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Teoria M - Wikipedia

Teoria M

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Per una versione meno tecnica, si veda teoria M (versione semplificata).

In fisica teorica, la teoria M è una TOE (dall'inglese theory of everything), cioè una teoria del tutto che combina matematicamente le cinque teorie delle superstringhe e la supergravità ad 11 dimensioni. Il fondatore di questa teoria, Edward Witten, non ha specificato quale sia il preciso significato della lettera M, probabilmente perché il grado di comprensione della teoria è ancora piuttosto basso. Per sua stessa ammissione, potrebbe stare per "magia", "matrice" o "mistero"; è stato anche suggerito il significato di "membrana" o "teoria madre". I più cinici hanno sostenuto che la lettera maiuscola M potrebbe essere, se ruotata di 180°, la W iniziale del cognome dello scienziato; oppure ancora, sempre per il basso livello di comprensione della teoria, "murky", parola inglese per indicare qualcosa di torbido, di difficilmente visibile.

Indice

[modifica] Caratteristiche della Teoria M

A seconda del substrato geometrico, la teoria M è associata a differenti teorie di superstringa (in differenti substrati geometrici) e questi limiti sono in correlazione tra loro in base al principio della dualità. Due teorie fisiche si definiscono duali se hanno effetti fisici identici dopo che sono state applicate determinate trasformazioni matematiche. Ecco le principali caratteristiche delle teorie di stringa conosciute:

Tipo Dimensioni Dettagli
Bosonica 26 Solo bosoni, nessun fermione, quindi solo forze, niente materia, sia stinghe chiuse che aperte; incongruenza maggiore: una particella con massa immaginaria, chiamata tachione
I 10 Supersimmetria tra forze e materia, con stringhe sia aperte che chiuse, nessun tachione, gruppo simmetrico SO(32)
IIA 10 Supersimmetria tra forze e materia, solo stringhe chiuse, nessun tachione, fermioni privi di massa con spin in entrambe le direzioni (non-chirali)
IIB 10 Supersimmetria tra forze e materia, solo stringhe chiuse, nessun tachione, fermioni privi di massa con spin in un'unica direzione (chirali)
HO 10 Supersimmetria tra forze e materia, solo stringhe chiuse, eterotiche, cioè le stringhe che si muovono verso destra differiscono da quelle che si muovono a sinistra, nessun tachione, gruppo simmetrico SO(32)
HE 10 Supersimmetria tra forze e materia, solo stringhe chiuse, eterotiche, cioè le stringhe che si muovono verso destra differiscono da quelle che si muovono a sinistra, nessun tachione, gruppo simmetrico E8×E8

Un'evoluzione dello spazio-tempo di stringa può essere descritta matematicamente dalle funzioni come Xμ(σ,τ) che rappresentano il modo in cui le coordinate (σ,τ) del piano bidimensionale della stringa variano nello spazio-tempo Xμ. Una delle interpretazioni di questo risultato è che l'undicesima dimensione è sempre presente, ma invisibile, sia perché il suo raggio è proporzionale alla costante di accoppiamento della stringa, sia perché la teoria tradizionale perturbativa di stringa presume che sia infinitesimale. Un'altra interpretazione è che la dimensione non sia un concetto fondamentale della teoria M.

[modifica] Relazioni tra superstringhe e supergravità

Situazione della teoria M in rapporto alle altre 5 teorie delle stringhe, secondo il tipo di dualità
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Situazione della teoria M in rapporto alle altre 5 teorie delle stringhe, secondo il tipo di dualità

Come si è precedentemente definito, sono cinque le teorie di superstringa conosciute: esse sono tutte consistenti; questa consistenza è il primo indizio che permette di pensare che esse siano anche in qualche modo legate l'una all'altra. Come i loro stessi nomi suggeriscono, alcune di loro sono chiaramente in relazione. Per esempio, il tipo IIA e il tipo IIB sono connessi da ciò che è conosciuto come dualità T: questo significa che la descrizione matematica di un cerchio di raggio R nella teoria IIA corrisponde a quella di un cerchio di raggio 1/R nella teoria IIB. Questo è sicuramente un risulatato di grande peso sia perché è definito attraverso un approccio quantistico, sia perché si può costruire ogni tipo di spazio semplicemente accoppiando tra loro dei cerchi in vari modi, con il risultato che ciò che è descritto in una teoria è esattamente equivalente anche nell'altra. Quindi si può passare con molta facilità da una teoria all'altra.

