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Wilfred R. Bion - Wikipedia

Wilfred R. Bion

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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« Scarta la tua memoria, scarta il tempo futuro del tuo desiderio; dimenticali entrambi in modo da lasciare spazio ad una nuova idea. Forse sta fluttuando nella stanza in cerca di dimora un pensiero, un'idea che nessuno reclama.»

Wilfred Ruprecht Bion (1897, Muttra, India - 1979, Oxford, UK).
Psicoanalista tra i più noti e discussi, resta ancora una figura di spicco della ricerca psicoanalitica, artefice di importanti elaborazioni della teoria psicodinamica della personalità tali da istituire un filone "bioniano" della moderna psicoanalisi che grazie anche ai suoi contributi, decorrendo dal fondamento freudiano, estese i contenuti teorici e metodologici all'area delle psicosi e particolarmente della schizofrenia.

Wilfred R. Bion
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Wilfred R. Bion

Indice

[modifica] Cenni biografici

Trascorse l'infanzia in India e di quel tempo sentì sempre la la nostalgia, come scrive in "La Lunga Attesa", un'autobiografia dei primi vent’anni; all'età di otto anni fu trasferito in Inghilterra per entrare in college. Dopo la scuola superiore, si arruolò come ufficiale carrista, partecipò ai combattimenti nelle Fiandre durante l'ultimo anno della Prima Guerra Mondiale e fu decorato al valore militare; l'esperienza di quest'ultimo periodo segnò la sua vita e il suo pensiero. Dopo la guerra, conseguì la Laurea in storia all'Università di Oxford e insegnò per un breve periodo, studiò quindi medicina all'Università di Londra e, conseguito il titolo accademico, iniziò ad interessarsi di psicoterapia. Dal 1932 frequentò la Tavistock Clinic, nel 1938, iniziò, con John Rickman, un'analisi che fu interrotta dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e abbandonata quando i due colleghi si trovarono a lavorare insieme all'ospedale militare di Northfield; in tale contesto Bion cominciò a sviluppare la teorizzazione sui gruppi, che avrebbe trovato una formulazione definitiva in "Esperienze sui gruppi". Nel 1945 intraprese un'analisi con Melanie Klein. Il lavoro di Bion con i gruppi terapeutici si concluse sul finire degli anni 1950, tuttavia della concezione che l’individuo sia profondamente radicato nel gruppo è intriso tutto il suo lavoro di psicoanalista e di teorico. In tale periodo divenne una figura di spicco nella Società Psicoanalitica Britannica [1], ricoprendo le cariche di Direttore della Clinica Psicoanalitica londinese dal 1956 al 1962 e di Presidente della Società dal 1962 al 1965. Si trasferì a Los Angeles nel 1968 e tornò in Inghilterra pochi mesi prima di morire nel novembre del 1979.

[modifica] L’opera

Il contributo di Bion alla cultura psicoanalitica ha inizio con alcuni importanti articoli negli anni 1940 e poi va crescendo; nel 1950 pubblica "Esperienze nei gruppi", il primo fondamentale testo nel quale l'individuo è definito psicologicamente radicato nel gruppo cui appartiene; da tali studi ha origine la psicoanalisi di gruppo per la quale il gruppo è considerato una unità dinamica; un corpo di teorie bioniane, sviluppato anche da altri insigni esponenti della Tavistock di Londra e da studiosi di tutto il mondo.
Talvolta definito un fenomenologo della psiche, nella trilogia “Una Memoria del Futuro”, prendendo spunto da Beckett secondo l’opinione di molti studiosi, descrive magistralmente particolari fenomeni mentali, mostrando come farne esperienza.
Il pensiero di Bion, ritenuto da molti fondamentale nella pratica analitica sia individuale che di gruppo, è un complesso e articolato tributo alla psicoanalisi. Insistendo sul fondamento freudiano, esso ne amplia il campo di applicazione e ne approfondisce il livello di analisi: "Secondo Freud i gruppi si avvicinano ai modelli di comportamento nevrotico, mentre nella mia concezione, si dovrebbero avvicinare a modelli di ordine psicotico." [Bion, "Esperienze nei gruppi"].
Il complesso del lavoro di Bion può essere considerato come una vasta meta-teoria non soltanto della psicoanalisi, ma di tutta l’epistemologia che comprende i fenomeni della comunicazione e le relazioni tra comportamenti, emozioni e sentimenti umani; un concettualizzare che si avventura - oltre i presupposti freudiani – nella dimensione sensuale ricorrendo coraggiosamente a ogni forma di espressione e comunicazione, compresi i modelli scientifici e matematici, per delineare descrittivamente e narrativamente, l’architettura dei processi psichici che l’Autore distingue nella psicologia individuale, gruppale e sociale.

