Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Atahualpa - Wikipedia

Atahualpa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Atahualpa (o Atau Huallpa) (Cusco, 1502 - Cajamarca, Perù, 26 luglio 1533). Governatore de facto (1532-1533) del Tahuantinsuyo. Non è considerato un Qhapaq Inca (imperatore) dal momento che non dovette la sua carica né a una eredità diretta, né tantomeno ad una sorta di abdicazione, a suo favore, da parte del suo predecessore.

 Immagine di Atahuallpa da un ritratto dipinto dal vivo da un soldato spagnolo
Ingrandisci
Immagine di Atahuallpa da un ritratto dipinto dal vivo da un soldato spagnolo


Indice

[modifica] Lignaggio di Atahuallpa

Secondo una versione, alimentata in primis da Garcilaso Inca de la Vega e seguita anche da Agustin de Zarate e da Lopez de Gomara, Atahuallpa era figlio di Huayna Cápac e di Pacha, l'erede al trono di Quito (capitale dell'attuale Ecuador) dove, sempre secondo tale leggenda, sarebbe nato.

Poiché la principessa Pacha era la figlia legittima dell’ultimo sovrano del regno di Quito, il defunto Cacha Duchicela, sconfitto da Huayna Capac, Atahuallpa sarebbe stato, per parte di madre, il legittimo erede dei territori del Nord dell’impero. Questa versione è oltremodo apprezzata dai moderni storici ecuadoriani che hanno fatto di Atahuallpa un eroe nazionale, ma non trova altrettanti consensi tra i più accreditati studiosi di storia incaica.

Secondo la maggior parte dei cronisti spagnoli, con in testa Sarmiento de Gamboa e Juan Diez de Betanzos, Atahualpa era invece figlio di Huayna Cápac e di Palla Coca, una principessa del Cuzco, la capitale dell’impero incaico, dove il principe avrebbe visto la luce. La madre sarebbe appartenuta alla prestigiosa Panaca detta Hatun Ayllo, fondata dal nono sovrano della dinastia, il famoso Pachacutec.

Cieza de León, da parte sua, riconosce che il principe era nato al Cuzco, ma gli attribuisce come madre una concubina di Huayna Capac nativa del Nord dell’Impero, indicata genericamente come una "quillaco", l’epiteto che gli Inca riservavano agli abitanti della regione di Quito. Questo autore, di solito molto attendibile, ha però attinto le sue informazioni da alcuni nobili del Cuzco ostili ad Atahuallpa.

L’ipotesi di Betanzos sembra quella maggiormente accreditata, data la posizione dell’autore che aveva sposato una principessa inca, già promessa sposa di Atahuallpa e che aveva accesso, per suo tramite, alle informazioni più recondite sulla genealogia del defunto sovrano. La sua versione è del resto confermata da Sarmiento de Gamboa, altro illustre cronista che aveva concorso a stilare le famose Informaciones, raccolte direttamente presso gli indigeni, dal viceré Francisco de Toledo, per conto della Corona spagnola.

[modifica] Primi anni

Atahualpa, comunque, se ne andò da Cusco assieme al padre, all'età di circa 10 anni e si trasferì a Quito, partecipando alle numerose campagne militari che si svolsero nel Nord del paese. Suo padre, l'Inca Huayna Cápac era originario della città di Tumipampa (l'attuale Cuenca, Ecuador) alla quale rimase sempre legato e, di fatto, trasferì il centro di interessi della Corte Incaica in questa regione.

Molti dei territori conquistati da Tupac Inca Yupanqui, lungi dall’essere assimilati nell’impero, alla morte di questo imperatore si erano, di fatto, sottratti all’autorità degli Inca e andavano nuovamente assoggettati. Furono necessarie numerose campagne militari per portare, veramente, i confini dell’impero al confine Nord, costituito dal fiume Ancasmayo e naturalmente la base di queste operazioni divenne la regione di Quito dove l’Inca supremo aveva stabilito la sua residenza. Il giovane Atahuallpa ebbe modo di provare la sua attitudine al comando militare in diverse occasioni. Conobbe anche la sconfitta e, in una occasione fu salvato, in extremis, dall’intervento provvidenziale di una armata di rincalzo, comandata da Huayna Capac in persona, ma per coraggio e determinazione si impose all’ammirazione dei soldati e ne conquisto la fiducia e l’affetto. Durante queste campagne frequentò e apprese gli insegnamenti dei più stimati generali dell’esercito inca e seppe guadagnarsene la stima in posizione di reciprocità. Tre di questi, in special modo, Quizquiz, Chalcochima e Rumiñahui, si legheranno a lui incondizionatamente e saranno i pilastri dei suoi futuri successi.

[modifica] Successione al Regno

Alla morte di Huayna Capac si presentò drammaticamente il problema della successione. L’anziano imperatore, contrariamente ai suoi predecessori, non aveva associato alla conduzione dell’impero nessuno dei potenziali eredi. Colpito, sembra, da un’epidemia di vaiolo aveva indicato come successore Ninan Cuyuchi, il maggiore dei suoi figli, ma questo principe era sopravvissuto al defunto imperatore solo pochi giorni, stroncato dalla stessa inesorabile malattia.

