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Franjo Tuđman - Wikipedia

Franjo Tuđman

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Data di nascita: 14 maggio, 1922
Luogo di nascita: Veliko Trgovišće, Croazia
Data di morte: 10 dicembre, 1999
Luogo di morte: Zagabria, Croazia
Coniuge: Ankica Tuđman
Religione: {{{religione}}}
Professione: militare e storico
Incarico: Presidente della Repubblica Croata
Partito: Comunità democratica croata (HDZ)
Coalizione: {{{coalizione}}}
Elezione: {{{elezione}}}
Mandato: 30 maggio 1990 - 10 dicembre 1999
Predecessore: nessuno
Successore: Stjepan Mesić

Franjo Tuđman ˈfraːɲɔ ˈtudʑman (14 maggio, 1922 - 10 dicembre, 1999) fu il primo presidente della Croazia negli anni '90.

Il partito politico di Tuđman, l'HDZ (Hrvatska Demokratska Zajednica, Comunità democratica croata), vinse le prime elezioni dopo la caduta del regime comunista nel 1990 e divenne presidente del paese. Un anno dopo proclamò la Dichiarazione d'indipendenza Croata. Fu rieletto due volte e rimase al potere fino alla sua morte, alla fine del 1999.

Indice

[modifica] Tuđman e il Comunismo

Franjo Tuđman nacque a Veliko Trgovišće, un villaggio nella regione di Hrvatsko Zagorje nella Croazia settentrionale, il 14 maggio del 1922.

Durante la seconda guerra mondiale Tuđman combatté dalla parte dei partigiani jugoslavi di Tito. In questo periodo conobbe la futura moglie, Ankica. Divenne uno dei più giovani generali dell'esercito popolare jugoslavo negli anni '60 — un fatto che alcuni osservatori hanno collegato al fatto che proveniva da Zagorje, una regione che aveva portato pochi partigiani comunisti.

Altri hanno osservato che Tuđman fu uno dei più istruiti generali dei generali di Tito (per quanto riguarda la storia militare, la strategia e le relazioni tra politica e guerra) — questa osservazione è supportata dal fatto che generazioni di futuri generali jugoslavi hanno basato le loro tesi per gli esami sui suoi tomi sulla guerriglia attraverso la storia: Rat protiv rata (Guerra contro la guerra), 1957, che copre argomenti differenti come l'attraversamento delle Alpi di Annibale, la guerra spagnola contro Napoleone e la guerra partigiana in Jugoslavia.

Tuđman smise di prestare servizio militare nel 1961 per fondare l'Istituto per la storia dei movimenti dei lavoratori, di cui rimase direttore fino al 1967.

[modifica] Il dissidente

Oltre al libro sulla guerriglia, Tuđman scrisse una serie di articoli attaccando il regime comunista jugoslavo, e per questo fu espulso dal partito. Il più importante dei suoi libri scritti in quel periodo è Velike ideje i mali narodi, (Grandi idee e piccole persone), una monografia sulla storia politica che si contrappose ai dogmi fondamentali della élite comunista jugoslava, riguardo al collegamento tra elementi sociali e nazionali nella guerra rivoluzionaria jugoslava (durante la Seconda guerra mondiale).

Nel 1971 fu condannato a due anni di carcere per attività sovversive durante la cosiddetta Primavera croata.

La Primavera croata fu un movimento riformista nato nel clima di crescente liberalismo alla fine degli anni '60. Si trattò inizialmente di un liberalismo moderato e ideologicamente controllato dal partito ma, ben presto, sfociò in manifestazioni di massa di insoddisfazione riguardo alla posizione del popolo croato in Jugoslavia, e iniziò a minacciare il monopolio politico del partito. Il risultato fu una ferma e immediata soppressione da parte di Tito, che usò l'esercito e la polizia per distruggere quello che vide come una minaccia al sistema comunista e alla stessa integrità della Jugoslavia. Bakarić prese rapidamente le distanze dal comando comunista croato che lui stesso aveva aiutato a portare al potere, e si schierò con il dittatore jugoslavo.

