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Theodor Saewecke - Wikipedia

Theodor Saewecke

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Theodor Emil Saevecke nato il 22 marzo 1911 ad Amburgo e morto nel dicembre 2004 in Germania, fu un ufficiale delle SS durante la Seconda Guerra Mondiale. Come tale, ebbe il comando della SIPO-SD (Polizia e Servizio di Sicurezza) in Lombardia durante l'occupazione tedesca. Nel dopoguerra, avrebbe collaborato con la CIA [1] e rivestì il ruolo di direttore dei servizi di sicurezza della Repubblica Federale Tedesca.

Non ha mai subito alcun processo in patria. Nel 1999 è stato condannato all'ergastolo dal Tribunale militare di Torino per aver ordinato nell'agosto del 1944 la fucilazione di 15 partigiani e antifascisti a Milano, in Piazzale Loreto, fatto che gli procurò il soprannome di Boia di Piazzale Loreto.

Indice

[modifica] Saevecke e la Banda Koch

Prima di rendersi responsabile della strage di Piazzale Loreto, Saeweke aveva collaborato con Pietro Koch (condannato a morte e fucilato a Roma il 5 giugno 1945), concorrendo alla creazione una "squadra speciale" basata una villetta in via Uccello (quartiere San Siro), ribattezzata immediatamente "Villa Triste" per via del ricorso sistematico alla tortura da parte degli uomini di Saeweke e Koch nei confronti degli antifascisti che cadevano nelle loro mani.

La ferocia della banda, costituita nel giugno del 1944 dopo l'arrivo da Roma di Koch - che vi svolgeva la stessa attività e da dove era fuggito per la liberazione della capitale da parte alleata - finirà per essere giudicata eccessiva persino dal regime della RSI e da Mussolini stesso.

La banda fu pertanto sciolta dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana. Gli uomini di Koch furono arrestati il 24 settembre 1944 e il loro capo il successivo 17 dicembre, tra le proteste dei tedeschi.

[modifica] Il processo a Saevecke

Soltanto negli anni '90 Saeweke venne processato in contumacia in Italia, dal Tribunale Militare di Torino che lo riconobbe colpevole di "Violenza con omicidio in danno di cittadini italiani" emettendo nei suoi confronti la condanna all'ergastolo il 9 giugno 1999. Il governo federale tedesco ha, peraltro, respinto la richiesta di estradizione e Saewecke è rimasto libero sino alla morte.

[modifica] Le indagini della commissione parlamentare

Il processo è stato possibile solo grazie al ritrovamento di documenti occultati per decenni in Italia a seguito delle indagini condotte dal Procuratore militare Antonino Intelisano durante il processo al criminale nazista Erich Priebke; nel 1994 a Palazzo Cesi, sede della Procura Generale Militare della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione, fu ritrovato il cosiddetto «armadio della vergogna», nel quale erano occultati sin dal primo dopoguerra numerosi fasciscoli relativi alle stragi nazifasciste commesse in Italia durante la II guerra mondiale ed ai quali non era mai stato dato seguito. I fascicoli, conservati in voluminosi faldoni, erano relativi a centinaia di crimini che, complessivamente, causarono molte migliaia di vittime innocenti tra la popolazione civile (si stima una cifra di circa 15.000 morti). Tra questi fascicoli erano compresi anche quelli che riguardavano le stragi commesse per ordine di Saeweke, tra le quali l'eccidio consumato in Piazzale Loreto.

Il ritrovamento dei faldoni - oltre a rendere possibile l'istruzione dell'indagine e del processo contro il responsabile della strage milanese e di altri procedimenti contro criminali di guerra - suscitò vivo scandalo e fu alla base dell'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti istituita durante la XIV legislatura (2003/2006). La commissione ha preso in esame i fascicoli già rinvenuti a Palazzo Cesi - in totale 695 - scoprendo accanto ad essi l'esistenza di altri 273, 202 dei quali relative a stragi commesse in Italia da fascisti e 71 da nazisti. La commissione, oltre che in Italia (scoprendo ad esempio presso il comando dei Carabinieri in Emilia Romagna segnalazioni di crimini nazifascisti raccolte alla fine della guerra in aggiunta a quelli relazionati negli archivi occultati a Roma) ha indagato anche all'estero, soprattutto negli Stati uniti, ove sono stati visitati il Museo dell’Olocausto, gli archivi ONU, i National Security Archives della George Washington University e i curatori della National Archives and Records Administration. Grazie al Freedom of Information Act è stato possibile consultare documenti declassificati dal Dipartimento di Stato, dall'Office of Strategic Services (OSS) e dalla CIA.

[modifica] Saevecke, agente Cabanio nei servizi USA

Per approfondire, vedi la voce CIA.

Saevecke fu reclutato verso la fine degli anni quaranta e gli fu attribuito il nome in codice Cabanio. Probabilmente fu dovuto a tale passaggio nei servizi statunitensi che le indagini relative la suo caso, istruite già alla fine della guerra dallo Special Investigation Branch che si occupava dei criminali di guerra nazifascisti furono accantonate, malgrado le foto degli eccidi e le oltre 40 testimonianze a carico raccolte, inclusa la piena confessione, resa dallo stesso Saevecke ai militari americani d'occupazione, relativamente alla Strage di Piazzale Loreto e la fucilazione per rappresaglia di altri otto civili innocenti a Corbetta (Milano) nell'estate del 1944. Finì così nell'«armadio della vergogna» anche il fascicolo che riguardava la strage del 10 agosto 1944 , contrassegnato dal numero 2167, riguardante 13 tedeschi e 4 italiani. Tra i tedeschi incriminati il colonnello Walter Rauff (comandante delle SS nella regione Italia Nord-Ovest), il generale Willy Von Tensfeld ed il capo della piazzaforte di Milano generale Von Goldbeck.

Saevecke fu introdotto nei ranghi della polizia della Germania occidentale e vi fece carriera indisturbato, giungendo a ricoprire il grado di vicedirettore dei servizi di sicurezza del Ministero degli Interni. La notte del 27 ottobre 1962 organizzò ed eseguì una irruzione illegale ed intimidatoria ai danni delle redazioni del settimanale Der Spiegel a Bonn e ad Amburgo. Ne seguì invece una violenta campagna stampa contro Saevecke che condusse alla formulazione di accuse circa la sua partecipazione alla consumazione di guerra in Tunisia e in Italia. Allarmate, le autorità tedesche chiesero alle omologhe italiane notizie sull'attività di Saevecke durante la guerra. Dalle indagini condotte dal giudice milanese Guido Salvini, in qualità di consulente della commissione parlamentare, è emerso che nel 1963, a seguito della richiesta tedesca - la Procura Generale Militare e il Gabinetto del Ministero della Difesa si scambiarono il fascicolo per lungo tempo senza mai trasmetterlo a Bonn ed archiviandolo il 20 maggio 1963. In tal modo Saevecke proseguì indisturbato o quasi la sua carriera nella polizia tedesca sino alla pensione.

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