HEAT

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HEAT significa, in inglese, calore. Ma è anche un'indovinato acronimo per High-Explosive-Anti-Tank, esplosivo ad alto potenziale contro-carri. Essa si basa sull' 'effetto Monroe'. Si dice che questo studioso avesse scoperto, alla fine del XIX secolo, che le lettere impresse in panetti di esplosivo usati per rompere strutture metalliche, avevano uno stranissimo effetto sul metallo. Esse venivano letteralmente 'disegnate' sulla superficie. Occorreva capirne il perché. Il motivo era dato dalla forma delle scritte, che 'concentravano' la forza del getto in quanto esse erano delle incisioni nel tritolo. Curiosamente era proprio questa mancanza a causare l'effetto distruttivo. Ben presto si capì che una cavità conica praticata in un cilindro di metallo poteva concentrare la forza del'esplosione e casuare una tale tempreatura e sovrapressione da praticare un foro in una lastra. Praticamente, prima ancora che i carri armati venissero inventati, esisteva già l'arma che poteva batterli.Rivestendo la cavità interna di metallo (rame, ma ultimamente anche uranio impoverito), si poteva assicurare maggiore efficienza energetica e causare un maggiore scarico di energia sul metallo,collassandone la struttura. Nonostante ciò, tutta la Prima guerra mondiale venne combattuta senza questa invenzione, ma se le corazze impiegate allora erano assai limitate, tanto da poter essere battute da munuzioni perforanti o dall'artiglieria campale, per il futuro erano prevedibili progressi tali da lasciare le armi leggere o non perforanti senza possibilità di penetrazione.

Già all'inizio della Seconda guerra mondiale i genieri tedeschi avevano cariche cave. I paracadutisti che neutralizzarono il forte belga di Eden Emael utilizzarono cariche cave per perforare le torrette dei cannoni, spesse 25-28cm. In seguito si idearono alcune munizioni antitank, che in Italia erano note come 'EP' ovvero effetto Pronto. Ma i veri beneficiari furono i fanti, che ebbero razzi leggeri come i Bazooka e persino bombe a mano o da fucile anti-tank, capaci di perforare 100 mm. e passa di acciao, con effetti incendiari e distruttivi impressionanti.

Nel dopoguerra furono soprattutto i missili a beneficiare di questo tipo di testata, perché era l'unica a essere ragionevolmente leggera per farla portare ad armi ragionevolmente compatte. Ma non mancarono razzi anticarro, cannoni senza rinculo e munizioni per carro armato. Il rapporto tra perforazione e diametro della testata, grazie a perfezionamenti nei materiali e nell'applicazione delle migliori geometrie, ha consentito di ottenere un passaggio da circa 1,5-2:1 a 6-7:1. Anche le subumunizoni delle bombe a grappolo hanno spesso una carica anticarro, come anche molti tipi di mine moderne, per attaccare il tetto o il fondo del mezzo.

Un caso particolare è dato dalle testate EFP, ovvero a proiettile autoforgiante. Queste micidiali munizioni sono in pratica costituite da dischi di rame 'sparati' ad altissima velocità da una carica cava, e si trasforano non tanto in un 'jet' di particelle ad alta velocità, ma in un vero e propio proiettile, che nonostante la malleabilità che ha riesce ad attraversare centimetri di acciaio. Questi tipi di testate sono presenti in proiettili bomeb e mine speciali che lanciano o rilasciano in aria delle munizioni dotate di un sensore termico, il quale capta la traccia del veicolo ed eventualmente manovra per attaccarlo dall'alto, esplodento ad alcuni metri. Anche i missili BGM-71 TOW 2B hanno 2 testate di tale tipo, ottimizzate per colpire il carro dall'alto,con la direzione dei 2 proiettili coincidente. Praticamente nessun carro armato può resistere a tale tipo di attacco, perché e portato contro parti vulnerabili e poco protette.