Durante il turbolento 1971, il ruolo di Tuđman fu quello del dissidente, che metteva in discussione il mito centrale del moderno nazionalismo serbo (il numero delle vittime del campo di concentramento di Jasenovac) così come il ruolo del centralismo in Jugoslavia e la continuazione dell'ideologia dello jugoslavismo unitario. Tuđman sentì che questa idea romantica, originariamente croata, del panslavismo del diciannovesimo secolo era stata trasformata in entrambi gli stati jugoslavi in un fronte per la lotta per la dominazione sulle popolazioni non-serbe — dall'economia e dall'esercito alla cultura e alla lingua.

[modifica] Gli orrori della Guerra (Bespuća povijesne zbiljnosti)

Nel 1989 Tuđman pubblicò la sua opera più famosa, Gli orrori della guerra (Bespuća povijesne zbiljnosti), in cui veniva messo in discussione il numero delle vittime durante la seconda guerra mondiale in Jugoslavia. Gli orrori della guerra è un libro strano, una raccolta di riflessioni sul ruolo della violenza nella storia del mondo frammiste a reminescenze personali sulle sue baruffe con gli uomini degli apparati, giungendo infine al vero nucleo dell'opera: l'attacco alla sopravvalutazione delle vittime Serbe nello Stato Indipendente di Croazia (NDH).

Il libro (tradotto anche come La terra sterile della Realtà Storica) causò anche molte discussioni a causa del seguente brano:

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«Il genocidio è un fenomeno naturale, in armonia con la natura mitologicamente divina della società. Il genocidio non è solo permesso, è raccomandato, perfino ordinato dalla parola dell'Onnipotente, tutte le volte che sia utile per la sopravvivenza o il ripristino del dominio della nazione prescelta, oppure per la conservazione o la diffusione della sua unica e giusta fede.»

Gli storici serbi più politicizzati hanno sostenuto che il numero di Serbi uccisi a Jasenovac fu compreso tra 500.000 e 1.000.000. Secondo uno storico straniero, Tito diceva che erano morti un milione e settecentomila in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale e a scuola si insegnava che un milione erano morti a Jasenovac. Queste cifre erano grossolanamente inaccurate, come la maggior parte delle stime sui morti della seconda guerra mondiale, gonfiate o sgonfiate in base a chi scrive la storia; erano intenzionalmente messe in circolazione, abilmente manipolate e gonfiate per ragioni puramente politiche: gli Ustascia erano un nemico sconfitto della seconda guerra mondiale, che doveva essere raffigurato come estremamente negativo, come realmente era stato. Alcuni si spinsero fino a criminalizzare tutti i Croati per estensione, e a vittimizzare tutti i Serbi, creando dunque un'immagine di popolo vittimizzato dai Croati, indicati come fanatici e diabolici «serbicidi».

Ciò, a sua volta, portò ad atteggiamenti che facevano ricorso alla paura, all'ostilità e alla sete di vendetta sia da una parte che dall'altra. Il fatto che tali pretese venissero promosse dai membri dell'intellighenzia serba, li fece apparire come un fatto scientifico ai serbi, più che come un opinione. Era ferma opinione di Franjo Tuđman che tutto ciò fu fatto nel tentativo di creare e rafforzare il dominio della Grande Serbia sulle rovine della Jugoslavia del dopo Tito. Opinione che si rivela errata in futuro.

Tuđman, basandosi su investigazioni precedenti commissionate da lui stesso, osservò che il numero di tutte le vittime del campo di Jasenovac (serbi, ebrei, rom, croati e altri) fu tra i 30.000 e i 60.000, opinione messa in discussione da molti storici.

Un'altra controversia scatenata da Gli orrori della Guerra fu quella relativa al presunto antisemitismo di Tuđman, che verrebbe fuori da questo libro. Ad un esame più accurato, Tuđman può essere accusato solo di carenza di sensibilità: egli citò diverse fonti ebraiche che dimostrano come sia difficile stimare il numero delle vittime - gli storici ebraici ed israeliti hanno stabilito tra 4 e 6 milioni il numero degli ebrei uccisi dal genocidio nazista. L'incertezza su queste cifre (margine di errore oscillante intorno ai due milioni di persone) spinse Tuđman ad equiparare queste stime a quelle sui serbi, evidentemente gonfiate. Il problema è che, nel caso degli ebrei, le cifre variano di circa il 30%, mentre nel caso dei serbi il margine di errore è del 1200% - configurando un grottesco esempio di manipolazione.

