Fondi comuni di investimento
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I fondi comuni di investimento sono strumenti finanziari (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, OICR) che raccolgono il denaro di risparmiatori che demandano la gestione dei propri risparmi ad una Società di Gestione con personalità giuridica e capitale distinti da quelli del fondo.
In Italia i fondi comuni sono stati istituiti con la Legge n° 77 del 1983 (il primo ad operare è stato Gestiras Obbligazionario) anche se, a quella data, esistevano già una decina di fondi di diritto lussemburghese.
I fondi comuni investono il denaro raccolto presso i sottoscrittori in valori mobiliari che costituiscono il patrimonio indiviso del fondo, di cui ogni risparmiatore detiene un certo numero di quote (la quota è la frazione di patrimonio unitaria del fondo di investimento ed ha un valore che cambia nel tempo in relazione all'andamento dei titoli nei quali il fondo investe). Il Decreto Legislativo n. 58/98 definisce il fondo comune di investimento come "il patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti gestito in monte.
Indipendentemente dalla tipologia di fondo, tutti i partecipanti hanno gli stessi diritti: i guadagni o le perdite, dal momento che il fondo non garantisce un rendimento certo (a meno di alcune tipologie particolari di prodotti), sono in proporzione a quanto investito, o meglio, in proporzione al numero di quote in possesso.
I fondi comuni, essendo gestiti da professionisti del settore, permettono ai piccoli investitori, se ben consigliati, di sottoscrivere investimenti aderenti al proprio profilo finanziario, in termini di rischio/rendimento. Inoltre, attraverso i piani di accumulo, hanno avvicinato al mercato anche coloro che momentaneamente non disponevano di sostanziosi risparmi. In relazione agli obiettivi finanziari, al rischio e al rendimento atteso il risparmiatore può scegliere tra diversi tipi di fondi: bilanciati, obbligazionari, azionari, di liquidità e flessibili.
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[modifica] Le principali categorie di fondi comuni
I fondi comuni di investimento possono essere classificati sulla base di molti parametri.
Una prima distinzione riguarda la modalità di distribuzione dei profitti:
- fondi a distribuzione dei proventi, in cui le eventuali plusvalenze realizzate in un arco temporale predefinito possono essere accreditate - in parte o interamente - sul conto corrente del risparmiatore sotto forma di “cedola” semestrale o annuale
- fondi ad accumulazione dei proventi, in cui i guadagni rimangono all'interno del fondo e il sottoscrittore li realizza (cioè li trasforma in denaro contante) al momento della vendita delle quote.
Un’ulteriore distinzione, individua dal Reg. del Ministero del Tesoro n. 228/99, deve essere fatta tra fondi chiusi e fondi aperti:
- i fondi chiusi sono caratterizzati da un numero di quote predeterminato ed invariabile nel tempo. L’ammontare minimo di ogni singola quota è in genere elevato, in quanto si tratta di investimenti con un livello di rischio spesso elevato. Il capitale conferito può essere riscattato soltanto al termine della vita del fondo, che solitamente è di 10 anni;
- i fondi aperti sono caratterizzati dalla variabilità del patrimonio (che può quindi di giorno in giorno aumentare o diminuire in funzione delle nuove sottoscrizioni o delle domande di rimborso delle quote in circolazione) e rappresentano la forma più diffusa di fondo.
I fondi aperti vengono suddivisi, da un punto di vista giuridico, in fondi di diritto italiano armonizzati UE e fondi di diritto italiano non armonizzati UE.
I fondi di diritto italiano armonizzati UE sono i fondi gestiti da società italiane con sede legale in Italia e sottoposti alle direttive comunitarie n. 611/85 e 220/88 recepite nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 83/92.
La legge comunitaria prescrive una serie di vincoli sugli investimenti con l’obiettivo di contenere i rischi e salvaguardare i sottoscrittori, ad esempio:
- non possono investire più del 10% del patrimonio in strumenti finanziari di un singolo emittente, in altri fondi, prodotti derivati o titoli non quotati nei mercati regolamentati;
- non possono investire in strumenti derivati per la copertura dei rischi, per un ammontare totale che ecceda il valore netto del fondo.