Huascar, già residente al Cuzco, era diventato l’erede legittimo, ma Atahuallpa, il beniamino dei soldati, avanzava solide pretese sui territori del regno di Quito che, asseriva, gli erano stati affidati dal padre e che non aveva alcuna intenzione di abbandonare.

Le spoglie di Huayna Capac furono condotte nella capitale per esservi inumate con la consueta pompa riservata agli imperatori defunti, ma, tra i dignitari che accompagnavano il corteo funebre, non figurava Atahuallpa. Il principe, paventando un pericolo per la sua vita, aveva preferito restare a Quito, circondato dagli eserciti fedeli e lasciando ad altri il compito di perorare la sua causa. Le sue rivendicazioni furono sicuramente sostenute dalla potente famiglia della madre, la prestigiosa Panaca Hatun Ayllo, ma ancor più trovarono appoggio nella minacciosa presenza degli eserciti del Nord che si erano pronunciati a suo favore.

In ogni caso si giunse ad una tacita spartizione dell’impero che vide il Regno di Quito reggersi autonomamente e, solo formalmente, soggetto al Cuzco.

Lo status quo si mantenne per alcuni anni, ma Huascar si dimostrava sempre più insofferente per la limitazione della sua autorità, malgrado Atahuallpa avesse evitato di compiere atti che potessero pregiudicare, in qualche modo, la situazione.

Il sovrano del Cuzco era, probabilmente, sobillato dalla fazione aderente alla Panaca Capac Ayllo, la famiglia di Tupac Inca Yupanqui, da sempre nemica acerrima di quella dell’Hatun Ayllo, schierata con Atahuallpa. Probabilmente alla determinazione del suo agire concorsero anche le mene del capo della nazione dei Cañari, uno stato cuscinetto a confine tra le zone di influenza dei due fratelli, che ambiva a riguadagnare la propria indipendenza e che alimentava ogni sorta di provocazione tra entrambi i contendenti.

La crisi si determinò quando Atahuallpa inviò una propria delegazione alla corte del fratello, per assicurare la propria fedeltà, ma anche per richiedere una maggiore indipendenza. I suoi incaricati portavano importanti doni, ma Huascar, irato, li fece a pezzi e, profferendo accuse insensate, tacciò i dignitari di tradimento, pretendendo una confessione. Alle loro sdegnate proteste reagì facendoli dapprima sottoporre alla tortura e, successivamente, condannandoli alla pena capitale. Uno di loro, risparmiato allo scopo, doveva raggiungere Atahuallpa intimandogli di recarsi subito al Cuzco, pena la morte e doveva consegnargli, per sommo spregio, un dono singolare: degli abiti femminili da indossare all’atto del suo ingresso nella capitale.

Era la guerra ed Atahuallpa lo comprese benissimo, soprattutto quando vide arrivare il primo esercito inviato a catturarlo sotto la guida di un minaccioso generale di nome Atoc.

[modifica] Guerra civile

Impreparati, gli eserciti di Quito esordirono con una severa sconfitta, ma la loro determinazione non fu sminuita da questo rovescio. I prestigiosi generali di Atahuallpa, Quizquiz e Chalcochima, veterani di tante battaglie, riuscirono in breve a rovesciare la situazione e a portare la guerra entro i confini stessi dell’impero degli Inca.

Il conflitto fu oltremodo atroce e gli Spagnoli videro, con i loro propri occhi, le pianure, sedi delle battaglie ,ancora imbiancate di innumerevoli ossa, a testimonianza delle perdite in vite umane da entrambe le parti.

Huascar non sembrò capire pienamente la situazione e si intestardì in una tattica assurda. Ad ogni sconfitta ricostituiva in fretta una armata per contendere l’avanzata all’avversario che, puntualmente, sgominava il nuovo esercito. Solo quando le armate di Quito furono a ridosso del Cuzco, si rese conto della drammaticità della situazione e si sforzò di mobilitare tutto l’impero per costituire una forza che risultasse preponderante per numero.

Era quasi riuscito nell’intento, ma la sorte gli giocò un tiro mancino. Improvvisatosi comandante supremo, si spinse audacemente incontro al nemico con le insegne spiegate facendosi individuare dall’accorto Chalcochima. L’avveduto generale, tralasciando la battaglia, concentrò tutte le sue truppe sul luogo dove Huascar dirigeva i suoi soldati e, con un audace colpo di mano, riuscì a catturarlo.

La guerra era finita e agli eserciti di Quito non restò che entrare trionfanti nel Cuzco che peraltro fu risparmiato dal saccheggio. La stessa magnanimità non fu, però, riservata ai fedeli di Huascar che furono trucidati a centinaia, mentre lo stesso sventurato sovrano dovette sopportare oltraggi e umiliazioni, vedendo le proprie mogli e i figli trucidati davanti a sé.

Gli Spagnoli erano frattanto entrati nel Perù.

