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Clavicembalo - Wikipedia

Clavicembalo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Clavicembalo di stile Fiammingo
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Clavicembalo di stile Fiammingo

Con il termine clavicembalo si indica una famiglia di strumenti musicali a corde di origine italiana, dotati di tastiera, tra questi il più noto e il grande strumento attualmente chiamato clavicembalo, ma anche i più piccoli virginali e la spinetta. Questi strumenti generano il suono pizzicando una corda e non colpendola, come avviene nel pianoforte o nel clavicordo. La famiglia del clavicembalo ha probabilmente avuto origine quando una tastiera è stata adattata su di un salterio, fornendo così un mezzo per pizzicare le corde. Il termine stesso deriva dal latino clavis, chiave intesa come il meccanismo che utilizza il movimento del tasto per azionare il leverismo retrostante, e cymbalum, antico strumento musicale che veniva suonato arpeggiando o pizzicando le corde.

Indice

[modifica] Storia

Per approfondimenti si veda l'articolo principale storia del clavicembalo.

L'epoca d'oro del clavicembalo si estende attraverso il XVII e XVIII secolo, periodo in cui sono sorte diverse scuole in tutta Europa, sequenzialmente:

  1. Italia principalmente a Venezia, Milano, Firenze, Roma e Napoli.
  2. Fiandre, ad Anversa soprattutto con la celebre famiglia di artigiani Ruckers
  3. Francia, principalmente a Parigi con artigiani originali e con riadattamenti di strumenti fiamminghi.
  4. Inghilterra, gli artigiani più famosi situati a Londra
  5. Germania, nelle zone di Amburgo, Berlino e Dresda

Queste nazioni hanno fabbricato la maggior parte degli strumenti, solo alcuni esemplari erano fabbricati nella penisola iberica (Spagna e Portogallo) ma erano evidentemente di derivazione della scuola italiana.

[modifica] Funzionamento del clavicembalo

Tutti i tipi di clavicembalo hanno un funzionamento simile:

  • La linguetta è una semplice leva che ruota intorno ad un asse orizzontale costituito da una spina che passa attraverso un foro. Nella linguetta è incastrato un plettro, anticamente ricavato dal calamo di una penna (usualmente di corvo) e oggi generalmente realizzato in materiale plastico (Delrin); ogni plettro è sagomato con la punta di un coltello in modo da regolarne la larghezza e l'elasticità in funzione del diametro della corda che deve pizzicare, e del timbro che si vuole ottenere.
  • Il salterello è un listello di legno con una feritoia rettangolare in cui è imperniata la linguetta. Quest'ultima è tenuta in posizione verticale da una molla, in modo che il plettro fuoriesca orizzontalmente da una delle facce del salterello.
  • Ogni salterello appoggia sull'estremità del tasto corrispondente (quest'ultimo è una leva con fulcro centrale) e scorre entro due fori allineati verticalmente, praticati in due liste di legno (registri) poste una sull'altra perpendicolarmente ai tasti. La lunghezza del saltarello è regolata in modo che il plettro, a riposo, si trovi appena al di sotto della corda che deve pizzicare. Abbassando il tasto, il saltarello si solleva e il plettro pizzica la corda; la corsa del saltarello è limitata da una barra posta orizzontalmente sopra la fila dei saltarelli, inferiormente guarnita di feltro, che può essere rimossa per la manutenzione dei salterelli.
  • Quando il tasto si abbassa, il salterello ricade verso il basso per il proprio peso e la linguetta ruota all'indietro permettendo al plettro di superare la corda senza più pizzicarla.
  • In cima al salterello è posto uno smorzatore in feltro, che si appoggia sulla corda quando il saltarello è in posizione di riposo, smorzando la vibrazione quando il tasto viene rilasciato (e impedendo che la corda entri in vibrazione per risonanza quando il tasto non è premuto).
  • Nella maggior parte dei clavicembali, per ogni tasto vi sono due corde e due salterelli: per una delle due file di salterelli il registro superiore può scorrere, permettendo di allontanare i plettri dalle corde. Questo consente di escludere una delle file di corde, variando timbro e volume sonoro dello strumento, similmente all'uso dei registri dell'organo.
  • Le differenze timbriche fra i diversi clavicembali sono legate:
    • al materiale delle corde (ottone giallo, ottone rosso o acciaio), alla loro lunghezza e al loro diametro, che ne determinano la tensione (la tensione ottimale delle corde è di poco inferiore al carico di rottura): la successione delle lunghezze delle corde determina la forma dello strumento (più tozzo o più affusolato) e l'equilibrio timbrico e di intensità fra le zone bassa, media e acuta dell'estensione dello strumento;
    • alla posizione della fila dei salterelli rispetto alla corda: quando per una stessa tastiera vi sono due file di corde all'unisiono, una di queste risulta avere un timbro più "nasale" semplicemente perché è pizzicata più vicino al ponticello;
    • alla dimensione della cassa e allo spessore della tavola armonica.

