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Lakhmidi - Wikipedia

Lakhmidi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

I Lakhmidi (Arabo اللخميون), meno comunemente chiamati anche Munadhiridi (Arabo المناذرة, lett. "dei Mundhir"), furono un gruppo di Arabi cristiani che visse nella Mesopotamia meridionale (oggi Iraq meridionale) e che ebbe dal (266 come sua capitale al-Ḥīra, celeberrima ai suoi tempi per il gran numero di palazzi (come quello di Khawarnaq) e di terme, nonché per i suoi giardini e i suoi palmeti. I poeti la descrissero come un Paradiso in terra e un poeta arabo parlò del suo gradevole clima e della sua bellezza dicendo: "un giorno ad al-Hīra è meglio di un anno di cure". Le rovine di al-Hīra sorgono a 3,5 Km. a sud di Kufa, sulla sponda destra del fiume Eufrate.

Indice

[modifica] Storia

Il regno lakhmide fu retto dalla tribù dei Banū Lakhm. Il fondatore della dinastia fu ˁAmr, il cui figlio Imru' al-Qays (da non confondere col famoso poeta Imru' al-Qays che visse nel VI secolo d.C.) si convertì al Cristianesimo. Gradualmente l'intera città si convertì a quella fede. Imru' al-Qays sognò un regno arano unito e indipendente e, a seguito di questo sogno, s'impadronì di varie città dell'Arabia e sconfisse il re (tubbā') di Himyar Shimrir al-Aˁsha. Formò poi un grande esercito e sviluppò per il suo regno un potere navale, che consistette in una flotta di navi che operava con le popolazioni della costa del Bahrain. Da questa posizione attaccò le città costiere della Persia (Iran) (che a quel tempo era in piena guerra civile, dovuta a dispute successorie), razziando persino il luogo natale dei re sasanidi, la provincia del Pars (Fārs).

Nel 325, i Persiani, condotti da Shapur II, avviarono una campagna militare contro i regni arabi. Quando Imru' al-Qays capì che un potente esercito persiano di 60.000 guerrieri si stava avvicinando al suo regno, chiese aiuto all'Impero romano. Costante II promise di aiutarlo ma non fu in grado di fornirgli quel soccorso di cui egli aveva bisogno. I Persiani avanzarono verso al-Ḥīra e una serie di battaglie sfortunate ebbe luogo presso la capitale lakhmide, portando alla resa di varie città. Shapur II sgominò l'esercito lakhmide e conquistò la capitale e ordinò lo sterminio della sua popolazione come vendetta per le sue incursioni nel Pars. In ciò il giovane Shapur agì assai più violentemente del normale a quell'epoca, per dimostrare ai regni arabi e alla nobiltà persiana il suo potere e la sua autorità. Il titolo in lingua araba di Shapur è Dhū l-Aktaf che significa Colui che squarcia le spalle visto che questo è ciò che fece ad alcuni dei suoi prigionieri.
Egli insediò Aws ibn Qallam e concesse alla città l'autonomia, rendendo così il regno uno Stato-cuscinetto tra il territorio metropolitano dell'Impero persiano e il territorio degli altri arabi della Penisola araba.

Imru' al-Qays fuggì in Bahrain, portando con sé il sogno di una nazione araba unificata, e poi in Siria chiedendo il promesso aiuto di Costante II che però non si concretizzò mai, e in quest'attesa egli rimase fino alla sua morte. Con lui finì il suo sogno fino all'avvento dell'Islam. Quando morì fu seppellito ad al-Namāra, nel deserto siriano. La sua iscrizione funebre è scritta in un tipo di scrittura estremamente difficile da capire ma recentemente essa è stata considerata il primo esempio di paleo-arabo. In essa Imru' al-Qays si proclamava "Re di tutti gli arabi" e vantava di aver condotto con successo campagne militari nell'intero settentrione arabo e nel centro della Penisola, fino ai confini con l'oasi sud-arabica di Najrān. Due anni dopo la sua morte, nel 330, una rivolta scoppiò allorché Aws ibn Qallām fu ucciso da ˁAmr, figlio di Imru' al-Qays.

I principali rivali dei Lakhmidi furono in seguito i Ghassanidi, che erano vassalli dei sovrani maggiormente nemici dei Sasanidi: l'Impero bizantino. Il regno lakhmide fu il principale centro della setta cristiana nestoriana che fu protetta dai Sasanidi, in quanto opposta all'Ortodossia bizantina. Essi restarono influenti durante tutto il VI secolo.
Nel 602, nondimeno, l'ultimo re lakhmide, Nuˁmān III, fu messo a morte dallo shāhanshāh sasanide Khosrau II per l'infondato sospetto di tradimento e il regno lakhmide fu annesso all'Impero persiano sasanide. Questo agevolò non poco l'Islam, che trovò in quella che era diventata una satrapia persiana un atteggiamento ostile ai persiani e favorevole ai musulmani, arabi anch'essi come gli abitanti del dominio lakhmide. La città di al-Ḥīra a quel punto era stata pressoché abbandonata e i suoi resti furono riciclati dai musulmani per erigere il campo fortificato ( miṣr ) della vicina Kufa.

