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Antipsichiatria - Wikipedia

Antipsichiatria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Il termine Antipsichiatria si riferisce ad approcci (talvolta considerati come un movimento unitario) che fondamentalmente si pongono in contrasto con le teorie e le pratiche della psichiatria in generale e della biopsichiatria in particolare. Le critiche più comuni sostengono che la psichiatria usa concetti e strumenti medici impropriamente; che tratta i pazienti contro la loro volontà o è troppo autoritaria rispetto ad altri approcci; che essa è compromessa in legami finanziari e professionali con l'industria farmaceutica; che usa un sistema di categorie di diagnosi stigmatizzante (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali) ed è percepita da troppi dei suoi "pazienti" come opprimente e controllante.

Una minoranza significativa dei professionisti e accademici della salute mentale professa una posizione antipsichiatrica, e anche alcuni psichiatri non biologici hanno questa posizione riguardo alla psichiatria tradizionale (biopsichiatria) [1] [2]. Gli psichiatri generalmente vedono l'antipsichiatria come un movimento marginale, dotato di poca o nessuna validità scientifica, sebbene sia difficile quantificare il coinvolgimento dell'opinione pubblica o di quella professionale, così come l'influenza delle opinioni che essa sostiene.

Malgrado il nome, il movimento è spesso visto esso stesso come promotore di una forma di psichiatria, per quanto in aspro contrasto con il pensiero corrente. Pertanto molti cosiddetti "antipsichiatri", inclusi psichiatri di opinioni non tradizionali, tendono a dissociarsi dal termine e dalle connotazioni negative che esso implica [3].

Indice

[modifica] Origini dell'antipsichiatria

Sin dalle sue origini, la psichiatria ha conosciuto un'opposizione che è andata gradualmente fondandosi su basi professionali nel corso del XIX secolo. Le dispute spesso riguardavano i diritti di custodia su quanti erano visti come pazzi, rinchiusi nei diffusi ricoveri per lunatici, e le interpretazioni teoriche divergenti dei problemi mentali. Uno degli argomenti dei critici era, ad esempio, che le nuove categorie di malattia mentale introdotte da Emil Kraepelin, e successivamente entrate nell'uso psichiatrico, avevano una loro base comportamentale anziché patologica o eziologica.

Negli anni 20 l'opposizione surrealista alla psichiatria venne espressa in numerose pubblicazioni surrealiste.

Gli anni 30 videro l'introduzione di pratiche mediche controverse, inclusa l'induzione di coma tramite elettrochoc, insulinoterapia o altri farmaci, o l'asportazione di parti del cervello (leucotomia o lobotomia). Queste pratiche erano impiegate largamente dalla psichiatria, ma contemporaneamente venivano manifestate gravi preoccupazioni e forti opposizioni in considerazione di problemi etici, degli effetti dannosi e dell'abuso di tali pratiche.

Negli anni 50 furono sviluppati i primi psicofarmaci, in particolare l'antipsicotico clorpromazina, e lentamente il loro uso soppiantò le precedenti "terapie". Sebbene spesso accettati in qualche modo come un progresso, non mancarono le posizioni critiche, dovute ai gravi effetti collaterali quali la discinesia tardiva. I pazienti spesso si opponevano alla psichiatria e rifiutavano, o cessavano, l'assunzione di queste sostanze quando non sottoposti al controllo psichiatrico. Cresceva inoltre l'opposizione all'uso degli ospedali psichiatrici e si facevano strada tentativi di riportare le persone alla comunità attraverso gruppi collaborativi autogestiti - comunità terapeutiche - non controllati dalla psichiatria.

Per venire alla fine degli anni 60, il termine antipsichiatria (usato per la prima volta da David Cooper nel 1967) definiva un movimento che contrastava le teorie e pratiche fondamentali della psichiatria dominante. Gli psichiatri non biologici Ronald D. Laing, Theodore Lidz, Silvano Arieti e altri argomentarono che la schizofrenia può essere compresa come un danno all'io interiore inflitto da genitori "schizofrenogenici" psicologicamente invasivi. Arieti vinse l'American National Book Award nel campo della scienza per il suo lavoro Interpretazione della Schizofrenia, in cui egli rifiuta il modello medico di schizofrenia e introduce invece un approccio psicologico al malessere.

