Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale
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Il Fronte sandinista di liberazione nazionale o FSLN (Frente sandinista de liberación nacional, in spagnolo) è un movimento rivoluzionario e partito politico nicaraguense di ispirazione marxista, protagonista nel 1979 del crollo del regime dittatoriale di Anastasio Somoza Debayle, successivamente, (sino al 1990), fu impegnato nel governo del Nicaragua, e in seguito divenne maggiore forza politica di opposizione. Fondato nel 1961 e così chiamato in omaggio al leader della guerriglia antimperialista degli anni Trenta, César Augusto Sandino, riuscì progressivamente a intensificare la lotta con un forte sostegno popolare, soprattutto nelle campagne, sino all'offensiva militare finale scatenata nel 1978. Saliti al potere l'anno seguente, i sandinisti instaurarono un governo rivoluzionario fortemente influenzato anche dalla dottrina della teologia della liberazione, che realizzò la riforma agraria, lo sradicamento dell'analfabetismo e un primo sistema sanitario, ma che limitò le libertà democratiche.
Alle elezioni del 1984 i sandinisti si aggiudicarono i due terzi dei seggi dell'Assemblea nazionale e il dirigente militare del movimento, Daniel Ortega, assunse la carica di presidente del Nicaragua. Ebbe allora inizio una sanguinosa guerra civile alimentata dai contras (terroristi guerriglieri sostenuti dagli Stati Uniti), sullo sfondo della quale maturò la sconfitta elettorale dei sandinisti del 1990, che portò al potere la coalizione conservatrice guidata da Violeta Chamorro, lasciando al FSLN il ruolo di principale forza di opposizione.
Nelle elezioni presidenziali del 4 novembre 2006 sono tornati al potere con la vittoria alle elezioni presidenziali di Daniel Ortega.