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Storia della Sardegna preistorica - Wikipedia

Storia della Sardegna preistorica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bandiera della Sardegna

Questa voce fa parte della serie
Storia della Sardegna

Voci principali
Categoria: Regione Sardegna
Vari ricercatori hanno dimostrato che circa 18.000 anni fa il livello dei mari era 110 metri più basso. La Sardegna e la Corsica per lunghissimo tempo furono una unica isola.
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Vari ricercatori hanno dimostrato che circa 18.000 anni fa il livello dei mari era 110 metri più basso. La Sardegna e la Corsica per lunghissimo tempo furono una unica isola.

Circa 20 milioni di anni fa la Sardegna non esisteva così come la vediamo oggi ma, insieme alla Corsica, era ancorata al blocco continentale europeo. La zolla sardo-corsa poi migrò progressivamente fino alla collocazione attuale.

La forma che ha oggi l'Isola invece è geologicamente giovanissima essendosi formata circa 18.000 anni fa ed è considerata una terra molto stabile, si ritiene infatti che non sia più a rischio sismico. Sulle montagne del suo territorio si possono notare i segni dell'antica ed incessante erosione e sulle coste sono evidenti il continuo variare del livello dei mari che 18.000 anni fa era 110 metri più basso di quello attuale: la Sardegna e la Corsica per lunghissimo tempo furono una unica isola.

Indice

[modifica] La Preistoria

I più antichi fossili umani sono del periodo Pleistocenico. In essi gli antropologi riconoscono i resti dei Protoantropi. Appartengono a questo gruppo il Sinantropo e l’ uomo di Heidelberg. Al pleistocene medio fanno parte i resti dei Paleoantropi a cui appartiene l’ Uomo di Neanderthal. Altri paleoantropi sono stati trovati a Giava, in Palestina, nella Rhodesia. I resti di questi uomini vengono fatti risalire a 130.000 anni fa in una fase interglaciale. Resti di paleoantropi trovati al Monte Circeo risalirebbero a 70.000 anni fa. Nell’ultimo Pleistocene, scomparsi i paleoantropi, comparve l’Homo Sapiens che si diffuse in tutto il mondo differenziandosi notevolmente secondo l’ambiente di residenza. Generalmente la preistoria viene divisa in due parti: Paleolitico e Neolitico. Il Paleolitico avvenne interamente nel Pleistocene, mentre il Neolitico si verificò nell’ Olocene. Il clima, divenuto temperato, permise la coltivazione di molti prodotti ed il passaggio da una civiltà di cacciatori e pastori ad una di contadini, non più transumante ma stanziale.

[modifica] Il Paleolitico

Presumibili flussi migratori verso la Sardegna intorno al 6000 a.C
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Presumibili flussi migratori verso la Sardegna intorno al 6000 a.C

Le prime testimonianze della presenza dell’uomo in Sardegna risalgono al Paleolitico, un lunghissimo periodo compreso tra i 450.000 e i 10.000 anni fa. Gli elementi di cultura materiale, rinvenuti nel sassarese e nel nuorese, consistono quasi essenzialmente in strumenti ed arnesi di pietra in selce o calcare, utili alla sopravvivenza dell’uomo. Le varie forme di civiltà e di cultura arrivarono sull'Isola in ritardo sia per la lontananza dalla terraferma, sia perché la Sardegna fu scoperta quasi per caso dai popoli navigatori. Resti di gruppi umani risalenti ad 11.000 anni a. C. ed ossa di un grande cervo, il Megaceros, ora estinto, sono stati trovati nella grotta di Corbeddu a Oliena. Pietre lavorate con la tecnica clactoniana sono state trovate nel basso corso del Rio Altana, tra Laerru e Perfugas. Gruppi umani risalenti a circa il 7000 a. C. nella grotta di Corbeddu, si cibarono del Prolagus sardus che sapevano cuocere sul fuoco. Ad Alghero nella grotta Verde, vicino a Porto Conte, sono state trovate grandi quantità di conchiglie di molluschi marini risalenti a 6000 anni a. C.

