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Torlonia - Wikipedia

Torlonia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La famiglia Torlonia è stata una delle ultime famiglie romane insignite di un titolo principesco (creato ex novo) dal papa-re, grazie all'enorme ricchezza accumulata nell'ultimo secolo del potere temporale dei papi.
Fu così grande e visibile e anche ostentata, questa fortuna, che nel lessico popolare romano il nome Torlonia divenne sinonimo di ricchezza smisurata.

Indice

[modifica] Marino Torlonia (1725-1785)

Il primo Torlonia approdato a Roma da Marat fu Marin Tourlonias, (1725 - Roma, 21 marzo 1785).
Figlio di contadini, si era trasferito a Roma dal Puy-de-Dôme intorno alla metà del XVIII secolo.
Qui era divenuto cameriere particolare del cardinale Trojano Acquaviva d'Aragona, aveva sposato una romana - Maria Angela Lanci - e si era naturalizzato italiano con il nome di Marino Torlonia. Alla morte del cardinale, avvenuta nel 1752, ricevette una discreta rendita in eredità.

[modifica] Giovanni Torlonia (1754-1829)

Alla fine del '700 i Torlonia erano mercanti di tessuti e sarti in piazza di Spagna che, forti anche delle relazioni sociali create dall'attività commerciale, avevano fondato anche una piccola banca.
Fu questa il trampolino di lancio del vero artefice delle fortune della famiglia, Giovanni Raimondo Torlonia (Siena, 1754 - Roma, 25 febbraio 1829).

In decenni durante i quali l'Europa subiva trasformazioni radicali, la società dello Stato pontificio permaneva immobile, e la nobiltà romana era nota per essere tra le più ignoranti e retrive d'Italia: abbandonati nelle mani di fattori più o meno infedeli, i grandi feudi rendevano ben poco e la liquidità scarseggiava. L'occupazione napoleonica dell'Italia aveva aggravato ulteriormente la situazione.

In questo contesto Giovanni Torlonia, che nel periodo in cui Roma era stata occupata dalle truppe napoleoniche aveva realizzato anche fortunate speculazioni con i Francesi, ebbe buon gioco ad offrire ai nobili romani prestiti garantiti dalle loro proprietà fondiarie e immobiliari, attraverso il Banco Marino Torlonia, divenuto in seguito Banco Torlonia e Compagni, liquidato poi, nel 1863, dal figlio Alessandro, ormai principe.
Grandi patrimoni finirono così nelle sue mani, ulteriormente impinguati dall'essere egli divenuto il dominus delle forniture pubbliche papaline, una volta caduti i francesi.

Erano tempi in cui i grandi arricchimenti dovevano ancora essere giustificati di fronte a Dio e "nobilitati" di fronte agli uomini.
All'indulgenza divina Torlonia provvide con la fondazione di scuole, orfanotrofi ed ospedali per i poveri e con il restauro di chiese, tra cui la Basilica dei Santi Apostoli. Per nobilitare la famiglia Torlonia cominciò invece a comprare, mentre acquisiva terre palazzi e collezioni d'arte, anche alcuni dei relativi titoli nobiliari: nel 1803 il ducato di Bracciano e la Contea di Pisciarelli dagli Odescalchi; nel 1809 il marchesato di Romavecchia e Turrita; nel 1820 i ducati di Poli e Guadagnolo dai Conti; nel 1822 Capo di Monte, Morata e Bisenzio dal Principe Poniatowski.

Intanto il Papa Pio VII lo nominava nel 1809 Nobile Romano e Nobile di Viterbo e finalmente 1° Principe di Civitella Cesi (titolo di Princeps Romanus appositamente creato) nel 1814.

I figli nati dal matrimonio celebrato nel settembre 1793 con la vedova Anna Maria Chiaveri Schulteiss, imparentata con suoi soci in affari, cementarono con i matrimoni il radicamento dei Torlonia nella nobiltà storica di Roma:

  • Marino (1796-1865), detto "il Ciceruacchio della nobiltà romana", sposò nel 1821 Donna Anna Sforza Cesarini. Attraverso questo matrimonio la sua famiglia giunse in possesso della villa già stata dei Ludovisi a Frascati. Uno dei suoi nipoti, Don Leopoldo (1853-1918), fu deputato, Sindaco di Roma tra il 1882 e il 1888, Senatore del Regno d’Italia dal 1909.
  • Teresa (1797-1842) sposò nel 1812 il Conte Francesco Marescotti;
  • Carlo (1798-1848) non prese moglie;
  • Alessandro Raffaele sposò nel 1840 Donna Teresa Colonna, figlia di Don Aspreno;
  • Maria Luisa (1804-1883) sposò nel 1823 il Principe Don Domenico Orsini.
Palazzo Castellesi - Giraud Torlonia a via della Conciliazione
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Palazzo Castellesi - Giraud Torlonia a via della Conciliazione

La strepitosa crescita economica della famiglia richiedeva di celebrarne il prestigio sociale: Giovanni Torlonia organizzò quindi l'"accasamento" della famiglia a Roma in residenze che fossero adeguate alle conquiste e alle aspirazioni del casato.

