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Mura di Firenze - Wikipedia

Mura di Firenze

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Un tratto ben conservato nella zona di San Niccolò
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Un tratto ben conservato nella zona di San Niccolò

Le Mura di Firenze sono l'antica cerchia difensiva della città. Create con la città stessa, si sono contati sei tracciati diversi, l'ultimo dei quali risale alla metà del Cinquecento. Le mura della parte a nord dell'Arno della città furono abbattute nel corso dell'Ottocento per creare i Viali di Circonvallazione, lasciando soltanto le porte di accesso, mentre la parti a sud, zona Oltrarno, sono ancora visibili e ben conservate.

Si è seguita una conta delle cerchie murarie più esaustiva, sebbene non condivisa da tutti gli studiosi. Altri autori mettono in dubbio l'esistenza di quella che qui è indicata come "seconda cerchia" bizantina e non contano come nuova cerchia il rafforzamento che qui è indicato come "quarta", per cui si hanno solo quattro tracciati invece di sei. Altri ancora contano il rafforazmento cinquecentesco come ultimo tracciato.

Indice

[modifica] Storia

[modifica] La cerchia romana (prima cerchia)

Il plastico di Florentia, Museo di Firenze com'era
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Il plastico di Florentia, Museo di Firenze com'era

Tra il I e il II secolo Florentia era una colonia romana nata come castrum militare di circa 10.000 abitanti su un passaggio strategico dell'Arno. La città aveva una forma quadrangolare con al centro il foro (oggi Piazza della Repubblica) dove si incontravano il cardo e il decumano.

I più recenti scavi hanno permesso di datare la cerchia muraria primitiva tra il 15 e il 30 a.C., anticipando di un secolo la datazione precedente. Il tracciato corrispondeva approssimativamente a lato sud di Piazza del Duomo a nord, Via Tornabuoni a ovest, Piazza della Signoria a sud e Via del Proconsolo a est. Misurava quindi circa 400x500 metri, per un'area totale di circa 20 ettari. Le mura erano costruite in laterizio pieno, su fondamenta di calcestruzzo con uno spessore medio di due metri e con dei rinforzi interni costituiti da telai appositi. Vi si aprivano quattro porte, una per lato (i nomi sono quelli alto-medievali):

  • A nord Porta Aquilonia, da Porta Contra Aquilonem (oggi all'inizio di Borgo San Lorenzo);
  • A est Porta San Piero (all'incrocio tra Via del Proconsolo e il Corso);
  • A sud Porta di Santa Maria (su Via Por Santa Maria, che proprio da essa prende il nome);
  • A ovest Porta di San Pancrazio o Brancazio (all'incrocio tra Via Tornabuoni e Via Strozzi).

La cinta comunque non includeva tutta la città: innanzitutto era escluso il ponte sull'Arno (il più antico, che si trovava a poche decine di metri dal Ponte Vecchio attuale) ed il relativo accesso al passaggio, con tutti gli edifici tra il fiume e la linea che oggi congiunge Piazza della Signoria a Piazza Santa Trinita; l'anfiteatro, costruito in seguito, oggi vicino a Piazza Santa Croce in Via Tòrta, che ne riprende il disegno storto; la zona di Oltrarno, dove era presente una colonia di mercanti orientali, soprattutto siriani, che per primi portarono probabilmente sia il culto di Iside, sia il Cristianesimo.

Questa cinta muraria cadde in rovina con il declino dell'Impero Romano e il crollo demografico conseguente alle invasioni barbariche. L'unica zona visibile di questa cinta è un segno tracciato sul suolo di Via del Proconsolo, tra la Badia Fiorentina e Piazza San Firenze, in corripondenza di dove gli scavi hanno trovato le fondamenta di due torri e di un tratto di fortificazione nel sottosuolo, poi ricoperto dal manto stradale, ma indicato da una linea nell'asfalto e da un pannello che ne spiega l'origine.

[modifica] Il rimpicciolimento bizantino (secondo tracciato?)

La Torre della Pagliazza, incerta vestigia della presunta seconda cerchia
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La Torre della Pagliazza, incerta vestigia della presunta seconda cerchia

Nel 550 l'esercito greco di Narsete arrivò in città, che dopo aver subito saccheggi barbarici (da Totila e da Teodorico) era ridotta a circa un decimo della popolazione dell'epoca romana (circa 1.000 abitanti) e talmente in rovina che durante i lavori di restauro delle difese fu necessario far arretrare le mura di qualche decina di metri a nord, est e ovest, per non sprecare energie cingendo parti della città ormai spopolate.