Lo psichiatra Thomas Szasz affermò che l'espressione "malattia mentale" è una combinazione internamente incoerente di un concetto medico e uno psicologico, ma popolare perché legittima l'uso della forza psichiatrica per controllare e limitare la devianza dalle norme sociali. Quanti aderivano a questa opinione facevano riferimento al "mito della malattia mentale", dal titolo del controverso libro di Szasz. C'è da dire che sebbene il movimento originariamente descritto come antipsichiatrico venisse generalmente associato al movimento di controcultura degli anni 60, Szasz, Lidz e Arieti non aderirono mai ad esso. Michel Foucault, Ervin Goffman e altri criticarono il potere e il ruolo della psichiatria nella società, incluso l'uso di "istituzioni totali", "etichettamento" e stigmatizzazione [4]. Il romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo divenne un bestseller, in risonanza con la preoccupazione pubblica circa la medicalizzazione forzata, la lobotomia e l'elettrochoc usate per controllare i pazienti.

In aggiunta, i documentatori dell'Olocausto affermarono che la medicalizzazione dei problemi sociali e l'eutanasia sistematica delle persone nelle istituzioni mediche mentali tedesche degli anni 30 avevano fornito le basi istituzionali, procedurali e dottrinali dello sterminio di massa degli anni 40. Il Processo di Norimberga coinvolse numerosi psichiatri che detenevano posizioni chiave nel regime nazista. L'osservazione degli abusi psichiatrici dell'Unione Sovietica inoltre portò alla messa in discussione della pratica psichiatrica nel mondo occidentale [5]. In particolare, la diagnosi di schizofrenia di molti dissidenti politici portò alcuni a evidenziare la genericità diagnostica e l'uso punitivo dell'etichetta di schizofrenia. Questo sollevò la questione se l'etichetta di schizofrenia e il conseguente trattamento psichiatrico coatto non fossero similmente usati in Occidente per soggiogare giovani ribelli, sebbene fondamentalmente sani, nel caso di conflitti familiari.

Nuovi approcci professionali furono sviluppati come alternativa, o complemento, alla psichiatria. Furono sviluppate terapie del lavoro sociale, umanistiche o esistenzialiste e di auto-aiuto. La Psicoanalisi fu criticata sempre più come non scientifica [6]. Contrariamente alla visione popolare, i critici e biografi di Freud, come Alice Miller, Jeffrey Masson e Louis Breger, affermarono che Freud non aveva colto la natura del trauma psicologico.

Il movimento antipsichiatrico è stato inoltre guidato da persone che avevano alle spalle esperienze negative di cura psichiatrica: vale a dire che sentivano di essere stati danneggiati dalla psichiatria o che avrebbero potuto essere meglio aiutati da altri approcci. Tra di loro anche individui che erano stati inseriti in istituzioni psichiatriche con la forza fisica e sottoposti a cure o procedure coatte. Durante gli anni 70, il movimento antipsichiatrico promosse l'eliminazione di molte pratiche che vedeva come abusi psichiatrici. Il movimento dei diritti degli omosessuali si oppose alla classificazione dell'omosessualità come malattia mentale, e in un clima di acceso dibattito nel 1973/1974 l'American Psychiatric Association decise con una piccola maggioranza (58%) di rimuoverla dalle categorie nosografiche; ciononostante l'omosessualità egodistonica rimase fino al 1987. L'aumento di protezioni legali e professionali, e l'alleanza con movimenti per i diritti umani e per i diritti dei disabili, rafforzarono la teoria e la pratica antipsichiatrica.

