Kanji
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
I kanji (漢字) sono i caratteri di origine cinese che si usano nella scrittura giapponese in congiunzione con i sillabari katakana e hiragana.
Se da una parte i kanji vengono utilizzati per la grafia di termini che hanno effettivamente un'origine cinese (secondo principi in parte comuni alle due lingue) dall'altra sono utilizzati da secoli per la resa della lingua nipponica, in generale per rappresentare le parti morfologicamente invariabili delle espressioni giapponesi (come i semantemi). Un kanji può così rappresentare la radice dei verbi, degli aggettivi o, integralmente, una buona parte dei sostantivi della lingua giapponese.
La lettura detta on di un kanji deriva fonologicamente dal suono originario della sillaba cinese a cui è associato. La lettura detta kun è la parola o la parte di una parola che il kanji rappresenta nel sistema convenzionale utilizzato per la scrittura delle espressioni genuinamente giapponesi.
Per esempio il kanji 旅 vuol dire viaggio. La lettura kun quando è da solo è tabi, la lettura on quando è assiema a una altro kanji è ryo. come nella parola ryokō 旅行 che significa sempre viaggio.
I kanji possono avere più letture on in quanto gli stessi vocaboli coi corrispondenti kanji furono importati dalla Cina in epoca diverse, in cui dunque la pronuncia era mutata. Ad esempio, il kanji 生 può essere letto, tra gli altri modi, sia sei sia shō, a seconda dei vocaboli in cui si trova.
Il numero totale di kanji esistenti è oggetto di discussione. Il "Daikanwa Jiten" ne riporta circa 50.000 ed è considerato un elenco abbastanza completo, tuttavia recenti dizionari cinesi sono arrivati a contenerne fino a oltre 80.000, molti di essi però non usati comunemente, né nella stessa Cina, né in Giappone.
Per poter leggere un comune articolo di quotidiano in giapponese, è sufficiente conoscere tra i 2000 e i 2500 kanji.