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Virgilio Giotti - Wikipedia

Virgilio Giotti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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«\mathfrak{A}"I veci che 'speta la morte./ I la 'speta sentai su le porte/ de le cesete svode d'i paesi;/ davanti, sui mureti/ co' fra i labri la pipa./ E par ch'i vardi el fumo,/ par ch'i fissi el ziel bianco inuvolado/ col sol che va e che vien,/ ch'i vardi in giro le campagne e, soto,/ i copi e le stradete del paese". - da Piccolo canzoniere in dialetto - I veci che 'speta la morte »

Virgilio Giotti, pseudonimo di Virgilio Schönbek, (Trieste 15 gennaio 1885 - Trieste 21 settembre 1957) è stato un poeta dialettale triestino del primo Novecento.

Indice

[modifica] Biografia

Nacque a Trieste da Riccardo Schönbeck di origine tedesca e da Emilia Ghiotto, dal cui cognome desunse il suo d'arte. Nel 1907 si trasferì con la famiglia a Firenze e per diversi anni fece il viaggiatore di commercio. Non si sa se ebbe contatti con gli intellettuali che si erano stabiliti a Firenze e nemmeno di una sua partecipazione al gruppo vociano. Nel 1912 conobbe la moscovita Nina Schekotoff che presto diventerà la sua compagna e dalla quale avrà tre figli: la piccola Nanda (Natalia), e Paolo e Franco che perderanno la vita in Russia durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1920 ritornò a Trieste ma visse isolato fino alla morte lavorando prima come edicolante e in seguito nella burocrazia.
Esordì a Firenze nel 1914 con il "Piccolo canzoniere in dialetto triestino" a cui fecero seguito "Caprizzi, Canzonete e Stòrie" pubblicate nell'edizione di "Solaria" nel 1928, Colori nel 1941, Sera nel 1946, Versi nel 1953. Il poeta sottopose sempre i suoi testi a rigorosa elaborazione di cui si conservano ancora numerose redazioni a mano o dattiloscritte.
Fu autore anche di delicate poesie in lingua, come "Liriche e idilli" pubblicate dall'edizione di "Solaria" nel 1931, oltre che di un diario, "Appunti inutili", che è stato pubblicato recentemente e di alcuni racconti. La sua lirica in triestino fu sempre ben accettata fin dal 1937 quando il critico Pietro Pancrazi dedica al poeta triestino un articolo sul "Corriere della Sera". Altri famosi critici, come il Fubini, il Sapegno, il Segre, il Contini ne scrissero parole positive. Pier Paolo Pasolini scrisse di Giotti un ritratto molto veritiero così come Stuparich nel 1944 in "Trieste nei miei ricordi".

[modifica] Poetica

Nei primi versi di Giotti si avverte l'influenza di Pascoli e dei crepuscolari e da "Caprizzi, Canzonete e Stòrie" domineranno i motivi melodici che lo avvicineranno a Di Giacomo e a certa produzione di Saba.

Il dialetto di Giotti è un dialetto che, pur rimanendo naturale in modo commovente, non è vernacolare ma intellettualistico e sembra contrastare con il carattere dei suoi temi legati al quotidiano di una Trieste molto interiorizzata.

Nei suoi versi prevale la quartina di endecasillabi ritmati in modo parziale con tipiche inversioni metriche ("Dei purziteri,/ ne le vetrone") che rendono ben bilanciate le figure sintattico-ritmiche "le feste/ de Pasqua xe vignude, e vignù xe/ l'istà").
Tipico di Giotti è anche l'uso dell'enjambement, soprattutto nella seconda raccolta, che arriva a dividere non solo i gruppi sintattici tra strofa e strofa o tra verso e verso, ma anche la stessa parola in due parti ("veda-/rò"; "de con-/ tentezze"). Il periodo spesso non coincide con la strofa e viene spezzato al centro da forti pause e la punteggiatura è fittissima e analitica. Per trovare un maggior accordo tra sintassi e metro bisogna arrivare all'ultima raccolta assai vicino a certi versi di Saba, dove l'endecasillabo diventa discorsivo ed elegiaco.

[modifica] Opere

  • Piccolo canzoniere in dialetto triestino, Gonnelli, Firenze 1914
  • Caprizzi, Canzonete e Stòrie, Edizioni di "Solaria", Firenze 1928
  • Colori, Le Tre Venezie, Padova 1943
  • Sera, Edizione privata, Trieste 1946
  • Versi, De Silva, Torino 1948
  • Versi, Edizioni dello Zibaldone, Trieste 1953
  • Colori, silloge a cura di Giotti delle sue liriche dialettali, escluse le "Poesie per Carlotta" uscite a Trieste nel 1949 e poi nell'edizione Longanesi del 1972.

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