Antoine-Jean Gros
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Antoine-Jean Gros (Parigi, 16 marzo 1771 - 25 giugno 1835) fu un pittore francese.
Allievo di Jacques-Louis David, si orienta al contrario del maestro verso un pittura di storia drammatica e spesso antieroica.
[modifica] Biografia
Figlio di un miniaturista, nella tela con Antioco ed Eleazaro, ora conservato a Saint-Lô, con la quale concorse, senza successo, al Prix de Rome del 1792, si rifà ai modi del Rubens, sia nella concezione d'insieme, sia nella fattura.
In piena Rivoluzione all’inizio del 1793 decise di trasferirsi in Italia, temendo per le sue opinioni moderate. Il soggiorno durò otto anni, sostando prima a Genova, poi a Milano, infine a Firenze, studiando l'antico, Masaccio, Andrea del Sarto, Pontormo e Rubens.
Di questo periodo sono: Malvina piange Oscar, tratto dal poema Ossian e Young piange la figlia. Molto attivo come ritrattista della società genovese, alla fine del 1796 Giuseppina Bonaparte lo condusse con sé a Milano dove, nel 1796, realizzò il quadro, con Napoleone ad Arcole, dove presenta il giovane condottiero, allora al servizio degli ideali democratici della repubblica, mentre incita i soldati alla battaglia, con un gesto coraggioso ma privo di enfasi, quest'ulrimo elemente e l'impeccabile divisa più da parata che da combattimento, collocano l'evento in una dimensione di superiore e atemporale eroicità.
Nominato membro della commissione incaricata di scegliere le opere d’arte da requisire e inviare in Francia, l'artista percorse gran parte dell'Italia arrivando a Roma nella primavera del 1797. Entrato nell'esercito, in seguito alla vittoria austriaca dovette fuggire, tornando a Parigi nel febbraio del 1801. Nella sua città natale realizzò il Ritratto di Christine Boyer (Parigi, Louvre), moglie di Luciano Bonaparte. Un ritratto postumo dipinto poco dopo la morte prematura della donna, avvenuta nel 1800, l'artista la ritrae in piedi accanto a una cascata, giovane e bella con gli occhi malinconici fissi a una rosa che viene trascinata dall’acqua corrente, una presagio di morte.
Al Salon del 1801 presentò Saffo a Leucate (Bayeux, Musée Baron-Gérard)) ambientato in un paesaggio notturno rischiarato dalla luna. Nello stesso anno realizzò il bozzetto per la Battaglia di Nazareth (Nantes, Musée des Beaux-Arts).
Del 1804 è la tela con Gli appestati di Jaffa, che presenta Napoleone mentre sfiora la piaga di un'appestato, qui l'artista fa entrare la cruda rappresentazione della malattia, che diviene funzionale all'apologia imperiale. Al Salon del 1806 espose la Battaglia di Abukir, commissionata da Murat, ed ora conservata a Versailles, la tela venne costruita con un composizione squilibrata in modo da creare un accentuato effetto di movimento.
Dopo la battaglia di Eylau, Napoleone organizzò un concorso per commemorare la propria magnanimità nell’assistere i soldati russi feriti dopo i combattimenti, Gros si aggiudicò il primo premio con la tela, di grandi dimensioni, esposta al Salon del 1808: Napoleone sul campo di battaglia di Eylau il 9 febbraio 1807 (Parigi, Louvre). Al centro è Napoleone a cavallo, ritratto come «pacificatore-filantropo» costretto alla guerra per liberari i popoli oppressi dalla tirannia, mentre attraversa il campo di battaglia dopo il combattimento, con in primo piano un forte notazione realistica data dai morti e dai feriti; notazione che attirò molte critiche ma che fu ammirata dai giovani artisti romantici, infatti il periodico romantico «L'Aristide» dirà: "Non abbiamo dubbi: Napoleone sul campo di Eylau, segna la nascita della scuola romantica".
Di questo periodo sono anche i ritratti: del Primo Console (Parigi, Museo della Legion d’onore), di Duroc (Versailles), del generale Lasalle (Parigi, Museo dell’esercito), del generale Fournier-Sarlovèze (Parigi, Louvre) e il Ritratto equestre di Murat (Parigi, Louvre), esposto al Salon del 1812.
Del 1810 è La Battaglia di Wagram (Versailles, Musée National du Château), mentre nel 1811, fu incaricato di commemorare la restituzione alla Chiesa della cattedrale di Saint-Denis, realizzando Carlo V ricevuto a Saint-Denis da Francesco I (Parigi, Musée du Louvre). Stesso tema trattato negli affreschi per la cupola del Panthéon, iniziati l'anno successivo e completati nel 1824.
Ai Salons del 1817 e 1819 espose rispettivamente Luigi XVIII lascia il palazzo delle Tuileries (Versailles) e l'Imbarco della duchessa d’Angoulême a Pauillac (Bordeaux, Musée des Beaux-Arts).
Con l'esilio del David, Gros si accollò l'onere di portare avanti la scuola del maestro, ritornando stilisticamente a composizoni di gusto classicista. Al Salon del 1822 espose la tela con Bacco e Arianna a Nasso (1821, Ottawa, The National Gallery of Canada).
Nel 1830 realizzò il soffitto del Musée des Antiquités égyptiennes del Louvre, con l’Umanità implora l’Europa in favore dei greci. Anche per la fredda accoglienza ricevuta al Salon del 1835 dall’Ercole e Diomede (Tolosa, Musée des Augustins), il 25 giugno dello stesso anno si suicidò, annegandosi nella Senna.