[modifica] Incontro con i conquistadores

Durante le ultime fasi della guerra, Atahuallpa era rimasto lontano dalla zona di operazioni. Non si trattava di un eccesso di prudenza, ma piuttosto di un’accorta strategia in quanto i territori conquistati dalle sue armate andavano controllati. Quizquiz e Chalcochima, ad ogni battaglia vittoriosa si avvicinavano sempre più alla capitale dell’impero, ma si lasciavano dietro vaste zone ostili che avrebbero potuto sollevarsi, compromettendo la loro sicurezza. Per evitare sorprese, un potente esercito comandato da Atahuallpa in persona, con l’ausilio di Rumiñahui, uno dei suoi più sperimentati generali, provvedeva a guardare loro le spalle occupando i territori appena conquistati.

Quando gli giunse la notizia della vittoria, Atahuallpa non mostrò troppo desiderio di recarsi subito nella capitale espugnata. Forse temeva che la guerra potesse ancora serbare delle sorprese, oppure non voleva trovarsi personalmente coinvolto nella sanguinosa epurazione che i suoi generali stavano ultimando.

Vi era anche un altro motivo che lo consigliava di non lasciare sguarnite le frontiere del Nord. Era stato, infatti, avvertito dell’arrivo di strane genti, giunte dal mare su enormi case galleggianti che stavano soggiogando le zone costiere. I resoconti parlavano di una razza estranea, bianca e barbuta, con strani bastoni lucenti che provocavano il tuono e la folgore e con ancora più strani ed enormi animali dai piedi di argento. La fantasia degli indigeni aveva tradotto così l’immagine degli archibugi e dei cavalli provvisti di ferri agli zoccoli.

L’Inca aveva cercato di ottenere informazioni più precise al riguardo, inviando degli esploratori e chiedendo ai capi locali delle relazioni sugli avvenimenti. I suoi informatori lo avevano tranquillizzato. Innanzitutto non si trattava di divinità come si era, in un primo momento, supposto, in quanto i nuovi venuti, per strani che fossero, si comportavano, in tutto e per tutto, come degli uomini normali: avevano fame, sete e non erano in grado di fare dei miracoli. Quanto alla loro pericolosità si poteva stare tranquilli. Erano pochissimi, poco più di un centinaio e le loro armi non erano così micidiali come si era temuto. I bastoni di argento dovevano essere armati ogni volta, con grande lentezza e non erano più precisi di una buona freccia. Anche i loro animali non erano poi così temibili perché non potevano agire di notte e non uccidevano nessuno. Si pensava che fossero necessari ai loro padroni per spostarsi, in quanto questi ultimi erano troppo deboli per farlo da soli.

Atahuallpa, ingannato da questi resoconti decise di attendere gli stranieri a Cajamarca, dove si sentiva al sicuro, protetto com’era da circa 80.000 uomini in armi.

La marcia degli Spagnoli sarebbe stata molto difficile, se non addirittura impossibile, se l’Inca avesse deciso di attaccarli lungo la strada. Il cammino per giungere a Cajamarca si snodava infatti su ripidi sentieri lungo le pendici delle Ande dove i cavalli sarebbero stati inutilizzabili e dove un pugno di guerrieri avrebbe potuto annientare qualsiasi avversario in una delle numerose gole che pullulavano nel cammino. Francisco Pizarro, che era partito dalla città di San Miguel, primo nucleo spagnolo in Perù, nelle pianure di Piura, poté invece giungere indisturbato a Cajamarca il 15 novembre 1532.

L'Inca stava profittando dei bagni di una zona termale prossima alla città. Pizarro mandò da lui, un contingente sotto la guida di Hernando de Soto, e, successivamente fece ingrossare questo drappello da un altro gruppo di soldati comandati da suo fratello Hernando Pizarro. I due cavalieri furono ammessi alla presenza di Atahualpa, ma non poterono parlargli direttamente in quanto il sovrano, che teneva lo sguardo, ostentatamente abbassato, fece conoscere la sua volontà solo a mezzo di un dignitario. Venne comunque offerto loro da bere della chicha in calici d’oro e gli Spagnoli approfittarono di questo favore per invitarlo, a loro volta, a recarsi a Cajamarca per un incontro, a cena, con il loro comandante. Dapprima ottennero solo un rifiuto, motivato dalla scusa di un rito di digiuno che doveva essere completato, ma Atahuallpa ebbe, infine, un ripensamento e si ripromise di fare visita agli stranieri all'indomani.

Al momento del commiato, Hernando de Soto, che aveva notato la curiosità con cui il sovrano guardava il suo cavallo ebbe un’idea. Facendo caracollare il suo destriero improvvisò una specie di carica puntando uno squadrone di soldati. Questi ultimi arretrarono per lo spavento, ma quando il cavaliere, tornato indietro, arrestò l’animale ad un passo da Atahuallpa, questi non batté ciglio. Il capitano spagnolo non sapeva di aver decretato, con il suo gesto, la morte dei soldati peruviani. Appena lui ed Hernando furono partiti, l’Inca, infatti fece mettere a morte tutto lo squadrone, per la codardia dimostrata.