Per di più, e in gran parte per vie separate, alcuni culti contemporanei e nuovi movimenti religiosi, in particolare Scientology, iniziarono a combattere aspetti della teoria e della pratica psichiatrica.

L'antipsichiatria, che si opponeva alla concezione 'biomedica' della psichiatria (genetica, neurochimica e farmacologica), con sempre maggior enfasi criticò il crescente legame tra la psichiatria e l'industria farmaceutica, che stava diventando più potente: sempre più energicamente quest’ultima veniva accusata di avere un'influenza eccessiva, ingiustificata e illegale sulla ricerca e sulla pratica psichiatrica. Cresceva anche l'opposizione del movimento antipsichiatrico alla codificazione e all'abuso di diagnosi psichiatriche nei manuali, in particolare ad opera della American Psychiatric Association, che pubblica il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. L’antipsichiatria ha sempre più criticato il pessimismo psichiatrico a proposito di quanti erano classificati come malati mentali. Gli utenti della salute mentale reclamavano la piena guarigione, l’empowerment e la capacità di autogestirsi. Il nuovo approccio intendeva sfidare lo stigma e la discriminazione, incoraggiare la gente con problemi di salute mentale ad impegnarsi più pienamente nel lavoro e nella società e coinvolgere nella valutazione di servizi sanitari mentali gli stessi utenti di quei servizi. Tuttavia, quanti attivamente e apertamente criticavano i fondamenti etici e l'efficacia della pratica psichiatrica tradizionale, sono rimasti marginalizzati all'interno della psichiatria e dell'intera comunità dei professionisti della salute mentale.

[modifica] Critiche scientifiche

La moderna pratica psichiatrica tenta di creare e utilizzare criteri diagnostici espliciti per le malattie mentali, come il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali o DSM. Questo metodo di pratica è spesso chiamato 'neo-kraepeliniano', da Emil Kraepelin, lo psichiatra che promosse tale approccio.

Quanti criticano il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali sostengono che, nonostante la pubblicità dei media, non è ancora stato dimostrato che la schizofrenia sia una condizione biomedica [7]. Ancora, alcuni iniziarono a guardare all'eziologia traumatogenica di alcuni tipi di schizofrenia come a un approccio rivoluzionario nel campo della salute mentale [8][9] [10].

La quarta edizione del DSM è una lista di 374 condizioni. In essa, solo 2 di queste - il "disordine da stress post-traumatico" e il "disordine da identità dissociativa" - sono considerate psicogenetiche o causate da esperienze traumatiche: un punto di frattura con gli psichiatri critici è che gli psichiatri biologici sostengono che molti altri disordini sono entità biomediche di eziologia ignota. Ad esempio, in una dichiarazione rilasciata nel settembre 2003 l'American Psychiatric Association, che rappresenta 36.000 medici di spicco nella salute mentale, riconosce che "la scienza cerebrale non è avanzata al punto da permettere a scienziati o clinici di poter indicare lesioni patologiche discernibili o anomalie genetiche che di per sé servano come 'biomarcatori' affidabili o predittivi per un dato disordine mentale o gruppo di disordini mentali. [...] I disordini mentali si dimostreranno molto probabilmente rappresentare disordini di comunicazione intracellulare, o disfunzioni del circuito neurale" [11].

I critici della psichiatria spesso sono scettici sulle affermazione proiettate nel futuro ("si dimostreranno molto probabilmente"). Nella professione psichiatrica, le persone etichettate con un disordine del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali vengono in genere trattate con psicofarmaci o con elettrochoc. Poiché in molti casi questi vari trattamenti vengono somministrati in maniera coatta, il punto di vista dei critici è che la mancanza di marcatori biologici oggettivi costituisca un punto di grande preoccupazione.

Similmente, il fatto che milioni di bambini vengano trattati con metilfenidato (Ritalin) o altri psicofarmaci [12] è una questione che il movimento antipsichiatrico – e non solo – indica come motivo di preoccupazione ed anche aperta condanna.

