Economia pianificata
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È chiamata pianificata l'economia nella quale la gestione delle dinamiche del sistema economico non appartiene al mercato, ma ad una autorità pubblica, che definisce piani di breve-media durata che regolano l'impiego delle risorse (capitale, forza lavoro) al fine di ottenere taluni obiettivi macroeconomici.
[modifica] Vantaggi
L'indubbio vantaggio - dal punto di vista dei governanti- di tale metodo è di poter orientare la produzione verso i settori ritenuti più importanti dal potere politico, come le infrastrutture e gli armamenti. Altro vantaggio è la possibilità di subire in modo assai limitato gli effetti del ciclo economico. La domanda intermedia è infatti determinata dal sistema di pianificazione, mentre la domanda finale in parte dipende sempre dal piano e in parte dalle scelte, in gran parte di fatto obbligate, dei consumatori.
[modifica] Svantaggi
Altrettanto notevoli sono, in una economia pianificata, gli svantaggi.
La direzione delle unità produttive nei sistemi pianificati viene affidata a manager che possono essere scelti in base alla fedeltà ad un'ideologia politica e non in base alla competenza. Inoltre poiché è loro compito realizzare gli obiettivi assegnati, per non fallirli i manager cercavano di farsi assegnare la maggior quantità possibile di risorse, parte delle quali venivano inevitabilmente impiegate in modo poco efficiente. Non potendo poi le imprese scegliere i propri fornitori, ma dovendo ricorrere a quelli previsti dal sistema di pianficazione, qualsiasi inefficienza nei processi produttivi a monte aveva effetti negativi anche sulle imprese a valle, impedendo loro di conseguire gli obiettivi prefissati. Ma soprattutto in un sistema a economia interamente o prevalentemente pianificata è difficile che il pianificatore sia più efficiente del mercato nella scelta dei beni di consumo. Solitamente è assai meno efficiente, specie se in tale scelta entrano considerazioni di carattere ideologico (per esempio i jeans erano considerati un simbolo del sistema economico nemico).
Ne deriva l'impossibilità per il consumatore di soddisfare i propri bisogni con il reddito disponibile e l'invcentivo a far ricorso a strade alternative per ottenere i beni desiderati.
[modifica] Il caso sovietico
Nei paesi socialisti dell'est europeo fino alla caduta del muro di Berlino, i governi vincolavano le scelte di gran parte (o dell'intero) del sistema economico stabilendo di quali e quante risorse dovessero disporre le singole unità produttive, cosa dovessero produrre e come dovessero impiegare i beni e i servizi prodotti (vedere anche COMECON).
Di fronte a un'economia con tali debolezze strutturali, incapaci di produrre beni destinati a soddisfare le esigenze dei consumatori, il dissolversi del controllo militare sovietico sui paesi dell'est europeo e l'apertura dell'economia di tali paesi al mercato ha pertanto avuto conseguenze estremamente negative per buona parte dei lavoratori delle imprese di tali paesi, incapaci di affrontare la concorrenza.
Anche i sistemi economici basati sul mercato possano dare vita a sistemi - sia pure meno invasivi, di solito - economici gestiti secondo le regole della pianificazione. Questo può accadere in periodi di guerra o crisi, ma anche in periodi normali, nei quali tuttavia l'esigenza di trasformare rapidamente un'economia, perseguendo obiettivi di crescita di talune variabili macroeconomiche (reddito, consumi, esportazioni, investimenti), ha spinto gli stati a usare leggi e risorse a tali fini.