Il giorno dopo l'Inca, sul far della sera, arrivò a Cajamarca, scortato da numerosi sudditi disarmati, ma, al momento di entrare in città ebbe un’esitazione e si arrestò. Pizarro inviò allora uno spagnolo che conosceva alcune parole di quechua e quest'ultimo riuscì a convincerlo ad entrare, con il suo seguito, nella piazza principale. Si fece allora avanti un frate, Vicente de Valverde assieme ad un interprete locale, Felipillo. Vicente de Valverde si presentò come uomo mandato da Dio dicendo ad Atahualpa che il Papa aveva inviato gli spagnoli nelle loro terre perché potessero convertirsi al cattolicesimo e per questo motivo gli Inca avrebbero dovuto riconoscere l'autorità di re Carlo I di Spagna.

Il suo discorso era una formula stereotipa dell’epoca, detta “Requerimiento”, che la Spagna faceva ipocritamente pronunciare ai suoi soldati, per richiedere ai nativi la sudditanza, prima di imporla loro con le armi.

Atahualpa ovviamente rispose che non sarebbe stato il tributario di nessuno e chiese da quale potere derivasse una simile pretesa. Il frate gli mostrò una Bibbia. Atahualpa la prese e se l’accosto all’orecchio come per ascoltare, poi, non sentendo alcun suono, irato buttò il libro per terra e richiese, a sua volta, una spiegazione sulla presenza degli spagnoli all'interno dell'Impero Inca. Valverde si limitò a raccogliere la Bibbia e corse a riferire a Pizarro l’accaduto, parlando di Atahuallpa come di un "cane orgoglioso".

[modifica] Battaglia di Cajamarca

Vicente de Valverde, tornato a rapporto da Pizarro, non si era limitato ad esternare il sospetto di un imminente attacco degli uomini di Atahuallpa. Il frate aveva incitato il comandante spagnolo ad ordinare l’attacco ai suoi soldati, nascosti nei dintorni della piazza principale. Valverde aveva cercato di trasmettere a Pizarro la stessa profonda indignazione che lui stesso provava per aver visto le sacre scritture oltraggiate e gettate per terra. Il comandante spagnolo, da parte sua, non aveva alcun bisogno di essere incitato. Dalla sera prima aveva accuratamente preparato l’agguato, consapevole che l’unica possibilità di successo era rappresentata dalla cattura del sovrano nemico, come le vicende del Messico avevano dimostrato. Pizarro, non dimentichiamolo, aveva conosciuto Hernán Cortés, il conquistatore dell’impero azteco ed aveva fatto tesoro dei suoi insegnamenti e, in specie, aveva assimilato la tattica impiegata con l’arresto di Montezuma.

Mentre Valverde impartiva una preventiva assoluzione ai soldati per i crimini che avrebbero commesso, Pizarro diede l’ordine dell’attacco. Le squadre spagnole, rimaste fino allora nascoste nelle costruzioni ai lati della piazza, uscirono, brandendo le loro micidiali spade di acciaio e imbracciando, alcuni, le scarse armi da fuoco in dotazione, mentre l’artigliere Pedro de Candia faceva tuonare le poche colubrine di cui era provvisto il minuscolo esercito. Gli inermi uomini di Atahualpa furono presi alla sprovvista, disarmati com'erano e spaventati dal fragore degli archibugi e dell'artiglieria spagnola.

Non si trattò di una vera battaglia, ma piuttosto di una carneficina. I soldati spagnoli, seppure in netta minoranza, grazie alle loro armi tecnologicamente superiori e all’effetto sorpresa, uccisero migliaia di inca. Ad un certo punto i terrorizzati indigeni, nella ricerca disperata di una via di fuga, si ammassarono contro il muro di cinta che delimitava la piazza e, con la loro pressione, lo fecero cadere. Tutti cercarono di salvarsi attraverso l’insperata breccia, ma gli Spagnoli a cavallo li inseguirono per la pianura proseguendo la strage a questo punto diventata inutile. Il numero dei morti è ancora controverso, ma la cifra più attendibile raggiunge il numero di 5.000 indigeni. Un numero enorme pensando che gli Spagnoli combattenti erano circa 160.

Durante la battaglia Atahuallpa era rimasto al centro della piazza, in piedi sulla sua lettiga sorretta dai suoi nobili più fedeli. Gli Spagnoli cercavano di catturarlo, ma si trovavano davanti ad un muro umano che impediva loro i movimenti. Incuranti delle perdite, i nobili inca rimpiazzavano prontamente i caduti e sempre nuovi portatori sostenevano la lettiga del sovrano. Pizarro riuscì infine a raggiungerlo e ad afferrarlo ad una gamba, appena in tempo per parare la coltellata di un soldato spagnolo che eccitato cercava di colpire Atahuallpa. L’Inca venne così trascinato fuori della mischia e imprigionato nel luogo di culto della città, cioè nel Tempio del Sole.

Pizarro seguì il suo regale prigioniero tamponandosi alla meglio il braccio colpito. Il Capitano risultò l’unico ferito spagnolo nella battaglia di Cajamarca.