Anche lo stile di Tuđman era tutt'altro che sfumato: una caratteristica ampiamente sfruttata dalla propaganda serba, che ha citato frequentemente le superficiali generalizzazioni di Tuđman, estrapolandole dal contesto, per dipingerlo come un violento antisemita. Ciò diede adito a tensioni tra una parte delle comunità ebraiche (specialmente negli Stati Uniti e in Israele) e confuse Tuđman - una tensione che fu presto fatta svanire da eminenti figure ebraiche come gli scrittori e pubblicisti Alain Finkielkraut e Philip Cohen, o Tommy Baer del Congresso Mondiale Ebraico.

Al di là di questi dissidi, Gli orrori della Guerra, il libro più famoso di Tuđman (ma non il migliore), rimane vicino ad una visione del mondo di sinistra e socialista, senza interrogarsi sull'ideologia marxista in quanto tale.

[modifica] Lavori pubblicati

Se la statura di Tuđman come storico e pubblicista è ancora da valutare, probabilmente lo sarà su queste linee:

  • il suo testo Hrvatska u monarhistickoj Jugoslaviji (La Croazia nella Jugoslavia monarchica, di oltre 2000 pagine) è diventato il più diffuso libro di testo universitario per l'analisi di questo periodo della storia croata;
  • i suoi (più brevi) trattati sui problemi nazionali (Nacionalno pitanje u suvremenoj Europi/La questione nazionale nell'Europa contemporanea e Usudbene povijestice/I destini della storia) sono lavori ancora degni di nota su questo particolare problema;
  • il suo lavoro più celebre (Bespuca povijesne zbiljnosti/Gli orrori della guerra), di cui varie affiliazioni della propaganda anti-Croata abusarono e fecero un uso scientemente distorto, con ogni probabilità sarà considerato solo come testimonianza di un periodo storico, giacché il suo valore giace soprattutto in quello che fu alla base del mito moderno della Grande Serbia - la sopravvalutazione del numero delle vittime serbe nel campo di concentramento di Jasenovac.

In genere, i lavori storici di Tuđman sono ormai considerati aventi lo status di indispensabili indagini sintetiche sulla storia croata del XX secolo, mentre le sue brevi analisi politico-culturali e geopolitiche appartengono al patrimonio del pensiero politico croato classico. Comunque, i trattati eccessivamente marxisti e le invettive polemiche di Tuđman sono legate al momento storico e, con ogni probabilità, finiranno nel dimenticatoio.

[modifica] Il programma nazionale

Nell'ultima parte degli anni '80, la Jugoslavia si trascinava verso la sua inevitabile fine, lacerata da contrapposte aspirazioni nazionali: tra di esse, il problema albanese nella provincia serba del Kosovo ed il movimento populista nazionale pan-serbo, ispirato da un'elite intellettuale serba e guidato da Slobodan Milošević (già banchiere ed ufficiale comunista). In questo contesto, Tuđman formulò un programma nazionale croato che può essere riassunto nei seguenti punti:

  • L'obiettivo principale è l'instaurazione dello Stato nazionale croato: perciò, tutte le dispute ideologiche del passato dovrebbero essere messe da parte. In pratica, ciò significò un forte supporto dalla diaspora croata anticomunista, specialmente dal punto di vista finanziario.
  • I risentimenti e l'opposizione delle nazioni dell'Europa occidentale devono essere messi in conto, in particolare obiezioni del tipo: «Noi stiamo intraprendendo un processo di integrazione e voi croati volete distruggere un esempio riuscito di Stato multietnico, come la Jugoslavia». La risposta era trovata nel ragionamento, ugualmente semplicistico: «La vostra cara Jugoslavia non è un paradiso multietnico, ma una tirannide comunista serba. Voi volete un'"integrazione" basata sull'oppressione?». Detto in termini più raffinati: «Le nazioni stanno attraversando processi simultanei di individualismo su base nazionale e di integrazione internazionale».
  • Anche se l'obiettivo ultimo di Tuđman era una Croazia indipendente, egli era conscio della realtà della politica interna ed estera. Così, inizialmente, la sua proposta principale non fu di una Croazia completamente indipendente, ma di una Jugoslavia confederale con tendenza a decentramento e democratizzazione crescenti. Egli sapeva che questo processo avrebbe alla fine reso impossibili tutti i progetti di Grande Serbia, ma solo se fosse stato realizzato pacificamente.
  • Tuđman prefigurò la Croazia futura come un capitalismo accompagnato da uno stato sociale, cosa che avrebbe inevitabilmente portato verso l'Europa centrale e lontano dai Balcani.
  • Riguardo gli scottanti problemi dei conflitti nazionali, almeno all'inizio la sua visione era questa: egli sapeva che il nazionalismo serbo avrebbe potuto causare devastazioni sul suolo croato e bosniaco, controllando i serbi, di fatto, il JNA (Esercito Popolare Jugoslavo). In effetti i serbi, pur essendo meno del 40% della popolazione della Jugoslavia, costituivano circa l'80% degli ufficiali dell'esercito. Secondo alcune stime il JNA era il quarto esercito europeo quanto a potenza di fuoco. In meno di quattro anni, questo esercito fu «colonizzato» ideologicamente ed etnicamente dai serbi. La proposta di Tuđman era che i serbi residenti in Croazia, circa l'11% della popolazione croata, potessero acquisire un'autonomia culturale e, per certi versi, anche territoriale.

