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Stele di Rosetta - Wikipedia

Stele di Rosetta

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Stele di Rosetta
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La Stele di Rosetta

La Stele di Rosetta è una pietra in granito scuro (spesso identificato erroneamente come basalto) di 114 x 72 cm. che riporta un'iscrizione con tre differenti grafie: geroglifico, egiziano demotico e greco (dall'alto in basso). Poiché il greco era conosciuto, la stele offriva una chiave decisiva per poter procedere alla comprensione dei geroglifici, e ciò avvenne nel 1822 ad opera di Jean-François Champollion, mentre già Thomas Young aveva fatto i primi decisivi passi nella decifrazione.

Indice

[modifica] Contenuto del testo

Lo stesso decreto tolemaico è riportato in tre lingue nella stele. Si tratta di un decreto emesso in onore del faraone Tolomeo V Epifane (196 a.C.) in occasione del primo anniversario della sua incoronazione. Il testo riporta tutti i benefici resi al paese dal re, le tasse da egli abrogate, e la conseguente decisione del clero di erigere in tutti i templi del paese una statua in suo onore, e statue d'oro da collocare accanto a quelle degli dei, e di indire festeggiamenti in onore del re. Stabilisce inoltre che il decreto sia pubblicato nella scrittura delle parole degli déi (geroglifici), nella scrittura del popolo (demotico) e in greco. La parte greca inizia così: Basileuontos tou neou kai paralabontos tén basileian para tou patros... (Il nuovo re, avendo ricevuto la monarchia da suo padre...);
Champollion intuì che il cartiglio (parte di testo circondata ed evidenziata da una linea) nel testo geroglifico conteneva il nome del faraone, ed era riportato allo stesso modo nel testo greco sottostante.

[modifica] Uso come metafora

Stele di Rosetta può essere usato anche come metafora per indicare qualsiasi cosa rappresenti una chiave per un processo di decriptazione, traduzione o per un problema particolarmente difficile.

[modifica] Storia della Stele

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Napoleone Bonaparte aveva organizzato una spedizione in Egitto per colpire il predominio britannico nel Mediterraneo e aprirsi la strada verso le Indie, desideroso di paragonarsi per fama e successi ad Alessandro Magno. Partì da Tolone il 17 maggio del 1798 al comando di una flotta di 328 navi e 38000 uomini alla volta di Malta e, successivamente, dell'Egitto. Riuscì nel suo intento all'inizio, finché non riportò una cocente sconfitta navale ad Abukir da parte dell'ammiraglio inglese Nelson, che distrusse la flotta francese e segnò il principio del declino della spedizione. Egli aveva portato con sé ben 175 scienziati per poter aprire alla Francia la conoscenza della storia mediorientale, e casse contenenti strumenti di misurazione e tutti i libri disponibili a quel tempo sulla storia dell'antico Egitto.

In questo contesto il capitano francese Pierre-François Bouchard (1772-1832) trovò la Stele nella città portuale di Rosetta (l'odierna Rashid) nel delta del Nilo il 15 luglio del 1799. Bouchard trovò una pietra nera mentre seguiva la costruzione di Fort de Rachid, detto già allora Fort Julien, 7 km e mezzo a nord-ovest della città di Rosetta. In realtà Bouchard era l'ufficiale che dirigeva le opere di fortificazione, non trovò lui la stele e neanche Dhautpoul, capo delle truppe del genio a lui sottoposto. Fu un soldato, di cui non sappiamo il nome, a rinvenirla durante i lavori. Bouchard capì l'importanza della pietra e la mostrò al generale Abdallah Jacques de Menou, che decise di portarla all'Istituto, dove giunse nell'Agosto dello stesso anno. Nel 1801 i Francesi dovettero arrendersi. Nacque una disputa sui risultati degli scienziati, i Francesi volevano tenerli, mentre gli Inglesi li considerarono il loro bottino, nel nome di re Giorgio III. Lo scienziato francese Etienne Geoffroy Saint-Hilaire scrisse al diplomatico inglese William Richard Hamilton minacciando di bruciare tutte le loro scoperte, riferendosi come paragone alla perduta Biblioteca di Alessandria. Gli Inglesi si arresero e chiesero l'abbandono dei monumenti ritrovati. I Francesi cercarono di occultare la Stele in una nave nonostante gli accordi, ma fallirono. Fu concesso loro di tenere le riproduzioni che avevano fatto prima di imbarcarsi ad Alessandria.

Al ritorno in Inghilterra fu presentata al British Museum, dove viene custodita dal 1802. Alcune iscrizioni dipinte in bianco mostrano la registrazione dell'acquisizione sul lato sinistro: 'Catturata in Egitto dall'Esercito Inglese nel 1801' e su quello destro: 'Presentata da re Giorgio III'. La Stele è stata ripulita dal British Museum nel 1988, e queste testimonianze storiche non furono rimosse. Una piccola area dell'angolo in basso a sinistra è stata lasciata com'era per eventuali intenti comparativi.

Nel luglio del 2003 gli egiziani hanno chiesto la restituzione della Stele di Rosetta. Il Dott. Zahi Hawass, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità del Cairo ha dichiarato alla stampa: Se gli Inglesi vogliono essere ricordati, se vogliono ripristinare la loro reputazione, dovrebbero restituire volontariamente la Stele perché è l'icona della nostra identità egiziana.

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