[modifica] Il riscatto di Atahualpa

El cuarto del rescate (Casa del riscatto di Atahualpa)
Ingrandisci
El cuarto del rescate (Casa del riscatto di Atahualpa)

Passato l'iniziale sgomento, il sovrano inca, che aveva temuto per la propria vita, incominciò a progettare soluzioni per riguadagnare la libertà. Atahualpa si era accorto della cupidigia con cui Francisco Pizarro guardava i numerosi manufatti d'oro e d'argento e di pietre preziose degli Inca e pensò di poter trarre ulteriore profitto alla situazione: disse al comandante spagnolo che, in cambio della propria libertà, avrebbe fatto riempire di metalli preziosi la stanza in cui era imprigionato fino a dove la mano potesse toccarli.

Pizarro, seppure incredulo, accettò la sua offerta e fece addirittura stilare un regolare contratto dal notaio della spedizione, impegnandosi a liberare il suo regale prigioniero se la promessa fosse stata mantenuta.

In realtà non aveva nessuna intenzione di rilasciarlo, ma l'Inca imprigionato, pago delle sue assicurazioni, diede ordine ai suoi dignitari di portare tutto l'oro e l'argento necessari al riscatto pattuito.

In breve, numerosi carichi di metalli preziosi presero a confluire a Cajamarca, tra lo stupore degli Spagnoli che avevano fino ad allora dubitato dell'effettivo potere del loro prigioniero.

Quando l'oro e l'argento sarebbero stati fusi in lingotti, il loro valore avrebbe sorpreso anche i più ottimisti.

A Pizarro sarebbero toccati 2.350 marcos d'argento e 57.220 pesos d'oro. Agli altri cavalieri 362 marcos d'argento e 8.880 pesos d'oro. Ai più umili fanti, solamente, si fa per dire, 135 marcos d'argento e 3330 pesos d'oro, cioè una vera fortuna per l'epoca.

L'atto di ripartizione del riscatto è stato ritrovato e stampato da Quintana nella sua opera Francisco Pizarro e risulta assai utile per le ricerche storiche su questo evento, non tanto per la particolareggiata elencazione delle somme attribuite a ciascuno, quanto per il completo ed esaustivo elenco dei conquistadores presenti a Cajamarca.

[modifica] Prigionia di Atahuallpa

In attesa che il pagamento del riscatto fosse completato, Atahuallpa dovette adeguarsi alla sua nuova condizione di prigioniero. Gli Spagnoli, riconoscendo il suo rango, gli permisero di tenere una piccola Corte in Cajamarca, pur sorvegliando attentamente i suoi movimenti.

Alcuni dei Conquistadores presero a frequentare i quartieri dell’imperatore e divennero intimi con lui, osservandone abitudini ed usanze. Dai loro resoconti possiamo farci un’idea di quale fosse la vita di un sovrano inca, anche se la condizione di ristrettezza di Atahuallpa non era minimamente paragonabile alla magnificenza in cui era, solitamente, abituato ad agire.

Il sovrano Inca era servito dalle sue concubine e da una in particolare che mutava, però, ogni settimana. Non portava mai due volte lo stesso abito e lo cambiava anche più volte nella stessa giornata, se si fosse sporcato o macchiato. Gli indumenti smessi venivano conservati in una cassa ed erano bruciati ad intervalli regolari. La stessa cosa avveniva per i capelli caduti o per le unghie tagliate. Questa usanza era dovuta alla superstizione e al timore di una possibile fattura malefica nei suoi riguardi. Mangiava da solo, seduto su un basso sgabello, servito da una delle sue donne. Qualunque dei suoi sudditi venisse ammesso alla sua presenza doveva presentarsi scalzo, con un fardello sulle spalle e tenere gli occhi bassi.

Atahuallpa era dotato di notevole intelligenza e impressionò vivamente gli Spagnoli per l’abilità con cui apprese il gioco dei dadi e quello ancor più difficile degli scacchi. Si dimostrò assai interessato alla scrittura e ascoltò con profonda attenzione la storia della nazione spagnola.

Era un uomo poco più che trentenne, di corporatura robusta e di media statura, ben proporzionato e giudicato attraente. I suoi lineamenti erano angolosi, ma regolari. Aveva uno sguardo fiero e penetrante, ma i suoi occhi erano iniettati di sangue. Uno dei suoi lobi auricolari era lacerato, vuoi per una ferita in battaglia, vuoi, come sussurravano voci maligne, per una vicenda amorosa.

La sua insita maestà non riusciva, però, a nascondere una vena di primitiva ferocia propria della sua gente e dell'epoca. Una volta fu visto bere la chicha in un teschio ornato d’oro e, interrogato sul significato di quel macabro trofeo, riferì che si trattava del cranio di un suo fratello che aveva giurato di bere nel suo e che, invece, era stato sconfitto. Richiesto di che cosa avrebbe fatto se avesse vinto la battaglia con gli Spagnoli, rispose, candidamente, che ne avrebbe salvato alcuni, il barbiere e il fabbro per primi e che, tranne pochi altri da sacrificare ai suoi dei, avrebbe fatto castrare i rimanenti per destinarli alla guardia del suo harem.