[modifica] Capisaldi del pensiero bioniano

[modifica] L'individuo

L’individuo che cerca la propria identità (non soltanto attraverso la psicoanalisi) è alla ricerca della verità cui sente di poter corrispondere; tutta la sua esistenza è tesa entrare in contatto con la verità ("O"), a conoscerla ("K") e comunicarla ad altri. L’analista dispiegherà la propria sensibilità al fine di entrare in contatto con l’"O" dell’analizzando escludendo durante il proprio lavoro le attività psichiche che possono distrarlo; in particolare la memoria e il desiderio.
La memoria è il pensiero di ciò che è già conosciuto e regolato in sistema; il desiderio è il pensiero che stabilisce il fine e organizza la ricerca; escludendo tali processi l’analista può rendersi più sensibile al processo latente, alla verità che l’analizzando cerca inconsciamente e non riesce a definire. In questo modo, nel gruppo, si promuove l’emergere dell’"idea nuova", talvolta attribuita a una mente eccezionale "mistica" particolarmente in contatto con "O", che richiede una trasformazione del gruppo stesso. Tale trasformazione è resa possibile se il pensiero è accolto ed assimilato dal gruppo in analisi, o nel mondo da un’altra forma composita, come la coppia, la famiglia o la società, che lo promuova legittimandone la pensabilità.

[modifica] Il gruppo

Bion definisce il gruppo come sistema composito integrato dalle distinte dinamiche dei componenti che sinergicamente contribuiscono alla costituzione in apparato psichico sovraordinato all’individuale, dal funzionamento tendenzialmente psicotico (a differenza di Freud che l’aveva ritenuto nevrotico). Il gruppo permette la rappresentazione esterna e la drammatizzazione della “gruppalità” interna di ciascun componente che così può dare espressione a parti della sua personalità in conflitto con i compromessi necessari alle relazioni inter-individuali, di coppia, familiari, gruppali e sociali. Il conflitto individuo-società, per Bion, è in primo luogo intrapsichico e come tale può essere rivelato e risolto nel lavoro del gruppo.

[modifica] Gli assunti di base

Bion individua propriamente nel gruppo in analisi, definito “gruppo di lavoro”, l'esistenza di una realtà fantasmatica che catalizza la vita emotiva del gruppo stesso e si estrinsca attraverso tre "assunti di base" (l’assunto di base di accoppiamento, di attacco-fuga e di dipendenza). Processi psicologici osservabili e descrivibili, stereotipi, comportamenti e sentimenti che indicano l’esistenza di materiale inconscio che il gruppo va elaborando nella prospettiva comune, e illusoria, di trasformare gli oggetti in conflitto in alleati. Bion indica tali fenomeni come importanti organizzatori della vita di relazione e delle forme sociali:
- l’assunto di base di accoppiamento, che si ritrova nelle formalità esteriori dell’aristocrazia, nel cerimoniale rappresentativo delle istituzioni e nella ricerca del consenso,
- l’assunto di base di attacco-fuga, che organizza le forme e i comportamenti finalizzati ad aggredire e a difendersi, dell’organizzazione armata e dell’esercizio diretto dell’azione da parte di un aggregato di individui,
- l’assunto di base di dipendenza, che riguarda l’attesa che i bisogni siano soddisfatti per un potere esterno al gruppo, attraverso la delega, con la rinuncia all'esercizio di un diritto per passività verso un’ente superiore.
La combinazione di questi tre fenomeni estremi da luogo a forme più equilibrate osservabili nella normalità, il prevalere di uno di essi è sintomo di una condizione di disturbo, disadattamento o alienazione e consente all’analista di formulare pensieri sul lavoro che il gruppo va svolgendo restituendone a questo la conoscenza “K” nella forma appropriata dell’ interpretazione.

