Greco moderno
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La lingua greca, ormai parlata dal 93% della popolazione ha stretti legami con la lingua classica diffusa dalla conquista macedone prima (IV sec a.C.) e dal Cristianesimo in un'area vasta quanto quella dell'influenza latina. In contatto con altre lingue, dialetti, i frequenti errori degli amanuensi, produssero poi un'evoluzione fonetica, lessicale e grammaticale che già nel sec. XI poteva dirsi definita. A lato di questa evoluzione naturale permaneva la lingua dotta, ricalcata sul dialetto attico classico e usato dagli scrittori della chiesa bizantina. Nel '800 la lingua dotta, o katharévousa, fu codificata in testi grammaticali e letterari, mentre il popolo continuò e continua tutt'ora a parlare il neogreco comune e popolare, detto kinì dimotikì, usato dagli scrittori popolari e da quasi tutta la stampa, e che nel corso del'900 ha acquisito valore ufficiale. La pronuncia non è la stessa del greco antico: il greco ha subito un fortissimo fenomeno di "ioticizzazione" cioè del prevalenza del suono "i" e di "monottongazione" cioè di fusione dei dittonghi in un unico suono. Sotto il profilo grammaticale e sintattico i fenomeni più importanti sono: la tendenza ad unificare la ! e la 3 declinazione, la scomparsa del caso dativo, l'unificazione dell'uscita dei casi praticamente a due sole (gruppo nominativo, accusativo e vocativo + genitivo), la tendenza a far reggere solo l'accusativo da tutte le preposizioni e la scomparsa del modo ottativo. Mentre invece nella flessione verbale esiste ancora un aspetto modale. Il greco moderno è diventata una lingua molto complessa e con molte sfumature.
La dimotikì e la katharevousa si sono fuse per dar vita al greco moderno standard, comunque basato grammaticalmente sulla dimotikì. Chi conosce il greco moderno, può capire il senso generale di un testo in greco antico e capire quasi del tutto la koiné alessandrina.