Donato Menichella
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Donato Menichella (Biccari, Foggia, 23 gennaio 1896 - Roma, 23 luglio 1984) fu direttore generale dell’IRI e governatore della Banca d'Italia.
[modifica] Biografia
Nato da genitori contadini, fu mandato dal padre a studiare all’Istituto di Scienze Sociali "Cesare Alfieri" di Firenze, dove si laureò dopo il ritorno dall’Albania (dove aveva combattuto la prima guerra mondiale).
Grazie ad una borsa di studio per ex combattenti cominciò a lavorare all’Istituto Nazionale per i Cambi con l’Estero e dopo un anno fu assunto alla Banca d'Italia, dove ebbe una veloce carriera.
Nel 1934 fu nominato Direttore Generale dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) e tale rimase fino al 1943. Fondamentale fu il suo contributo per la stesura della legge bancaria del 1936, rimasta in vigore fino all'inizio degli anni Novanta.
Nel 1946 diventò direttore generale della Banca d’Italia per poi diventarne, dal 1948 al 1960, governatore. Nel 1947 accompagnò De Gasperi nel viaggio negli Stati Uniti, durante il quale venne negoziato un finanziamento di 100 milioni di dollari, il primo prestito di carattere commerciale che l’Italia ottenne nel dopoguerra.
Nel 1950 concepì il progetto della Cassa per il Mezzogiorno. Nel 1960 la lira ottenne l’Oscar per la migliore valuta assegnato dal Financial Times, ma nello stesso anno lasciò la carica di Governatore per motivi di salute e fu nominato Governatore onorario. L’anno successivo il Financial Times conferì a Menichella l’Oscar come most successful central banker per il 1960.
[modifica] Testimonianze
- La legge che, istituendo nel 1950 l'intervento straordinario, diede avvio ad una nuova politica meridionalistica, è essenzialmente opera di Donato Menichella. Il testo fu redatto nel suo ufficio di governatore della Banca d'Italia con l'assistenza di Francesco Giordani, che era stato presidente dell'IRI al tempo in cui Menichella ne era stato direttore. (Pasquale Saraceno, Corriere della sera 6 marzo 1990)
- Luigi Einaudi ha anche il merito di aver scelto subito come direttore generale un uomo che veniva dall'IRI: Donato Menichella. Con il quale lavora in sintonia perfetta e al quale lascia nel 1948 il timone della banca. Donato Menichella, che si meritò per la sua capacità del non apparire il nomignolo di "governatore-ombra", è il protagonista, dal punto di vista della Banca d'Italia, delle vicende della ricostruzione, con la gestione dei fondi del Piano Marshall e di tutto il processo espansivo dell’apparato produttivo italiano fino alle soglie del "miracolo". Un tempo di prezzi stabiliti e di bilanci positivi, con la lira che si avvia a diventare una moneta forte. Anche il tempo di apertura all'Europa che porterà alla Cee, della Cassa del Mezzogiorno, dell'esplosione siderurgica con l'attuazione del Piano Sinigallia, dell'Eni di Enrico Mattei. Tutte cose che accadono sotto la sua attenta vigilanza. E non c'è dubbio che Donato Menichella sviluppi una sua accorta politica monetaria. Ma lo fa senza ricorrere a strumenti canonici […]. Si parla oggi della grande autorità morale e di una straordinaria capacità di persuasione, con cui riusciva a far fare agli altri, alle grandi banche, le operazioni che riteneva opportune. […]. Sempre fedele al principio che un governatore della Banca d'Italia non deve farsi vedere, non deve parlare, deve rimanere per il pubblico il grande sconosciuto; finito il suo compito deve escludersi da ogni attività. (Franco Vegliani, Successo, gennaio 1980)
- ...Mio padre era uno "specialista dell'autoriduzione". Autoridusse il suo stipendio nell'anteguerra a meno della metà. Non ritirò, quando fu reintegrato all'IRI, due anni e mezzo di stipendio; al presidente Paratore rispose: 'Dall'ottobre 1943 al febbraio 1946 non ho lavorato!'. Fissò il suo stipendio nel dopoguerra a meno della metà di quanto gli veniva proposto; lo mantenne sempre basso. Se il decoro del grado si misura dallo stipendio, agì in modo spudoratamente indecoroso! Il 23 gennaio 1966, al compimento del settantesimo anno, chiese ed ottenne che gli riducessero il trattamento di quiescenza, praticamente alla metà, giustificandosi così: 'Ho verificato che da pensionato mi servono molti meno danari!'. Ai figli ha lasciato un opuscolo dal titolo: 'Come è che non sono diventato ricco', documentandoci, con atti e lettere, queste ed altre rinunce a posti, prebende e cariche. Voleva giustificarsi con noi: 'Vedete i denari non me li sono spesi con le donne; non ci sono, e perciò non li trovate, perché non li ho mai presi!' Mia madre (gli voleva molto bene) ha sempre accettato, sia pure con rassegnazione, tali sue peregrine iniziative (anche quando dovemmo venderci la casa e consumare l'eredità di lei); però ogni tanto ci faceva un gesto toccandosi la testa, come a dire: 'Quest'uomo non è onesto, è da interdire' poi sorrideva e si capiva che era orgogliosa di lui. (Vincenzo Menichella, Roma, "Giornata Menichella", 23 gennaio 1986)
Predecessore: | Governatore della Banca d'Italia | Successore: | |
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Luigi Einaudi | 1948 - 1960 | Guido Carli |