Non stupisce che, se pur imprigionato, il sovrano inca non sia stato inoperoso quando si trattò di regolare la questione con il fratello Huascar che, seppure in ceppi, cercava di mettersi in contatto con le truppe spagnole che, da parte loro, erano desiderose di incontrarlo. Dietro suo ordine, i suoi seguaci eliminarono il deposto sovrano del Cuzco, affogandolo nel fiume vicino alla città di Andamarca in cui era imprigionato. Assieme a lui furono soppressi i suoi dignitari superstiti, la regina consorte e la di lui madre.

[modifica] Processo ad Atahualpa

Il versamento dell'immenso riscatto non era destinato a permettere ad Atahuallpa di riconquistare l'agognata libertà. Il timore di una sollevazione degli indigeni a lui fedeli infondeva un odio profondo verso la sua persona ritenuta la possibile origine di tutti i guai paventati dalla truppa ignorante. Pizarro stesso era combattuto tra il desiderio di onorare la parola data e la preoccupazione di salvaguardare l'integrità della spedizione. Per la verità, alcuni capitani, tra tutti Hernando de Soto, richiamandosi al senso dell'onore, avrebbero voluto tenere fede alla promessa di liberare l'augusto prigioniero o almeno di trasferirlo in Spagna per essere giudicato dall'Imperatore in persona. Sembra che la volontà di Pizarro si sia infine piegata davanti alle insistenze di Vicente de Valverde e di Riquelme il tesoriere della Corona. Mentre de Soto era lontano per una missione esplorativa, quanto mai opportuna, la sorte di Atahualpa fu compiuta e Pizarro si piegò di fronte alla volontà dei suoi uomini, decretandone la morte sul rogo.

Garcilaso Inca de la Vega ci ha tramandato un racconto in cui figurerebbe un vero e proprio processo a carico di Atahualpa. Secondo la sua narrazione, l'Inca sarebbe stato accusato di tradimento e sottoposto a giudizio, sotto l'accusa di ben dodici imputazioni, per la verità piuttosto risibili. Il giudizio sarebbe stato condotto secondo tutti i crismi della legalità e non sarebbero mancati gli interventi di accusatori e difensori, in ossequio alle procedure forensi dell'epoca.

La storiografia moderna ha, peraltro, rigettato questa ipotesi evidenziando tutta una serie di contraddizioni. Oggi, sembra chiaramente accreditata la versione di un giudizio emesso da un consiglio ristretto di capitani, senza alcuna formalità evidente.

[modifica] Fine di Atahualpa

Uccisione di Atahualpa secondo Guaman Poma de Ayala.
Ingrandisci
Uccisione di Atahualpa secondo Guaman Poma de Ayala.

Pizarro in persona gli comunicò la sentenza. Atahuallpa rimase annientato da questa decisione, ma fu solo per un attimo. La sua naturale fierezza prese il sopravvento e il sovrano Inca si ricompose e si apprestò ad affrontare la morte con la dignità consueta.

Il frate Vicente de Valverde, che non aveva mai cessato di cercare di convertirlo alla religione cristiana, gli disse che se si fosse convertito al cattolicesimo e si fosse fatto battezzare, la sua pena sarebbe stata commutata. Sempre di morte si sarebbe trattato, ma la sentenza non sarebbe stata eseguita sul rogo. La religione inca aborriva la distruzione del cadavere che si riteneva non avrebbe permesso di conseguire l'immortalità e la proposta trovò l'immediata adesione del condannato. Atahualpa venne così battezzato e, invece di essere bruciato sul rogo venne strangolato secondo la tecnica del garrote spagnolo allora in voga.

Quando de Soto, al ritorno dalla sua spedizione, fu messo di fronte al fatto compiuto, ebbe una reazione indignata e si riservò di comunicare all'Imperatore la reale portata degli eventi. Di fronte alle sue minacce, tutti i maggiori protagonisti della vicenda, legata alla morte di Atahualpa, cercarono di sminuire le proprie responsabilità, accusandosi l'un l'altro, in uno squallido spettacolo di meschina ipocrisia.

Atahualpa fu giustiziato il 26 luglio 1533, anche se per molti anni, seguendo la cronica di Juan de Velasco, la data della sua morte venne considerata quella del 29 agosto. Si deve all'eminente storico Raoul Porras Barrenechea il merito di aver ricostruito l'esatta cronologia degli avvenimenti.

Venne sepolto nella piccola chiesa, improvvisata dagli spagnoli in Cajamarca, ma dopo la partenza delle truppe europee, gli indigeni prelevarono il suo cadavere e lo portarono a Quito, per inumarlo in un sepolcro rimasto sconosciuto fino ai giorni nostri.

Dopo la sua morte il Tawantinsuyu fu governato dal giovane Tupac Huallpa e successivamente da Manco Inca Yupanqui. Comunque, dopo la sua scomparsa l'Impero Inca può considerarsi terminato dato che gli spagnoli erano ormai prossimi alla conquista definitiva dell'intero Perù.

