Alessandro di Fere
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Alesandro, tiranno o despota di Fere in Tessaglia fu re dal 369 a.C. al 358 a.C., anno della sua morte. Fu figlio e successore del tiranno Giasone di Fere, assassinato nel 370 a.C..
La tirannia di Alessandro causò la ribellione di Larissa, i cui cittadini invocarono l'aiuto di Alessandro II di Macedonia. Il suo intervento ebbe successo, ma anche il governo del Macedone fu crudele quanto il precedente.
Gli abitanti della Tessaglia allora si rivolsero ai tebani: il loro inviato Pelopida fu però catturato e dopo essere stato torturato fu messo in prigione (368 a.C.). Solo Epaminonda e il suo esercito riuscirono a liberarlo.
La condotta di Alessandro fu alla causa di altri interventi: nel 364 a.C. fu sconfitto nella battaglia di Cinoscefale dai tebani, sebbene in quell'occasione morì il loro generale Pelopida.
Alessandro venne quindi sconfitto dai tebani, obbligato a garantire la libertà delle città della Tessaglia e a limitare il suo tiranneggiare a Fere. Fu anche obbligato a partecipare alla lega della Beozia.
Fu ucciso dal cognato, su istigazione di sua sorella, che era sua moglie.
Le fonti più antiche, come Plutarco nella Vita di Pelopida, concordano nel definire Alessandro come crudele ed efferato tiranno.
Dante Alighieri probabilmente lo indica tra i tiranni nel Canto XII, assieme a Dionisio il vecchio. In realtà egli cita solo il nome di Alessandro, e la presenza del nome di Alesasandro di Fere con Dionisio di Siracusa si trova anche nel Trésor di Brunetto Latini, usato spesso come fonte da Dante. Egli inoltre avrebbe potuto conoscere le efferatezze del tiranno da Valerio Massimo e da Cicerone, mentre è più vaga l'identificazione con Alessandro Magno, altrove lodato da Dante (sia nel Convivio che nel De Monarchia).