Medicina greca
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La medicina greca con la civiltà minoica arriva già ad un alto grado di sviluppo, anche sociale; a Cnosso esistevano per esempio già bagni e latrine e l'arte medica era esercitata da esperti remunerati. Tale medicina ha contenuti magici e mistici: Apollo è considerato il fondatore dell'arte Medica, Pallade Atena legislatrice sanitaria, mentre Chirone viene considerato il fondatore e maestro della medicina. In Tessaglia Asclepio, allievo di Chirone, compie guarigioni miracolose che spesso avvengono durante il sonno tramite il contatto col dio o col serpente; si ritrovavano templi a lui dedicati in molte regioni della Grecia, sempre vicini a fonti purissime o termali con gimnasi e sanatori. Il culto di Asclepio, introdotto ad Atene nel 429 a.C. fu portato poi anche a Roma dove nell'isola Tiberina fu fondato il primo tempio di Esclulapio.
Contemporaneamente si sviluppa in Grecia una medicina laica con medici pratici; nel VI secolo a.C. inizia la medicina scientifica che si colloca in scuole filosofiche (ricordiamo la scuola medica di Crotone). È dalla concezione biologica dei pitagorici e dalla dottrina dell'armonia che deriverà l'opera di grandi medici: Alcmeone di Crotone, Filolao di Taranto, Empedocle di Agrigento. Per esempio quest’ultimo considerato guaritore miracoloso, è un grande igienista e "dominatore di epidemie" che porta avanti concetti ancora validi quali la sopravvivenza dei più forti e la possibilità di scambio di sostanze attraverso i pori. Sotto questa spinta nascono scuole in Italia meridionale e nel Mediterraneo: Cirene, Rodi, Cnido e Kos. Il maggiore esponente della medicina greca rimane Ippocrate, che secondo alcuni aveva tratto il suo sapere dagli Asclepiadi. Esso segue il principio dei 4 elementi: aria, terra, acqua, fuoco. Ognuno di essi contiene una qualità: freddo, asciutto, umido, caldo. Dalla combinazione di tutto ciò si creano gli umori: bile nera, bile gialla, flegma e sangue; la loro perfetta armonia mantiene la salute. Quando anche uno solo di questi umori è in eccesso, in difetto, isolato o mescolato si ha la malattia. È quindi l'Ippocratica è una medicina umorale dove la guaritrice per eccellenza è la natura (la febbre è considerata una forma di difesa, come la crisi con aumento di secrezione).
Si hanno conoscenze sulle patologie polmonari e sulle infezioni acute delle ghiandole, sul sistema digestivo e circolatorio, mentre è minore la conoscenza del sistema nervoso. Il tentativo di mettere in connessione il microcosmo col macrocosmo porta a sviluppare il concetto di Patologie Costituzionali (in auge fino al XIX secolo), lo studio della climatologia (Libro delle arie, delle acque e dei luoghi) e la connessione delle cause esterne nella malattia che si diffuse in Europa e in Asia. Altro libro famoso è il Libro degli Aforismi in cui si insegna a fare diagnosi partendo dall'osservazione del malato (facies ippocratica). Sintetizzando, si può dire che la terapia Ippocratica trae:
- dalla filosofia e dal ragionamento, la concezione cosmica universale e biologica che forma la base,
- dall'osservazione del malato, l'indirizzo clinico.
Per la prima volta si comprende la necessità di conservare le energie dell'individuo, ricercare le cause della malattia senza perdere di vista lo scopo: guarire il malato. Quindi la medicina Ippocratica è scienza, arte, esperienza e ragionamento senza preconcetti né superstizioni.
La medicina post-ippocratica Nel 300 a.C. inizia la decadenza della scuola ippocratica il cui pensiero però rivive nell'epoca Alessandrina grazie a Erofilo (che studia sistema nervoso e cervello) e Erasistrato (studioso di filosofia e patologia, conosciuto per la dottrina atomistica) che completano con il loro lavoro il sistema ippocratico.
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