Fu così che le mura vennero ricostruite riutilizzando alcune vecchie costruzioni come capisaldi: le rovine delle terme a sud-ovest, il campidoglio a nord-ovest e il teatro a sud-est (dove oggi sorge Palazzo Vecchio). Di questa cinta resterebbe la Torre della Pagliazza, ma alcuni archeologi hanno messo in discussione che questa vestigia facesse parte delle mura, arrivando anche a dubitare di una cerchia bizantina, data l'esiguità dei rinvenimenti. Forse si trattò più semplicemente di un mero restauro delle esistenti mura romane.

[modifica] Mura carolinge (terza cerchia)

Nella prima metà del X secolo, dopo un periodo nel quale Firenze era cresciuta costantemente di importanza rispetto alla vicina Fiesole, l'Italia settentrionale registrò la terribile invasione degli Ungari. La città crebbe velocemente, ma più che a un boom demografico, si deve pensare a un concentramento di persone provenienti dal contado, i quali si rifugiarono nella città che nel frattempo si era dotata di una terza cerchia muraria. Questa una nuova struttura difensiva ricalcava di fatto la cinta romana con qualche ampliamento, come l'inclusione della zona di edifici sacri in Piazza del Duomo, dove era presente il Battistero e Santa Reparata, e arrivando per la prima volta a toccare le rive dell'Arno.

Venne infatti inglobata la superficie urbana, più o meno a forma triangolare, tra Piazza della Signoria, Piazza dei Giudici e l'Arno, lungo il quale le mura correvano a pochi metri. All'estremità sud-est lungo il fiume era presente il porto fluviale, soltanto lamibito dalle fortificazioni e non incluso, il quale permetteva commerci fin con la potente Pisa, mentre a quella ovest c'era la porta con la quale l'antica Via Cassia si immetteva in città, attraverso l'"antenato" del Ponte Vecchio, che sorgeva un po' più a ovest dell'attuale.

[modifica] Le mura di Canossa (quarta cerchia?)

La crescita cittadina ormai diventava sempre più veloce, dall'XI secolo fu necessario ampliare gradualmente le mura all'incirca ogni secolo, fino alla grande cerchia duecentesca. In particolare, nel 1078, con la ripresa dell'economia e la nuova crescita demografica, la città registrò un notevole sviluppo e un'accresciuta forza militare. D'altronde era nel frattempo maturata anche una crescente importanza politica, quando più volte Firenze era stata scelta da alcuni marchesi di Toscana come residenza (per esempio di Ugo di Toscana) o come capitale del marchesato (con Goffredo di Lorena). Ultima motivazione, forse la vera scintilla dell'impresa costruttoria, fu l'accendersi del conlitto tra papato e Impero, nel quale Matilde di Canossa fu uno degli arbitri, e il timore di un'attacco da parte dell'Imperatore Enrico IV.

La nuova cerchia, la quarta, consisteva essenzialmente in un rafforzamento della terza, con lo stesso tracciato e con l'unica aggiunta del Castello d'Altafronte, che si ergeva più o meno al posto dell'odierno Palazzo Castellani, eretto a protezione del porto fluviale: una testimonianza quindi della cresciuta importanza dei commerci. Alcuni studiosi però non contano questi lavori come una nuova cerchia vera e propria, essendo ricalcata su quella precedente, per cui con "quarta cerchia" talvolta intendono l'ultima cerchia di Arnolfo di Cambio (non contando nemmeno la cerchia bizantina).

All'estremità opposta della città, rispetto al Castello d'Altafronte, fuori della porta vicina al Battistero, si ergeva la residenza fortificata della marchesa Matilde di Canossa, significativamente adiacente alla città, ma fuori dal perimetro, quasi a simbolo dell'autorità marchinale sulla città, presente ma mai troppo invasiva.

Questa era la cerchia antica citata citata con nostalgia da Dante Alighieri nell'episodio di Cacciaguida nel Paradiso. In queste mura la città, compressa dal graduale sviluppo demografico, si allungava aviluppandosi sempre più in verticale con le numerose torri fortificate, simboli di prestigio familiare, ma anche difesa militare in una situazione di conflitti interni via via maggiori.

