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Bombardamento di Dresda - Wikipedia

Bombardamento di Dresda

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Il bombardamento di Dresda da parte della Royal Air Force britannica e della United States Army Air Force statunitense, avvenuto fra il 13 e il 15 febbraio 1945, fu una delle azioni militari più controverse della seconda guerra mondiale. La potenza di fuoco sviluppata dai bombardieri alleati superò quella delle bombe atomiche su Nagasaki e Hiroshima, e rase completamente al suolo il centro storico della città, causando una strage di civili, con obiettivi militari solo indiretti (bombardamento strategico). Come ricorda lo storico Frederick Taylor:

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«La distruzione di Dresda ha un sapore epico e tragico. Era una città meravigliosa, simbolo dell'umanesimo barocco e di tutto ciò che c'era di più bello in Germania. Allo stesso tempo, conteneva anche il peggio della Germania del periodo nazista. In un certo senso, la tragedia fu un perfetto esempio degli orrori del modo di concepire la guerra nel XX secolo»
(Frederick Taylor)


Indice

[modifica] Le ragioni dell'attacco

All'inizio del 1945, la leadership politico-militare alleata iniziò a porsi il problema di come sostenere l'impegno bellico sovietico in Europa con lo strumento del bombardamento strategico. Furono pianificati il bombardamento di Berlino e di molte altre città dell'est della Germania, da coordinarsi con l'avanzata russa, in parte recuperando piani precedenti (1944) noti col nome in codice Operation Thunderclap. L'obiettivo dichiarato era quello di causare confusione ed evacuazioni di massa dall'est, e quindi ostacolare l'avanzata delle truppe da ovest; si prevedeva infatti che i nazisti avrebbero spostato verso il Fronte Orientale 42 divisioni (mezzo milione di uomini) entro il marzo 1945. Quest'uso del bombardamento strategico era simile a quello adottato da Dwight Eisenhower prima dello sbarco in Normandia. Sebbene le priorità nell'uso dei bombardieri restassero legate alla distruzione di raffinerie, fabbriche di jet, e cantieri di costruzione dei sottomarini, Arthur Harris, comandante in capo del comando dei bombardieri della RAF, ricevette l'ordine di attaccare Berlino, Dresda, Lipsia e Chemnitz appena possibile. Lo stesso Winston Churchill fece pressioni affinché questa operazione fosse portata rapidamente a compimento.

Alla Conferenza di Yalta del 4 febbraio, la decisione di bombardare Dresda era già stata presa. Sia Berlino che Dresda erano sulla lista degli obiettivi ed entrambe furono bombardate dopo la conferenza. I documenti della RAF dimostrano che l'intenzione era quella di «distruggere le comunicazioni» e intralciare l'evacuazione, ma non di uccidere gli evacuati, ma le cose andarono diversamente. L'intelligence militare sovietica sostenne che i treni bloccati nella stazione principale portavano truppe diretta da Dresda verso il fronte, mentre in seguito risultarono essere carichi di civili in fuga. Il bombardamento fu particolarmente cruento, e, secondo note della RAF, mirato anche a dimostrare ai sovietici la potenza del Comando dei Bombardieri britannico. Non è chiaro se lo scopo fosse quello di condividere il merito dell'invasione russa in Germania o, addirittura, un monito per la futura (ma prevedibile e prevista) guerra fredda.

[modifica] Una teoria da accademia militare messa alla prova

Analizzando gli scritti di alcuni autori dei decenni precedenti alla seconda guerra mondiale noti all'interno degli ambienti militari, come l'italiano Giulio Douhet, si trovano tuttavia espliciti accenni alla opportunità di utilizzare l'arma aerea come strumento di distruzione massiccia del potenziale economico, umano e morale del nemico. In altri termini secondo i teorici del dominio dell'aria il bersaglio dei bombardamenti dovevano essere non le strutture industriali in quanto tali, ma le città e soprattutto i loro abitanti. Questo perché gli operai delle fabbriche militari avevano una casa e una famiglia e quindi case e popolazione civile diventavano bersaglio legittimo. In aggiunta a ciò l'esperienza aveva dimostrato che il tentativo di colpire con precisione le sole zone industriali con i mezzi del tempo era inefficace anche operando alla luce del sole (con gravi perdite a carico degli attaccanti). Quindi la scelta strategica inglese di radere al suolo intere città veniva giustificata come l'unico uso razionale dell'arma del bombardamento aereo, e Dresda non fu che l'ultima applicazione pratica di questa teoria.