Lo stesso tipo di ragionamento può essere applicato alle due teorie eterotiche, anch'esse realzionate dalla dualità T: così, sempre partendo dall'esempio del cerchio, al raggio R della teoria SO(32) corrisponde come prima il raggio 1/R della teoria E8×E8. A questo punto, applicate le trasformazioni, è come se ci fossero solo tre superstringhe: il tipo I, il tipo II e l'eterotica.

Ora entra in gioco la seconda dualità. È proprio la dualità S che unisce la superstringa di tipo I con la teoria eterotica SO(32): infatti, particelle debolmente interagenti nel tipo I eguagliano particelle con interazioni di grande intensità nella teoria SO(32). In questo caso, il legame è più sottile, in quanto così si possono solo identificare i limiti delle rispettive teorie. Ci sono prove molto convincenti per poter sostenere che le due teorie siano di fatto le stesse, tuttavia queste non soddisfano totalmente i rigorosi criteri di coerenza matematici, che del resto sono indispensabili in una teoria come questa. Ma al di là di questo è comunque chiaro che le teorie siano legate in qualche modo. Perciò ora ci sono solo due superstringhe: quella che viene qui definita per brevità eterotica (ma che in realtà comprende anche il tipo I) e il tipo II.

L'unificazione di queste ultime è il passo più problematico: deve infatti essere compiuto un ragionamento molto particolare.

  1. La teoria rappresenta le stringhe come oggetti estremamente piccoli e difficili da "vedere".
  2. La teoria quantistica adatta a descrivere i limiti energetici inferiori considera, piuttosto che le stringhe, particelle che si muovono nello spazio-tempo: è ciò che è conosciuto come teoria quantistica dei campi.
  3. Poiché le stringhe comprendono anche l'interazione gravitazionale, è lecito aspettarsi che per basse energie esse corrispondano alle comuni particelle, che però si muovono in un campo gravitazionale.
  4. La teoria delle stringhe gode di supersimmetria, la quale perciò dovrebbe apparire nelle approssimazioni delle descrizioni teoriche di stati a bassa energia.

Questi indizi fanno pensare che il corrispettivo della teoria delle superstringhe nelle approssimazioni a bassa energia sia una teoria della supergravità. È su questo genere di teorie che si sposta il problema. A questo proposito, per quanto riguarda 10 dimensioni esistono solo due teorie di supergravità, denominate, non a caso, tipo IIA e tipo IIB. Infatti alla teoria di superstringa IIA corrisponde, come limite energetico inferiore, la supergravità IIA e similarmente la stringa IIB si sviluppa nella supergravità IIB. Il fatto poi che le due teorie eterotiche possano essere ridotte ai due tipi II, proprio nel limite energetico inferiore già più volte citato, sembra fornire l'evidenza della possibilità di connessione tra le teorie.

Ma è con l'ausilio della topologia che si è potuto rinforzare questo, in apparenza debole, legame. Edward Witten, nel 1995, ipotizzò che la supergravità di tipo IIA, corrispondente alla superstringa eterotica SO(32) e alla superstringa tipo IIA, avrebbe potuto essere ottenuta attraverso riduzioni dimensionali da un'unica teoria della supergravità in undici dimensioni. Ovvero se si studia la supergravità in uno spazio-tempo 11-dimensionale, si ottiene la supergravità tipo IIA, la quale attraverso la dualità T può essere trasformata nella IIB. Ad ogni modo la supergravità 11-dimensionale non è di per se stessa consistente: ad esempio fornisce risultati paradossali ad alte energie, perciò richiede qualche forma di completamento. Sembra accettabile, allora, l'esistenza di qualche teoria quantistica, che lo stesso Witten ha chiamato appunto teoria M, in 11 dimensioni e che per basse energie dà gli stessi risultati della supergravità 11-dimensionale; essa deve essere relazionata attraverso riduzioni dimensionali ad una teoria di stringa in 10 dimensioni. Eseguendo queste operazioni su un cerchio si riproduce la superstringa tipo IIA, mentre applicandole ad un segmento si ricade nel caso della superstringa eterotica SO(32).

L'attuale livello di comprensione della teoria è ancora, per stessa ammissione del suo autore, piuttosto basso; per certo, però, ciascuna delle differenti teorie di stringa possono essere pensate come limiti differenti della stessa teoria fondamentale.

