Giorgio Cremaschi
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Giorgio Cremaschi Bolognese, classe 1948, segretario nazionale della Fiom], Giorgio Cremaschi vive a Brescia da ormai più di trent’anni. Sindacalista dei metalmeccanici della Cgil fin dal 1974, ha legato il suo nome ad un’intensa stagione di conflittualità nelle aziende della nostra provincia, gestendo, da segretario della Fiom bresciana dal 1981 al 1988, un periodo non certo facile per il sistema industriale bresciano, segnato in particolare dalla profonda crisi della siderurgia, nonché dalle difficoltà e dalla chiusura di alcune storiche aziende. Laureato in Scienze politiche a Bologna, dopo le prime esperienze nel sindacato della scuola del capoluogo emiliano, arrivò a Brescia nel 1974 per un incarico all’interno del progetto delle «150 ore», realizzato dall’allora unitaria sigla dei metalmeccanici, la Flm, per la formazione ed il conseguimento d’un titolo di studio da parte degli operai bresciani. Gli anni Ottanta l’hanno visto indiscusso protagonista degli scontri sindacali in numerose aziende, a cominciare da quelle del cav. Luigi Lucchini; polemiche furiose, confronti accesi, scontri durissimi, legati non solo all’organizzazione del lavoro ed al salario, ma pure al ruolo del sindacato in azienda. E su quest’ultimo versante non mancarono, in quegli stessi anni, discussioni serrate e non meno crude polemiche, anche con le altre componenti del sindacato, in particolare con la Fim di Marino Gamba e la Uilm di Piero Imberti, nonché con la Cisl di Aldo Gregorelli e Diego Peli. Dopo la lunga parentesi bresciana ha iniziato l’esperienza dei vertici nazionali di categoria, quindi quella non meno intensa della Fiom torinese ed oggi è nuovamente a Roma da segretario nazionale dei metalmeccanici della Cgil. Il profilo sindacale non è però l’unico interessante nella biografia di Giorgio Cremaschi; è stato infatti nel Pci fino allo scioglimento e, come sottolinea, «dopo un lungo periodo senza tessera», da alcuni anni è iscritto («semplice iscritto» tiene ancora a precisare) a Rifondazione comunista. Un semplice iscritto che, però, anche nell’ultimo congresso, è stato a più riprese indicato, e non solo dai giornali, come uno dei pochi, pochissimi possibili successori di Fausto Bertinotti alla guida di Prc. Ha mantenuto la residenza a Brescia pur vivendo buona parte della settimana a Roma ed il legame con la città e la provincia non è mai venuto meno, non foss’altro perché nel week end torna in famiglia: abita nel quartiere di San Bartolomeo, con la moglie Laura Tonoli (segretaria dei tessili della Cgil) e le due figlie di 22 e 7 anni.
Dal 2005 è leaders dell'area programmatica interna alla Cgil denominata rete 28 aprile