[modifica] Tipi di clavicembalo

Nei tempi d'oro del clavicembalo, ogni tipo di strumento aveva esattamente la sua funzione e un nome ben preciso, oggi questa distinzione è andata sparendo, dal momento che non è facile vedere e sentire materialmente molti di questi strumenti, oggi delle vere e proprie rarità.

[modifica] Clavicembalo

Nell'accezione moderna, il termine clavicembalo può indicare sia tutti gli strumenti della famiglia, che - più specificamente - il grande strumento a forma di pianoforte, con un contenitore dalla forma triangolare che ospita sulla sinistra le corde lunghe dei bassi e sulla destra quelle più corte degli alti; caratteristicamente, il profilo è più prolungato di quello di un pianoforte moderno, con una curva più stretta sulla parte obliqua. Un clavicembalo può avere da una a tre corde per ciascuna nota, e in alcuni casi anche di più. Spesso una è da 4 piedi, un'ottava più alta di quella normale da 8 piedi. Le tastiere a singolo manuale sono comuni, specialmente negli strumenti di fattura italiana, mentre in molti altri paesi la tendenza era di produrre strumenti a due manuali.

[modifica] Virginali

Particolare del salterello del clavicembalo

Il virginale è uno strumento dalla forma rettangolare, più piccolo e semplice rispetto al clavicembalo, dotato di una sola corda per ciascuna nota, parallela alla tastiera, lungo il lato più esteso dello strumento. L'origine del termine non è chiaro, ma spesso viene collegata al fatto che lo strumento era suonato di frequente da donne giovani. Si noti che la parola "virginale" nel periodo Elisabettiano era utilizzata per designare qualsiasi tipo di clavicembalo; così i capolavori di William Byrd e dei suoi contemporanei erano spesso suonati su clavicembali di grandi dimensioni, di fattura italiana, e non solamente su quelli che oggi chiamiamo virginali. I virginali possono essere suddivisi in spinetta (il tipo più diffuso, soprattutto in Italia) e muselar o muselaar.

[modifica] Virginale

Generalmente, uno strumento descritto semplicemente come "virginale" è probabilmente una spinetta, anche se bisogna almeno considerare la forma della cassa.

Solitamente quella che viene chiamata "Spinetta" è la spinetta inglese di forma triangolare, mentre il virginale più comune in Italia è il virginale napoletano o veneziano di forma solitamente rettangolare. Non considerando poi alcune differenze strutturali in merito alla stessa meccanica, alla lunghezza dei legni dei tasti (leve) ed altri particolari.

Infine è da ricordare la spinetta di Bartolomeo Cristofori, di forma del tutto particolare: la cassa è rettangolare e presenta ai lati due cuspidi (di richiamo gotico) e molta articolazione nella diffusione del colore dei legni, tipo intarsiature, ma non in madreperla.

[modifica] Muselar (muselaar)

Nel virginale di tipo muselar la cassa è rettangolare e la disposizione della tastiera solitamente è a destra. Inoltre la disposizione delle corde è leggermente obliqua e queste vengono pizzicate al centro della loro lunghezza. Ciò rende il suono più caldo e ricco, ma con alcune importanti limitazioni: l'azione della mano sinistra è al centro della cassa di risonanza, quindi anche i rumori meccanici vengono amplificati, inoltre la resa sonora delle corde più lunghe e dal suono basso è penalizzata. Un commentatore del diciottesimo secolo scrisse che il muselar "grugnisce nei bassi come un maialino". Nonostante tutto i muselar furono popolari, soprattutto nei paesi di lingua fiamminga.