[modifica] Teoria M e brane

Proprio per via dell’aggiunta di un’ulteriore dimensione, la teoria M comprende molto di più che le sole stringhe. Questa aggiunta permette l’esistenza di altri oggetti che vanno sotto il nome generico di p-brane, dove p sta ad indicare il numero di dimensioni proprie di ciascuna brana: perciò un oggetto 1-brana è una stringa e uno 2-brane è una membrana. Nella teoria delle superstringhe sono presenti oggetti di dimensioni ancora maggiori, sebbene il loro studio sia complicato a causa della loro natura non-perturbativa. L’inclusione di queste nuove entità non rende, però, sbagliati i lavori precedentemente svolti, che di loro non tenevano conto: infatti, questi oggetti multidimensionali sono molto più massicci delle normali stringhe e possono, per questo motivo, essere ignorati, come hanno fatto inconsapevolmente i ricercatori, quando si ha solo a che fare con stringhe.

Le proprietà non perturbative fondamentali delle p-brane derivano da una loro classe speciale, chiamate p-brane di Dirichlet (abbreviato Dp-brane). Questa denominazione deriva dalle condizioni limite di Dirichlet, assegnate ai punti terminali delle stringhe aperte nelle superstringhe di tipo I. L’importanza di questi espedienti matematici si comprese poco dopo i lavori di Witten del 1995: fu Joseph Polchinski a scorpire che in certe situazioni particolari tipi di stringa non sarebbero stati in grado di muoversi in tutte le dimensioni a loro disposizione. Esse potevano essere immaginate come incapaci di staccarsi da certe regioni di spazio, sebbene perfettamente libere di muoversi in esse. Per stessa intuizione di Polchinski, queste parti di spazio potevano essere esattamente delle Dp-brane e i calcoli dimostrarono l’esattezza di quest’ipotesi. Un’ulteriore conferma giunge dal fatto che stringhe aperte di tipo I possono avere il punto terminale che soddisfa anche la condizione limite di Neumann. In tali condizioni il punto terminale delle stringhe è libero di muoversi, ma nessun "momento" può fluttuare dentro o fuori la parte terminale della stringa. La dualità T presuppone l'esistenza di stringhe aperte con posizioni fissate nelle dimensioni, che non sono altro che trasformazioni di tipo T. Generalmente, nelle teorie di tipo II si possono immaginare stringhe aperte con specifiche posizioni del punto terminale in qualcuna delle varie dimensioni: da ciò si deduce che esse devono terminare su una superficie preferenziale. Apparentemente questo fatto sembrerebbe rompere l'invarianza relativistica della teoria, introducendo un paradosso. Anche la dissoluzione di questo paradosso è affidata al fatto che le stringhe terminano su un oggetto dinamico p-dimensionale cioè la Dp-brana.

Ma non tutte le stringhe sono confinate su brane: l’esistenza di stringhe chiuse, riesce incredibilmente a spigare anche la debolezza della gravità rispetto all’elettromagnetismo. Il problema viene risolto ponendo che di fatto esso non esiste: la gravità non è più debole dell’elettromagnetismo, ma semplicemente appare essere tale. Il motivo risiede proprio nelle stringhe chiuse: la particella elementare responsabile della forza gravitazionale, il gravitone, essendo corrispondente ad una stringa a loop, non è in alcun modo legato alla brana ed è per questo motivo che riesce a sfuggirle, facendo così sembrare meno intensa la forza di cui è mediatrice.

L'importanza delle D-brane deriva dal fatto che esse permettono di studiarne le eccitazioni utilizzando la rinormalizzazione bidimensionale della teoria quantistica dei campi della stringa aperta all'interno della teoria del volume universale non-rinormalizzabile delle D-brane stesse. In questo modo diviene possibile calcolare i fenomeni non-perturbativi usando metodi che invece lo sono. Molte delle p-brane precedentemente identificate sono D-brane. Altre sono correlate alle D-brane dalle simmetrie duali, così che anch’esse possono essere ricondotte sotto il controllo matematico. Sono state trovate numerose utili applicazioni delle D-brane, la più notevole delle quali è lo studio dei buchi neri. Andrew Strominger e Cumrun Vafa hanno dimostrato che la tecnica delle D-brane può essere usata per conteggiare i microstati quantici associati alle classiche configurazioni dei buchi neri. Il primo più semplice caso esplorato sono stati i buchi neri carichi estremi statici in 5 dimensioni. Strominger e Vafa hanno documentato che per grandi valori delle cariche l'entropia S(N) = lnN, dove N equivale al numero degli stati quantici in cui si può trovare il sistema, in accordo con le previsioni di Bekenstein-Hawking (1/4 dell'area dell'orizzonte degli eventi).