[modifica] Il Mesolitico

Per un lungo periodo della storia, in Sardegna il bene più prezioso fu l'ossidiana, una roccia vitrea, nera e lucente di origine vulcanica, di cui l'Isola era ricchissima: veniva esportata dalla Sardegna in tutta l'Europa mediterranea.
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Per un lungo periodo della storia, in Sardegna il bene più prezioso fu l'ossidiana, una roccia vitrea, nera e lucente di origine vulcanica, di cui l'Isola era ricchissima: veniva esportata dalla Sardegna in tutta l'Europa mediterranea.

Per un lungo periodo della storia della Sardegna il bene più prezioso fu l'ossidiana, una roccia vitrea, nera e lucente di origine vulcanica. Con l'ossidiana si costruivano coltelli taglienti, punte di frecce e di lancia. Nel Mar Mediterraneo centro-occidentale si trova solamente a Pantelleria, Lipari, Palmarola ed in Sardegna. Veniva estratta sin dal VI millennio a.C. dalle cave del Monte Arci, nell' oristanese, ed esportata grezza o lavorata soprattutto in Corsica, Liguria e Francia.

Del periodo del Mesolitico, che va dai 10.000 ai 6.000 a.C., non ci sono che scarsi ritrovamenti ma principalmente sono dei caratteristici microliti: lame e punte di frecce e armi simili, tutte però in ossidiana.

[modifica] Il Neolitico e le differenti Culture

Il periodo che ha tramandato un gran numero di materiali è invece quello che va dal Neolitico (6.000-2.900 a.C.), attraverso l’Età del Rame (2.900-1.800 a.C.), sino alla metà dell’Età del Bronzo (1.800-1.300 a.C.). Sono stati ritrovati, risalenti a questo periodo, oltre a strumenti in pietra di selce e di ossidiana, anche vasi in terracotta, sia di forme semplici e ridotte che di forme ampie ed elaborate molto diverse tra loro per uso e funzioni. Dai vasi di scarsa fattura, si passa a quelli più raffinati e torniti, da quelli senza decorazione a quelli con decorazioni ad impressione, attraverso l’utilizzo della valva di un mollusco oppure con bacchette di osso o legno, sino ad arrivare alle decorazioni dipinte sull’intera superficie consistenti in motivi geometrici o rappresentazioni dell’uomo e degli animali. I diversi tipi, forme e stili delle ceramiche hanno contraddistinto i differenti ambiti culturali che prendono il nome dalle località di rinvenimento. In ordine cronologico, ecco le varie culture:

[modifica] Cultura di Filiestru (4760-3950 a.C.)

Quartucciu, Tomba dei Giganti  Sa Domo e' s'Orku
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Quartucciu, Tomba dei Giganti Sa Domo e' s'Orku

Fu inventata l’agricoltura e l’allevamento stanziale del bestiame. 13 località vicino al mare ci hanno lasciato tracce di questa cultura che sfruttò i giacimenti di ossidiana di Monte Arci. I vasi erano incisi e impressi e provenivano da Filiestru di Mara (SS), da Thiesi, Alghero e Sirri. Le figure umane sono a T con la gamba corta e le braccia lunghe. Come tombe si usano corridoi naturali delle rocce del posto e vengono ornate con vasi e collane.

[modifica] Cultura Bonuighinu (3730-2900 a.C.)

Sempre vicino a Mara. Si pratica l’agricoltura e si preferisce abitare vicino al mare, ma non si disprezzano i territori interni. Abitarono nei centri della cultura precedente, ma si diffusero nella pianura d’ Oristano, non lontano dai giacimenti d’ossidiana e dai porti dell’Oristanese. Le case erano interrate, con armatura di pali e copertura d’erbe palustri. I morti erano sepolti in tombe a fossa e in grotticelle artificiali di forma ovale, con soffitto a forno. Il corredo funerario è costituito da materiale litico, ceramico ed osseo. Sono state trovate numerose statuette di figura femminile adiposa. Ad Oliena i morti furono gettati in una grotta rifugio assieme al corredo funerario.

[modifica] Cultura Ozieri (3300-2480 a.C.)