[modifica] Spinetta

Strumento di dimensioni ridotte, chiamato così forse dal nome del costruttore veneziano J. Spinetus. Questo è il tipo più diffuso di virginale e consiste in uno strumento a corde con le corde impostate ad un angolo con la tastiera di circa 30°. In questo strumento le corde sono troppo vicine per avere un attuatore normale: le corde sono gestite a coppia, con gli attuatori che pizzicano l'una o l'altra con un movimento in direzioni opposte.

[modifica] Variazioni e modifiche nei clavicembali

Non è una sorpresa che uno strumento costruito in un certo numero di esemplari nell'arco di oltre tre secoli, presenti delle variazioni e modifiche anche di una certa importanza.

Oltre alla varietà nelle forme e nelle dimensioni, si registrano a che disposizioni o regolazioni differenti nella meccanica e quindi anche nella resa sonora.

Generalmente i primi clavicembali hanno minore estensione, più avanti nel tempo l'estensione aumenta, anche se esistono ovviamente delle eccezioni. Abbiamo così clavicembali con appena quattro ottave, mentre quelli più grandi ne hanno cinque o poco più. Spesso, alle tastiere più corte, veniva adattato il sistema dell'"ottava corta".

[modifica] Curiosità sui clavicembali

[modifica] Il colore dei clavicembali

Tastiera di clavicembalo
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Tastiera di clavicembalo

Si associa facilmente l'idea del clavicembalo a quella di una tastiera dove i tasti diatonici sono neri e quelli cromatici bianchi, cioè colori invertiti rispetto a quelli del pianoforte. Questa pratica di colorazione appartiene soprattutto alla scuola francese e si ritrova anche in molti esemplari della scuola fiamminga rimodernati o riadattati dagli artigiani francesi.

Nelle altre scuole non ci furono regole precise in tal senso e si possono trovare antichi strumenti con i tasti dello stesso colore di tutto lo strumento oppure con tasti fabbricati in legno di colore più o meno chiaro. Occasionalmente sono state usate per la fabbricazione dei tasti anche materie più pregiate come la madreperla.

Quando i tasti cromatici sono bianchi è solo la loro parte superiore che riceve un placcaggio in avorio o in osso; i tasti integralmente in detti materiali sono molto rari. I tasti diatonici sono invece generalmente ornati, nella parte anteriore rivolta allo strumentista, di ricopertura in legno duro finemente cesellato o intarsiato.

[modifica] I clavicembali fuori standard

Negli anni, sulla struttura originaria dello strumento si sono avuti tentativi di modifiche con il risultato di "mostruosità" varie, costruite in un basso numero di esemplari e di cui ne sopravvivono pochissimi esempi se non addirittura nessuno:

  • Geigenwerk (Germania, XVII secolo): detto anche violicembalo, le corde non sono pizzicate ma sfregate da ruote di legno messe in rotazione da un pedale. Come nella ghironda, quando si preme un tasto la corda corrispondente viene avvicinata alla ruota, producendo un effetto analogo agli strumenti ad arco.
  • Lautenwerk (Germania, XVII secolo): clavicembalo con corde di budello, costruito per simulare il suono del liuto. Si ritene che alcuni brani "per liuto" di J.S. Bach siano stati scritti per questo strumento (Bach ne possedeva ben due).
  • Clavicitherium (clavicembalo verticale): la coda dello strumento è posizionata in verticale e i meccanismi di funzionamento orizzontali sono azionati con una serie di rinvii e snodi. Si guadagnava in area occupata sul pavimento, ma necessitavano soffitti molto alti!!
  • Moeder en kind (madre e figlio, Fiandre XVII secolo): Una piccola spinetta inserita all'interno o al di sopra del clavicembalo "madre" per suonare insieme.
  • Spinettone da teatro (Cristofori, Italia, XVIII secolo): clavicembalo con coda modificata per ridurre l'ingombro dello strumento nella fossa dell'orchestra.
  • Doppio virginale (Cristofori, Italia, XVIII secolo): con le corde incrociate
  • Vis a vis (Germania, XVIII secolo): un clavicembalo ed un pianoforte montanti nello stesso mobile con le tastiere contrapposte tra loro.
  • Clavicembalo a pedale
  • Claviorganum contemporaneamente clavicembalo e organo
  • Clavicembalo componibile (Francia, XVIII secolo): smontabile in 3 parti per poter essere più facilmente trasferito.