E siccome lo status principesco richiedeva un adeguato programma di visibilità pubblica, esso fu realizzato supportando istituzioni benefiche, ripristinando chiese, ma soprattutto dotando la famiglia dei simboli di status della nobiltà romana storica: il palazzo di città, la tenuta, la villa suburbana.
Fu acquistato così nel 1807 - e ristrutturato alla grande - il palazzo di città (e fu a Piazza Venezia, demolito nel 1903 per la sistemazione del Vittoriano; il palazzo di famiglia rimase quindi - ed è ancora - quello già dei Giraud a via della Conciliazione, che un ponte di legno oggi demolito congiungeva al Passetto di Borgo).
Nel 1809, insieme al marchesato, fu comprata la tenuta di Roma Vecchia, detta anche Lo Statuario (noto oggi come Villa dei Quintili), sull'Appia Antica.
Quanto alla villa suburbana, fu scelta la proprietà dei Colonna sulla via Nomentana che era stata comperata già nel 1797, affidandone la trasformazione in Villa Torlonia, all'architetto più "in" dell'epoca, il Valadier. Tre generazioni di Torlonia vi apportarono modifiche secondo lo spirito dei tempi di ciascuno.

[modifica] Alessandro Torlonia (1800-1886)

L'arrivo dei piemontesi non turbò in alcun modo il fiorire delle sorti della famiglia, tanto che Leopoldo Torlonia fu nominato sindaco di Roma "facente funzioni" dal maggio 1882 al maggio 1887. La sindacatura che gli era stata riconfermata si concluse però con la destituzione, voluta dal Presidente del Consiglio Crispi l'8 gennaio 1888, perché il sindaco aveva presentato al Papa gli auguri dei romani in occasione del suo giubileo sacerdotale.

Alessandro Raffaele (Roma, 1 gennaio 1800 - 7 febbraio 1886) proseguì l'attività finanziaria del padre, ed è noto soprattutto per aver fatto bonificare il Lago del Fucino tra il 1853 e il 1876.
L'impresa avrebbe certamente portato grandi vantaggi, sia alle popolazioni che agli investitori, ma si presentava assai difficile e rischiosa. Il motto del principe Torlonia fu, si dice, «0 io asciugo il Fucino o il Fucino asciuga me».

[modifica] I Torlonia-Borghese

Una figlia di Alessandro e di donna Teresa Colonna dei principi di Paliano, Anna Maria (1855-1901), sposò nel 1872 Don Giulio Borghese 2° Principe di Fucino, che assunse il cognome Torlonia nel 1873.
Ebbero quattro figli: i due maschi Giovanni (1873-1938) e Carlo (1874-1947) furono entrambi senatori del Regno, e due figlie, Teresa (sposata a un conte bresciano) e Maria (sposata al Principe Don Francesco Chigi Albani della Rovere).

Di questa generazione della famiglia, il personaggio più rilevante e più simile al nonno, per abilità finanziaria e spirito di iniziativa, fu indubbiamente don Giovanni Torlonia (Roma, 10 ottobre 1873 - 8 aprile 1938), principe del Fucino.

La bonifica del Fucino aveva in effetti notevolmente incrementato il valore del patrimonio fondiario della famiglia (va ricordato che la provincia di Avezzano rimase fino al secondo dopoguerra terra di latifondo, e assai ricca per la recente redenzione della terra).
La modernizzazione della potenza economica dei Torlonia si radicò quindi in questo territorio. Il principe fu deputato per il collegio di Avezzano per tre legislature consecutive, a partire dal 1904, e fu nominato senatore del Regno nel 1920.

A supporto delle attività economiche incrementate dalla bonifica, don Giovanni fondò nel 1923 la Banca del Fucino (nel consiglio d'amministrazione della banca, tuttora esistente ed autonoma nonostante i processi di accorpamento che hanno interessato tutto il sistema creditizio italiano nell'ultimo decennio, siedono ancora i rapppresentanti della famiglia).
Nell'Italia fascista, politicamente ben appoggiato, Giovanni Torlonia ricoprì importanti cariche finanziarie: Presidente della Banca del Fucino, Presidente dell'Istituto italiano di credito fondiario, Presidente dei Consorzi riuniti per la bonifica dell'Agro romano, Presidente del Consorzio della bonifica di Porto e Maccarese, e Ministro di Stato nel 1937.

[modifica] Voci correlate

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