[modifica] Gli attacchi

La ferrovia nei pressi del centro di Dresda era già stata bombardata due volte dagli americani prima della notte del 13 febbraio 1945 (il 7 ottobre 1944, con 70 tonnellate di bombe, e il 16 gennaio 1945, con 279 tonnellate di bombe esplosive e 41 tonnellate di bombe incendiarie).

Secondo i piani, il 13 febbraio avrebbe dovuto vedere un attacco congiunto di RAF e USAAF, ma a causa del maltempo solo gli inglesi riuscirono a portare a termine il primo raid. 796 Avro Lancaster e 9 De Havilland Mosquito raggiunsero la città in due ondate, colpendo Dresda durante la notte con 1478 tonnellate di bombe esplosive e 1182 tonnellate di bombe incendiarie.

Il giorno successivo, la città fu attaccata dai B-17 americani, che in quattro raid la colpirono con 3900 tonnellate di bombe, fra esplosive e incendiarie. Il bombardamento creò una tempesta di fuoco, con temperature che raggiunsero i 1500 °C. Lo spostamento di aria calda verso l'alto, e il conseguente movimento di aria fredda a livello del suolo, creavano un fortissimo vento che spingeva le persone dentro le fiamme.

La città fu nuovamente bombardata dalla USAAF il 2 marzo, con altre 1000 tonnellate di bombe esplosive e incendiarie, e il 17 aprile, con 1554 tonnellate di bombe esplosive e 164 di bombe incendiarie.

[modifica] L'impatto

Delle 28410 case del centro di Dresda, 24866 furono distrutte. Un'area di 15 chilometri quadrati fu rasa al suolo (includeva 14000 case, 72 scuole, 22 ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 50 edifici bancari e assicurativi, 31 magazzini, 31 alberghi, 62 edifici amministrativi, industrie, e altre costruzioni). Dei 222000 appartamenti della città, 75000 furono completamente distrutti, 11000 gravemente danneggiati, 7000 danneggiati, 81000 leggermente danneggiati. All'epoca, la città era grande circa 300 chilometri quadrati. Paradossalmente, la ferrovia riprese a funzionare dopo pochi giorni.

Il numero totale di vittime non è noto, ed è difficile da stimare: la popolazione di Dresda nel 1939 contava 642.000 anime [1] ma si ritiene che i rifugiati fossero circa 200.000 [2]. Secondo gli storici, una valutazione verosimile è fra 25000 e 35000 morti[3][4], un bilancio non troppo diverso da quello relativo ad altri bombardamenti alleati su città tedesche[5]. Nel 1994 lo storico tedesco Friedrich Reichert ha accertato una stima molto vicina al ribasso[6]. Sui registri ufficiali tedeschi risultano 21271 sepolture[7]. Gli ultimi cadaveri furono ritrovati nel 1966. Altre fonti, meno attendibili perché legate alla propaganda nazista prima e sovietica poi, parlano di un numero di vittime molto superiore (fino a 300.000). Due enciclopedie (Columbia e Encarta) riportano il dato "da 35.000 a oltre 135.000".

Sebbene la potenza di fuoco non fosse di molto superiore a quella usata in altri bombardamenti in Europa, una serie di fattori ne aumentarono inaspettatamente l'efficacia: le condizioni favorevoli del tempo, la presenza di numerosi edifici in legno, e i tunnel sotterranei che collegavano molte cantine (e attraverso cui le fiamme si diffusero). Inoltre, Dresda si rivelò assolutamente impreparata all'attacco, e difesa da un fuoco di contraerea inadeguato.

Complessivamente, i bombardamenti alleati sulle città tedesche nella seconda guerra mondiale causarono circa 400.000 morti fra i civili. Se essi contribuirono alla fine della guerra è una questione controversa.

