Giuseppe Volpi
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Giuseppe Volpi (Venezia 19 novembre 1877 - Roma 16 novembre 1947) è stato un imprenditore ed un uomo politico italiano. Fu anche nobile: nel 1925 re Vittorio Emanuele III di Savoia lo insignì del titolo di "conte di Misurata".
Rimasto orfano di padre, con pochi soldi in tasca abbandonò l'università di Padova e si recò nell'Impero ottomano dove cercò fortuna. Divenuto ricco vendendo il tabacco montenegrino, investì il guadagno acquistito nella nascente industria elettrica e nel 1905 tornò nella città natia dove fondò la SADE, acquisendo in tal modo una posizione di primo piano nel settore elettrico.
Nel 1917, venendo in crisi la sua città a causa della Prima guerra mondiale, fu tra i protagonisti della costruzione del Porto Marghera. Terminato il conflitto bellico, per restaurare le comunicazioni tra Venezia e l'Europa sulla terraferma si adopera per la ristrutturazione di un vecchio ponte che gli austriaci avevano costruito nel 1846. Albergatore di prestigio (aveva acquistate le catene Grand Hotel ed Excelsior), fu un sostenitore del fascismo.
Dal 1921 al 1925 fu governatore della Tripolitania ed in questa veste fu favorevole alle azioni di repressione commesse dal generale Rodolfo Graziani sulla popolazione locale. Dal 1925 al 1928 fu Ministro delle Finanze del governo Mussolini: la sua azione governativa era tesa ad avvicinare i capitalisti al fascismo. Presidente della Confindustria dal 1934 al 1943, in quanto presidente della SADE ebbe il controllo del ministero dell'Industria.
Fu anche Presidente della Biennale di Venezia e, in tale ambito, fu tra i promotori di quella che venne chiamata 1a Esposizione Internazionale d'Arte Cinematografica e che oggi è conosciuta come Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Per questa ragione il premio al miglior attore e quello alla miglior attrice portano il suo nome.
Dopo l'8 settembre del 1943 ebbe un atteggiamento ambiguo: inizialmente continuò a sostenere il duce ma all'improvviso passò con i partigiani (secondo gli storici lo fece solo per opportunismo); arrestato, tentò due volte di fuggire in Svizzera (il 26 luglio ed il 16 ottobre del 1945) senza tuttavia mai riuscirci. Il giorno prima del suo secondo tentativo di fuga, il 15 ottobre, aveva lasciato tutte le sue imprese al conte Vittorio Cini.
Visse gli ultimi giorni della sua vita a Roma.