I fondi di diritto italiano non armonizzati UE sono invece i fondi istituiti col provvedimento della Banca d’Italia del 20/9/1999 e caratterizzati da una maggiore libertà di investimento del patrimonio raccolto. Ad essi, infatti, non vengono applicati i vincoli e le limitazioni previste dalla legge comunitaria per i fondi armonizzati. Fanno parte di questa tipologia di fondi i fondi speculativi (o hedge funds) e i fondi di fondi.
[modifica] Alcune tipologie
Di seguito sono esposte le principali caratteristiche di alcune tipologie di fondo comune, particolarmente rilevanti per la loro diffusione tra i risparmiatori.
[modifica] Gli hedge fund
Gli hedge fund sono prodotti simili nella struttura ai fondi comuni di investimento. Rispetto a questi ultimi, si differenziano per la strategia di gestione adottata e per il numero di strumenti e tecniche a disposizione dei gestori.
Si distinguono dai fondi comuni tradizionali per i seguenti elementi:
- personalità giuridica: gli hedge fund sui mercati internazionali assumono in linea di massima la struttura di fondi di investimento privati, nella forma, a seconda della sede legale, di partnership a responsabilità limitata (tipica dei fondi americani), società per azioni, fiduciaria, fondo comune;
- limitazione all’ingresso: la partecipazione al fondo è in genere riservata a investitori istituzionali, qualificati, o risparmiatori con disponibilità patrimoniali consistenti. Inizialmente, la soglia d'ingresso era stata stabilita in un milione di euro, in seguito ridotta a 500 mila euro. Solitamente vi è anche un numero massimo previsto di partecipanti (in Italia 200 per fondo);
- limitazione all’uscita: la particolarità delle tecniche di gestione utilizzate determina la necessità di mantenere stabile il patrimonio impiegato; spesso quindi gli hedge fund prevedono dei periodi di immobilizzo pari anche ad un anno e oltre. In aggiunta a questo occorre precisare che molti hedge fund forniscono una valorizzazione solo a livello mensile;
- strategie di investimento: gli hedge fund sono caratterizzati da una maggiore libertà nella scelta delle strategie di investimento da adottare. Ad esempio possono utilizzare:
-
- la leva finanziaria: il controvalore degli strumenti finanziari detenuti in portafoglio può essere superiore al patrimonio effettivamente disponibile, utilizzando l’indebitamento o l’investimento in strumenti derivati
- le tecniche di arbitraggio, cioè le compravendita simultanea di titoli collegati per trarre vantaggio da una discrepanza di prezzi
- vendite allo scoperto, cioè operazioni effettuate con titoli non posseduti, finalizzate a conseguire profitti o a coprirsi contro i ribassi del mercato. In pratica, la scommessa del gestore è che, dopo aver venduto i titoli, questi perdano valore. In questo modo, quando per concludere l'operazione dovrà riacquistarli, lo farà ad un prezzo inferiore, incassando quindi una plusvalenza.
[modifica] I fondi di fondi
Sono fondi comuni il cui portafoglio è costituito non da titoli, ma da quote di altri fondi. La diversificazione è la caratteristica principale di questa tipologia di fondi la cui gestione è incentrata sulla scelta dei fondi da inserire in portafoglio (di solito 25-30). Potendo investire anche in quote di hedge funds, i fondi di fondi costituiscono per il piccolo risparmiatore un accesso diretto a questi ultimi, spesso loro preclusi a causa dell'elevata soglia di patrimonio in entrata.
[modifica] Gli index fund
Gli index fund sono fondi caratterizzati da una gestione sostanzialmente passiva, cioè una strategia di gestione che ha come unico obiettivo replicare la performance del mercato, senza cercare di ottenere un extrarendimento. Il vantaggio principale che offrono è il contenimento dei costi, che possono essere anche molto inferiori a quelli legati alla detenzione dei fondi cosiddetti “attivi”. Tale differenza è dovuta ai minori costi di gestione. Gli index fund vengono gestiti replicando la composizione dell’indice del mercato scelto (ad esempio un index fund sul mercato americano può replicare l’andamento dell'indice Dow Jones Industrial Average, etc.). L’indicizzazione può essere effettuata detenendo in portafoglio tutte le attività finanziarie appartenenti all’indice nella stessa proporzione (effettuando dunque movimenti solo quando vengono aggiunti o eliminati titoli dall’indice), oppure replicando l’indice con un numero inferiore di titoli utilizzando particolari tecniche di selezione del portafoglio per scegliere i titoli più appropriati.