[modifica] Quinta cerchia (1173 - 1175) e aggiunta duecentesca

Tra il 1172 ed il 1175 la popolazione aveva già raggiunto circa 25-30 mila unità e in vista del tumulto nell'Italia settentrionale legato alle guerre di Federico Barbarossa, il comune decise di una nuova cinta protettiva, che inglobasse anche i "borghi", quelle aree edificate che sorgevano cioè sulle strade di accesso ad una porta delle antiche mura, e dei quali rimane traccia in alcuni nomi di strade odierni (Borgo Ognissanti, Borgo Pinti...). In queste zone avevano trovato rifugio le persone arrivate dalle campagne, che in genere sceglievano la zona a ridosso delle mura orienata verso la loro zona di origine. Ma non mancavano frequenti esempi di famiglie cittadine anche benestanti che avevavno costruito le loro case torri fuori dalle mura, per la situazione veramente satura all'interno della cerchia vecchia, dove ormai non esitevano più gli orti o i piccoli pascoli per il bestiame, ma solo un ammasso di edifici e vicoli, in condizioni igieniche spesso terribili.

Siccome le porte antiche erano situate più o meno al centro dei lati delle mura, l'inclusione dei borghi comportò delle aggiunte su ciascun lato che, semplificando, si potrebbero definire a forma di trinagolo irregolare, quindi l'orientamento cittadino cambiò da una forma quadrata a una "romboidale", ruotata di circa 45 gradi, di grandezza quasi doppia.

Per la prima volta fu incluso nelle mura il quartiere di Oltrarno fino alla Chiesa di San Felice in Piazza e Piazza dei Mozzi, dove esistevano nuclei molto popolosi, come quello davanti all'antica chiesa di Santa Felicita, davanti alla quale si teneva un mercato di grande importanza. Furono aperte in Oltrarno tre porte, una all'estremità sud, una all'estremità ovest (Piazza de' Frescobaldi, non ancora collegata all'altra sponda dal Ponte di Santa Trinita) e una dietro Santa Felicita, dove oggi inizia la Costa dei Magnoli.

Sempre per la prima volta fu recinta anche la zona della chiesa di San Lorenzo, che esisteva ormai da molti secoli. Il limite occidentale delle mura era l'attuale Via dei Fossi, dove era stato deviato ulteriormente il Mugnone (che un tempo sfociava vicino al Ponte Vecchio, mentre oggi è stato canalizzato fino al Ponte all'Indiano), poi proseguivano fino alla porta al Trebbio (cioè al trivio perché vi si diprativano tre vie) vicino all'attuale Piazza Santa Maria Novella, arriva a San Lorenzo, poi, attraverso Via de' Oucci e Via Sant'Egidio, puntava verso est fino a San Pier Maggiore (ne è una vestigia l'arco di San Pierino), virando nuovamente verso l'Arno più o meno lungo Via Verdi; non cingeva direttamente l'accesso fortificato al Ponte di Rubaconte, ma girava lungo l'Arno verso la fortezza d'Altafronte nell'odierna Piazza dei Giudici.

Tuttavia non si trattò di vere e proprie fortificazioni in muratura, ma piuttosto la difesa era affidata ed una palizzata di recinzione, realizzata piuttosto frettolosamente nella paura di una prossima guerra. La palizzata collegava le varie porte e sfruttava le mura delle case rivolte verso l'esterno, sulle quali non era consentito creare aperture o terrazzi.

Agli inizi del Duecento la zona d'Oltrarno viveva una grande sviluppo, tanto che furono realizzati ben tre nuovi ponti per raggiungero (oltre al Ponte Vecchio, il Rubaconte, poi chiamato Ponte alle Grazie, il Ponte Santa Trinita e il Ponte alla Carraia) e contemporaneamente si recintavano altre due aree alle estremità est e ovest: l'attuale quartiere di Santo Spirito e la zona tra il Ponte Vecchio e il Ponte alle Grazie.

La città raggiunse così una superficie di circa 75 ettari contro i 24 della città romana.

[modifica] La sesta cerchia di Arnolfo di Cambio

Porta San Frediano, nel 1469
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Porta San Frediano, nel 1469

Circa un secolo dopo la cinta difensiva non era già più sufficiente a racchiudere la nuova città, ormai un mercato economico di rilievo nazionale, con un flusso continuo di genti dal contado e con i borghi che si erano puntualmente riformati in corrispondenza delle porte della città. Si è calcolato che la popolazione nel 1280 fosse di almeno 80 mila persone e forse arrivava a sfiorare le 100 mila unità agli inizi del secolo successivo. I nuovi borghi erano costituiti da abitazioni miserevoli, con l'aggravante di aver occupato anche aree malsane come le zone paludose della riva dell'Arno, inquinate dalle lavorazioni manifatturiere. Per soccorrere questa massa di diseredati giunsero presto in città gli ordini mendicanti, che si accamparono "accerchiando" la città: gli Umiliati nella zona di Ognissanti, i francescani prima in quella stessa zona, poi nella futura Santa Croce, i domenicani nel prato dove sorse poi Santa Maria Novella, i Silvestrini a San Marco, i Servi di Maria al Cafaggio (Santissima Annunziata), gli agostiniani in santo Spirito, infine i carmelitani presso la chiesa di Santa Maria del Carmine.

