Futuro (rivista)
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Futuro è il nome della rivista italiana di science fiction che, grazie all'opera di Lino Aldani (già noto sotto lo pseudonimo di N. L. Janda), di Massimo Lo Jacono (già conosciuto sotto lo pseudonimo di Megalos Diekonos e di L. J. Mauritius) e di Giulio Raiola, che costituisce il primo esempio di rivista integralmente ideata e gestita da esperti italiani del settore.
Futuro dette alla giovanissima science fiction italiana un ampio e innovativo spazio per crescere, nonché un respiro internazionale, vanificato tuttavia dalla sua breve esistenza, essenzialmente dovuta a problemi di distribuzione. Gli otto numeri mensili usciti tra il maggio-giugno del 1963 e il novembre del 1964 costituiscono però un concreto esempio di quello che l'ambiente italiano era fin da allora in grado di offrire, affrancandosi dalla tutela statunitense e, in minor misura, da quella britannica, tanto da meritare che Inisero Cremaschi dedicasse alla rivista un volume ( Futuro, per l'appunto ) edito dalla Editrice Nord di Milano, mentre la Fanucci Editore di Roma recuperava il nome della testata, che non era stato protetto dai suoi originari creatori, per i suoi fini editoriali, sempre nel campo della science fiction.
Futuro pubblicò nel suo n. 5 un interessante saggio di Juan Rodolfo Wilcock (1919-1978) e nel n. 6, per la prima volta in assoluto, un racconto di Adolfo Bioy Casares (1914-1999), intimo amico di Jorge Luis Borges e con lui tra l'altro autore delle novelle poliziesche dei Sei casi per don Isidro Parodi, usciti sotto il comune pseudonimo di Bustos Domecq (Torino, Einaudi, ISBN 8806151614).
La rivista pubblicò inoltre interviste esclusive di Elio Vittorini e di Ennio Flaiano.
[modifica] Bibliografia
Inisero Cremasci, Futuro, Milano, Ed. Nord, 1979,