Relativamente a questo punto, Tuđman non soddisfaceva i desideri dei serbi, che si muovevano su più livelli: il più basso di questi era che essi avessero il diritto di popolo costitutivo dello stato croato (cioè, il diritto di secessione) - in effetti, essi volevano che la Croazia fosse definita come uno stato bi-nazionale serbo-croato (senza tener conto del fatto che, nel 1991, i croati costituivano il 78% della popolazione ed i serbi solo l'11%).

Questa affermazione non era un'invenzione dell'Accademia Serba delle Scienze e delle Arti (che fu la fucina di tutte le macchinazioni espansionistiche serbe degli anni '80), ma trovava una sorta di legittimazione nella formulazione ambigua della costituzione croata del 1974. Tuttavia, questa motivazione difficilmente avrebbe superato un'analisi legale oggettiva. Tutti si rendevano conto che era solo un pretesto per giustificare l'imminente aggressione serba.

  • Per quello che riguardava la Bosnia-Erzegovina, Tuđman era più vago: inizialmente, pensava (come molti croati del nord-est) che i musulmani di Bosnia (o bosgnacchi) fossero essenzialmente croati di fede musulmana e, liberati dalla censura comunista, si sarebbero dichiarati etnicamente croati, rendendo così la Bosnia uno stato a prevalenza croata (essendo i bosgnacchi il 44% della popolazione, i croati il 17% ed i serbi il 33%). Ma queste illusioni svanirono presto.

[modifica] Il presidente della Croazia

Le tensioni interne che fecero paralizzare la Lega dei Comunisti Jugoslavi (congresso federale del gennaio 1990) spinsero i governi delle repubbliche federate ad indire le prime elezioni libere dopo il 1945.

I legami di Tuđman con la diaspora croata (egli si recò alcune volte in Canada e negli Stati Uniti dopo il 1987) sono stati ritenuti di cruciale importanza per la fondazione della Comunità Democratica Croata (Hrvatska demokratska zajednica, o HDZ, dal suo acronimo) nel 1989 - un partito che sarebbe rimasto al potere fino al 2000 e che non può essere classificato con i criteri classici degli scenari politici più stabili.

Essenzialmente, questo partito era il movimento nazionale croato, che predicava valori basati sul Cattolicesimo mescolati con tradizioni storiche e culturali, in genere, soppresse nella Jugoslavia comunista (anche se presto molti comunisti pentiti si aggregarono a questo movimento pan-croato). Lo scopo era di conseguire l'indipendenza nazionale e di instaurare lo stato-nazione croato. L'HDZ di Tuđman trionfò alle elezioni, guadagnando circa il 60% dei seggi nel Parlamento Croato. Dopo alcune modifiche costituzionali, Tuđman fu eletto presidente della Croazia.

Giacché la divisione tra i comunisti in Jugoslavia era stata causata dal movimento pan-serbo guidato da Slobodan Milošević, era inevitabile che il conflitto sarebbe proseguito dopo le elezioni democratiche, che avevano portato al potere partiti non comunisti in Croazia, Slovenia e Bosnia-Erzegovina mentre i comunisti avevano conservato il comando in Serbia-Montenegro.

Per le tensioni e le guerre che seguirono, si vedano Guerre jugoslave, Storia della Croazia e Storia della Bosnia Erzegovina.

