Extrême contemporain
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Col termine di extrême contemporain si intende designare la produzione letteraria francese recente, ricoprente grosso modo gli ultimi dieci anni.
Il termine è stato proposto per la prima volta dallo scrittore francese Michel Chaillou. A una siffatta definizione, semplice, rapida e immediata, corrisponde una realtà dei fatti piuttosto nebulosa e caotica, sia dal punto di vista cronologico (i confini temporali dell'extrême contemporain sono in continuo movimento) sia per l'ovvia disomogeneità dell'attuale produzione letteraria francese, che tende a sfuggire ai tentativi di nomenclatura. Il termine extrême contemporain è dunque onnicomprensivo; la produzione letteraria di questo periodo si distingue soprattutto per il suo carattere effimero, per cui l'identificazione di specifici filoni e temi, per quanto possa essere utile a «fotografare» un momento della produzione letteraria francese, tuttavia è inevitabilmente precaria e parziale, data la natura proteiforme di tale enorme corpus di testi letterari.
Per questi motivi, è del tutto improprio definire l'extrême contemporain come un genere letterario o un movimento letterario: esso è, piuttosto, un termine di utilità pratica.
Non solo l'extrême contemporain si configura come una «costellazione letteraria» poco inquadrabile in schemi, ma si è spesso rinvenuta nel contemporaneo una sorta di estetica del frammento, ben rappresentata dalla metafora del mosaico: la narrazione diviene spezzettata, con un uso frequente della giustapposizione di frasi brevi.
La parcellarizzazione della conoscenza si esplicita anche in un ricorso al flusso di coscienza (o meglio, ad un flusso verbale caotico), nonché al monologo interiore, ai tropismi, alle ripetizioni e all’endofasia. La sensazione di incertezza provata dallo scrittore lo porta a scardinare la nozione di romanzo, la sua stessa forma, e a preferire la dizione più generica di récit. Si registra allora un ritorno al reale: nelle opere di Pierre Bergounioux si assiste agli sconvolgimenti culturali che investono il succedersi delle generazioni; François Bon descrive la realtà urbana e industriale; molti autori di polizieschi, come Jean-Patrick Manchette e Didier Daeninckx, descrivono la realtà sociopolitica francese, e lo stesso fa Maurice G. Dantec nelle sue opere a metà strada fra spy story e fantascienza; la écriture plate di Annie Ernaux cerca di demolire la distanza tra la realtà vissuta e la narrazione di questa stessa realtà.
Il soggetto viene mostrato in uno stato di crisi; ma si ha anche un ritorno al quotidiano, alla banalità delle abitudini: l'attenzione si sposta sugli «esclusi della letteratura», come ad esempio gli anziani. Questo ritorno alla banalità e al quotidiano sfocia anche in un nuovo minimalismo: dalle Vies minuscules di Pierre Michon, biografie finzionali di perfetti sconosciuti, si passa con facilità ai Plaisirs minuscules di Philippe Delerm. Le sfumature di questo minimalismo si manifestano in molte maniere: nella banalità dell’argomento, oppure nella forma narrativa breve, o ancora nella struttura concisa, succinta e asciutta della frase. Ma, se da un lato si ha un'eroizzazione del personaggio (che cerca di costruirsi un percorso individuale affrontando una realtà ormai priva di senso, per cui l’emarginato o il marginale cerca di emergere attraverso la costruzione della propria storia), dall’altra si assiste anche a un minimalismo negativo: il personaggio ristagna nella situazione sociale e relazionale in cui si trova.
Indice |
[modifica] Alcuni autori dell'extrême contemporain
- Eliette Abécassis
- Olivier Adam
- Christine Angot
- Pierre Assouline
- François Bégaudeau
- Frédéric Beigbeder
- Pierre Bergounioux
- François Bon
- Philippe Claudel
- Philippe Delerm
- Christine Deroin
- Maryline Desbiolles
- Michèle Desbordes
- Virginie Despentes
- Jean Echenoz
- Annie Ernaux
- Christian Gailly
- Sylvie Germain
- Michel Houellebecq
- Camille Laurens
- Pierre Michon
- Alain Nadaud
- Christian Oster
- Daniel Pennac
- Pascal Quignard
- Jean Rolin
- Olivier Rolin
- Tanguy Viel
- Antoine Volodine
[modifica] Bibliografia
- Dominique Viart, Le roman français au XXe siècle, Paris, Hachette, 1999.
- Matteo Majorano (cura), Le goût du roman, Bari, B. A. Graphis, 2002.
- Matteo Majorano (cura), Le jeu des arts, Bari, B. A. Graphis, 2005.
- Dominique Viart, Bruno Vercier, La littérature française au présent: Héritage, modernité, mutations, Paris, Bordas, 2005
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
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