[modifica] La critica alla focalizzazione sui fattori biochimici

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«Si drogano i depressi e i folli, li si rende presentabili. Almeno tacciono, e si può sempre distogliere gli occhi dal loro viso idiota.»
(Michel Bounan, Le Temps du Sida, Editions Allia, Paris, 1991)

La focalizzazione sull’indagine biochimica circa la malattia mentale è considerata dai critici ingiustificata. La maggior parte degli psichiatri maggioritari ritiene che il bilanciamento dei neurotrasmettitori nel cervello sia il maggior regolatore biologico della salute mentale. In questa teoria, le emozioni in uno spettro 'normale' riflettono un bilancio corretto della neurochimica, ma emozioni anormalmente estreme, come la depressione clinica, riflettono uno squilibrio chimico. Gli Psichiatri affermano che i farmaci regolano i neurotrasmettitori e che il trattamento delle personalità anormali consiste nel rimuovere un eccesso o nel colmare un deficit neurochimico. Comunque i farmaci attuali, specialmente i neurolettici, popolarmente noti come 'antipsicotici', mancano di specificità, portando alla contro-affermazione che essi funzionano come "camicie di forza chimiche" [13] [14]. I critici insistono sull'obiezione che le affermazioni e le assunzioni biochimiche della psichiatria maggioritaria non sono supportate da prove e sono giudizi parziali [15].

Vi sono, ancora, quanti credono che i media abbiano distorto l'informazione promuovendo l'idea che l'autismo sia una malattia mentale. Leo Kanner vide l'autismo come un disordine psicologico risultante da relazioni problematiche con i genitori. Bisogna dire che il punto di vista di Kanner è stato sottoposto negli anni a revisioni profonde e non risulta oggi molto attuale: ad ogni modo gli psichiatri che non accettano il modello medico delle malattie mentali, come Peter Breggin, sostengono che etichettare i bambini infligga umiliazioni e danni ulteriori all'autostima di un bambino già traumatizzato.

[modifica] La critica alla concentrazione sui fattori genetici

Secondo la psichiatria, i fattori genetici e ambientali appaiono entrambi di vitale importanza nel determinare lo stato mentale: dunque alcuni fattori genetici possono predisporre le persone a particolari malattie mentali. [16]. Ad oggi - e in contrasto con qualunque altra malattia che colpisce quasi qualunque altro organo umano che il cervello - solo alcune lesioni genetiche sono state proposte come meccanicamente responsabili di condizioni psichiatriche [17], [18]. La ragione addotta per la scarsa comprensione dell’eziologia genetica è che i legami tra geni e stati mentali definiti anormali appaiono altamente complessi, coinvolgendo estese influenze ambientali, e possono essere mediati in molti modi differenti, ad esempio dalla personalità, il temperamento o gli eventi di vita. Quindi mentre studi sui gemelli e altre ricerche suggeriscono che la personalità è ereditabile fino a un qualche livello, le basi genetiche per particolari tratti di personalità o temperamento e i loro legami con problemi di salute mentale non sono attualmente chiari [19].

Spesso gli antipsichiatri argomentano che i biopsichiatri usano una terminologia genetica in modo antiscientifico per dare vigore ai propri argomenti, ad esempio riferendosi a scoperte di basi genetiche per malattie e debolezze, piuttosto che al ruolo di fattori genetici in tratti che possono generare alcuni problemi con maggiore probabilità in determinati contesti che in altri. Alcuni propongono che le differenze biochimiche osservate in alcune malattie mentali non sono la causa genetica, ma piuttosto l'effetto di una condizione causata soltanto da un trauma psicologico [20]. Altri sostengono che non è coinvolta alcuna componente genetica significativa, suggerendo invece che gli schemi di trasmissione genetica familiare sono neutrali in confronto all'eziologia ambientale [21] e all'influenza di contesti di vita familiari o sociali fortemente abusanti [22].