[modifica] Il pensiero senza pensatore

Bion, rivolge la sua attenzione ai processi mentali primitivi scendendo in profondità per indagare l’origine stessa del pensiero nell'apparato neurologico e l’esperienza che da forma all'attività del "pensare".
I pensieri – sostiene - non sono tutti "prodotti" dal pensare: ci sono pensieri riguardanti la "verità", la "cosa in sè", l’assoluto - ciò che indica con "O" – e sono indipendenti dal pensatore. Pensare non è importante per la verità in se, che ha consistenza propria, ma per il benessere del pensatore; i pensieri pensati contribuiscono allo sviluppo e all’adattività, mentre quelli non-pensati possono essere causa di disturbo, disadattamento e alienazione. Da ciò deriva la necessità per ogni soggetto – individuale, gruppale, sociale - di sviluppare un libero "apparato per pensare i pensieri”.
Pensare è invece assolutamente necessario alla menzogna, che proprio dal pensiero è articolata, continuamente assistita, confermata e mantenuta nella memoria.
Suggestiva ipotesi di un pensiero del quale non è necessario avere piena coscienza e comprensione perché sia efficace, contrapposto al contrario, il pensiero intenzionalmente formulato e accuratamente controllato, che supporta il falso, il mentire e, per tali sviluppi, continua ad avere bisogno di essere pensato. L’intuito e l'istinto da una parte e dall’altra la ragione intellettuale del liguaggio-pensiero spesso più funzionale alla forma che alla sostanza, alla falsificazione che alla verità, sebbene non in senso morale, chè nella coniugazione del pensiero pensato e non-pensato si dispiegano le dimensioni del sogno e del mito, non in quanto oggetti di cultura, ma percorsi dell’interpretazione, strumenti della ricerca e del metodo in psicoanalisi. L'analogia tra mito e sogno ha profonde radici nel pensiero psicoanalitico.

