Johann Pachelbel
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Johann Pachelbel (päkh'əlbĕl) (agosto 1653 – 3 marzo 1706), di origine tedesca, fu organista e compositore di musica barocca, meglio noto per il suo Canone in Re maggiore.
Pachelbel iniziò come organista ad Erfurt, in Turingia, regione centrale della Germania. Contribuì alla musica sacra della Chiesa Protestante, con numerose opere principalmente per tastiera. Le armonizzazioni corali liturgiche di Pachelbel sembrano trarre ispirazione dal giovane Johann Sebastian Bach, il cui fratello maggiore, Johann Christoph Bach, fu studente di organo presso Pachelbel. Difatti, sembra che il P. avesse relazioni strette con la famiglia Bach.
Pachelbel operò nella cappella di Eisenach, città natale di Ambrosius Bach e luogo di nascita dei numerosi figli di quest'ultimo - incluso il celebre Johann Sebastian e Johann Christoph, per un anno attorno al 1670. P. fu padrino della figlia di Ambrosius Bach (sorella di J.S. Bach), Johanna Judith Bach.
Oltre al ben noto canone e a numerosi arrangiamenti per inni liturgici, Pachelbel scrisse un cospicuo numero di cantate per la chiesa Luterana e sonate da camera per vari strumenti, soprattutto violino.
I figli, Wilhelm Hieronymus e Charles Theodore Pachelbel, divennero entrambi organisti e compositori.
[modifica] L'opera per tastiera
Hexachordum Apollinis 1699
Si tratta di una raccolta di sei Arie variate pubblicata nel 1699 e dedicata dall'autore a Dietrich Buxtehude (1637 - 1707), altro grande compositore del periodo. Tali arie sono composte in sei diverse tonalità (Re minore, Mi minore, Fa maggiore, Sol minore, La minore, Fa minore) e ad ognuna delle quali segue una raccolta di variazioni che vanno da cinque per l'aria in Mi minore ad otto per quella in Fa minore, detta Sebaldina. Per quanto riguarda la strumentazione, la facciata dell'opera a stampa riporta esplicitamente: "Organo pneumatico, vel clavato cymbalo, modulandas". Quindi le arie variate possono essere eseguite su clavicembalo oppure su organo utilizzando esclusivamente i manuali ovvero le tastiere, essendo l'intera opera scritta su due righi, fatto che esclude, stando alla scrittura, l'utilizzo della pedaliera.