Questo risultato è stato generalizzato ai buchi neri quadridimensionali così come a quelli vicini all'estremità (e correttamente irradiati) o rotanti, cosa che è un notevole successo. Non è ancora stato provato alcun fallimento della meccanica quantistica riguardo ai buchi neri.

[modifica] Big Bang

Sebbene non ancora completa e al contrario di molte altre ipotesi formulate sulla formazione dell’universo che sono ex nihilo, la teoria M presuppone che l’universo osservabile sia formato da solo quattro, delle undici dimensioni esistenti, che si siano espanse a dispetto delle altre; si ipotizza, in particolare, che il Big Bang non sia altro che una collisione di brane che abbia sviluppato sufficiente energia per formare questo universo, che in questo modo si troverebbe su una 3-brana. Così come è possibile l’esistenza di universi situati su altre brane vicine a quella dell’universo osservabile, in cui potrebbero anche esistere leggi fisiche diverse da quelle abituali, come diverso potrebbe essere il loro numero di dimensioni. La loro presenza sarebbe evidenziata attraverso la loro attrazione gravitazionale.

[modifica] Reinterpretazione come teoria delle matrici

Al momento in cui era stata formulata, la teoria M era semplicemente pensata come una teoria che descrivesse un campo ad energia relativamente bassa, ovvero la supergravità ad undici dimensioni. Sebbene fosse proprio questo il legame che unisse questa teoria fondamentale con la teoria delle stringhe, sembrava plausibile che esistesse anche un limite energetico superiore, al quale, coerentemente, corrispondesse un’enunciazione matematica. Ciò di cui si aveva bisogno era una formulazione che ritraesse il quadro di insieme dei comportamenti e delle interazioni che intercorrono tra questi oggetti mono o multidimensionali. Quello che già si possedeva era, infatti, una visione sì coerente, ma solo superficiale ed escludeva la trattazione degli elementi veramente fondamentali. Per analogia, è come considerare l’acqua come un fluido continuo ed incomprimibile, situazione sicuramente adatta su grande scala per avere a che fare con correnti e onde, ma di fatto inadeguata quando si tratta dell’evaporazione, ovvero di quei fenomeni a più alta energia, per cui è necessario lo studio dei comportamenti molecolari.

Così, partendo proprio da questi presupposti, Banks, Fischler, Shenker e Susskind (abbreviato BFSS) pensarono che la soluzione al problema fosse una formulazione interamente matriciale della teoria. Dimostrarono che una teoria di nove matrici molto grandi che si evolvessero nel tempo poteva riprodurre la descrizione a basse energie della supergravità, terminando tuttavia di essere valida per energie più elevate; perciò, mentre la supergravità considera lo spazio-tempo come un continuo, la teoria delle matrici predice che a piccole distanze smetta di essere valido ciò che è conosciuto come “geometria non-commutativa”, qualcosa di molto simile al modo in cui la continuità dell’acqua si interrompe per cedere il posto alla descrizione molecolare.

[modifica] Collegamenti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Letture consigliate

  • Duff, Michael J., The Theory Formerly Known as Strings, Scientific American, febbraio 1998, online presso il sito dell'Università del Michigan.
  • Gribbin, John, The Search for Superstrings, Symmetry, and the Theory of Everything, ISBN 0316329754, Little, Brown & Company, 1ST BACK B Edition, agosto 2000, in particolare pagine 177-180.
  • Greene, Brian, The Elegant Universe: Superstrings, Hidden Dimensions, and the Quest for the Ultimate Theory, ISBN 0393046885, W.W. Norton & Company, febbraio 1999; esiste anche un DVD uscito nel settembre 2005 che può essere reperito anche qui: [1].
  • Taubes, Gary, "String theorists find a Rosetta Stone." Science, v. 285, luglio 23, 1999: 512-515, 517. Q1.S35.
  • Witten, Edward, Some Comments On String Dynamics, resoconto del 23 luglio 1995 della conferenza tenuta a Strings '95, meeting organizzato dalla Southern California University.


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