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Nakajima Ki-43 Hayabusa - Wikipedia

Nakajima Ki-43 Hayabusa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nakajima Ki-43-II B Hayabusa
[[Image:{{{immagine}}}|250px|]]
{{{didascalia}}}
Descrizione
Ruolo Aereo da caccia/cacciabombardiere
Equipaggio 1
Primo volo gennaio 1939
Entrata in servizio 1941
Costruttore Nakajima
Esemplari costruiti 5.900 circa
Dimensioni
Lunghezza 8,92 m
Apertura alare 10,84 m
Angolo di freccia alare {{{freccia_alare}}}
Altezza 3,27 m
Superficie alare 21,40
Pesi
A vuoto 1.910 Kg.
Carico
Massimo al decollo 2.925 kg
Propulsione
Motore Motore radiale 14 cilindri
Nakajima Ha-115
Potenza 1.100 CV
Spinta {{{spinta}}}
Prestazioni
Velocità massima 530 ca. x km/h
Autonomia 1760 km
Raggio d'azione {{{raggio}}}
Tangenza 11.200 m
Capacità di carico {{{capacità}}}
Armamento
Mitragliatrici 2 da 12,7 mm Ho-103
Cannoni
Piloni {{{piloni}}}
Bombe {{{bombe}}}
Missili {{{missili}}}
Altro 2 bombe da 30 o più chili
Note
La lista di aerei militari presenti su wiki
Progetto:Aviazione


Il Nakajima Ki-43 Hayabusa ("Falco pellegrino", ma dagli Alleati era conosciuto come "Oscar") era un aereo da caccia dell'Esercito Giapponese (JAAF) durante la Seconda guerra mondiale.

Era il sostituto del precedente Nakajima Ki-27 nelle file dell'Aviazione. Dotato di un motore sensibilmente più potente ma ancora di un'armamento insufficiente e di una struttura troppo leggera per essere capace di resistere ai danni di combattimento, operò in un gran numero di esemplari praticamente durante tutta la guerra. Benché al tempo di Pearl Harbour ne fossero in linea solo 40 esemplari, se ne aggiunsero ben presto altri 5.800, rendendolo il più numeroso tra i caccia dell'Esercito, con la sua velocità massima di 530 km/h, due mitragliatrici leggere e 1.700 km di autonomia.

Indice

[modifica] Origini

Andato in volo alla fine degli anni '30 questo velivolo, ideato da Hideao Hitokawa e realizzato negli stabilimenti Nakajima di Ota, aveva nella sua forma originaria un motore da 925 CV equivalente al Sakae dello Zero mentre le mitragliatrici erano due da 7,7 mm tipo 89.
I piloti, per quanto possa sembrare incredibile, non espressero commenti positivi sulla maneggevolezza della macchina e alcune modifiche vennero effettuate in maniera da soddisfare la passione giapponese per la massima manovrabilità; dopodiché anche i piloti collaudatori si espressero favorevolmente sulle qualità di volo del nuovo caccia.

[modifica] Tecnica

L'aereo era totalmente metallico, con un rivestimento di tela sulle superfici di controllo.
La fusoliera era estremamente snella, specie dietro l'abitacolo, mentre le ali erano squadrate, con alcune curvature necessarie per ridurre la resistenza aereodinamica. Erano presenti flap di combattimento che consentivano di abbassare la velocità minima durante i combattimenti aerei, stringendo molto di più le virate. Era infatti un'aeroplano costruito per essere estremamente maneggevole e vista la potenza del motore non esuberante, necessitava di una struttura molto leggera, troppo per essere anche sufficientemente robusto nei contesti di combattimento reali.

L'abitacolo era dotato di una visibilità totale, con pochi montanti per sostenere il tettuccio (a differenza dell'A6M), le 2 mitragliatrici erano nella parte superiore del muso, mentre attacchi per bombe o serbatoi erano presenti sotto la fusoliera o le ali.
Come impiantistica, era presente una radio rice-trasmittente, una bombola pewr l'ossigeno, il carrello d'atterraggio era retrattile in tutti i suoi componenti (a differenza del Nakajima Ki-27) e il motore, un 14 cilindri radiale, era abbinato ad un'elica bipala metallica.

[modifica] Versioni ed impiego operativo

Il nuovo caccia entrò in linea nell'ottobre 1941 e costituì una brutta sorpresa per gli Alleati quando di lì a poco entrò in azione, sia pure in numero davvero esiguo, nelle campagne iniziali della guerra del Pacifico. All'inizio erano presenti solo 40 macchine nei reparti di prima linea dell'aviazione dell'Esercito, e la superiorità numerica del Ki-27 non venne messa in discussione per un lungo periodo di tempo. Fino all'aprile 1943 vennero prodotti solo 716 esemplari Ki-43-I, nei sottomodelli -A, -B con una mitragliatrice da 12,7 al posto della Type 89, -C con entrambe le armi calibro 12,7 Ho-103.