[modifica] Avvenimenti legati al regno lakhmide

  • al-Ḥīra fu la culla dell'alfabeto arabo.
  • Fu il luogo di nascita di famosi poeti quali: al-Nābigha al-Dhubyānī, Laqīṭ ibn Yaˁmur al-Iyādī, [[Alqama ibn Abada]ˁAlqama ibn ˁAbada al-Tamīmī] e ˁAdī ibn Zayd al-ˁAbbādī. Fu visitata da altri grandi poeti quali: Ṭarafah ibn al-ˁAbd, ˁAmr ibn Kulthūm (che uccise ˁAmr III).
  • L'esercito sasanide, nel quale combatteva il re lakhmide al-Mundhir IV stesso con il suo esercito, sconfisse il famoso generale bizantino Belisario due volte nella Battaglia di Edessa (530) e nella Battaglia di Callinicum (531).
  • Dopo la morte di al-Nuˁmān III, gli arabi sconfissero i persiani nella celebre battaglia di Dhu Qar.
  • I Lakhmidi stalora ebbero buone relazioni con persiani quali Bahram V che visse ad al-Ḥīra e fu educato alla corte di al-Mundhir I, il cui sostegno lo aiutò a guadagnare il trono dopo l'assassinio di suo padre.

[modifica] Re lakhmidi

  1. ˁAmr I ibn ˁAdī (268-288)
  2. Imru' al-Qays I ibn ˁAmr (288-328)
  3. Aws ibn Qallām (325-330)
  4. ˁAmr II ibn Imru' al-Qays (370-382)
  5. Imru' al-Qays II "al-Muḥarriq" ibn ˁAmr (382-403)
  6. Nuˁmān I ibn Imru' al-Qays "al-Aˁwar", ossia "il Monocolo" ( 403-431)
  7. al-Mundhir I ibn Nuˁmān ibn Imru' al-Qays (431-473)
  8. al-Aswad ibn al-Mundhir ibn Nuˁmān (473-493)
  9. al-Mundhir II ibn al-Mundhir "suo fratello" (493-500)
  10. Nuˁmān II ibn al-Aswad (500-504)
  11. ˁAlqama Abū Yaˁfar (504-507)
  12. Imru' al-Qays III ibn Nuˁmān (507-514)
  13. al-Mundhir III ibn Imru' al-Qays (514-523)
  14. al-Ḥārith ibn ˁAmr al-Kindī (523-527)
  15. al-Mundhir IV ibn al-Mundhir (527-554)
  16. ˁAmr III ibn Hind Muḍriṭ al-Ḥijāra (554-569)
  17. Qābūs ibn Hind "suo fratello" (569-577)
  18. Feshart Ouzayd (577-578)
  19. al-Mundhir V ibn Qābūs ibn Mā' al-Samā' (578-582)
  20. Nuˁmān III ibn al-Mundhir "Abū Qābūs" (582-613)
  21. Iyās ibn Qubayṣa al-Ta'ai( 613-618)
  22. Zādawayh il "Persiano"(618-638)-conquista islamica

[modifica] Bibliografia

  • Ibn Khaldūn, Kitāb al-ta'rīkh (Il libro della storia), Beirut, Mu'assasa al-Aˁlamī li-l-maṭbūˁāt7 voll, s.d.
  • Ibn al-Athīr, al-Kāmil fī l-ta'rīkh (La Perfezione nella storia), Beirut, Dār Ṣādir, 1982, 13 voll.
  • Ibn Hishām (Abū Muḥammad ˁAbd al-Malik), al-Sīrat al-nabawiyya (La vita del Profeta), ‎Muṣṭafà al-Saqqā, Ibrāhīm al-Abyārī e ˁAbd al-Ḥafīẕ Šiblī (edd.), Il Cairo, Muṣṭafà al-Bābī l-Ḥalabī, 2 ‎voll., 1955, II ed. (trad. inglese The Life of Muhammad, a cura di A. Guillaume, Oxford University Press, ‎‎1955).
  • Theodore Nöldeke, Geschichte der Perser und Araber zur Zeit der Sasaniden, Leida, 1879.
  • G. Rothstein, Die Dynastie der Laḫmiden in al-Ḥîra, Berlino, 1899.
  • F. Altheim - R. Stiehl, Die Araber in der Alten Welt, Berlino, 1964-1968.
  • M.J. Kister, "al-Ḥīra. Some notes onits relations with Arabia", in: Arabica, XV/2 (1968), pp. 143-169.

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