Si conoscono 200 centri abitati di questa cultura, diffusi in tutta la Sardegna. Il centro più vicino a noi si trova a Puisteris di Mogoro con 267 capanne erette su pali infissi nel terreno e coperte di travi e frasche. I pavimenti sono fatti con lastre di calcare, acciottolato di basalto o argilla battuta. Alcuni elementi trovati in posizione più elevata hanno fatto pensare ad un tempio, perché vi si sono trovati molti idoli di pietra e di ceramica della Dea madre e della Dea degli occhi. Sempre a Mogoro in località Serranebis si trova una grotta naturale adibita a tomba. Sul posto sono stati trovati numerosissimi oggetti d’ossidiana, selce, basalto, terracotta.

Filitosa - Corsica - I Menhirs inizialmente furono privi di incisioni. Furono poi scolpiti  in modo da avere sembianze umane. Sono una delle espressioni di quella civiltà megalitica che i nuragici soppiantarono. Importanti resti si possono ammirare in Gallura) e nella Corsica meridionale, ma tutta l'Isola ne è disseminata
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Filitosa - Corsica - I Menhirs inizialmente furono privi di incisioni. Furono poi scolpiti in modo da avere sembianze umane. Sono una delle espressioni di quella civiltà megalitica che i nuragici soppiantarono. Importanti resti si possono ammirare in Gallura) e nella Corsica meridionale, ma tutta l'Isola ne è disseminata

A questo periodo si fanno risalire tracce d’insediamento in località is Corratzus de Nixia, tracce di focolari e ripari sotto roccia in Su Corongiu Obinu e tracce di tombe nel camminamento lavico di Monti, in sa Grutta de sa Romana e in su Sobariu de is Piccionis.

Le tombe sono di vario tipo: ad ipogeo, a grotta artificiale, a pianta pluricellulare. Il posto più famoso è Sant’Andrea Priu di Bonorva, dove la tomba del capo contiene ben 18 camere. La riproduzione di particolari delle case d’abitazione ci ricorda le tombe etrusche ben più recenti. Ad Anghelu Ruju d’Alghero si notano porte finte e protomi taurine dipinte sugli architravi delle tombe. Si costruiscono tombe megalitiche: dolmen semplici, a corridoio e a corridoio allungato; circoli nell’area gallurese; circoli e Menhir si ripetono a Goni. Anche la Ziqqurat di Monte d’Accoddi è da considerare tomba e tomba tempio. Caratteristica della cultura Ozieri è la figura astratta del Dio Toro e di un idolo femminile con corpo fusiforme a otto canonico con braccia ripiegate sul petto.

La donna è rappresentata nella danza con gonnellino scampanato in occasione di riti collettivi comunitari. Scheletri di persone del periodo sono stati trovati solo nella Sardegna meridionale. Si notano casi di dolicocefalia e di mesocefalia. I maschi hanno un cranio di 1400 cc, le femmine di 1300 cc. La statura media è di m. 1,58, le malattie più diffuse sono la piorrea, la carie e l’osteoporosi.

[modifica] Età del Rame(2480-1740 a.C.)

Arzachena, Tomba dei Giganti Coddu Vecchju.
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Arzachena, Tomba dei Giganti Coddu Vecchju.

In questo periodo, inoltre, ci sono le prime attestazioni di un’architettura che si è evoluta: dal primo ricovero di un riparo sotto roccia, sino ai primi villaggi di capanne. Ma gli aspetti architettonici più significativi, riguardano l’architettura sacra e quella funeraria. I monumenti più originali sono senza dubbio le domus de janas, grotte artificiali scavate nella roccia e decorate, che svolgevano la funzione di tombe e che la credenza popolare considerava come case delle fate (janas).

Altri monumenti propri di questo periodo sono le tombe a circolo (nelle quali i morti erano sistemati all’interno di circoli concentrici di pietre), i menhir (pietre di forma oblunga infisse nel suolo che rappresentano il simulacro della divinità maschile), i dolmen (una lastra di pietra sorretta da due o più pietre infisse al suolo, con funzione funeraria o di culto) e i betili (pietre oblunghe infisse nel suolo). Inizialmente i menhir erano piccoli monoliti, di forma vagamente fallica, associati sicuramente a tombe. Pian piano sono poi aumentati in altezza raggiungendo anche i quattro metri. Inizialmente furono privi di incisioni, ma furono poi, in alcune località, decorati con veri e propri corredi di armi scolpiti (simili alle stele daune pugliesi).