[modifica] Gli ETF (Exchange Traded Fund)
Gli ETF sono fondi indicizzati (index fund) quotati sui mercati regolamentari, in Italia sul Mercato Telematico dei Fondi (MTF, operativo dal 30 settembre 2002), negli Stati Uniti sull’Amex.
Dal punto di vista finanziario possono essere interpretati o come titoli azionari o come fondi comuni, a seconda che se ne vogliano enfatizzare le caratteristiche di titolo finanziario acquistato dall'investitore o di prodotto venduto.
La storia degli ETF risale alla metà degli anni ottanta, quando il mercato americano AMEX (American Stock Exchange) stava cercando di sopravvivere ad un ambiente competitivo a causa della presenza di mercati come il Nyse e il Nasdaq. L'inizio fu contrastato e incontrò poco seguito da parte dei risparmiatori. In seguito la situazione è cambiata e il prodotto sta diventando sempre più popolare, anche a causa di un mutato atteggiamento degli investitori verso la gestione passiva della ricchezza.
I principali vantaggi per gli investitori sono:
- costi minori rispetto ai fondi indicizzati non quotati (in genere, i caricamenti di gestione annui oscillano tra 0,3% e 0,8%).
- possibilità di essere negoziati durante tutta la giornata di contrattazione come un normale titolo azionario.
[modifica] La classificazione Assogestioni
Assogestioni, l'associazione di categoria delle Società di Gestione, ha elaborato una specifica classificazione con l’obiettivo di rendere trasparenti le caratteristiche principali del fondo e i principali fattori che impattano sulla rischiosità.
Il sistema di classificazione dei fondi di diritto italiano in vigore dal 1° luglio 2003 prevede 42 categorie e cinque macro categorie: Azionari, Bilanciati, Obbligazionari, Liquidità, Flessibili.
Ogni macro categoria è caratterizzata da una percentuale minima e massima di investimento azionario. Inoltre, sono state definite le seguenti regole:
- i fondi di liquidità e i fondi obbligazionari non possono investire in azioni (con l’eccezione dei fondi obbligazionari misti che possono investire da 0% al 20% del portafoglio in azioni).
- i fondi bilanciati investono in azioni per importi che vanno dal 10% al 90% del portafoglio
- i fondi azionari investono almeno il 70% del proprio portafoglio in azioni
- i fondi flessibili non hanno vincoli di asset allocation azionaria, cioè possono decidere di investire in azioni dallo 0% al 100%.
[modifica] Chi gestisce i fondi
I fondi comuni sono gestiti dalle Società di Gestione del Risparmio (SGR), che si occupano della promozione, istituzione e gestione di fondi comuni di investimento.
Le SGR fanno solitamente parte di un gruppo bancario o assicurativo e devono avere per legge la forma giuridica di Società per Azioni e capitale sociale superiore a 1 milione di Euro. Le SGR hanno inoltre nei confronti degli investitori l’obbligo ad operare con diligenza, correttezza e trasparenza riducendo il rischio di conflitti di interesse.
Rispetto alla gestione del risparmio "fai-da-te", l'obiettivo della Società di Gestione è quello di costruire portafogli per i fondi utilizzando specifiche leve gestionali:
- - definizione dell’asset allocation strategica, cioè ripartizione del patrimonio fra diverse tipologie di titoli, aree geografiche e settori merceologici sulla base dei rendimenti attesi, del rischio e delle correlazioni tra le diverse asset class. Questa attività è vincolata dal regolamento del fondo: un fondo azionario Italia non potrà scegliere di puntare sul mercato americano, anche se il gestore ritiene che possa avere buone prospettive di crescita;
- - definizione dell’asset allocation tattica: si tratta di aggiustamenti dell’asset allocation strategica di breve periodo, dettati da esigenze di mercato;
- - stock picking: scelta dei titoli, all'interno delle diverse aree di investimento, da acquistare o vendere, sulla base dell'analisi fondamentale e dell'analisi tecnica. Nel caso dei fondi specializzati è questa l'attività determinante ai fini della performance;
- - market timing: scelta del momento migliore per l'acquisto o la vendita dei titoli, cercando di anticipare i cambiamenti e di modificare il peso del portafoglio complessivamente destinato ad un certo mercato, in modo da ridurlo prima della diminuzione dei prezzi ed aumentarlo prima della loro crescita.