[modifica] La critica ai concetti di normalità e malattia

I critici in genere non negano il fatto che alcune persone abbiano problemi emotivi o psicologici, o che alcune psicoterapie non funzionino per un certo problema. In genere sono in disaccordo con gli psichiatri sulla causa di questi problemi; sull'appropriatezza di caratterizzare questi problemi come malattie; infine su quali siano le opzioni appropriate di gestione. Un argomento che usano è che anche l'innamoramento, ad esempio, può essere fonte di grandi sofferenze, ma ciò non significa che esso sia una malattia.

Una preoccupazione primaria degli antipsichiatri è che il grado individuale di appartenenza a valori comunitari o maggioritari può essere usato per determinare il livello di salute mentale della persona. Usando questa logica, sostengono, in un evento di violenza comunitaria come una lapidazione pubblica, una persona che si astiene dalla violenza potrebbe essere diagnosticata mentalmente malata ed essere trattata conseguentemente.

Inoltre, molti sentono di essere stati patologizzati semplicemente perché sono diversi. Alcune persone cui è stata diagnosticata la Sindrome di Asperger o l'autismo sostengono questa posizione (vedi il movimento per i diritti degli autistici). Mentre molti genitori di bambini con diagnosi di autismo si oppongono agli sforzi degli attivisti autistici, ci sono alcuni che dicono di stimare l'unicità dei propri bambini e non desiderano una 'cura' per il loro autismo. La comunità autistica ha coniato numerosi termini che sembrano formare le basi di un nuovo ramo dell'identità politica; termini come "neurodiversità", "neurotipico" e "neurodivergente".

[modifica] La psichiatria come pseudo-scienza?

Molte delle questioni sopra riportate, ed altre, portano all'affermazione comune nel movimento antipsichiatrico che la psichiatria sia una pseudo-scienza.

Secondo la filosofia della scienza generalmente accettata, perché una teoria possa qualificarsi come hard science deve esibire le seguenti caratteristiche:

  • parsimonia: non dev'essere più complessa di quanto il fenomeno da spiegare non richieda (vedi il Rasoio di Occam);
  • dev'essere empiricamente testabile e falsificabile (vedi falsificabilità);
  • dev'essere modificabile: ovvero, se necessario, la teoria può essere modificata se vengono scoperti nuovi dati;
  • dev'essere progressiva: consentire cioè le descrizioni di successo precedenti e spiegare ed aggiungere altro;
  • dev'essere provvisoria: non deve cioè sostenere di essere la descrizione o spiegazione finale.

Secondo i critici, la psichiatria non si qualifica come una scienza per molti dei questi punti: la maggioranza delle ipotesi biologiche in psichiatria - essi sostengono - sono non testabili e quindi non falsificabili [23].

[modifica] Critica alle etichette psichiatriche

Tale critica si rivolge ai problemi universalmente riconosciuti riguardo all'affidabilità e alla validità delle diagnosi psichiatriche dominanti, sia in circostanze ideali controllate (Williams et al. 1992) che, soprattutto, nella pratica clinica quotidiana (McGorry et al. 1995). I criteri dei principali manuali diagnostici DSM e ICD, affermano i critici, sono inconsistenti (van Os et al. 1999). Alcuni psichiatri che criticano la propria professione affermano che la comorbilità, cioè la condizione in cui un individuo soddisfi i criteri per due o più disordini, è la norma, e non l'eccezione: c’è molta sovrapposizione tra quelli che gli psichiatri affermano essere stati patologici distinti, e i loro confini sono vagamente definiti e incostanti [24].

L’antipsichiatria sostiene altresì che esistano problemi nell'uso di criteri diagnostici standard in differenti Paesi, culture, generi o gruppi etnici. I critici sostengono che le diagnosi e le pratiche di una psichiatria occidentale, bianca, a dominio maschile releghi in una posizione di svantaggio altri gruppi. Ad esempio, molti studi mostrano che gli Afroamericani ricevono una diagnosi di schizofrenia più spesso che i Caucasici [25], e le donne più degli uomini.

