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Giovanni Giustiniani Longo - Wikipedia

Giovanni Giustiniani Longo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Sotto le insegne
di san Giorgio


Croce di San Giorgio

Giovanni Giustiniani Longo fu un valoroso comandandante della Repubblica di Genova.
Podestà di Caffa, generale marinaro, secondo i suoi biografi trovò la morte ancora in giovane età il 29 maggio 1453, a Galata (colonia genovese dell'impero bizantino), a causa delle ferite riportate durante la difesa di Costantinopoli dall'assalto ottomano.

La sua data di nascita è sconosciuta. Si sa solo che nacque a Genova da un'importante famiglia e che in gioventù compì numerose scorrerie piratesche nelle isole greche.

Quando seppe dell'arruolamento di soldati pronti a combattere per difendere Costantinopoli, posta sotto la minaccia dell'esercito ottomano, decise di imbarcarsi alla volta dell'antica Bisanzio con un proprio piccolo esercito di settecento soldati.

Quando vi arrivò - nel febbraio del 1453 - si rese ben presto conto di quanto disastrosa fosse la situazione ma decise, forte di un legame di amicizia con l'imperatore bizantino, di porsi ugualmente alla difesa della città.

Costantino fece molto affidamento sul condottiero genovese, uomo volenteroso di combattere per difendere la cristianità e dotato di un curriculum che non lasciava dubbi; tuttavia, sebbene Giovanni fosse uscito sempre vincitore da numerosi assedi, non si faceva illusioni poiché il rapporto tra bizantini e ottomani era di uno a undici (tenendo conto che, seppure Costantinopoli avesse la cerchia di mura più sicura ed impenetrabile d'Europa, gli ottomani disponevano di uno strumento bellico all'avanguardia: il cannone).

Indice

[modifica] La battaglia di Costantinopoli

Giovedì 5 aprile 1453 il sultano Maometto II mandò un ultimatum all'imperatore Costantino promettendo salva la vita a lui e ai suoi cittadini se si fosse arreso; promise anche che non vi sarebbero stati saccheggi. Ma Costantino rifiutò e Mehmet II, vedendo che non arrivava risposta, il giorno successivo iniziò il bombardamento contro le mura davanti il fiume Licino, che era il punto più debole delle mura di Costantinopoli.

Costantino presidiava di persona quella zona insieme alle sue guardie imperiali e designò Giovanni Giustiniani Longo al ruolo di suo aiutante, affidandogli il punto più critico delle mura, dove il comandante genovese e i suoi settecento soldati combatterono con estremo coraggio.

[modifica] L'ultima messa

L'ammirazione del sultano
Quando Mehmet II venne a sapere dell'esistenza di quel generale genovese così coraggioso, provò a corromperlo, ma Giovanni diede come risposta un no secco adducendo come motivo che lui non era un uomo da rimangiarsi la parola ed aveva giurato fedeltà a Costantino XI di Bisanzio.

E quando seppe della sua morte, lo stesso Mehmet II volle che i funerali fossero celebrati a Costantinopoli, dove il genovese fu ricordato dal sultano come un uomo speciale dalle molte qualità. Arrivò ad affermare che lui da solo valeva più di tutta la marina bizantina messa insieme.

L'assedio durò per un mese e mezzo. Sabato 26 maggio 1453, il sultano ordinò la sospensione dell'attacco per tre giorni al fine di preparare l'assalto finale.
I bizantini, saputa la notizia, furono presi dalla disperazione e la sera del lunedì 28 maggio fecero celebrare dal cardinale Isidoro l'ultima messa a Santa Sofia. Alla celebrazione partecipò tutta la cittadinanza di Costantinopoli.

Giovanni - ricordano i suoi biografi - sedeva vicino a Costantino. Quando Isidoro finì il suo sermone Costantino si alzò in piedi e si diresse lentamente verso l'altare per tenere un breve discorso. Cercando di rincuorare il suo popolo, disse che con l'aiuto di Dio e della Santa Vergine Costantinopoli avrebbe potuto salvarsi dall'attacco ottomano; poi proseguì ringraziando tutta la popolazione, il clero e infine i Latini che erano venuti ad aiutare Costantinopoli. Un particolare ringraziamento lo rivolse a Giovanni Longo Giustiniani, dicendo che non avrebbe mai pensato che un genovese si sarebbe mai battuto con tanto coraggio e lealtà verso Costantinopoli.

Costantino riuscì per un giorno a riunire le due chiese, cattolica e ortodossa, raccolte nella stessa chiesa e con la stessa disposizione d'animo.

[modifica] La fine dell'impero

Dopo la messa, Giovanni Giustiniani Longo si diresse verso la porta di San Romano, quella che il giorno dopo avrebbe dovuto difendere, e siccome la porta stessa e le sue vicine mura erano piene di brecce, ordinò ai suoi uomini di ripararle. Le mura furono riparate e rinforzate in breve tempo con l'ausilio di legna, cocci di mattoni, arbusti paglia e ogni cosa che potesse risultare utile alla bisogna. Fece anche costruire un fossato che corresse dietro le mura in modo tale da potersi trincerare insieme ai suoi uomini.

Alle prime ore di martedì 29 maggio 1453 ci fu l'ultimo attacco ottomano: la battaglia durò circa sei ore; Giovanni e suoi pochi soldati superstiti erano alla difesa della porta di San Romano; i soldati ottomani non riuscivano a penetrare, continuamente respinti. Giovanni e i suoi uomini difesero Costantinopoli con ferocia e coraggio.
Durante la battaglia si verificò un alterco tra lo stesso Giovanni e il Mega Dux delle mura, Luca Notara, per il fatto che quest'ultimo non riusciva a procurare la promessa polvere da sparo per l'uso dei cannoni; Giovanni estrasse il coltello e lo puntò minacciosamente verso Luca Notara accusandolo di essere un traditore.

La battaglia intanto proseguiva, con la strenua difesa dei soldati di Giustiniani Longo, ai quali si erano aggiunti tutti i latini ormai fedeli a lui. Ma quando i giannizzeri - reparto d'èlite degli ottomani - arrivarono, Giovanni fu ferito mortalmente. I suoi uomini superstiti abbandonarono le posizioni caricando il ferito su una barella per trasportarlo al luogo in cui erano attraccate le navi. La popolazione e gli altri soldati, vedendo passare quella sorta di corteo, si addolorarono rassegnandosi alla sconfitta.

Costantino, vedendo che ormai non vi era più nulla da fare, si tolse le insegne imperiali e con le sue poche guardie sopravvissute rimase a difendere la città: nessuno di quei uomini avrebbe avuta salva la vita.

Giovanni e suoi uomini riuscirono ad imbarcarsi su una nave genovese e arrivarono a Galata il 29 maggio, dove però il condottiero genovese morì appena giunto per le ferite riportate nella difesa di Costantinopoli.

[modifica] Bibliografia

Sulla caduta di Costantinopoli, con molti riferimenti al ruolo avuto da Giovanni Giustiniani Longo, si veda:

  • Roger Crowley, The Holy War for Costantinople and the clash of Islam and the West, Hyperion, New York, 2005

[modifica] Voci correlate

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