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Prete Gianni - Wikipedia

Prete Gianni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Prete Gianni rappresenta un personaggio leggendario molto popolare in epoca medievale, tanto che, secondo i poemi del ciclo bretone, il Santo Graal sarebbe stato trasportato proprio nel suo regno. Ludovico Ariosto ne fa uno dei personaggi del suo Orlando Furioso con il nome di Senapo, re d'Etiopia che Astolfo libera da una maledizione divina che lo costringeva a soffrire in eterno la fame. Invece Dante non vi fa cenno.

Indice

[modifica] La lettera del Prete Gianni

La prima notizia che lo riguarda e lo cita giunse in occidente in modo romanzesco nel 1165. L'imperatore bizantino Emanuele Comneno ricevette una strana lettera, da lui poi girata a papa Alessandro III e a Federico Barbarossa. Il mittente delle missive si qualificava come: Giovanni, Presbitero, grazie all'Onnipotenza di Dio Re dei Re e Sovrano dei sovrani.

La lettera, in termini eccessivamente ampollosi anche per quei tempi, descriveva il regno di questo re e prete dell'estremo oriente. Si trattava di domini immensi: egli si definisce signore delle tre Indie, diceva di vivere in un immenso palazzo fatto di gemme, tenute insieme da oro usato come cemento, ed aveva non meno di diecimila invitati ad ogni pasto. Sette re, sessantadue duchi e trecentosessantacinque conti gli facevano da camerieri. Tra i suoi sudditi non annoverava solo uomini, ma anche folletti, nani, giganti, ciclopi, centauri, minotauri, esseri con la testa di cane, creature con la faccia sul petto e senza testa, eccetera... Insomma, tutto il campionario di esseri favolosi di cui hanno parlato le letterature e le leggende fin dalla preistoria. I due imperatori non diedero peso più di tanto a quel fantasioso testo. Il papa, per puro scrupolo (se davvero in oriente c'era un re cristiano, per giunta prete, rispondere era un dovere) mandò una lettera di pochissime parole, in cui lo informava che, una volta giunte notizie più precise, avrebbe inviato il vescovo Filippo da Venezia, nella duplice veste d'ambasciatore e di missionario, per istruire il Prete Gianni nella dottrina cattolica. È da notare che il mitico personaggio si era definito seguace dell'antica eresia nestoriana, condannata al Concilio di Efeso, secondo la quale le due nature di Gesù erano rigidamente separate, ed unite solo in modo morale, ma non sostanziale. La corrispondenza si concluse così.

[modifica] Il Prete Gianni e i viaggiatori medievali

Circa venti anni dopo, il vescovo Otto Freising scrisse di aver incontrato in Siria un monaco che gli parlò di un sovrano cristiano, re e sacerdote, che regna su un grande impero posto oltre l'Armenia e la Persia, ma prima dell'India e della Cina. Passò un altro mezzo secolo. Fra Giovanni dal Pian dei Carpini, che, in veste di ambasciatore del Papa in Estremo Oriente, aveva assistito all'incoronazione del terzo Gran Khan Kuyuk, nella cronaca dei suoi viaggi (Historia Mongolorum) narra di come il successore di Gengis Khan, Ogüdai, era stato sconfitto dai sudditi di un re cristiano, il Prete Gianni, conosciuti come Quegli Indiani chiamati Saraceni neri, o anche Etiopi.

Marco Polo, nel Milione, ci dà una versione molto più elaborata. Il Prete Gianni vi è descritto come un grande imperatore, signore di un immenso dominio esteso dalle giungle indiane ai ghiacci dell'estremo nord. I Tartari erano suoi sudditi, gli pagavano tasse ed erano l'avanguardia delle sue truppe. Questo fino al giorno in cui non elessero Gengis Khan loro sovrano. Quest'ultimo, come riconoscimento della propria indipendenza, chiese in moglie una figlia del Prete Gianni. Avutone un rifiuto, gli mosse guerra. Una serie di eventi sensazionali accompagnarono la campagna militare che si chiuse con la vittoria tartara. Per circa un secolo, nessuno più parlò di tale personaggio.

[modifica] Il Prete Gianni e le scoperte geografiche

Tornò agli onori delle cronache all'improvviso. Sino a quel momento, tutti coloro che avevano parlato del regno del Prete Gianni avevano detto di star riferendo voci. Un viaggiatore inglese, Sir John de Mandeville, raccontò invece che vi era stato. Nel 1355 il medico di Liegi Jaen de Bourgnone lo avrebbe avuto in cura. Al momento di andarsene, gli lasciò il manoscritto delle sue memorie. Il testo ha subito una diffusione immensa, ma nel 1371, in punto di morte, il medico belga confessò di essersi inventato tutto. I viaggi del gentiluomo inglese inoltre descrivono ed accreditano tutte le favole precedenti e ne aggiungono altre. Unico particolare, sembra che lascino pensare ad una localizzazione africana, più che asiatica.