Oltre alla SGR hanno un ruolo rilevante:
- - la Banca depositaria, l’intermediario che materialmente custodisce titoli e il denaro del fondo e, di conseguenza, dei risparmiatori. La Banca depositaria, inoltre, verifica la legittimità delle operazioni disposte dalla SGR.
- - il collocatore, cioè il soggetto che si occupa di "vendere" le quote del fondo presso i risparmiatori, solitamente una Banca o una Società di iNtermediazione Mobiliare (SIM).
Vigilano sui fondi:
- - la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) che vigila sulla correttezza dell'operato della SGR e dei soggetti incaricati del collocamento. Alla Consob, inoltre, è demandato il compito dell'approvazione dei "prospetti informativi" che devono essere consegnati ai risparmiatori interessati a sottoscrivere un fondo.
- - la Banca d'Italia, che autorizza, sentita la Consob, l'attività alle SGR; approva il Regolamento di Gestione dei fondi comuni e vigila sull'operato delle Banche depositarie.
[modifica] Il prospetto informativo e il Regolamento del fondo
Il prospetto informativo è il documento che la Società di Gestione deve obbligatoriamente redigere e consegnare a chi intende sottoscrivere un fondo. L'uniformità di struttura che la Consob prevede per la redazione di questa modulistica da parte delle Società di Gestione rende agevole il confronto fra i diversi prodotti presenti sul mercato.
Il prospetto si compone:
- - una Parte Prima, che fornisce sintetiche informazioni sulla natura giuridica del fondo e sulle funzioni della banca depositaria e dei soggetti collocatori, i dati relativi alle caratteristiche del fondo e alle modalità di partecipazione. Vengono descritti, ad esempio: l’obiettivo d’investimento, la strategia di gestione, i rischi associati all’investimento, i costi, il benchmark, le modalità di sottoscrizione e rimborso, l'informativa sul regime fiscale.
- - una Parte Seconda, che presenta il confronto tra i rendimenti storici del fondo e del benchmark su diversi periodi.
- - una Parte Terza, ovvero il Modulo di Sottoscrizione.
Il Regolamento del fondo è un documento redatto autonomamente dalla SGR che definisce i rapporti tra i partecipanti al fondo e le sue controparti. In pratica è il documento in cui vengono fissati concretamente i contorni dell'attività di gestione e definiti gli spazi operativi a disposizione del gestore per le scelte d'investimento.
Alcune delle informazioni detenute nel Regolamento sono:
- - le modalità di partecipazione al fondo, e i destinatari delle quote
- - gli organi competenti per la scelta degli investimenti
- - il tipo di strumenti finanziari e di altri valori in cui è possibile investire il patrimonio del fondo
- - i criteri relativi alla determinazione dei proventi e dei risultati della gestione
- - le spese a carico del fondo e quelle a carico della SGR
- - le modalità di pubblicità del valore delle quote.
[modifica] Il benchmark
Il benchmark è un parametro oggettivo di riferimento con cui confrontare l'andamento del fondo comune e valutare il profilo di rischio. E’ costituito da uno o più indici di mercato, elaborati da soggetti terzi, che sintetizzano l'andamento dei mercati in cui investe il fondo.
I fondi comuni di diritto italiano hanno l'obbligo di indicare il benchmark su tutta la documentazione rivolta al pubblico (prospetto informativo, rendicontazione e pubblicità) e di metterlo a confronto con l'andamento del fondo.
Il requisito essenziale che un parametro oggettivo di riferimento deve avere, secondo il regolamento Consob 10973/1997 sulla prestazione dei servizi d’investimento e dei servizi accessori, è la sua coerenza con il rischio sottostante la gestione del fondo con il quale si vuole operare il confronto.
Gli altri requisiti necessari sono:
- - la trasparenza, che consiste nella chiarezza delle regole di calcolo utilizzate per la costruzione del benchmark. Questo significa che le formule matematiche usate dalla società di
gestione devono essere semplici e comunicate in maniera chiara ai
- - la rappresentatività, che implica che la composizione del benchmark debba essere coerente con quella del patrimonio del fondo
- - la replicabilità, ossia deve essere composto da attività finanziarie che il risparmiatore può, almeno in linea teorica, acquistare direttamente sul mercato.