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Basilica Emilia - Wikipedia

Basilica Emilia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Basilica Emilia (Basilica Aemilia) è una basilica civile, edificata nel Foro Romano dell'antica Roma.

Indice

[modifica] Prima della Basilica Emilia

[modifica] Tabernae lanienae, argentariae e novae

Sul lato nord-orientale della piazza del Foro erano attestate nel V secolo a.C. le tabernae lanienae, che ospitavano la vendita delle carni e furono sostituite alla fine del IV secolo a.C. dalle tabernae argentariae, sede dei banchieri, precedute dai maeniana o ballatoi di legno; la facciata fu adornata in varie riprese con gli scudi sottratti ai nemici vinti. Ricostruite dopo la distruzione subita nell'incendio del 210 a.C. presero il nome di tabernae novae (mentre quelle sul lato opposto della piazza, non toccate dall'incendio, erano chiamate tabernae veteres).

[modifica] Basilica citata da Plauto

Una prima basilica alle spalle delle tabernae argentariae venne probabilmente costruita tra il 210 a.C. e il 195-191 a.C., data in cui Plauto sembra attestarne l'esistenza. Dai resti visti negli scavi la basilica sembra fosse suddivisa in tre navate pavimentate in tufo di Monteverde, con la facciata sul retro preceduta da un portico che si affacciava verso il Forum Piscatorium e il Macellum (nella parte in seguito occupata dal Foro di Nerva).

[modifica] Basilica Fulvia-Aemilia

In una seconda fase un nuovo edificio venne costruito dal censore del 179 a.C. Marco Fulvio Nobiliore con il nome di Basilica Fulvia. In seguito alla morte del censore fu forse completata ad opera del suo collega Marco Emilio Lepido e prese dunque anche il nome di Basilica Aemilia. In questa fase la navata centrale fu allargata a spese del portico posteriore, che fu ristretto, e doveva avere tre navate con architravi in legno, pavimentate in travertino.

Disegno della moneta del 61 a.C. di Marco Emilio Lepido con raffigurazione della facciata della Basilica Emilia (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)
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Disegno della moneta del 61 a.C. di Marco Emilio Lepido con raffigurazione della facciata della Basilica Emilia (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)

La basilica Aemilia fu abbellita dal console del 78 a.C., omonimo del censore del secolo precedente (Marco Emilio Lepido), che vi appose dei "clipei" (scudi). Questo intervento fu ricordato da una moneta nel 61 a.C., del figlio, ancora omonimo, il futuro triumviro Marco Emilio Lepido, nella quale è raffigurata la facciata dell'edificio con i clipei, probabilmente il portico a due piani che precedeva le taberne verso la piazza del Foro (o secondo alcuni il portico posteriore).

Secondo alcuni studiosi, tuttavia, in quest'epoca la basilica Aemilia costituiva un edificio separato dalla basilica Fulvia, costruito forse nel 164 a.C. dal censore Lucio Emilio Paolo e collocato sul lato corto sud-orientale della piazza, dove poi sorse il tempio del Divo GIulio. A questo edificio dovrebbe riferirsi in tal caso l'ornamentazione con i clipei e la raffigurazione della moneta.

[modifica] La Basilica Emilia

[modifica] Basilica Paulli

Una nuova basilica in sostituzione della basilica Fulvia era in corso di costruzione nel 55 a.C. ad opera di Lucio Emilio Paolo Lepido (un altro figlio del console del 78 a.C. Marco Emilio Lepido e fratello del triumviro) e fu inaugurata dal figlio omonimo nel 34 a.C. con il nome di Basilica Paulli.

La basilica riprendeva la precedente basilica Fulvia, accorciata tuttavia alle due estremità, e con una seconda navata aperta sul lato di fondo, al posto del portico posteriore. Ugualmente aperte con colonne erano le terminazioni sui lati corti, mentre il muro che chiudeva il lato verso il foro, preceduto all'esterno dalle antiche tabernae, doveva essere decorato da semicolonne.

Le colonne della navata centrale avevano capitelli corinzi e fusti in marmo africano e recavano un fregio con scene della storia mitica di Roma, quelle della seconda fila sul fondo avevano invece fusti in marmo cipollino e infine le colonne esterne avevano capitelli ionici. Le navate laterali erano coperte da volte in cementizio. Nulla si conosce dell'elevato al di sopra del primo ordine in questa fase.