[modifica] Discendenza di Atahuallpa

Alcuni dei figli di Atahuallpa, residenti a Quito, poterono sopravvivere al loro augusto genitore. In un primo momento erano stati imprigionati da Rumiñahui che, approfittando dell’anarchia che aveva sconvolto il regno, aveva tentato di usurpare il trono, ma, successivamente, furono liberati dagli Spagnoli.

Tre ragazzi, Diego Illaquita, Francisco Illaquita e Juan Ninancoro e due fanciulle, di cui si ignora il nome, vennero affidati ai dominicani che si erano, nel frattempo, installati nel Cuzco, affinché provvedessero alla loro educazione. il domenicano Domingo de Santo Tomas, l’autore della prima grammatica quechua e del primo dizionario quechua-castellano, si appassionò alla loro sorte ed ottenne, per loro, dalla Corona una piccola rendita sufficiente appena a garantire una esistenza decorosa.

Altri tre fanciulli, Carlos, Francisco e Felipe, vennero invece cresciuti in un convento francescano di Quito. Anche per questi la Corona concesse delle elargizioni. Carlos ricevette una encomienda, Francisco, meglio conosciuto come Francisco Tupac Atauchi, poté godere di una rendita annua, Felipe, invece, morì giovanissimo.

Gli eredi di Atahuallpa non erano, però, destinati a instaurare una propria casata. Dopo poche generazioni la linea dinastica di Atahuallpa si era, infatti, definitivamente estinta e nessun componente della sua famiglia era ancora vivente per perpetuare la sua stirpe.

[modifica] Legittimità del titolo di Inca supremo

Gli storici si interrogano tuttora sulla opportunità di considerare Atahuallpa un legittimo imperatore Inca.

In primis occorre considerare che la attribuzione della carica necessitava di una sorte di investitura e del riconoscimento da parte delle Panaca del Cuzco e degli Ayllos custodi.

È indubbio che Atahuallpa non ottemperò a questa tassativa prescrizione. Il principe, tuttavia, si fece incoronare, durante la guerra civile, in un palazzo, appositamente costruito, nella provincia di Carangue, con tutte le formalità previste ed alla presenza dei rappresentanti di tutte le Panaca del Cuzco a lui fedeli. Ovviamente non erano presenti i capi delle famiglie a lui ostili e, segnatamente, quelli del Capac Ayllo, discendenti da Tupac Inca Yupanqui.

In quell’occasione Atahuallpa cambiò il suo nome in quello di Caccha Pachacuti Inca Yupanqui Inca, dove Caccha è l’appellativo di un dio delle battaglie e gli altri epiteti richiamano il nono sovrano della dinastia, il “riformatore del mondo”, Pachacutec, mentre l'ultimo termine di "Inca" serve a rafforzare la sua condizione di sovrano assoluto.

È evidente che Atahuallpa intendeva riformare tutto l’impero e porsi come il fondatore di una nuova era. In questa ipotesi è probabile che, lui stesso, non si sarebbe preoccupato di avallare, successivamente, il suo potere nella capitale con delle cerimonie che riteneva ormai desuete. Non dimentichiamo, al proposito, che sono ben presenti ai cronisti dell’epoca, le sue intenzioni di spopolare il Cuzco e di ricostruire la capitale imperiale nel Nord del paese.

Alla luce di queste considerazioni non si ritiene che Atahuallpa possa essere considerato come appartenente alla dinastia classica degli imperatori Inca, con tutti i presupposti che una simile collocazione comporterebbe. Per i suoi avversari egli era soltanto un usurpatore, per i suoi fedeli, invece, doveva essere considerato il capostipite di una nuova dinastia.


Bandiera del Tahuantinsuyo Predecessore: Qhapaq Inca Successore: Bandiera del Tahuantinsuyo
Huascar 1532 - 1533 Tupac Huallpa



Nota: La tabella riportata sopra è inserita principalmente per facilitare la navigazione, in quanto l'attribuzione ad Atahuallpa del titolo di Qhapaq Inca è ancora controversa per i motivi riportati alla fine della voce.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Testimoni oculari della Conquista

  • Arce (Juan de) Advertencia ... a los sucesores (1543) In COLL. AUSTRAL Madrid 1964
  • Estete (Miguel de) Relación del viaje ... desde el pueblo de Caxmalca a Pachacamac. (1533) In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
  • Estete (Miguel de) Noticia del Peru (1540) In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2° serie tomo 8°, Lima 1920)
  • Jerez (Francisco de) Verdadera relación de la conquista del Peru (1534) In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
  • Mena (Cristobal de) Conquista y población del Peru (1534) In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
  • Pizarro (Hernando) Carta de Hernando Pizarro (1533) In COLL. AUSTRAL Madrid 1964
  • Pizarro (Pedro) Relación del descubrimiento y conquista de los Reynos del peru. (1571) In BIBL. AUT. ESP. (tomo CLVIII, Madrid 1968)
  • Sancho de la Hoz (Pedro de) Relatione di quel che nel conquisto & pacificatione di queste provincie & successo ... & la prigione del cacique Atabalipa. (1534) In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
  • Tito Cussi Yupangui Relación de la conquista del Peru y echos del Inca Manco II (1570) In ATLAS, Madrid 1988
  • Trujllo (Diego de) Relación del descubrimiento del Reino del Peru (1571) in COLL. AUSTRAL Madrid 1964