A partire dal 1282 (o 1284) si iniziò a progettare e costruire una nuova cinta muraria, il progetto dela quale è in gran parte attribuito per tradizione ad Arnolfo di Cambio, il quale comunque non fu l'unico architetto impegnato nell'opera: vi parteciparono anche Giotto, Andrea Pisano e altri. La nuova cinta era di grandezza colossale, alta sei metri e lunga otto chilometri e mezzo, recingeva l'area che ancora oggi è definita come centro cittadino, passando dai 75 ettari della cinta precedente a ben 430 ettari, con 63 torri e 12 porte monumentali. Quest'opera grandiosa, progettata per essere una delle più ampie e potenti difese della sua epoca a livello europeo, fu solo una delle grandi opere dell'epoca d'oro del Comune fiorentino, al pari della nuova Cattedrale e del Palazzo della Signoria. Nella zona nord le difese erano completate da un fossato, ottenuto con la deviazione delle acque del Mugnone. Porta San Gallo e Porta Faenza per esempio erano dotate di un vero e proprio ponte levatoio.

La cinta, che rappresentò un notevolissimo sforzo economico per il comune, era anche fonte di entrate, attraverso la tassazione che veniva imposta a tutte le merci in entrata e in uscita in città. Le maestose porte quindi, alte 100 braccia fiorentine (circa 35 metri), erano anche le sedi della dogana. Ogni porta aveva una serie di addetti che vi lavoravano, fra i quali c'era anche il custode delle chiavi, che apriva e chiudeva le grandi ante in legno mattina e sera, salvaguardando la città di notte da ladri e malfattori.

Il completamento definitivo della cinta muraria si ebbe solo nel 1333, con interruzioni per via di guerre e altre ragioni. All'interno della cinta comunque non erano presenti solo edifici, ma anche grandi aree destinate a campi e pascoli, sia per garantire una certa autosufficienza in caso di assedio, sia per lasciare spazio a eventuali futuri sviluppi urbani, tanto che fino all'Ottocento tutta la popolazione cittadina poté essere contenuta ancora all'interno delle mura.

[modifica] Modifiche granducali

Studio per la fortificazione di Porta al Prato, Michelangelo
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Studio per la fortificazione di Porta al Prato, Michelangelo

Nel 1530 Firenze veniva riconquistata dalle artiglierie delle truppe pontificie e di Carlo V per il duca Alessandro de' Medici. Durante quel famoso assedio di Firenze era venuto alla luce come la città fosse tutto sommato impreparata contro le nuove armi da fuoco, nonostante le modifiche alle fortificazioni in senso moderno proposte da Michelangelo, responsabile delle Mura per la Repubblica fiorentina. Queste innovazioni costisterono solo in una fortificazione del punto strategico della collina di San Miniato, mentre mancò il tempo materiale per attuare un programma più vasto, del quale ci restano solo i disegni del grande maestro (in parte al Museo di Casa Buonarroti).

L'esigenza di ristrutturare il sistema difensivo fu subito una delle prime priorità del Duca, tanto che affidò subito a Antonio da Sangallo il giovane la realizzazione di una fortezza, la Fortezza di San Giovanni Battista, secondo le più avanzate tecniche militari.

Di lì a poco salì al potere Cosimo I, il quale avviò numerosi rinnovamenti durante il suo lungo periodo di governo della città, tra i quali ci fu anche quello di potenziare le strutture difensive delle mura. Innanzitutto tutte le porte della città (tranne quella di San Niccolò) furono accorciate per essere meno vulnerabili a crolli provocati dal fuoco dei cannoni.

Si iniziò la costruzione di bastioni lungo tutta la cinta muraria in corrispondenza di angoli e punti strategici: il Baluardo della Serpe proteggeva la riva destra dell'Arno a ovest, quello di San Gallo cinceva l'omonima porta, il Baluardo a' Tre Canto era situato nell'odiena Piazza Beccaria, mentre il Baluardo di Mongibello proteggeva l'Arno a est. Di questi bastioni purtroppo non rimane traccia perché furono completamente smantellati nel corso dell'Ottocento. Resta invece il Baluardo della Ginevra (o di San Giorgio), vicino al Forte di Belvedere, forse progettato da Michelangelo.