Durante questi anni decisivi (soprattutto dal 1990 al 1995), Tuđman dimostrò di essere uno stratega provetto. Secondo le testimonianze sia dei simpatizzanti che degli oppositori, egli sconfisse gli avversari della Croazia a tutti i livelli: diplomatico, militare, economico e della gestione delle informazioni. Mentre il suo avversario Milošević era un brillante tattico che, secondo molti, mancava della visione strategica, Tuđman era l'esatto opposto: frequentemente goffo ed imprevedibile nel comportamento, possedeva un forte senso della missione e la visione dell'indipendenza della Croazia - e la saggezza dello statista per realizzarla.

Tutto ciò si è visto nei frangenti cruciali della storia croata: la guerra totale contro le forze congiunte dell'esercito jugoslavo e dei ribelli irredentisti serbi, la guerra in Bosnia-Erzegovina, l'operazione Tempesta ed il trattato di pace di Dayton. Ad esempio: la strategia di Tuđman di prendere tempo contro l'esercito jugoslavo nel 1991, siglando frequenti tregue attraverso la mediazione di diplomatici stranieri, fu efficace - quando fu siglata la prima tregua, il nascente esercito croato disponeva solo di sette brigate; all'ultima tregua, la ventesima, l'esercito croato poteva contare su 64 brigate. Si ritiene anche che questi siglò un accordo segreto con Milošević nel marzo 1991, con la mediazione di Richard Holbrooke, per la spartizione della Bosnia.

All'infuori della guerra, altri cambiamenti significativi hanno modificato la società croata nell'era di Tuđman (che ha coperto l'ultima decade del XX secolo). Probabilmente, la maggior parte di questi cambiamenti sarebbe comunque avvenuta durante la transizione dal comunismo al capitalismo e da una dittatura monopartitica ad una democrazia di tipo occidentale. Indiscutibilmente, Tuđman accelerò o rallentò alcuni di questi processi grazie alla sua posizone molto influente - che questo abbia portato benefici o meno.

Tuđman diede il via al processo di privatizzazioni e di de-nazionalizzazione con risultati alterni: l'economia croata gestì la guerra molto bene, considerando tutti i pro ed i contro; solo negli ultimi due anni in cui Tuđman fu in carica gli effetti dannosi di un capitalismo selvaggio e senza regole divennero evidenti. L'accusa di nepotismo e di favoritismi, spesso rivolta a Tuđman, sembra essere ancora da valutare: le sue proprietà personali, secondo i documenti ufficiali, furono acquisite in modo del tutto legale.

Da un altro punto di vista, è fuor di dubbio che non poche figure dubbie, vicine a Tuđman (che era il centro del potere nella società croata), trassero enormi profitti da questa situazione, ammassando ricchezze con rapidità sospetta. Anche se questo fenomeno è comune alle riforme caotiche in tutte le società post-comuniste (l'esempio più noto è la Russia, con i suoi oligarchi), la maggior parte dei croati sono dell'opinione che Tuđman avrebbe potuto e dovuto prevenire almeno una parte di queste malefatte.

L'accusa più diffusa è quella di comportamento autocratico e di dispotismo. Questa affermazione è in parte vera, in parte no: Tuđman fu un leader potente, ma eletto democraticamente, e questa fu una mezza fortuna. I croati, prima di aver sviluppato istituzioni nazionali funzionanti, dovettero confrontarsi con un aggressore militarmente superiore e dovettero fare affidamento su una guida forte dal punto di vista personale, ruolo che Tuđman incarnò. Anche se questo tipo di leadership ha comportato inevitabilmente degli sgradevoli effetti collaterali, come dei comportamenti vagamente autocratici, ha dimostrato di dare dei benefici nelle situazioni cruciali, poiché i croati, sotto Tuđman, vinsero la guerra e fondarono lo stato-nazione, almeno in parte grazie a questa caratteristica.

Tuđman fu eletto presidente della Croazia per tre volte. Si ammalò di cancro nel 1993. Recuperò una buona condizione, ma la sua salute peggiorò nel 1999 e morì a causa di un'emorragia interna il 10 dicembre del 1999.


Predecessore:
nessuno
Presidente della Croazia
30 maggio 1990 - 10 dicembre 1999
Successore:
Stjepan Mesić


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