[modifica] Critica del rapporto tra psichiatria e industria farmaceutica

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«Come l'accumulazione delle scorie radioattive è inseparabile dalla fissione nucleare, così la tossicità farmacologica è legata all'effetto ricercato.»
(Michel Bounan, Le Temps du Sida, Editions Allia, Paris, 1991)

I biopsichiatri prescrivono psicofarmaci per adulti e bambini. L’assunzione dei farmaci può essere volontaria o, in certe situazioni, coatta. Gli psichiatri affermano che numerose cure hanno una efficacia dimostrata nel migliorare o gestire diversi disordini di salute mentale. Questo include un insieme di diversi gruppi di sostanze cui ci si riferisce come antidepressivi, tranquillanti e neurolettici.

Dal canto loro, gli psichiatri non biologici sostengono che i loro colleghi esagerino le prove di efficacia e minimizzino quelle di reazioni avverse [26]. Secondo i critici, agli individui non viene data un'informazione sufficientemente bilanciata e la possibilità di un reale consenso informato; le attuali cure psichiatriche – aggiungono – non sembrano essere specifiche per particolari disordini come sostenuto dagli psichiatri della corrente prevalente [27]; e che gli psicofarmaci non solo non correggono squilibri chimici misurabili nel cervello, ma inducono anche effetti collaterali indesiderati. L’esempio che portano è quello per cui, sebbene i bambini trattati con Ritalin o altri farmaci stimolanti diventino più obbedienti verso genitori e insegnanti, essi svilupperebbero movimenti anormali come tic, spasmi e altri movimenti involontari [28]. Anche la diagnosi di Disturbo dell'Attenzione/Iperattività sulla base della disattenzione nella scolarizzazione forzata suscita la preoccupazione dei critici, che parlano di uso di sostanze psicoattive come mezzo per un ingiusto controllo sociale sui bambini: se un adulto abbandonasse di punto in bianco una lezione o uno spettacolo pubblico – vuoi per disgusto, vuoi per noia – questo verrebbe considerato generalmente un giudizio negativo sulla performance, non sullo spettatore.

L'influenza dell'industria farmaceutica è un'altra questione importante per il movimento antipsichiatrico. L'industria farmaceutica è una delle più potenti e con maggiori profitti e, come Joe Sharkey ha argomentato, esistono molti legami finanziari e professionali tra la psichiatria e le case farmaceutiche. Queste ultime finanziano costantemente molta della ricerca condotta dagli psichiatri; costantemente reclamizzano i propri farmaci in giornali e conferenze psichiatriche, finanziano organizzazioni psichiatriche nonché campagne di sensibilizzazione per la salute; e costantemente inviano i propri portavoce per influenzare psichiatri e politici. Sharkey e altri investigatori dell'industria psicofarmaceutica affermano che molti psichiatri sono membri, consiglieri speciali o azionisti di organizzazioni farmaceutiche o organizzazioni a loro associate.

Ci sono prove che i risultati della ricerca e la prescrizione di farmaci ne vengono influenzati. Un'inchiesta parlamentare trasversale del Regno Unito sull'influenza dell'industria farmaceutica nel 2005 [29] ha concluso: che "l'influenza dell'industria farmaceutica è tale da dominare la pratica clinica" (pagina 100) e che ci sono seri malfunzionamenti nella regolazione dell’uso dei farmaci, tanto da denunciare "la crescente medicalizzazione della società" (pagina 101). L'organizzazione della campagna No Free Lunch descrive la diffusa accettazione da parte dei professionisti medici di regali dalle industrie farmaceutiche e l'effetto di ciò sulla pratica psichiatrica [30]. È stata inoltre segnalata la pratica di articoli creati da ghost writer delle industrie farmaceutiche, che vengono poi presentati come scritti da stimati psichiatri [31]. Ricerche sistematiche hanno mostrato che i test di psicofarmaci condotti con fondi di industrie farmaceutiche hanno molte più probabilità di riportare risultati positivi che studi effettuati senza tali finanziamenti [32].