Le mitragliatrici di piccolo calibro non vennero considerate a lungo un'arma efficace, ma il velivolo, nonostante una velocità di appena 495 km/h, si rivelò molto valido inizialmente, grazie alla sua maneggevolezza ed all'accelerazione bruciante quando partiva da bassa velocità. I piloti dei P-40 dovevano fare molta attenzione a non lasciarsi coinvolgere in duelli manovrati, anche se le armi dei Ki-43 erano poco efficaci contro i loro robusti aerei.

La squadriglia delle "Tigri volanti" affrontarono essnzialmente i Ki-27 e Ki-43 (rispetto a cui i P-40 avevano dei margini di superiorità piuttosto rilevanti, specie verso i Ki-27), ma quasi sempre affermavano di aver combattuto contro degli "Zero", nonostante fosse ovvio che tale macchina, oltre ad essere più pericolosa dei caccia dell'Esercito Giapponese, era impegnata maggiormente in altri teatri operativi. La consistenza numerica iniziale degli Zero infatti non superava di molto i 300 apparecchi, e dal momento che essi erano quasi tutti imbarcati si può ben capire come non esistessero affatto nelle zone di competenza dell'Esercito giapponese, già presente con le sue macchine. Eppure, i reduci dell'Air Volunteer Group hanno continuato anche dopo la guerra ad affermare di avere combattuto contro nugoli di Zero. Ne erano talmente convinti al punto che un giorno, il 21 marzo 1942 abbatterono uno «Zero con una mimetica blu scuro» che risultò essere un Hawker Hurricane da ricognizione inglese, il cui pilota si fece pagare abbondanti libagioni al bar della base aerea birmana sopra cui venne abbattuto dall'americano.

Il Ki-II era un modello migliorato. Aveva il motore Ha-115 sovralimentato derivato dall'Ha-25, qualche blindatura protettiva, un collimatore a riflessione invece che a telescopio, elica tripala, bombe da 250 anziché 15 chili ed altre migliorie.

La Takigawa e la Nakajima ne costruirono oltre 5.000. La macchina entrò in azione solo nel 1943, quando era purtroppo assai superato.

Nel 1944 venne tentato un'aggiornamento del Ki-43 con il modello Ki-43-III: aveva un motore da 1.230 CV a 9.000 metri e, su alcuni prototipi, due cannoni da 20 mm. La velocità massima era di 576km/h. Vennero prodotti solo un'ottantina di esemplari perché altri velivoli migliori erano ormai in linea, specialmente il Nakajima Ki-84 Hayate.

I Ki-43 continuarono a combattere fino alla fine delle ostilità, in compiti come la difesa aerea contro i Boeing B-29 Superfortress e le missioni kamikaze (apoco gradite dai piloti dell'Esercito, che a differenza di quelli navali non avevano mai avuto, pur in campagne aeree difficilissime e rudi, massacri come quelli delle Marianne, che lasciavano poche speranze a chi si fosse avventurato contro gli americani e quasi nessuna certezza di infliggere dei danni che valessero il rischio).

[modifica] Confronti

Comparato allo Zero, il Ki-43 era un po' migliore nei tempi di salita in quota, dato il minor peso, ma era un leggermente inferiore in agilità complessiva. Soprattutto risultava inferiore in potenza di fuoco, in velocità massima e nel fatto che non era una macchina imbarcata, il tutto, pur avendo lo stesso motore dell'A6M2 che quindi, nonostante la struttura arcaica del tettuccio, dimostrava la sua eccellente efficienza complessiva, risultando superiore in praticamente ogni contesto a parità di potenza e con l'extra-valore di essere un velivolo navale.

I piloti americani, che ne testarono alcuni in volo, ne rimasero impressionati per via della straordinaria agilità a bassa velocità, molto superiore a quella di qualunque aereo alleato, l'assenza totale di vizi di volo "assassini" (come invece in altri velivoli alleati e non) mentre l'accelerazione tra i 200 e i 400 km/h era semplicemente fenomenale. Tuttavia, l'aereo giapponese era troppo lento in picchiata e in volo orizzontale, oltre che poco armato e vulnerabile: rimaneva comunque un temibile avversario per i piloti alleati.

[modifica] Epilogo

Nel dopoguerra alcuni Ki-43 vennero usati dagli indonesiani in azioni di guerriglia aerea contro gli olandesi, mentre altri vennero usati addirittura dai francesi. Un'unico esemplare esiste ancora oggi negli Stati Uniti, ma non è in condizioni di volo.

Nell'insieme è stato una buona macchina anche se inferiore allo Zero, specie per armamento e flessibilità operativa, e più in generale alle macchine alleate dei modelli migliorati che apparvero nel prosieguo della guerra.

Era chiaramente un velivolo di transizione tra i leggeri ed economici caccia degli anni '30 e quelli, molto più pesanti e potenti, tipici del decennio successivo.

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