[modifica] Altri autori spagnoli dell'epoca

  • Betanzos (Juan de) Suma y narración de los Incas (1551) In ATLAS Madrid 1987
  • Cabello de Balboa (Miguel) Historia del Perù bajo la dominación de los Incas (1576 -1586) In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2° serie tomo II Lima 1920)
  • Cieza de Leon (Pedro de) Segunda parte de la crónica del Peru (1551) In COL. CRONICA DE AMERICA (Dastin V. 6°. Madrid 2000)
  • Cobo (Bernabe) Historia del Nuevo Mundo (1653) In BIBL. AUT. ESP. Tomi XCI, XCII, Madrid 1956
  • Garcilaso (Inca de la Vega) Commentarios reales (1609) Rusconi, Milano 1977
  • Garcilaso (Inca de la Vega) La conquista del Peru (1617) BUR, Milano 2001
  • Gomara (Francisco Lopez de) Historia general de las Indias (1552) In BIBL. AUT. ESP. (tomo LXII, Madrid 1946)
  • Herrera y Tordesillas (Antonio de) Historia general ... (1601 - 1615) In COL. Classicos Tavera (su CD)
  • INFORMACIONES Declaración de los quipocamayos In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie, tomo III, Lima 1921)
  • INFORMACIONES Relación del origen e gobierno que los Ingas tuvieron In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie, tomo III, Lima 1921)
  • INFORMACIONES Informaciones acerca del señorio y gobierno de los Ingas In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie, tomo III, Lima 1921)
  • Murua (Fray Martin de) Historia general del Peru (1613) In COLL. CRONICA DE AMERICA Dastin V. 20°. Madrid 2001)
  • Naharro (Pedro Ruiz) Relación de los echos de los españoles en el Peru In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (tomo 6°, Lima 1917)
  • Oliva (Juan Anello) Historia de los Reinos del Peru (1631) P.U.C.P. Lima 1998
  • Poma de Ayala (Felipe Guaman) Nueva coronica y buen gobierno (1584 - 1614) In COL. CRONICA DE AMERICA (Historia 16. V. 29°, 29b, 29c. Madrid 1987)
  • Santa Cruz Pachacuti (Juan Yamqui Salcamaygua) Relación de anteguedades de este reino del Peru (1613) In BIBL. AUT. ESP. (tomo CCIX, Madrid 1968)
  • Sarmiento de Gamboa (Pedro) Segunda parte de la historia general llamada indica (1572) In BIBL. AUT. ESP. (tomo CXXXV, Madrid 1960)
  • Zarate (Agustin de) Historia del descubrimiento y conquista de la provincia del Peru (1555) In BIBL. AUT. ESP. (tomo XXVI, Madrid 1947)

[modifica] Opere moderne

  • L. Andrade Reimers Biografia de Atahualpa Quito 1977
  • Benjamin Carrion Atahualpa Quito 1999
  • P. y A. Costales El reino de Quito Quito 1992
  • W. Espinosa Soriano Los Incas Lima 1997
  • L. Guzman Palomino Los Incas - Hurin contra Hanan Lima 1977
  • Franklin Pease G.Y. Los ultimos Incas del Cuzco Madrid 1991
  • Franklin Pease G.Y. Los Incas Lima 2003
  • Liliana Regalado de Hurtado Sucesion incaica Lima 1996
  • Maria Rostworowski Historia del Tahuantinsuyo Lima 1999
  • Frank Salomon Los señores etnicos de Quito en la epoca de los incas Otavalo 1980
  • Alberto Mario Salas Las armas de la conquista Buenos Aires 1950
  • Juan de Velasco Historia del reino de Quito Caracas 1989
  • Nathan Wachtel La visione dei vinti Torino 1977
  • Marius S. Ziolkowski La guerra de los Wawqui Quito 1996
  • R.T. Zuidema Etnologia e storia. Cuzco e le strutture dell’impero inca. Torino 1971

[modifica] Voci correlate

THIS WEB:

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - be - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - closed_zh_tw - co - cr - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - haw - he - hi - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - ru_sib - rw - sa - sc - scn - sco - sd - se - searchcom - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sq - sr - ss - st - su - sv - sw - ta - te - test - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tokipona - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu

Static Wikipedia 2008 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007:

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - be - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - closed_zh_tw - co - cr - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - haw - he - hi - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - ru_sib - rw - sa - sc - scn - sco - sd - se - searchcom - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sq - sr - ss - st - su - sv - sw - ta - te - test - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tokipona - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu

Static Wikipedia 2006:

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - be - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - closed_zh_tw - co - cr - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - haw - he - hi - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - ru_sib - rw - sa - sc - scn - sco - sd - se - searchcom - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sq - sr - ss - st - su - sv - sw - ta - te - test - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tokipona - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu