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Erich Raeder - Wikipedia

Erich Raeder

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Erich Raeder
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Erich Raeder

Erich Johann Albert Raeder (Amburgo, 24 aprile, 1876 - Kiel, 6 novembre, 1960) è stato uno dei più importanti comandanti della marina della Germania nazista (Kriegsmarine) prima e durante la seconda guerra mondiale. Raggiunse il grado di Grande Ammiraglio nel 1939, primo dopo Alfred von Tirpitz ad ottenere questa carica in tempo di guerra. Nel 1957 scrisse un autobiografia Mein Leben (La mia vita).

Indice

[modifica] La prima guerra mondiale

Raeder nacque in una famiglia del ceto medio (il padre era preside) a Wandsbek, uno dei sette distretti di Amburgo, in Germania.
Si arruolò nella marina militare tedesca nel 1894 ed ebbe una carriera rapida: iniziò come capo dello staff di Franz von Hipper nel 1912 e con questo ruolo partecipò alla prima guerra mondiale. Prese parte alla battaglia navale di Dogger Bank nel mare del Nord nel 1915 ed alla battaglia navale dello Jutland nel 1916.

[modifica] La carriera militare

Dopo la guerra continuò la sua ascesa gerarchica nella marina militare: fu nominato Konteradmiral (Contrammiraglio) nel 1922 e Vizeadmiral (Viceammiraglio) nel 1925.
Nell'ottobre 1928 Raeder fu promosso Admiral (Ammiraglio) e divenne Oberbefehlshaber der Reichsmarine (Comandante in capo della marina militare tedesca) della Repubblica di Weimar.

Nonostante non avesse simpatia per il partito nazista, appoggiò il tentativo di Hiler di riorganizzare la marina militare tedesca, anche se apparentemente non era daccordo su altre questioni. Il 20 aprile 1936, giusto quattro giorni prima del suo compleanno, Hitler lo promosse al rango di Generaladmiral (Ammiraglio generale).

Nel suo sforzo di ricostruire l'armata navale tedesca si scontrò continuamente con la riorganizzazione della Luftwaffe di Hermann Göring. Nonostante questo fu promosso Großadmiral (Grande ammiraglio), nel 1939 e poco dopo suggerì l'Operazione Weserübung, ossia l'invasione della Danimarca e della Norvegia per garantire la protezione delle zone portuali, poste al di fuori della portata aerea della britannica Royal Air Force, e per fornire uscite dirette sul mare del Nord.

Queste operazioni terminarono con successo, anche se con pesanti perdite. I tedeschi subentrarono negli impianti di acqua pesante in Norvegia, essenziali per la costruzione di una bomba nucleare.

[modifica] La seconda guerra mondiale

Raeder non appoggiò l'Operazione Seelöwe (Leone Marino), il piano tedesco per invadere le isole britanniche. Egli intuiva che la guerra in mare poteva avere molto più successo con un approccio strategico indiretto, con un incremento del numero degli U-boot e con l'ausilio di piccole navi. Tutto ciò in aggiunta ad un intervento strategico nel teatro del mar Mediterraneo che includesse una forte presenza tedesca in Nord Africa a supporto di un'invasione di Malta e del Medio oriente. Criticò vivacemente il piano Seelöwe perché aveva dubbi sulla superiorità aerea tedesca sul Canale della Manica e conosceva le carenze dell'Armata navale. La superiorità aerea era essenziale per respingere l'attacco catastrofico che la Royal Air Force avrebbe condotto per contrastare l'invasione tedesca.

Finquando le richieste non furono soddisfatte, l'invasione fu temporaneamente rimandata per poi essere definitivamente abbandonata dopo il fallimento subito dalla Luftwaffe nella Battaglia d'Inghilterra. La macchina da guerra tedesca optò allora per l' Operazione Barbarossa, ossia l'invasione dell'Unione Sovietica, alla quale Raeder nuovamente si oppose.

Una serie di sconfitte in operazioni navali di superficie nel Mar Baltico coincisero con i molteplici successi della flotta degli U-boot comandata da Karl Dönitz. Anche per questo, nel gennaio 1943, Raeder fu retrocesso al rango puramente onorifico di Ammiraglio ispettore della Kriegsmarine e Dönitz, il 30 gennaio 1943, gli succedette come Comandante in Capo. Dopo pochi mesi, nel maggio 1943, Raeder diede le dimissioni e si ritirò.

[modifica] Il processo di Norimberga

Al termine del conflitto, fu catturato dagli Alleati e processato dal tribunale di Norimberga. Riconosciuto colpevole per tre punti di accusa su quattro:
1 cospirazione contro la pace;
2 attentati contro la pace ed atti di aggressione;
3 crimini di guerra e violazioni delle convenzioni dell'Aja e di Ginevra;
con una sentenza spesso criticata, il 1 ottobre 1946, fu condannato al carcere a vita. Dopo circa nove anni di reclusione, per le sue condizioni di salute ufficialmente peggiorate, ottenne la grazia ed il 26 settembre 1955 poté lasciare il carcere di Spandau. Morì cinque anni più tardi

[modifica] Bibliografia

  • Alexander Bevin. How Hitler Could Have Won World War II. New York: Three Rivers Press, 2000. ISBN 0-609-80844-3

[modifica] Collegamenti esterni

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