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Giuseppe Siri - Wikipedia

Giuseppe Siri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Cardinale

Giuseppe Siri
 
della Chiesa cattolica
[[Immagine: Immagine di Giuseppe Siri]]
titolo
Stemma di Giuseppe Siri
Proclamato 12 gennaio 1953 da Papa Pio XII
Nato 20 maggio 1906 a Genova
Ordinato
Consacrato
Vescovo
Deceduto 2 maggio 1989 a Genova
 
Cardinale
Titolo cardinalizio
Collegio cardinalizio · Concistoro
Tutti i cardinali
dati

Progetto Cattolicesimo · uso tabella


Giuseppe Siri (Genova, 20 maggio 1906 - 2 maggio 1989) è stato uno dei cardinali più importanti della storia della Chiesa Cattolica del XX secolo.

Arcivescovo di Genova per oltre quarant'anni, fu considerato come uno dei prelati più conservatori all'interno della Chiesa cattolica.

Indice

[modifica] Tappe della vita e servizio ecclesiale

I suoi genitori furono Nicolò Siri e Giulia Bellavista. Nacque nella parrocchia di S. Maria Immacolata (Genova, via Assarotti). Entrò al seminario minore il 16 ottobre 1917.

Il suo servizio gerarchico nella chiesa ha inizio il 22 settembre 1928, data in cui è ordinato presbitero a Genova dal cardinal Carlo Dalmazio Minoretti.
Fino all'autunno 1929 continuò gli studi a Roma alla Gregoriana.

Il 14 marzo 1944 viene eletto vescovo ausiliare di Genova, con il titolo di vescovo titolare di Livia.
Riceve l'ordinazione episcopale il 7 maggio 1944 dal cardinal Pietro Boetto, allora arcivescovo del capoluogo ligure. Il 14 maggio 1946 è eletto arcivescovo di Genova.

Venne elevato al rango di cardinale da Papa Pio XII il 12 gennaio 1953, cardinale presbitero del titolo di Santa Maria della Vittoria.

Durante il suo episcopato fu anche amministratore diocesano della diocesi di Bobbio, fino a che questa fu annessa alla sede di Genova, la quale prese il titolo di arcidiocesi di Genova-Bobbio. Al compiere i 75 anni, come richiesto dal Codice di diritto canonico, inviò a papa Giovanni Paolo II, la lettera di rinuncia al governo della diocesi, ma fu mantenuto in essa fino al 6 luglio 1987, all'età di 81 anni.

[modifica] Ordinazioni episcopali

Fu il consacratore principale di vari vescovi genovesi e non:

[modifica] Siri teologo

Prima dell'ordinazione episcopale Siri fu un brillante teologo, assecondando la corrente del tomismo.

[modifica] Siri e il porto di Genova

[modifica] Le mine dei tedeschi

Nel 1945, quando i tedeschi occupavano Genova, Siri affrontò i gerarchi tedeschi che avevano minato il porto di Genova e minacciavano farlo saltare prima di ritirarsi.

Il cardinal Boetto gli diede l'incarico di parlare con il comandante tedesco, e Siri si presentò agli uffici del comando tedesco rivestito di tutta la pompa del servizio episcopale, allo scopo di dare peso alla sua presenza.

La visita sortì l'effetto voluto, e i tedeschi abbandonarono l'idea di far saltare il porto.

[modifica] Le lotte dei camalli e il rapporto con il mondo operaio

Negli anni del suo episcopato genovese Siri fu chiamato moltissime volte a confrontarsi con il mondo operaio (Genova, polo industriale di valenza nazionale, è sempre stata considerata una città rossa) e a mediare soprattutto tra l'autorità portuaria genovese e i camalli (gli scaricatori del porto), favorendo sempre soluzioni che trovassero un consenso.

[modifica] La pastorale

Il cardinal Siri introdusse a Genova i cappellani di fabbrica nelle aziende più importanti: il porto, l'Ansaldo, la Marconi, l'Italsider.
La sua intuizione, gli valse applausi da parte di molti vescovi italiani e stranieri.

[modifica] Il seminario

Ebbe sempre una attenzione forte al seminario, che visitava fedelmente tutti i mercoledì pomeriggio, dialogando per varie ore con i superiori e con tutti i seminaristi che desiderassero parlare con lui. Ogni settimana a turno si incontrava con una classe.

Accolse nel seminario di Genova molti seminaristi "tradizionalisti" che altrimenti sarebbero usciti dalla chiesa cattolica, e ordinò vari di loro tra lo scontento di parte del clero genovese. Di fatto molti di costoro lasciarono la diocesi di Genova dopo la rinuncia di Siri alla sede episcopale.

[modifica] Il Siri papabile

Per ben due volte, nel 1958 e nel 1963, Siri fu il favorito per diventare papa, ma in entrambi i casi i cardinali dell'Europa Orientale gli fecero mancare il loro appoggio, preoccupati per le persecuzioni che i fedeli cattolici avrebbero continuato a subire, con rinnovata ferocia, negli stati comunisti. Inoltre, Siri era schietto ed impulsivo, e non lesinava coraggiose critiche alla propensione di una parte della gerarchia ecclesiastica del suo tempo di subire il fascino del marxismo.

