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Canzone napoletana - Wikipedia

Canzone napoletana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Con il termine canzone napoletana si identifica la musica popolare originaria di Napoli.

Questo genere musicale gode del suo periodo di massimo splendore fra la seconda metà dell'ottocento e la prima metà del novecento, periodo in cui i maggiori musicisti e poeti locali si cimentano nella composizione di numerose canzoni. Un esempio di tale tendenza è quello di Gabriele d'Annunzio che scrive i versi di 'A Vucchella (*).

(*) Si narra che il d'Annunzio abbia scritto la canzone dopo un'accesa discussione con Ferdinando Russo che scommetteva sull'incapaciatà del poeta pescarese di scrivere in lingua napoletana

La data d'inizio dell'epoca d'oro della canzone napoletana è fissata al 1835, quando a Napoli dilaga la melodia di Te voglio bbene assaje scritta da Raffaele Sacco e la cui musica è attribuita a Gaetano Donizetti. Le celebrazioni della festa di Piedigrotta sono l'occasione ideale per l'esibizione dei nuovi pezzi, che vedono tra gli autori personalità quali Salvatore di Giacomo, Libero Bovio, E.A. Mario, Ernesto Murolo.

In pieno novecento la canzone sopravvive grazie al ruolo primario del Festival di Napoli, che tra querelle e scandali riesce a imporre la sua canzone in tutta Italia prima ancora che si affermasse il Festival di Sanremo.
La parabola storica della canzone napoletana termina nella seconda metà degli anni '60, quando il Festival entra in crisi (si conclude nel 1970) e la canzone perde ogni legame col suo retaggio classico. La fama di questo genere rimane immutata nonostante il passare del tempo, e tutti i cantanti affermati inseriscono regolarmente alcuni tra i pezzi più famosi nel loro repertorio seguendo le orme di Enrico Caruso e Beniamino Gigli.

Indice

[modifica] Strumenti

Gli strumenti classici della canzone napoletana sono:

A questi si aggiungono tamburi (Tamorre) e tamburelli, caccavella o putipù, nacchere ed altri strumenti di fattura spesso artigianale.

[modifica] Storia

Escludendo villanelle e canti popolari precedenti al 1800 e che ancora non avevano la struttura melodica e lirica tipica della Canzone Napoletana propriamente detta, molte fonti collocano la nascita della canzone napoletana universalmente conosciuta al 1839 e al brano Te voglio bene assaje. Il testo fu scritto da Raffaele Sacco e musicato da Francesco Campanella. La canzone fu presentata il 7 settembre 1839 alla Festa di Piedigrotta.

[modifica] La macchietta

Altro genere di canzone napoletana molto popolare fu la "macchietta", termine derivato dal modo di descrivere personaggi e situazioni come in uno schizzo abbozzato in modo caricaturale. fra gli autori ed interpreti di questo genere vanno ricordati Nicola Maldacea e Nino Taranto.

[modifica] Il secondo dopoguerra

La Seconda Guerra Mondiale segnò profondamente la città di Napoli ed anche la canzone non poté sfuggire alla tragicità degli eventi, Munasterio 'e Santa Chiara è la testimonianza più struggente di quel momento ma, come sempre, Napoli riesce anche a sorridere nei momenti più bui, "Tammurriata Nera" fu l'esempio di come l'umorismo partenopeo fosse sempre pronto ad emergere, anche di fronte a fatti tragici.

[modifica] Gli anni sessanta

È il periodo d'oro del Festival della Canzone Napoletana, ma è anche l'epoca di fenomeni innovativi: Peppino di Capri opera una "fusion" fra melodia napoletana e ritmi di altre culture musicali imponendosi all'attenzione di critici e pubblico; Renato Carosone mette a disposizione le sue esperienze di pianista classico e di jazzista, le fonde con ritmi africani e americani e crea una forma di macchietta, ballabile e adeguata ai tempi.

[modifica] Gli anni settanta

Tramontato il Festival, la canzone napoletana si adegua alle esigenze del tempo, vengono ripresi ed attualizzati i temi della sceneggiata, Mario Merola, pur rimanendo legato alla canzone tradizionale, è il principale interprete di questa nuova tendenza. Intanto il fermento musicale di quell'epoca è avvertito anche da nuovi autori come Alan Sorrenti e Pino Daniele che daranno un'impronta nuova alla musica partenopea.

[modifica] Gli anni ottanta

È il periodo che porta alla luce il fenomeno dei cosiddetti "cantanti neomelodici", sono spesso giovani interpreti che tentano di seguire le orme di Nino D'Angelo o Mario Merola esibendo canzoni impostate musicalmente su un mix di melodia partenopea e musica da hit parade. A loro fa da contraltare la satira di Tony Tammaro che, parodiandone tematiche ed inflessioni, crea un genere di gustosa macchietta moderna.


[modifica] Canzoni celebri

  • 'A casciaforte
  • Anema e core
  • 'A tazza 'e cafè
  • Core 'ngrato
  • Dduje paravise
  • Era de maggio
  • Funiculì funiculà
  • Guaglione
  • Guapparia
  • Lacreme napulitane
  • Luna caprese
  • Luna Rossa
  • Malafemmena
  • 'O sole mio
  • 'O cunto 'e Mariarosa
  • 'O surdato 'nnammurato
  • Passione
  • Reginella
  • Tammurriata nera
  • Te voglio bene assaje
  • Torna a Surriento
  • Tu vuo' fa' l'americano
  • Voce 'e notte

[modifica] Autori e interpreti

(in ordine alfabetico)

Altri autori moderni non napoletani si sono cimentati nella creazione di canzoni in lingua napoletana: Fabrizio de André ha inserito nel suo album "Le Nuvole" il brano "Don Raffae'"; Lucio Dalla ha ricordato gli ultimi giorni della vita di Enrico Caruso nella sua celeberrima Caruso.

[modifica] Film con canzoni napoletane

[modifica] Voci correlate


[modifica] Collegamenti esterni

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