[modifica] Musica per clavicembalo

La pubblicazione della prima musica scritta specificamente per clavicembalo solo risale intorno alla metà del sedicesimo secolo. Dopo la diffusione del pianoforte, il confronto tra i due strumenti fu inevitabile: al clavicembalo erano quindi attribuiti alcuni vantaggi, ma anche svantaggi. Oltre alle opere per strumento solista, il clavicembalo è molto adatto per l'accompagnamento con lo stile a basso continuo (un ruolo mantenuto nell'opera fino al diciannovesimo secolo).

Durante il XIX secolo il clavicembalo fu pressoché ignorato dai compositori, sostituito dal pianoforte. Tuttavia, nel XX secolo, con il crescente interesse per la musica antica e la ricerca di diverse sonorità, alcuni pezzi sono stati nuovamente scritti per questo strumento. Alcuni concerti furono scritti da Francis Poulenc (il Concert champêtre), Manuel de Falla e, infine, da Henryk Górecki. Bohuslav Martinu ha scritto sia un concerto che una sonata, mentre il Concerto Doppio di Elliott Carter è per clavicembalo, pianoforte e orchestra da camera. György Ligeti ha composto un certo numero di opere per lo strumento solo (tra cui Continuum). Tra i compositori italiani, Goffredo Petrassi ha scritto diverse composizioni per clavicembalo, tra le altre la Sonata da Camera, per clavicembalo e 10 strumenti, e la Serenata, per 5 strumenti. Da ricordare anche Doubles (1961) e Portrait per clavicembalo e orchestra (1977) di Franco Donatoni. Più di recente, il clavicembalista Hendrik Bouman ha composto in stile barocco 32 assoli, 1 Concerto per clavicembalo e 2 composizioni di musica da camera con clavicembalo obbligato.

[modifica] Clavicembalisti

I musicisti che suonano lo strumento sono chiamati clavicembalisti. L'arte di suonare il clavicembalo moderno può essere divisa in tre ere, iniziando dalla grande artista Wanda Landowska (1879-1959), autrice della riscoperta dello strumento. La Landowska utilizzava un clavicembalo costruito da Pleyel, del tipo somigliante ad un pianoforte, come indicato più in alto. Strumenti come questo, anche se adesso considerati non appropriati per la musica più antica, hanno una certa importanza per la musica che è stata composta appositamente per quel tipo di clavicembalo.

La generazione successiva di clavicembalisti era rappresentata dei pionieri della riproduzione su strumenti realizzati secondo lo spirito di avere le prestazioni moderne con strumenti costruiti secondo i dettami della rappresentazione storica dei periodi precedenti, in seguito alle ricostruzioni scientifiche di costruttori come Frank Hubbard e William Dowd. Questa generazione di esecutori comprende artisti come Ralph Kirkpatrick, Igor Kipnis, e Gustav Leonhardt. Più di recente alcuni altri illustri clavicembalisti sono sulla scena, tra loro Kenneth Gilbert, Christopher Hogwood, Ton Koopman, Hendrik Bouman e Patrick Frye III

[modifica] Voci correlate

[modifica] Compositori di musica barocca per clavicembalo solo

[modifica] Strumenti musicali correlati:

[modifica] Altri argomenti correlati

  • Rappresentazione storica

[modifica] Approfondimenti bibliografici

  • Frank Hubbard, Three Centuries of Harpsichord Making (1967, Cambridge, MA: Harvard University Press; ISBN 0674888456) è uno studio autorevole sulla costruzione dei primi clavicembali e sulla loro evoluzione nel tempo e nelle diverse tradizioni nazionali.
  • Alda Bellasich, Emilia Fadini, Sigfrido Leschiutta, Ferdinando Granziera, Il clavicembalo (2005, Manuali EDT; ISBN 8870637794)

[modifica] Collegamenti esterni

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