La zona di Oltrarno veniva interessata da una nuova linea di fortificazioni, che la tagliavano nel senso della lunghezza est-ovest all'altezza della chiesa di San Pier Gattolino, tornando così ad un'estensione in lunghezza pari a quella della cinta del XII secolo.

Questa nuova linea, che tagliò anche importanti istituti religiosi e giardini privati, lasciava così una zona prevalentemente agricola come intercapedine tra la vecchia cinta (che comunque non fu smantellata) e la nuova, in linea con le nuove tecniche militari, che prevedevano degli strati concentici di fortificazioni.

Un bastione del Forte di Belvedere
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Un bastione del Forte di Belvedere

Il figlio di Cosimo, Ferdinando I continuò l'opera di fortificazione della città, facendo costruire a Bernardo Buontalenti il Forte Belvedere, sulla collina a sud-est, opposto all'altra fortezza a nord-ovest che da allora fu chiamata Fortezza da Basso, cioè in pianura. Queste opere avevano la funzione di protezione da eventuali assalitori esterni, ma soprattutto erano rivolte minacciosamente contro la città, che già in altre occasione aveva avuto modo di manifestare spiriti rivoltosi contro il dominio dei Medici. Non a caso, nell'occasione di qualsiasi evenienza sfavorevole al Granduca, un passaggio al coperto poteva permettergli di rifugiarsi dentro il Forte in qualsiasi momento e in tutta sicurezza, attraverso il Corridoio Vasariano.

La città raggiuse così un valido livello di sicurezza militare, che non necessitò di ulteriori ampliamenti o modifiche nei secoli a venire.

Le mura dette di Cosimo I, vennero abbattute nel corso del Settecento, con la graduale smilitarizzazione della città su iniziativa del Granduca Pietro Leopoldo, mentre le fortezze sono tutt'ora esistenti.

[modifica] La demolizione

Porta alla Croce decora nel centro Piazza Beccaria
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Porta alla Croce decora nel centro Piazza Beccaria

Nel 1865 Firenze diventò capitale d'Italia e, sebbene fu solo un fugace momento della storia cittadina (solo sei anni), gli effetti sull'urbanistica furono tra i più consistenti e durevoli in tutta la storia cittadina. Si aprì l'epoca del cosiddetto Risanamento, che prevedeva la modernizzazione del volto cittadino attraverso una riedificazione vera e propria in chiave decorosa e celebrativa.

Il fautore di quest'opera fu essenzialmente l'architetto Giuseppe Poggi, che realizzò i Viali di Circonvallazione a partire dal 1870.

Queste grandi arterie di circolazione, ispirate ai boulevard parigini, presero il posto delle mura duecentesche che vennero demolite in tutta la sponda nord, lasciano soltanto qualche torre e le porte monumentali, che vennero inserite in nuove aree urbane come piazzali più o meno scenografici (Piazza della Libertà, Piazza Beccaria...). In Oltrarno invece i viali vennero fatti correre a fianco delle mura, che vennero così risparmiate dalla demolizione. Venne così costruito un anello di viali attorno alla città (con il Viale dei Colli a sud), che ancora oggi è vitale per la circolazione cittadina, anche se molti sono i biasimi ancora oggi verso l'opera del Poggi che avrebbe potuto anche sulla sponda nord salvare le mura facendovi correre i viali semplicemente a fianco.

Nella storia recente delle Mura ci sono una serie di interventi legate all'illuminazione natalizia creata con file di lampadine lungo i bordi delle antiche porte, a partire dal 2004. La trasmissione televisiva Striscia la Notizia denunciò gli interventi invasivi come trapanature e inserti di tasselli, sui quali la Soprintendenza si promise di indagare e presentare il conto ai responsabili.

[modifica] Il tracciato

Le mura che cingono il quartiere di San Niccolò, salendo sulla collina fino al Forte di Belvedere
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Le mura che cingono il quartiere di San Niccolò, salendo sulla collina fino al Forte di Belvedere

Da ovest, partendo dal nord dell'Arno, in senso orario

[modifica] Voci correlate

Lo schema dei ritrovamenti archeologici delle mura romane, Via del Proconsolo
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Lo schema dei ritrovamenti archeologici delle mura romane, Via del Proconsolo

[modifica] Bibliografia

  • Franco Cardini, Breve storia di Firenze, Pacini Editore, Pisa, luglio 2004
  • AA.VV., Firenze nella collana Le grandi città d'Europa, Touring club italiano, marzo 2002
  • Rodolfo Malquori, Le vecchie strade e le piazze raccontano la storia di Firenze, Edizioni Polistampa, Firenze, ottobre 2005
  • Nuovo atlante storico De Agostini, Istituto geografico De Agostini, Novara, 1997

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