Ancora, un argomento della critica antipsichiatrica è che il numero di prescrizioni di psicofarmaci è cresciuto ad un tasso estremamente alto dagli anni 50 e non mostra segni di diminuzione. Negli Stati Uniti gli antidepressivi e i tranquillanti sono ora la classe più venduta tra i farmaci che richiedono prescrizione, e anche i neurolettici e altri psicofarmaci si situano vicino al vertice, tutti con vendite in espansione [33].

Come soluzione di questi presunti conflitti di interesse, i critici propongono leggi per separare l'industria farmaceutica dalla professione psichiatrica.

[modifica] Critica all’elettroshock

La biopsichiatria dunque promuove l'uso di psicofarmaci; una parte di essa o interventi più controversi quali l'elettrochoc; la lobotomia (attualmente chiamata psicochirurgia), non è stata abolita ma è semplicemene caduta in disuso.

Nonostante i potenziali effetti collaterali, soprattutto perdita di memoria, l'uso dell'elettrochoc (chiamato anche terapia elettroconvulsivante o TEC) è utilizzata in tutto il mondo per una varietà di malattie mentali [34]. Comunque, come conferma anche l'attivista salutista Vernon Coleman, la pratica è ora più limitata: "Negli Stati Uniti, il 92% degli psichiatri non usa la TEC. E la "terapia" è usata da una minoranza di psichiatri in altri Paesi" [35].

Coleman è tra un numero crescente di critici che ritengono che la TEC una "disgrazia per la psichiatria e per l'intera professione medica" (ibid). Max Fink, un bio-psichiatra, ha affermato, nel numero di Gennaio/Febbraio 1978 di Comprehensive Psychiatry che "le principali complicazioni della TEC sono: morte, danni al cervello, danni alla memoria e convulsioni", tuttavia egli ritiene che "ha salvato molte vite" [36]. In Clinical Psychiatric News, Marzo 1983, Sidney Samant, M.D., afferma che “la Terapia elettroconvulsivante in effetti può essere definita come un tipo controllato di danno al cervello prodotto per via elettrica”. Comunque, una ricerca sistematica del 2003 ha concluso che, nonostante questi rischi, la TEC"è un efficace trattamento a breve termine per la depressione" [37], sebbene questa interpretazione sia discussa [38].

[modifica] Critiche sul rapporto psichiatria e legge

Gli psichiatri spesso sono chiamati a testimoniare, nell’esercizio della disciplina cosiddetta psichiatria forense in qualità di periti, se un individuo sia o meno mentalmente idoneo ad affrontare un processo e idoneo ad essere punito (è la cosiddetta difesa per insanità mentale), e se fosse o meno imputabile per infermità di mente nel momento in cui aveva commesso il fatto (o se queste condizioni esistessero ma in misura parziale: in questo caso si applica uno sconto di pena).

Vi sono critiche e contestazioni, perfino da parte di alcuni professionisti della salute mentale, sul diritto degli psichiatri e del sistema giudiziario di fare ciò o sul modo in cui ci viene fatto.

Sin dagli anni 60 Thomas Szasz ha affermato che, poiché la malattia mentale è un concetto incoerente, la difesa per insanità dovrebbe essere abolita. La maggioranza dei suoi colleghi, favorevoli all'attuale uso della psichiatria, non accetta, però, questa visione.

È anche oggetto di critica, se non di stupore, la possibilità da parte dei periti psichiatrici di stabilire, spesso con un semplice colloquio effettuato nel presente con un individuo (e per di più di farlo con precisione e sicurezza), se egli avesse in un determinato momento precedente una malattia tale da renderlo infermo di mente e non punibile.

Inoltre altri critici sostengono che la reclusione in un ospedale psichiatrico, o in ospedale psichiatrico giudiziario, misura di sicurezza che può essere disposta perfino senza un processo e senza possibilità di difesa, è spesso molto peggio della detenzione per un reato, dal momento che comporta non solo una condizione molto simile alla detenzione in carcere, ma anche il probabile rischio di trattamenti coatti, che possono anche avere effetti collaterali come nel caso di cure con neurolettici o dell'uso di elettrochoc [39].