[modifica] Reazioni al bombardamento

[modifica] Germania

La reazione tedesca al bombardamento conobbe diverse fasi. Alcuni leader, in particolare Robert Ley e Joseph Goebbels, sostennero che l'azione era criminale e cercarono di usarla come pretesto per abbandonare la Convenzione di Ginevra sul Fronte Occidentale (tentativo che non ebbe successo). La propaganda tedesca comunque fece un gran uso di questo episodio, gonfiando il numero di vittime di un fattore 10 e facendo circolare nei paesi neutrali fotografie di edifici distrutti, persone massacrate e bambini ustionati. Per un caso, il giorno prima del bombardamento la propaganda tedesca aveva iniziato a denunciare l'inglese Arthur Harris come sostenitore del «bombardamento terroristico».

Il 16 febbraio, il ministero di Goebbels fece circolare un comunicato stampa in cui si osservava che Dresda non aveva industrie belliche, ed era un luogo di cultura e strutture ospedaliere. Il 25 febbraio fu emesso un nuovo documento con fotografie di bambini bruciati e una stima di morti di 200.000 persone.

Secondo lo storico Frederick Taylor, questa propaganda ebbe un grande successo: sebbene il bombardamento di Dresda fosse per l'opinione pubblica, di per sé, un potenziale motivo di dubbio circa la presunta «superiorità morale»amplificato dalla propaganda di Goebbels.

[modifica] Regno Unito

In una conferenza stampa due giorni dopo i bombardamenti, il commodoro delle forze aeree britanniche Colin McKay Grierson disse ai giornalisti che l'operazione Thunderclap aveva avuto lo scopo di colpire centri popolati e impedire ai soccorsi di venire in aiuto dei civili. Howard Cowan, un corrispondente di guerra della Associated Press, dichiarò che gli alleati avevano fatto ricorso al bombardamento terroristico. Queste dichiarazioni ebbero un lungo seguito di dibattiti e polemiche.

I circoli intellettuali britannici mostrarono analoghi segni di preoccupazione. Secondo Max Hastings, i bombardamenti alle città tedesche nel 1945 erano ormai scarsamente rilevanti rispetto all'esito della guerra. Inoltre, Dresda era una città particolarmente cara agli intellettuali europei. Il suo bombardamento, secondo Hastings, fu la prima occasione in cui l'opinione pubblica delle nazioni alleate ebbe motivo di dubitare della linea politica e militare seguita dai propri leader.

Lo stesso Churchill, che aveva sostenuto con decisione l'attacco, cercò poco dopo di prendere le distanze dall'accaduto. Il 28 marzo, in una nota inviata per telegramma al generale Ismay, e che avrebbe dovuto diventare ufficiale, scrisse:

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«Mi sembra giunto il momento di rivedere la questione del bombardamento delle città tedesche al solo scopo di seminare terrore, sebbene con altri pretesti.»

Essendo venuto a conoscenza dei contenuti della nota di Churchill, Harris scrisse:

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«Assumo che ciò di cui si sta parlando sia qualcosa di questo genere: senza dubbio nel passato i nostri attacchi alle città tedesche erano giustificati. Ma farlo è sempre stato ripugnante, e ora che i tedeschi sono battuti, possiamo astenerci da questi attacchi.»

Sotto la pressione di Harris e altri, Churchill in seguito cambiò il testo della sua nota:

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«Mi sembra giunto il momento di rivedere quello che abbiamo chiamato "bombardamento d'area" delle città tedesche dal punto di vista dei nostri interessi.»

[modifica] Opinioni sul bombardamento

[modifica] Un crimine di guerra?

Il bombardamento di Dresda è stato oggetto di un lunghissimo dibattito. Voci critiche vengono da tutte le parti politiche, dall'estrema sinistra all'estrema destra. Sia Günter Grass (romanziere tedesco e Premio Nobel per la Letteratura) che Simon Jenkins (un tempo direttore di The Times) hanno esposto la convinzione che il bombardamento debba essere considerato un crimine di guerra. Lo storico Max Hastings critica questa posizione sostenendo che questo porrebbe il bombardamento sullo stesso piano dei (ben peggiori) crimini nazisti; per lui, il bombardamento fu «un tentativo fatto in buona fede, seppure sbagliato, di portare la Germania alla sconfitta militare».

Gregory H. Stanton, presidente dell'associazione Genocide Watch, scrisse:

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«L'olocausto fu fra i più orribili genocidi della storia. Ma il bombardamento incendiario di Dresda da parte degli alleati, e la distruzione nucleare di di Hiroshima e Nagasaki, furono anch'essi crimini di guerra e, come hanno sostenuto anche Leo Kuper e Eric Markusen, atti di genocidio»

Anche gli estremisti di destra tedeschi usano il bombardamento di Dresda come simbolo, chiamando «olocausto di bombe» e sostenendo che questo episodio dimostra l'equivalenza morale degli Alleati e dell'Asse.

