschere ce vanno,
- E la Curza, li Barbari ce fanno.
Le feste furono rinnovate quando giunse la conferma ufficiale della vittoria. Tra il tumulto della folla Meo si trova impegnato in mille brighe dalle quali esce con onore dando prove di valore e di sentimento cavalleresco. Il poema termina con le nozze di Meo con Nuccia.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- F. Onorati (a cura di): Se chiama e se ne grolia, Meo Patacca. Giuseppe Berneri e la poesia romana fra Sei e Settecento, Roma, Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli, 2004.
[modifica] Collegamenti esterni
- Molte parti del poema ed altre informazioni
- Meo Patacca
- Convegno: Giuseppe Berneri e la poesia romana fra Sei e Settecento