Tale tesi conquistò il re Giovanni II del Portogallo che, nel 1489, inviò un'ambasceria in Egitto, proprio con lo scopo di giungere nel paese del Prete Gianni. I messi raggiunsero l'Etiopia, dove trovarono davvero dei re cristiani sottomessi ad un imperatore (Negus) che si proclamava discendente di re Davide. Quest'ultimo mandò a sua volta ambasciatori a Lisbona. I geografi cominciarono ad indicare l'Etiopia come "Regno del Presbitero Giovanni" e storici come Giuseppe Scaligero ipotizzarono che, un tempo, i domini etiopi giungessero sino alla Cina. Ben presto però, ci rese conto che non era così.

Il Prete Gianni è citato anche su carte geografiche tardomedievali, come il mappamondo di Martin Behaim

[modifica] Il Prete Gianni nel fumetto

Dopo la scoperta dell'America non mancò chi localizzò il Prete Gianni in Florida, e lo collegò ad un altro mito, quello della fonte della giovinezza. Questa è anche la versione di Alfredo Castelli, autore del fumetto Martin Mystére, che lo fa vivere dal 1101 al 1344.

Egli però ha fatto la sua comparsa anche nel fumetti della Marvel. Si tratta di un personaggio minore, una sorta di strano cavaliere medievale, le cui avventure spaziano dalla corte di re Artù, a quella di Riccardo Cuor di Leone e si intrecciano spesso con quelle di un altro personaggio medievaleggiante della Marvel, Sir Perceval il Cavaliere Nero. Tale "Prete Gianni" (chiamato all'inglese Prester John) possiede un amuleto pressoché onnipotente, ottenuto coniugando tecnologia e magia, il cosiddetto Occhio del male. Tale attrezzo è desiderato da potenti entità, come il dio vichingo del male, della magia e del fuoco Loki ed il misterioso demone Dormammu, signore di un universo tenebroso. Ciò perché tale attrezzo è in grado, tra l'altro, anche di fondere tra loro gli universi paralleli. Proprio la ricerca di tale attrezzo è il preludio ad uno dei primi e più emozionanti Cross-over della Marvel: la saga de "I Difensori vs I Vendicatori" (Edizione italiana 1974, a cura dell'editoriale Corno).

Eurasia nel periodo immediatamente precedente all'invasione mongola, 1200 d.C.
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Eurasia nel periodo immediatamente precedente all'invasione mongola, 1200 d.C.

[modifica] Mito o figura storica?

Forse però non si tratta solo di una figura mitologica. Nel 1926, il giornale cattolico americano The Catholic World pubblicò un articolo, firmato John Crowe, in cui si sosteneva che in Asia esiste un Re-sacerdote: il Dalai Lama. Ne consegue che il regno del Prete Gianni era il Tibet. Pur non potendolo escludere, c’è da ricordare che le ricerche più recenti hanno appurato che forse il più vicino alla realtà era proprio Marco Polo. La Chiesa Cristiana Nestoriana (detta anche, impropriamente, assira) ha, ancora oggi, la sua "testa" gerarchica in territori che oggi, politicamente fanno parte di Iraq, Iran e Afghanistan e che, anticamente, erano Persia ed il grosso dei fedeli è concentrato oggi in India, ma nel corso del VI e VII Secolo espletò un'intensa attività missionaria in Asia Centro-Orientale, in particolare tra le popolazioni turco-tartare, (ma anche in Tibet, Siam e nella stessa Cina). Fra tali missionari, si ricorda la figura del monaco siriano Alopen, che, nell'anno 635, ottenne dall'imperatore cinese T'ai-tsung il permesso di costruire chiese e monasteri e di importare 530 libri religiosi e tradurne in cinese 35. Anche alcuni sovrani Uighuri (attuale Sinkiang Uighur, Cina occidentale) e Mancesi (Manciuria, Cina nord-orientale) si convertirono a questa fede. Una popolazione tartaro-uighura, la tribù dei Karakhitai (vocabolo turco che vuol dire cinesi neri, da cui forse i saraceni neri detti etiopi di Giovanni Dal Pian del Carpine), formò un immenso impero esteso, al momento della massima espansione, dalla Cina settentrionale e dall'Altai al Lago d'Aral, che durò tra X, XI e XII secolo. Il suo più grande condottiero fu il khan Yeliutashi. Sconfisse Arabi, Turchi, Cinesi e Russi, e regnò dal 1126 al 1144. Yeliutashi era cristiano nestoriano, come lo erano molti suoi sudditi. Alla sua morte l’impero si divise. L’ultimo della sua dinastia fu Torghil, di cui Gengis era nominalmente vassallo e che tale rimase fin che non lo sconfisse. Ancora ai tempi di Marco Polo un esponente di questa dinastia regnava sugli Uighuri, vassallo di Kublai Khan. Nel 1292 fra Giovanni da Monte Corvino sostenne di averne conosciuto il successore, di nome Giorgio, e di averlo convertito al Cattolicesimo

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