Sebbene l'idea che il bombardamento di Dresda sia stato eccessivo e condannabile è largamente diffusa, la questione se si possa parlare di «crimine di guerra» in senso stretto è molto più controversa.

[modifica] Argomenti a favore

Molti argomenti a favore dell'identificazione del bombardamento con un crimine di guerra hanno a che vedere con l'importanza culturale della città. Dresda (nota come Elbflorenz, la Firenze dell'Elba) era una splendida città e uno dei cuori artistici e culturali d'Europa.

Altri sostengono che il semplice fatto che la città non ospitasse alcun tipo di stabilimento bellico e il numero di civili uccisi sono sufficienti a giustificare l'uso dell'espressione «crimine di guerra».

A queste considerazioni si aggiunge il fatto che, secondo alcuni, nel febbraio del 1945 le forze naziste erano già in ritirata se non addirittura in rotta; di conseguenza, l'obiettivo militare (ostacolare lo spostamento di truppe) era sproporzionato rispetto al costo in vite umane dell'operazione. Inoltre, poiché la Germania stava cedendo, gli Alleati potevano prevedere che i loro attacchi aerei avrebbero avuto effetti sempre più devastanti per la diminuita efficacia delle misure difensive tedesche.

[modifica] Argomenti contro

Coloro che si oppongono all'identificazione del bombardamento di Dresda come criminale osservano che, nel 1945, non esisteva a livello internazionale alcun trattato, accordo, o convenzione, che regolasse i bombardamenti al fine di proteggere la popolazione civile. L'esercito americano si difende dalle accuse circa i bombardamenti usando, tra l'altro, i seguenti argomenti:

  1. i raid avevano un obiettivo militare legittimo date le circostanze (la ferrovia)
  2. nella città erano presenti sufficienti unità militari e difese antiaeree per impedire di classificarla come «indifesa»;
  3. i raid non usarono mezzi o modi straordinari; furono simili a quelli intrapresi contro altri obiettivi simili;
  4. i raid furono condotti seguendo il normale iter di comando delle forze armate;
  5. gli obiettivi militari furono raggiunti senza un «eccessivo» costo di vite umane.

Il generale George C. Marshall sostenne che l'attacco era necessario per impedire i rinforzi nazisti. Dresda, precedentemente attaccata in modo solo parziale, costituiva un nodo importante di comunicazione ancora funzionante nel cuore della Germania. Inoltre, l'intelligence americana aveva prove che era nelle intenzioni dei tedeschi attivare la produzione bellica nella città. Ancora, la città ospitava un centinaio di industrie che, sebbene non direttamente capaci di produrre armamenti, rifornivano l'esercito tedesco con materiale di altro genere (due esempi sono la Zeiss-Ikon e la Siemens AG che, secondo gli Alleati, costruivano binocoli per l'esercito; altre industrie costruivano maschere a gas, componenti usati nei caccia Messerschmitt, e altro).

[modifica] La ricostruzione e la riconciliazione

Dopo la guerra, e ancora di più dopo la riunificazione della Germania, molti sforzi sono stati fatti per ricostruire Dresda com'era prima del bombardamento. Diversi edifici, fra cui la cattedrale, furono ricostruiti. Nel 1956, Dresda stabilì un gemellaggio con Coventry, una delle città inglesi maggiormente devastate dai bombardamenti tedeschi. La stessa regina Elisabetta II di Inghilterra, durante una visita in Germania nel 2004, patrocinò un concerto a Berlino per finanziare l'opera di ricostruzione a Dresda (senza tuttavia presentare scuse formali per l'accaduto).