Un’altra critica è rivolta al concetto (sconosciuto nella stragrande maggioranza degli altri stati, ma presente nell’ordinamento giudiziario italiano) di semiinfermità mentale. Tale concetto è ritenuto piuttosto incomprensibile da quanti sostengono che una persona non sana sia per definizione inferma (al limite con vari gradi di gravità) e che quindi non possa esistere qualcosa di concettualmente diverso come la seminfermità. La seminfermità viene spesso evocata dall’avvocato difensore dell’imputato, perché se riconosciuta consente spesso di evitare il carcere e altre pene (in quanto l'imputato non è o non era sano e quindi non è condannabile), e allo stesso tempo di evitare le disposizioni che vengono prese nei confronti degli infermi mentali, come l'internamento in ospedale psichiatrico giudiziario (in quanto l'imputato non era e non è infermo mentale). L'esito del processo in questi casi dipende molto dalla relazione dei periti, non di rado portando ad esiti che appaiono sconcertanti all'opinione pubblica, come nei casi di Pietro Maso e di Erica e Omar e a volte con esisti molto diversi nei vari gradi di giudizio).

[modifica] Critiche all’ospedalizzazione coatta

La psichiatria, sostiene la critica antipsichiatrica, è in prima fila nella pratica della cura per la malattia mentale nei reparti psichiatrici, o altri istituti medici, usando la forza legalmente sancita per ricoverare individui contro la loro volontà. I critici fanno notare che questa pratica è contraria a uno dei pilastri delle società aperte o libere: i principi di John Stuart Mill, come avanzati nel suo lavoro fondativo riguardo al concetto di libertà. Mill argomenta che la società non dovrebbe mai usare la coercizione per soggiogare un individuo se questi non ha fatto del male a nessuno. L'ospedalizzazione psichiatrica coatta, secondo i critici, viola questo principio. In contrasto con il ritratto hollywoodiano degli 'schizofrenici', questi non sono generalmente più inclini alla violenza di individui 'sani': ma, affermano i critici, la pratica di "curare in comunità" è stata istituita parzialmente in risposta a queste preoccupazioni. Alternative all'ospedalizzazione forzata includono lo sviluppo di risposte non mediche alle crisi nella comunità.

Nel caso di persone cui sono state diagnosticate gravi crisi psicotiche, il progetto americano Soteria forniva, secondo i critici della bio-psichiatria, un'alternativa più umana e compassionevole alla psichiatria coercitiva. Le case Soteria chiusero nel 1983 negli Stati Uniti per mancanza di supporti finanziari. Comunque, case come Soteria stanno fiorendo in Europa, specialmente in Svezia e altri Paesi del Nord Europa [40].

[modifica] Thomas Szasz: “Verso uno Stato Terapeutico?”

'Stato Terapeutico' è un'espressione coniata dallo psichiatra americano Thomas Szasz nel 1963. Gli Stati Uniti, sotto la presidenza di George W. Bush, stanno attualmente pianificando di implementare un programma di 'screening' di tutti i cittadini della nazione, la new Freedom Commission On Mental Health, che dovrebbe diagnosticare tutti i presunti disordini psichiatrici dell'intera nazione [41]. Se approvata dal Congresso e applicata, la legge nascerebbe sotto una significativa influenza dell'industria farmaceutica. Quanti vi si oppongono da una posizione libertaria sostengono che il matrimonio tra Stato e psichiatria potrebbe avere conseguenze catastrofiche per la civiltà [42]. Szasz arriva ad affermare che dovrebbe essere eretto un muro molto solido tra la psichiatria e lo Stato [43].

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni: l’antipsichiatria in Italia

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https://www.amorefascista.it

Malinverno
https://www.malinverno.org

Debito formativo
https://www.debitoformativo.it

Adina Spire
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