Eugenio Turri
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Motivazione: potrebbe essere copyviol cartacea. Vedi anche: Progetto biografie Portale biografie Segnalazione di valepert 21:04, 9 lug 2006 (CEST)
Eugenio Turri (Grezzana (VR), 1927 - ivi, 2005) è stato un geografo del paesaggio ed esploratore. Dopo gli studi universitari a Milano e Genova, negli anni cinquanta si trasferì definitivamente nella capitale lombarda, dove iniziò a lavorare per il Touring Club Italiano come cartografo e reporter di viaggio. Le sue mete privilegiate furono, fin dai suoi primi viaggi, solitari e avventurosi, i paesi aridi dell’Asia e dell’Africa, le cui problematiche diverranno in seguito uno dei suoi argomenti fondamentali di ricerca. I reportage dei suoi viaggi furono pubblicati, insieme alle sue foto, oltre che sulle “Vie del Mondo” del Touring Club Italiano, anche su alcuni importanti periodici dell’epoca, come “Il Mondo” di Mario Pannunzio, “Comunità” e riviste accademiche di geografia. Negli anni sessanta venne invitato dall’Istituto Geografico De Agostini a dirigere la seconda edizione del Milione, importante enciclopedia geografica in dodici volumi: quest’incarico segnò l’inizio di una collaborazione trentennale con la casa editrice di Novara, per la quale ha diretto alcune tra le maggiori opere di geografia, tra cui atlanti e libri di divulgazione. Parallelamente all’attività editoriale intensificò i suoi viaggi di studio, approfondendo la conoscenza dell’Afghanistan, dell’Iran, dell’Asia centrale e dell’Africa sahariana, in particolare della regione del Sahel. I suoi viaggi, che ebbero comunque mete in tutti i continenti, furono raccontati in articoli e rubriche giornalistiche, in brevi saggi e soprattutto in libri, come Viaggio all’isola Maurizio, Viaggio a Samarcanda (1963; nuova edizione 2004), La via della Seta, I Nomadi, e Gli uomini delle tende (1983; nuova edizione 2003), un’opera interamente dedicata al nomadismo. Seguendo il percorso d'interessi proprio della geografia, è approdato quindi al tema a lui più caro e per il quale è maggiormente noto come scrittore e studioso: il paesaggio. Negli anni settanta ha pubblicato due testi innovativi, che rimangono ancora oggi fondamentali in questo settore di ricerca: Antropologia del paesaggio (1974; seconda edizione 1981) e Semiologia del paesaggio italiano (1979; seconda edizione 1990). Dalla metà degli anni novanta si è dedicato intensamente allo studio di questa tematica, che ha approfondito nel corso della sua attività accademica per la Facoltà di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Milano e sulla quale ha scritto altri libri fondamentali: Il paesaggio come teatro (1998; seconda edizione 2006), La megalopoli padana (2000; seconda edizione 2004), La conoscenza del territorio (2002) e infine Il paesaggio e il silenzio (2004). Recente anche Il paesaggio degli uomini: la natura, la cultura, la storia (2003), che riunisce le lezioni del corso di “Geografia del paesaggio” da lui tenuto fino al 2001 al Politecnico di Milano. Suo privilegiato territorio di studio sono sempre state anche le montagne native del Veronese, da lui stesso definite “territorio-laboratorio”, cui ha dedicato un libro sulla Lessinia (1969) e uno sul Monte Baldo (1971; seconda edizione 1999), oltre a Dentro il paesaggio. Caprino e il Monte Baldo (1982). Concluse le prime ascensioni italiane alle vette del Gebel Marra (Africa, 1961), dei vulcani Fuego e Agua e del Cerro Quemado (America Centrale, 1966), del Suphan Dag e del Nemrut Dag (Asia, 1958, con V. Bonazzi e A. Berbenni). Tentò anche la prima ascensione al monte Ararat (Asia, 1958), che risalì fino ai 4500 metri. Ha pubblicato libri, come lui stesso li ha definiti, di “geografia vissuta”, raccontata, con una forma di narrativa particolare, che fonde racconto sociologico e aspetti autobiografici. Tra questi Villa veneta (1977; nuova edizione 2002) e Il miracolo economico, dalla villa veneta al capannone industriale (1995), Il Bangher (1988) e il recente Viaggio di Abdu. Dall’Oriente all’Occidente (2004). Il suo ultimo libro infine, uscito postumo nel 2005, dal titolo Taklimakan. Il deserto da cui non si torna indietro, si discosta dagli altri e costituisce una cifra espressiva originale sviluppata in altri due libri: Il diario del geologo (1967) e Weekend nel Mesozoico (1992). È una sorta di diario che esprime pensieri e riflessioni nati dall’osservazione del paesaggio, dalle sue esperienze di viaggio in ambienti estremi, difficili, dove il rapporto tra uomo e territorio è in crisi profonda, come il Sahel.