Ipertesto
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L'ipertesto è un insieme di testi o pagine leggibili con l'ausilio di un'interfaccia elettronica, in maniera non sequenziale, per tramite di particolari parole chiamate collegamenti ipertestuali (hyperlink o rimandi), che costituiscono un rete raggiata o variamente incrociata di informazioni, organizzate secondo diversi criteri, ad esempio paritetici o gerarchici, in modo da costituire vari percorsi di lettura alternativi.
Tutte le pagine di un sito web come ad esempio Wikipedia, compresa questa, funzionano con i principi dell'ipertesto.
Il sistema d'ipertesto più conosciuto e più ampio è certamente il World wide web di Internet, che utilizza il linguaggio HTML (HyperText Markup Language) per definire all'interno del testo istruzioni codificate per il suo funzionamento.
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[modifica] Collegamenti ipertestuali
Per approfondire, vedi la voce Collegamento ipertestuale. |
Se una pagina del web contiene informazioni su una parola (o termine di qualsiasi natura) utilizzata su un nuovo documento HTML, è possibile creare un legame, chiamato collegamento ipertestuale, su questo nuovo documento con la pagina già esistente. Allo stesso modo è possibile indirizzare parole di un documento a parti del medesimo, come nel caso di un indice. Sarà pertanto possibile selezionare con il mouse (cliccare) la parola sottolineata dal tag di rimando o collegamento per visualizzare il testo che contiene la definizione o l'informazione aggiuntiva.
[modifica] Storia
C'è chi fa risalire il concetto di ipertesto a Vannevar Bush che nel 1945 scrisse un articolo intitolato As We May Think nel quale descrive un sistema di informazione interconnesso chiamato Memex. Molti esperti non considerano tuttavia il Memex un vero e proprio sistema ipertestuale. Nonostante ciò, il Memex è considerato fondativo perché il saggio As We May Think influenzò direttamente ispirandoli i due americani universalmente riconosciuti come gli inventori dell'ipertesto: Ted Nelson e Douglas Engelbart.
Secondo Ted Nelson, che inventò il termine hypertext nel 1965, la definizione riveste un significato più ampio, coinvolgendo qualsiasi sistema di scrittura non lineare che utilizza l'informatica.
Nel 1980 il programmatore Bill Atkinson realizzò alla Apple HyperCard, un'applicazione software che gestiva in maniera semplice grandi quantità di informazioni sotto forma di testo o di immagini, dotato di un avanzato linguaggio di programmazione ipertestuale, HyperTalk. HyperCard fu uno dei più diffusi sistemi per produrre ipertesti prima dell'avvento del World Wide Web, malgrado fosse disponibile solo per la piattaforma MacOS.
Alla fine del 1990 Tim Berners-Lee, uno scienziato del CERN, inventò il World Wide Web per dare una risposta alla necessità espressa dalla comunità scientifica di un sistema di condivisione delle informazioni tra diverse università ed istituti di tutto il mondo. All'inizio del 1993 il National Center for Supercomputing Applications (NCSA) all'Università dell'Illinois rese pubblica la prima versione del loro browser Mosaic. Mosaic girava in ambiente X Window, popolare nella comunità scientifica, ed offriva un'interfaccia di facile utilizzo. Il traffico web esplose, passando da soli 500 web server noti nel 1993 ad oltre 10.000 nel 1994 dopo la pubblicazione della versione che girava sia in ambiente Windows che MacOS.
[modifica] Ipermedia
Con l'inserimento di contenuti da vari media diversi (multimedia) all'interno di un ipertesto, si è cominciato a utilizzare il termine ipermedia, per evidenziare appunto che il sistema non è composto di solo testo.
[modifica] Ipertesto letterario
Mentre nel campo tecnico e scientifico l'ipertesto si è rapidamente diffuso, tanto da diventare con il web uno strumento indispensabile in questi settori, nel campo letterario è invece rimasto confinato ad ambiti prevalentemente sperimentali. La narrativa si è infatti finora basata sul sistema sequenziale, lineare, di pagine di un libro stampato. La possibilità data da un ipertesto di poter accedere in qualsiasi momento a percorsi di lettura diversi appare attraente ma, con l'aumentare della complessità del sistema, tende a disorientare il lettore e abolisce molte delle convenzioni narrative.
La diffusione dell'ipertesto letterario e narrativo in Italia, a partire dalla metà degli anni ottanta, ha tendenzialmente cercato di ampliare il dibattito sulle specificità semiotiche dell'ipertesto in relazione alle sue finalità più puramente espressive. Ipertestualisti come Miguel Angel Garcia e Filippo Rosso rappresentano alcuni casi isolati di uno scenario ancora prevalentemente nascosto. Il lavoro di questi ultimi, peraltro, pone domande aperte sulla percorribilità effettiva di una futura canonizzazione dell'ipertesto su scala internazionale.
[modifica] L'Iperfilm
L'Iperfilm è un film con struttura ipertestuale o un ipertesto con lessie filmiche. Il fruitore sceglie da quale punto di vista proseguire la visione degli eventi. Il primo iperfilm italiano è stato realizzato dal regista Luigi Maria Perotti, il prof. Pier Giuseppe Rossi e l'ing. Marco Marziali. Il progetto dal titolo Farina Stamen fu prodotto da Rai Educational e l'Università di Macerata. Tradizionalmente, una narrazione propone al lettore una sorta di viaggio guidato dall'autore. Presuppone dunque un autore molto attivo, impegnato a predisporre il percorso della narrazione e le sue tappe, lungo le quali accompagnare il lettore. E presuppone un lettore disposto a farsi accompagnare lungo il percorso che l'autore ha preparato per lui. Il Novecento ci ha insegnato che questo percorso può non essere facile, può rinunciare alle rassicuranti unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. Attraverso l'iperfilm si rinuncia all'idea stessa di un percorso, narrando in maniera diversa.
[modifica] Bibliografia
- Da Memex a Hypertext, a cura di J. Nyce e P. Kahn, Franco Muzzio ed. 1992
[modifica] Collegamenti esterni
- Grammatron, romanzo ipertestuale di Mark Amerika
- Ipertesti letterari e narrativi di G. Lughi
- Per una critica del link di F. Pellizzi
- Anche il Talmud era un ipertesto, intervista a David Kolb
- Dalla cibernetica alle reti neuronali, intervista a Oliver Selfridge
- Il confine aperto del testo, intervista a George P. Landow
- Approfondimento