Discussione:Democrazia Proletaria
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Partito marxista-leninista ma non ortodosso, tentò di riallineare le posizioni rivoluzionarie espresse nel corso dei movimenti degli anni '70 in un nuovo crogiulo delle sinistre alternative. Nel 1978 subì l'assassinio, ad opera del mafioso Tano Badalamenti, di un militante siciliano proveniente dal PSIUP: Giuseppe Impastato. Nel 1979 si presentò alle politiche con una lista comune (Nuova Sinistra Unita) di ex-lottacontinuisti e transfughi da tutta l'area della sinistra radicale non armatista (compreso qualche radicale) riportando un fiasco clamoroso. Nel corso degli anni '80 DP vede i suoi consensi rimanere stabili nell'onda del 1% e 3%. Sono di questo periodo le tortuose riflessioni sul socialismo reale (che portò DP a sostenere il sindacato polacco Solidarnosh) sull'ambiente (con l'opposizione al nucleare), sulla precarizzazione del lavoro (con il refedrendum sull'estensione dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori). Nel 1989, in occasione delle elezioni per il parlamento europeo, DP subisce una scissione di alcuni componenti dell'ala pacifista del partito, gudati da Mario Capanna, che con Francesco Rutelli ed alcuni ex-radicali, costituiscono liste verdi arcobaleno. Nel 1991 Democrazia Proletaria confluisce nel Partito della Rifondazione Comunista.
Copio qui la parte con cui un anonimo ha sovrascritto l'articolo esistente: da integrare eventualmente. --Civvì 12:19, 14 nov 2005 (CET)
[modifica] Roberto Maroni
non era certo un esponente di spicco di Democrazia Prolataria, anzi a me risulta che fosse solo simpatizzante