[modifica] Fase augustea

Disegno ricostruttivo della facciata della Basilica nella fase augustea (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)
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Disegno ricostruttivo della facciata della Basilica nella fase augustea (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)


Il nuovo edificio, bruciato in un incendio nel 14 a.C., venne ricostruito per volere di Augusto nel nome di un altro discendente della medesima gens Aemilia, riadoperando molti degli elementi architettonici della basilica Paulli e con la stessa pianta.

In questa occasione furono completamente ricostruite le taberne (le antiche tabernae novae argentariae) che precedevano la basilica verso la piazza del Foro e il portico antistante, strutturalmente separati dalla basilica vera e propria. Nella fila di taberne, più larghe di quelle precedenti, furono integrati i vani di passaggio verso l'interno della basilica e i vani scala per l'accesso ai piani superiori. Il portico fu allargato verso la piazza e venne dedicato ai due nipoti dell'imperatore, Caio e Lucio Cesari (porticus Gai et Luci). Aveva in facciata due ordini di arcate inquadrate da pilastri con semicolonne doriche. A causa della sua notevole ampiezza fu necessario rafforzarne la struttura con "catene" metalliche trasversali che contrastavano la spinte laterali delle volte di copertura.

I piani superiori della Basilica, mai completati o distrutti nell'incendio, furono integralmente ricostruiti. Sopra il colonnato del primo ordine sorse un attico con pilastri decorati da elementi vegetali, più larghi in corrispondenza delle colonne, uniti da transenne, e più sottili al di sopra degli intercolumni. I pilastri più larghi erano preceduti da statue di barbari in marmo giallo antico e pavonazzetto sopra i risalti formati dalla trabeazione del primo ordine in corrispondenza delle colonne dei lati lunghi. Sopra i pilastri correva una trabeazione a piattabande di travertino rivestite di marmo. Questo piano intermedio al di sopra delle navate laterali dei lati lunghi sembra forse formato da camere separate, ciascuna corrispondente ad un intercolumnio.

Al di sopra di questo attico si elevava sui lati lunghi un secondo ordine di colonne, ancora con fusti in marmo africano, cipollino e pavonazzetto, mentre sui lati corti questo piano doveva essere chiuso da un muro verso la navata centrale.

[modifica] Restauri successivi e distruzione

Sotto Tiberio l'edificio venne restaurato nel 22, ancora da un Marco Emilio Lepido. In questo restauro alcuni degli intecolumni del lato posteriore furono chiusi da muri e il colonnato del secondo ordine fu ugualmente rinforzato.

Con la costruzione del Foro della Pace (75) e del Foro di Nerva (98), immediatamente alle spalle della basilica, il colonnato aperto della facciata posteriore fu sostituito da un muro continuo, rafforzato da contrafforti.

La basilica subì gravi danni nell'incendio sotto l'imperatore Carino, nel 283 e venne restaurato il muro verso le taberne, sul quale vennero ricollocati gli elementi marmorei originali. Fu inoltre necessario rifare alcuni blocchi delle trabeazioni del secondo ordine e del portico, che dovevano essersi danneggiati nell'incendio.

Probabilmente durante il sacco di Alarico nel 410, la basilica venne completamente distrutta da un incendio, nel quale le monete dei banchi dei cambiavalute che dovevano aver sede nell'edificio vennero fuse sul pavimento di marmo e sono tuttora visibili.

Disegno di Giuliano da Sangallo del 1480 con i resti della basilica all'epoca ancora conservati (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)
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Disegno di Giuliano da Sangallo del 1480 con i resti della basilica all'epoca ancora conservati (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)

Nell'incendio bruciò anche la parte centrale del portico antistante. Questo settore fu rimpiazzato da un portico con colonne di granito rosa su basamenti, mentre l'estremità del portico augusteo verso la Curia era ancora in piedi nel Cinquecento e il suo ordine dorico fu imitato nella chiesa di San Biagio a Montepulciano, di Antonio da Sangallo il Vecchio. Gli ultimi resti furono distrutti per la costruzione del palazzo Giraud-Torlonia che sorgeva su via della Conciliazione (la via tra le pendici del Campidoglio e la piazza del Foro eliminata negli anni 1980).

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