[modifica] Cultura Abealzu-Filigosa

Lotzorai, Domus de Janas
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Lotzorai, Domus de Janas

La prima località è presso Osilo, la seconda presso Macomer. Breve e limitata all’area sassarese e a poche altre zone del centro sud della Sardegna. Le popolazioni costruirono villaggi per il controllo del territorio e i protonuraghi. Le tombe sono ricavate in caverne, ripari sotto roccia, tombe a corridoio, ciste, grotte artificiali. Si continua ad usare l’ossidiana, ma appaiono i primi oggetti di fusione del rame e del piombo galena, soprattutto pugnali come nelle statue menhir di Laconi e Nurallao. Sono divinizzati gli antenati guerrieri. Gli scheletri trovati a Filigosa presentano scalfitture profonde dovute a scarnificazione prima della sepoltura definitiva. Si passa dal valore tipico della donna all’uomo. Alla religione materna subentra il culto del padre eroe.

[modifica] Cultura Monte Claro

Dorgali, Interno di una Tomba dei Giganti
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Dorgali, Interno di una Tomba dei Giganti

Diffusa in tutta la Sardegna, si concentra nei territori a chiara vocazione agricola, pastorale e mineraria. I montanari abitano ancora nelle caverne, ma gli altri abitano in villaggi all’aperto, anche nella Marmilla dove a Corti Beccia (Sanluri), si contano 40 capanne, alcuni silos ed una stalla. Colpisce la difesa con muri e fortificazioni che anticipano quelle dell’età del bronzo. Le tombe sono di vario tipo. Spesso si ricorre ad una camera centrale con altre disposte a trifoglio. Le camere sono sotterranee, fate con un muro a secco e fornite di loculi, oppure delimitate e coperte con lastroni. Quest’ultimo è il metodo seguito nella tomba di Su Quaddu de Nixias, ottenendo una costruzione che si chiama olla o cista. Gli oggetti di materiale deperibile non ci sono pervenuti.

La metallurgia ci ha lasciato reperti notevoli: un crogiolo manicato, pugnali e punteruoli di rame, grappette di piombo per aggiustare i vasi di terracotta. Le ceramiche permettono di riconoscere lo status sociale dei proprietari. Le decorazioni sono ottenute per impressione, incisione, ritaglio e brunitura.

La religione è basata su concezioni astratte, mancano le rappresentazioni antropologiche.

[modifica] Cultura del vaso campaniforme

È una cultura di apporto esterno le cui popolazioni vissero mischiate con popoli di altre culture. Sono identificabili per le manifatture vascolari e per i braccioli di pietra levigata che indossavano per attutire il rinculo dell’arco. Usano pugnali di rame, bracciali ed anelli.

[modifica] L'Età del Bronzo e gli Shardana

Per approfondire, vedi le voci Popoli del mare e Civiltà nuragica.
Nuradeo, Nuraghe
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Nuradeo, Nuraghe

Fu il periodo in cui nel Mediterraneo ci fu un vasto movimento guerresco. La Sardegna e la Corsica furono invase dalle popolazioni di navigatori guerrieri provenienti da oriente: i Popoli del mare e tra essi i mitici Shardana, popolo misterioso, ma già ben conosciuto dagli antichi Egizi che li rappresentarono nei grandi bassorilievi del tempio di Medinet Habu (XII secolo a.C.). Si scontrarono con le popolazioni neolitiche autoctone e dettero vita ad una una fusione di culture che segnerà indelebilmente, per sempre, le due isole gemelle del Mediterraneo occidentale: la potente civiltà nuragica. Con loro si sviluppò l’architettura del Nuraghe (da alcuni chiamata anche Torreana). Questo confronto non fu comunque pacifico e le popolazioni megalitiche cercarono di resistere agli invasori, ma invano. I loro insediamenti furono distrutti e i loro menhirs furono utilizzati dai Nuragici come materiale edilizio per la costruzione delle torri e per i loro momumenti di culto circolari, con cella centrale coperta a volta.

[modifica] Cultura Bonnanaro (1800-1500 a.C.)

