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Abd al-Rahman ibn Mu'awiya - Wikipedia

Abd al-Rahman ibn Mu'awiya

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

ʿAbd al-Rahmān ibn Muʿāwiya (731-788) - detto anche al-Dākhil, ovvero "l'Immigrante" - fu il primo Emiro indipendente di al-Andalus e restauratore nella Spagna musulmana dell'autorità omayyade dopo l'affermazione nel 750 della cosiddetta "rivoluzione abbaside in Siria e nel resto del califfato.

Al momento della presa di potere di Abū l-Abbās al-Saffāh, ʿAbd al-Rahmān era un giovane diciannovenne la cui unica glora era quella di avere avuto come nonno il grande califfo Hishām ibn ʿAbd al-Malik.
Scampato alla strage di Nahr Abī Futrus, ʿAbd al-Rahmān riuscì a riparare in Palestina e quindi in Egitto, grazie al valido e leale ausilio del suo mawlā Badr, che corse non pochi rischi nel portargli tutto il denaro e i gioielli che gli fu possibile recuperare.

Da qui si diresse in Nordafrica, forte del fatto che sua madre (una Berbera da cui aveva forse ereditato il color biondo dei capelli) avrebbe potuto garantirgli una benevola accoglienza da parte della sua tribù di provenienza.

Le sue speranze si avverarono e, forte dell'appoggio delle tribù dei Miknāsa e dei Nafza, ʿAbd al-Rahmān si mosse per guadagnarsi alleati all'interno di al-Andalus, visto che il wālī omayyade Yūsuf ibn ʿAbd al-Rahmān al-Fihrī aveva approfittato della guerra civile in atto per svolgere una politica del tutto indipendente.

Un alleato sicuro fu trovato nel gruppo dei "Siriani" giunto nella Penisola iberica al seguito di Balj ibn Bishr, scampato a morte sicura in seguito alla disfatta omayyade in Nordafrica nel corso del conflitto scatenato dalla cosiddetta "Grande Rivolta" berbera.

La fontana dell'Alcazar di Cordova
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La fontana dell'Alcazar di Cordova

Costoro erano stati inseriti a pieno titolo (e con grandi privilegi) nel tessuto sociale e produttivo andaluso in quanto utili ad alleggerire le pressioni berbere che, anche in al-Andalus, avevano condotto a rivolte contro il governo arabo costituito. Ulteriori alleati furono poi trovati negli Arabi immigrati nel paese. Un primo accordo con i Qaysiti non sortì alcun effetto mentre un'ottima intesa fu trovata dagli emissari di ʿAbd al-Rahmān ibn Muʿāwiya con gli Arabi yemeniti (o Kalbiti), riproponendo un'intesa che si era di già sviluppata positivamente in Siria nel corso del "secolo omayyade".
Fu così che, sbarcato infine ad Almuñecar il 14 agosto del 755, l'Emiro omayyade si scontrò presso Cordova con il wālī, sconfiggendolo il 15 maggio del 756 e facendosi proclamare Emiro di al-Andalus anziché, come pure avrebbe forse potuto, califfo, prendendo possesso del Palazzo (Alcazar, dall'arabo al-Qasr) governatorale che trasformò nella sua residenza.

Il suo governo fu caratterizzato da un continuo impegno bellico per stroncare qualsiasi forma di opposizione, senza peraltro adottare una linea d'intransigente fermezza (tipica, invece, di suo nipote al-Hakam I ibn Hishām). L'opposizione si espresse nel tentativo di rivalsa dello sconfitto governatore (battuto però ancora una volta nel 758 presso Toledo) nonché nelle ribellioni ordite dai discriminati Berberi andalusi e nelle incursioni organizzate dal regno cristiano delle Asturie che sperava di prendersi una pronta e decisiva rivincita dopo che la conquista islamica aveva costretto Pelayo e i suoi successori, Favila e Alfonso I delle Asturie, ad asserragliarsi nelle inospitali contrade del settentrione cantabrico e asturiano della Penisola Iberica.

Nel corso del suo governo si ebbe anche l'ingresso in Spagna di Carlomagno, esortato a intervenire da un gruppo di musulmani ribelli all'autorità dell'Emiro, che indussero il sovrano franco a porre l'assedio nel 778 a Saragozza, senza peraltro riscontrare alcun senso di sollievo e di amicizia da parte delle popolazioni cristiane sottomesse che, probabilmente, apprezzavano assai più la relativa libertà concessa dai musulmani anziché la grossolana amicizia carolingia.

ʿAbd al-Rahmān non ebbe necessità d'intervenire nella Marca Orientale perché, richiamato dalle notizie d'una pericolosa rivolta dei Sassoni da poco sottomessi, Carlomagno ripassò i valici pirenaici da cui era inizialmente penetrato sul territorio spagnolo, per subire con la sua retroguardia i devastanti colpi dei Baschi (ancora per lo più pagani) che portarono alla morte di alcuni importanti uomini della cerchia intima del sovrano franco, primo fra tutti il conte palatino Rolando, duca di Bretagna, della cui figura la narrazione epica si impadronirà, trasformandolo nel prode e infelice Orlando.

I rapporti con i rivali Abbasidi furono di ostilità, ma più teorica che pratica. Se infatti al-Mansur aveva armato il capo arabo al-ʿAlāʾ ibn Mughīth nel 763, il tentativo abbaside di recuperare al-Andalus fallì in un combattimento svoltosi presso Carmona, poco distante da Siviglia. ʿAbd al-Rahmān progettò anch'egli di tornare in Oriente per abbattere la dinastia rivale e nel 780 i preparativi opportuni furono avviati. La situazione però a Saragozza era talmente complessa da richiedere ogni sua attenzione e ogni suo sforzo, costringendo infine l'Emiro ad accantonare per sempre il suo piano.


Predecessore:
( — )
Emiro di al-Andalus
757–788
Successore:
Hishām I


[modifica] Collegamenti

[modifica] Bibliografia

  • Anonimo, Akhbār Majmūʿa, trad. spagnola di Lafuente y Alcantara, Madrid, 1867.
  • E. Lévi-Provençal, Histoire de l'Espagne musulmane, Parigi-Leyda, G.P. Maisonneuve-E.J. Brill, 1950, 3 voll.
  • R. Dozy, Histoire des Musulmans d'Espagne, Leyda, E.J. Brill, 1932, 3 voll.
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