Nemesi
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«Nέμεσις δέ μοι εξ ανθρώπων έσσεται (Nèmesis dè moi ex antròpon èssetai), "e io ne avrò biasimo dagli uomini"»
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Nemesi (Nέμεσις, Nèmesis) è una figura della mitologia greca, era figlia della Notte e dell'Erebo.
[modifica] Etimologia e significato
Nemesi viene dal greco νέμεσις (nèmesis), derivato dal verbo νέμω (nèmo, "distribuire"), dalla radice indoeuropea nem-.
La parola viene usata con il significato di "sdegno", "indignazione", da scrittori come Omero (Odissea) ed Aristotele (Etica Nicomachea), mentre ha il signifato di "vendetta", "castigo" per scrittori come Erodoto, Eliano (Varia historia) e Plutarco. Nella Theologumena arithmeticae di Iamblico ha il valore numerale di 5.
La parola ha il valore di "giustizia compensatrice" o "giustizia divina". Infatti originariamente la dea greca distribuiva gioia o dolore secondo il giusto, e quindi con "nemesi" si intende l'evento negativo che segue un periodo particolarmente fortunato come atto di giustizia compensatrice distribuito dal fato. L'idea che soggiace al termine è che il mondo risponda ad una legge di armonia, per cui il bene debba essere compensato dal male in egual misura.
Nella cultura anglosassone moderna, il termine ha assunto il significato di nemico.
[modifica] Voci correlate
- Nemesi storica
- Per altri significati vedi anche Nemesis