Mores, dolmen Sa Coveccada
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Mores, dolmen Sa Coveccada

In tutto il Mediterraneo i popoli distinsero, al loro interno, gruppi che si differenziavano per status. Le élites espressero il capo. L’accumulo di materiale fusorio denota corrispondenza con determinate quantità d’altri prodotti (valore premonetario). Gli pseudonuraghi e i protonuraghi sono poco numerosi rispetto al totale delle costruzioni. I primi sono costituiti da una base con corridoio e un vano scala per accedere al terrazzo. Qui sono costruite una o più capanne con base di pietra e copertura con travi e frasche come quello di Bruncu Madugui di Gesturi. I protonuraghi hanno, a livello del suolo, una camera con due cellette laterali, o più camere con falsa volta (a tholos tronca), su cui si stende un solaio di lastroni di pietra. Sopra si costruiscono capanne di pietra con copertura di travi e frasche.

L’architettura sepolcrale trasforma le Olle e i Corridoi in tombe dei giganti con stele centinata e ampia esedra come in Su Quaddu de Nixias. La camera è scavata sulla nuda terra, la zona sepolcrale è delimitata da ortostati, manca il rivestimento di pietra. Vicino al vero ingresso si trovano due porticine finte, una per lato. I vasi trovati a Su Quaddu sono decorati con scanalature e punteggiati a pettine, ricordano le stoviglie di Monteclaro. In molte tombe alla tripartizione della stele corrisponde un uguale ripartizione dell’interno della tomba, testimoniando l’esistenza d’un credo trinitario, confermato dai betili disposti a fianco della tomba in terna semplice o multipla. Diminuiscono gli oggetti d’osso e di pietra e si privilegiano quelli di metallo. I vasi sono lisci e di gusto sobrio e lineare.

200 scheletri del periodo ci dicono che 87% erano dolicocefali e brachicefali per il restante 13%, l’altezza media di cm 157. Si riscontrano carie, iperostosi, osteoporosi, anemie, artrosi, artriti e tumori. In campo chirurgico si hanno trapanazioni del cranio ripetute fino a tre volte.

[modifica] Cultura Sub-Bonnanaro (1500-1300 a. C.)

Olbia - Su monte 'e s'Abe -
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Olbia - Su monte 'e s'Abe -

Si cura l’organizzazione del territorio, la costruzione di migliaia di nuraghi monotorre, centinaia di tombe megalitiche, numerosi villaggi. Le popolazioni si diffusero in tutta l’Isola, costruirono nuovi insediamenti, ma non abbandonarono i vecchi. La vita di agricoltori e pastori è testimoniata dagli strumenti litici e ceramici pervenutici.

A questo periodo appartiene il maggior numero di nuraghi monotorre. La maggiore o minore antichità delle costruzioni si vede dall’inclinazione dei muri. I nuraghi più antichi hanno un’inclinazione dei muri simile a quella di Nuraxi di Barumini, sono di età media quelli che hanno un’inclinazione simile al Nuraghe Santu Antine di Torralba, di età più recente quelli la cui inclinazione dei muri è simile a quella del Nuraghe Losa di Abbasanta. Assumono grande importanza le terrazze dei nuraghi per l’osservazione e per la difesa in caso di assedio.

La cultura sub-Bonnannaro inventò la tomba dei giganti costruita con tecnica nuragica e senza stele come quella di Siddi chiamata Sa Domu de s’Orku.

[modifica] Bronzo Recente (1300-1100 a.C) e Bronzo Finale (1100-900 a. C.)

Per approfondire, vedi la voce Nuraghe.

Caratteristica dei due periodi è l’aggiunta di più torri ad una più antica o addossandole o collegandole con cortine murarie. I nuraghi divennero complessi, plurilobati e possono essere protetti e difesi da sistemi di torri più piccole. L’assetto urbanistico era fondato sul villaggio, quello economico sul ruralismo (agricoltura e pastorizia).

Sorsero in questo periodo i pozzi sacri per il culto delle acque, assieme ai templi a megaron di derivazione micenea.