Ovviamente, ciò non accrebbe i suoi consensi. Ma ciò che maggiormente nocque alla sua elevazione al Soglio Pontificio fu, probabilmente, il fatto che egli, in quanto uomo di riconosciute capacità direttive, avrebbe perpetuato la gestione fortemente accentratrice di Pio XII, assai più invisa ai Principi della Chiesa che non il rigore dottrinale di questo pontefice.

Anche nei due conclavi svoltisi nel 1978 dopo la morte di Papa Paolo VI Giuseppe Siri fu un papabile, ma la sua candidatura fu battuta prima da Papa Giovanni Paolo I e poi da Papa Giovanni Paolo II. In quest'ultimo caso, si dice che la nomina di Karol Wojtyla sia stata frutto di un compromesso tra lo stesso Siri e Giovanni Benelli, cardinale "progressista" e suo acerrimo rivale.

[modifica] Vicino alla tradizione

Chi cerca di leggere la vita della Chiesa alla luce delle categorie politiche destra-sinistra afferma, spesso per finalità che con la Fede nulla hanno a che vedere, che Siri fu sempre sostenuto dall'ala ultra-conservatrice della Chiesa.
In realtà, egli fu semplicemente fedele al Magistero sino in fondo, anche a dispetto delle sue preferenze personali e delle sue molte lucide intuizioni che gli venivano dalla sua preparazione sicuramente superiore a quella della maggior parte degli alti prelati del suo tempo.

I sedevacantisti gli offrirono, infatti, la loro corona molte volte, ma lui rifiutò, preferendo morire in uno stato di comunione con il cattolicesimo, come lui stessò affermò.

Appoggiò con tutte le forze la permanenza nella chiesa cattolica di presbiteri di tendenze lefebvriane, che vedevano in lui un sicuro punto di riferimento. Non è improbabile che senza la sua opera, la frattura nella Chiesa operatasi nel 1988 con il mini-scisma lefebvriano si sarebbe verificata prima del pontificato di Giovanni Paolo II, con conseguenze assai più gravi per i fedeli.

Precorrendo i tempi attuali che vedono un ritorno progressivo dei sacerdoti ad una "pubblica visibilità", esigeva che i preti vestissero l'abito talare, e considerava l'abbandono di essa come un segno di infedeltà al ministero.

Avverso prima e durante il Concilio Vaticano II a molte delle gravi deviazioni dottrinali che sarebbero scaturite dalla errata interpretazione dei suoi documenti, facile a prevedersi a causa del clima di esasperata ricerca di novità che caratterizzò, anche nella Chiesa, il ventennio 1960-1980, lottò affinché ne prevalesse una lettura nella luce della tradizione. Soleva dire, infatti, che "il Concilio bisogna leggerlo in ginocchio".

[modifica] Politica e società

Coerentemente con l'insegnamento della Chiesa, manifestò con vigore la sua contrarietà alle proposte di liberalizzazione delle droghe leggere, che furono ricorrenti negli ultimi due decenni della sua vita. La sua avversione alla partecipazione diretta del Partito Comunista Italiano nel governo italiano fu in linea con la dottrina sociale della Chiesa.

Sostenne sempre che subordinazione della donna nella famiglia all'autorità del marito, secondo l'insegnamento di Efesini 5,22, si giustifica non già in ragione della presunta (e indimostrata) maggiore dignità o superiorità intellettuale e psichica dell'uomo, bensì per motivi prettamente pratici, connesse alla diversità dei ruoli assunti dai coniugi nel matrimonio e fermi restando i doveri di carità e di fedeltà alla vera fede di entrambi i coniugi.

In questo la sua interpretazione fu corretta da Giovanni Paolo II, che nell'enciclica Mulieris dignitatem lesse tale versetto alla luce del precedente: "Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo".

[modifica] La morte

Scomparve nel capoluogo ligure il 2 maggio 1989, pochi giorni prima di compiere 83 anni. La morte avvenne nella Villa Campostano di Genova Albaro, accompagnato dal fedele segretario monsignor Luigi Grone, dal confessore, padre Candido Capponi OFM Capp., e da molti dei suoi preti.

È sepolto nella cattedrale di San Lorenzo, a Genova, sul lato destro, vicino all'altare della Madonna del Soccorso.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

Nicla Buonasorte, "Siri. Tradizione e novecento", Il Mulino, Bologna, 2006.

Paolo Gheda, "Il card. Giuseppe Siri e la Conferenza Episcopale Italiana al Concilio Ecumenico Vaticano II", Giunti, Firenze 2006

Benny Lai, "Il Papa non eletto. Giuseppe Siri cardinale di Santa Romana Chiesa, Laterza, Roma-Bari 1993

Predecessore: Arcivescovo di Genova Successore: [[Immagine:{{{immagine}}}|30px]]
Pietro Boetto 1946 - 1987 Giovanni Canestri I
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