[modifica] La griglia

Il principale limite della comunicazione in psicoanalisi è il linguaggio, che Bion ritiene inadeguato a comunicare "K", l’esperienza di "O". Per questo l’Autore invita ad abbandonare il linguaggio scientifico per quello poetico, che ritiene più capace di conferire creatività al pensiero e, allo scopo di rendere rigorosa - ciò malgrado - la comunicazione, ideò questo grafico, quale sussidio per l'analista e il ricercatore al fine di discriminare il livello di verità a cui si pongono talune asserzioni, comunicazioni o fenomeni nel lavoro psicoanalitico; l'Autore stesso ammette che la sua funzione è difficilmente comprensibile per chi non pratica la psicoanalisi.
Secondo Donald Meltzer, Bion usò un criterio eccessivamente severo inserendo tutto il sistema deduttivo scientifico, cardine della filosofia occidentale della conoscenza, nella colonna 2 della griglia, la stessa in cui hanno posto le proposizioni di falsità che servono a impedire lo sviluppo e l'accesso alla verità.
Potente strumento di riflessione, sistematizzazione ed esplicazione, la griglia è ancora considerevole fonte di discussione tra i cultori di Bion, molti dei quali trovano che sia un esito del suo lavoro che paradossalmente imbarazza e chiarisce. Bion stesso ha formulato controverse considerazioni sulla griglia; per se ha dichiarato di trovarla utile alla conclusione di una giornata di lavoro per determinare quale “male” si potesse attribuire a elementi analitici presenti durante una seduta.
Per taluni studiosi la griglia funziona come un’impalcatura, altri la considerano una pietra di Rosetta rispetto ai geroglifici dei processi inconsci o un genere di Esperanto delle discipline psicoanalitiche. Occorre considerare che numerosi giudizi sulla griglia - talvolta pregiudizialmente sfavorevoli o ostativi - sono stati espressi da studiosi estranei alla psicoanalisi, mentre i fautori ritengono che critiche e commenti coerenti e costruttivi non possano essere formulati che da chi ne abbia approfondito lo studio praticando la psicoanalisi seguendo il metodo bioniano. Bion ha costruito la griglia come un organizzatore di pensieri, mentre cercava, attraverso la matematica, la scienza e la logica convenzionale, un sistema notazionale che soddisfacesse l'indagine scientifica andando oltre le “emozioni selvagge” da cui la psicoanalisi è impastoiata. Sistema scientifico finalizzato a rappresentare le relazioni tra elementi che appaiono inconciliabili sulla base di significati prestabiliti e appassionatamente difesi dalle diverse correnti psicoanalitiche, in linea di principio la griglia ha funzionato da efficace strumento di ricomposizione degli scismi tra le varie scuole psicanalitiche, principalmente tra quelle che fanno riferimento a Melanie Klein e Anna Freud.

[modifica] Bibliografia

  • 1940. The war of nerves. In Miller and Crichton-Miller (Eds.), The Neuroses in War (pp.180 - 200). London: Macmillan, 1940.
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  • 1955b Language and the schizophrenic, in M. Klein, P. Heimann and R. Money-Kyrle (editors). New Directions in Psychoanalysis (pp.220 - 239).Tavistock Publications, London, 1955.
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  • 1978. Four Discussions with W.R. Bion. Perthshire: Clunie Press. [Reprinted in Clinical Seminars and Other Works. London: Karnac Books, 1994].
  • 1979a. Making the best of a Bad Job. Bulletin British Psycho-Analytical Society, February 1979. Reprinted in Clinical Seminars and Four Papers(1987). [Reprinted in Clinical Seminars and Other Works. London: Karnac Books, 1994].
  • 1979b. A Memoir of the Future, Book 3 The Dawn of Oblivion. Rio de Janeiro: Imago Editora. [Reprinted in one volume with Books 1 and 2 and ‘The Key’ London: Karnac Books 1991].
  • 1980. Bion in New York and Sào Paolo. (Edited by F.Bion). Perthshire: Clunie Press.
  • 1981. A Key to A Memoir of the Future. (Edited by F.Bion). Perthshire: Clunie Press. [Reprinted in one volume London: Karnac Books 1991].
  • 1982. The Long Weekend: 1897-1919 (Part of a Life). (Edited by F.Bion Abingdon: The Fleetwood Press.
  • 1985. All My Sins Remembered (Another part of a Life) and The Other Side of Genius: Family Letters. (Edited by F.Bion). Abingdon: The Fleetwood Press.
  • 1985. Seminari Italiani. (Edited by F.Bion). Roma: Borla.
  • 1987. Clinical Seminars and Four Papers, (Edited by F.Bion). Abingdon: Fleetwood Press. [Reprinted in Clinical Seminars and Other Works. London: Karnac Books, 1994].
  • 1992. Cogitations. (Edited by F.Bion). London: Karnac Books.
  • 1997a. Taming Wild Thoughts. (Edited by F.Bion). London: Karnac Books.
  • 1997b. War Memoirs 1917 - 1919. (Edited by F.Bion). London: Karnac Books.
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