Ceramica, manufatti di ambra e pasta vitrea e metallurgia erano gli aspetti materiali della cultura dell’epoca. La metallurgia produsse lingotti di rame a pelle di bue ritrovati in Spagna e in Francia. Tutto fa pensare ad una Sardegna inserita nei commerci del Mediterraneo.

[modifica] Età del Ferro (900-VI sec. a. C.)

Nuraghe Losa
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Nuraghe Losa

Emerge l’istituto signorile di tipo cantonale.

La tradizione ci ha consegnato il nome di diversi popoli (Balari, Corsi, Iliensi, Iolaei). Forse abitanti in cantoni, governati da principi espressi dai nobili. Non esiste l‘idea di federazione, ma la frammentazione politica prelude al formarsi di super cantoni. Esiste una fragile idea d’unità di stirpe, d’identità morale e spirituale. L’idea di nazione si aveva in occasione di feste e celebrazioni presso i santuari. In tali occasioni si tenevano assemblee intercantonali o si stringevano alleanze in caso d’emergenza. Importantissimo in proposito il santuario di Santa Vittoria di Serri. Le strutture sono organizzate in modo da far convivere la festa religiosa e quella civile, il mercato con l’assemblea politica. Vi è il tempio a pozzo con atrio, fossa per i sacrifici, luogo per esporre gli ex voto, scala con soffitto gradonato e camera d’acqua con falsa cupola. Non mancano le protomi taurine sul prospetto e, intorno, betili, cippi e altro. Vi è pure un sacello rettangolare con sagrestia per i donari (offerte per gli dei). I giochi e gli affari si svolgevano in una vasta corte ellittica con porticati e vani rotondi per il soggiorno dei festaioli e con i posti riservati ai rivenditori di merci ai pastori e ai contadini. Vicino c’è un ambiente circolare e ci sono alcune capanne. Il primo serve per le assemblee, nelle seconde abitavano gli addetti alla custodia e alla manutenzione dei luoghi e gli amministratori dei beni del tempio. Lo stesso si verificò a Santa Cristina di Paulilatino. A Barumini dopo la distruzione del nuraghe, le case del villaggio furono costruite in modo più razionale. A Genna Maria, in modo più articolato si ripete la stessa struttura edilizia.

Le tombe da collettive diventano individuali, spesso sormontate da statue di nobili. I pozzi sacri subiscono qualche trasformazione. Il culto in grotta continua a Is Caombus a Morgongiori e in Su Benatzu a Santadi. Le capanne note come sala del Consiglio sono associate a grandi depositi di oggetti di bronzo e lingotti di piombo recanti tacche e marchi, forse indicanti il valore temporale. Si pensa che fossero la riserva della comunità o il tesoro del tempio.

La metallurgia realizza tutto il ciclo di lavorazione sul posto, anche del ferro. L’artigianato fabbrica oggetti d’uso militare, attrezzi agricoli, artigianali e casalinghi. I monili sono imitazione di modelli etruschi, europei e ciprioti. I vasi di quest’epoca sono di bronzo laminato, così pure gli askoi e i cofanetti con rotelle. Ci sono statuette di vita quotidiana in cui si distingue uno stile di Uta e uno Mediterraneo. Aulico il primo, popolaresco il secondo. Risalgono a questo periodo le madri con figlio in grembo, due di Serri e una di Urzulei. Quest’ultima è nota come madre dell’ucciso. È l’età dei bronzetti più noti.

La statuaria in pietra è testimoniata da 20 statue di marna gessosa a Monte Prama di Cabras. La ceramica sviluppa una grafia geometrica nelle lampade, nei vasi piriformi (esclusivi della Sardegna), negli askoi. Forme importate e locali sono state trovate a Barumini, Santu Antine, Cuccuru Nuraxi, Santa Anastasia, Villanovaforru, Furti e Suelli.

I commerci si svolgono con gli Etruschi, i Greci ed i Fenici. Tra il IX ed il VI secolo si collabora in amicizia con gli Etruschi, lo testimoniano vasi e bronzetti ritrovati in tombe etrusche.

La navigazione è importante se sono state trovate ben 70 navicelle di bronzo e se i Sardi parteciparono alle battaglie navali tra Etruschi e Cartaginesi (la grande battaglia del Mare Sardo).

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