Dogtown
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
[modifica] Locazione
La città di Dogtown in realtà non esiste, è solo una zona di West Los Angeles chiamata così negli anni 60. Si estende da Santa Monica sud, a Venice fino al Pacific Ocean Park. In pratica si tratta di tre spiagge confinanti e i quartieri più vicini al mare.
Si tratta di una zona molto vicina a Beverly Hills e a Hollywood, ma non è nemmeno lontanamente ricca come le due citate. Anzi, dagli anni 50 era piuttosto malfamata.
[modifica] Storia
Nel 1952 il visionario sindaco di Venice volle realizzare un suon grande sogno: vedere sorgere la sua città come una nuova Venezia americana. Si costruirono impalcature, si montarono luci al neon per le strade, si costruì un enorme parco giochi su un pontile, chiamato Pacific Ocean Park. Era un sogno. Le spiagge di Venice non erano mai state così gremite.
Poi... negli anni 60 avvenne la catastrofe. I piloni di legno del pontile cedettero e l'intero parco venne quasi affondato. Fatto sta che nessuno volle più andare al "POP". Così, tra i piloni sfasciati e altamente pericolosi su spiagge ormai deserte, ebbe inizio una rivoluzione.
Nel 1971 e nel 1972 chi faceva surf era considerato un rinnegato, al pari di un hippy, uno da evitare. Ma la mentalità del surfista modello non si curava delle altre persone. Così, dalla fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70, un gruppo di quindici giovannissimi surfers cavalcava onde tra i piloni acuminati del Pacific Ocean Park.
Non ammettevano visitatori. Nessun altro poteva far surf in quella zona tranne loro, ma solo perché loro erano i più bravi e non volevano che qualcuno li mettesse in pericolo perché era alle prime armi.
Nel frattempo, nel cuore di Dogtown apriva il primo negozio di surf rivoluzionario, il Jeff Ho Zephyr Shop. Il negozio creò un team di surfers professionisti che chiamò Z-Boys, i dodici migliori surfers di tutta Dogtown. Tra di loro c'erano Stacy Peralta, Tony Alva e Jay Adams.
In California le onde grosse si trovano solo la mattina, quindi il team doveva trovare qualcosa da fare durante il pomeriggio: e la risposta venne chiara: skateboard.
Lo skateboard era morto a metà degli anni 60, considerato poco più che un giocattolo per bambini. Gli Z-Boys si costruivano da soli i propri skate con una tavola di legno e dei pattini, perché non c'erano in commercio.
Lo skate divenne presto famosissimo, le gesta degli Z-Boys esportate in tutta l'America. Lo stile degli Z-Boys era ispirato al surf, per cui, quando la siccità della California si fece sentire facendo svuotare a ogni riccone la sua piscina, gli Z-Boys cominciarono a invaderle per fare come se fossero stati su onde vere.
Stacy Peralta era il più intelligente di loro, il più lesto. A diciassette anni, quando divenne famoso, si associò subito con un produttore per distribuire le sue foto. Oggi fa il regista con successo.
Tony Alva fu giudicato il miglior skater del mondo e creò la sua linea di skateboard e vestiti.
Jay Adams era considerato l'unico vero skater al 100%, odiava che in quel divertimento fosse stato messo così tanto denaro e pubblicità.
Ogni ragazzo di Dogtown, con l'avvento degli Z-Boys, volle imitarli. E così nacque un fenomeno generazionale che è durato quasi fino ai giorni nostri, fino a quando Rodney Mullen non re-inventò la forma dello skate moderno e il modo di praticarlo cambiò radicalmente, insieme con la cultura anni '70.
Dogtown ancora oggi non è la spiaggia ideale per i turisti.