[modifica] Il bombardamento di Dresda nella cultura

Il bombardamento di Dresda è il tema centrale del più famoso romanzo di Kurt Vonnegut, scrittore statunitense che fu catturato dai tedeschi e che si trovava a Dresda come prigioniero all'epoca del bombardamento. In Mattatoio n. 5, Vonnegut ricorda in questo modo il momento in cui, uscendo dal rifugio sotterraneo che gli aveva salvato la vita, scoprì con sgomento che la città, rasa al suolo, sembrava «la superficie della Luna»:

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«Dopo un massacro tutto dovrebbe tacere, e infatti tutto tace, sempre, tranne gli uccelli. E gli uccelli cosa dicono? Tutto quello che c'è da dire su un massacro, cose come puu-tii-uiit?»
(Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5)

[modifica] Note e riferimenti

  1. ^ Analisi storica del bombardamento di Dresda, 14-15 febbraio Preparato dalla USAF Historical Division Research Studies Institute Air University, II. Sezione "The Immediate Consequences of the Dresden Bombings on the Physical Structure and Populace of the City". (backup site) paragrafo 28.
  2. ^  Dresden: Tuesday, February 13, 1945 di Frederick Taylor, pg. 262-266, vedi bibliografia
  3. ^  Dresden im Luftkrieg: Vorgeschichte-Zerstörung-Folgen di Götz Bergander, vedi bibliografia
  4. ^  The Bombing of Dresden in 1945:Falsification of statistics, di Richard J. Evans, professore di storia moderna all'università di Cambridge.
  5. ^  Analisi storica del bombardamento di Dresda, 14-15 febbraio Preparato dalla USAF Historical Division Research Studies Institute Air University, II. Sezione "The Immediate Consequences of the Dresden Bombings on the Physical Structure and Populace of the City".
  6. ^  Friedrich Reichert, Verbrannt bis zur Unkenntlichkeit — Die Zerstörung Dresdens 1945, Dresdner Museum, Dresda, 1994 sito backup). Paragrafo 29. La comparazione fa uso di dati tratti da "Fire Raids on German Cities", United States Strategic Bombing Survey, Physical Damage Division, gennaio 1945. Documento n°34.
  7. ^  The Bombing of Dresden in 1945, di Richard J. Evans, professore di storia moderna all'università di Cambridge.

[modifica] Bibliografia

  • Taylor, Frederick. Dresden: Tuesday, February 13, 1945.
  • US review, Pub (NY): HarperCollins, ISBN 0060006765.
  • UK review, Pub (Lon): Bloomsbury. ISBN 0747570787.
  • "The Bombers" by Norman Longmate, Hutchins & Co, (1983), ISBN 0091515087,
  • Antony Beevor, Berlin: the Downfall, 1945. ISBN 0670886955
  • Statistisches Handbuch von Deutschland: 1928–1944. München 1949 (Quelldaten zur militärischen Bedeutung Dresdens)
  • Wolfgang Schaarschmidt: Dresden 1945. Herbig
  • Götz Bergander: Dresden im Luftkrieg – Vorgeschichte, Zerstörung, Folgen. Flechsig Würzburg (Sonderausgabe), 2. erweiterte Auflage 1998, ISBN 3881892397
  • Götz Bergander: Vom Gerücht zur Legende. Der Luftkrieg über Deutschland im Spiegel von Tatsachen, erlebter Geschichte, Erinnerung, Erinnerungsverzerrung. In: Thomas Stamm-Kuhlmann u.a. (Hrgb.): Geschichtsbilder. Festschrift für Michael Salewski zum 65. Geburtstag, Stuttgart 2003
  • Axel Rodenberger: Der Tod von Dresden. Bericht vom Sterben einer Stadt in Augenzeugenberichten. Berlin (Neuauflage) 1995
  • Frederick Taylor: Dresden, Dienstag, 13. Februar 1945. Militärische Logik oder blanker Terror? Bertelsmann, München, Dezember 2004, ISBN 3570006255
  • Matthias Neutzner (Hrsg.): Ausstellung Lebenszeichen – Dresden im Luftkrieg 1944/45. Dokumentation der Ausstellung vom August 1989 bis April 1990. Dresden 1991.
  • Jörg Friedrich: Der Brand. Deutschland im Bombenkrieg 1940–1945. Ullstein-Heine-List, München 2002, ISBN 3548604323
  • Helmut Schnatz: Tiefflieger über Dresden? Legenden und Wirklichkeit. Con prefazione di Götz Bergander. Köln/Weimar/Wien 2000, ISBN 3412136999
  • Gunnar Schubert: Die kollektive Unschuld. Wie der Dresden-Schwindel zum nationalen Opfermythos wurde. Konkret texte 42, 2006, ISBN 3930786478
  • Wolfgang Schaarschmidt: Dresden 1945. Herbig

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