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Melanie Klein - Wikipedia

Melanie Klein

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Melanie Klein (Vienna, 1882 - Londra, 1960) è sicuramente una delle figure di spicco dell'intero movimento psicoanalitico.

I suoi contributi rivoluzionari promossero, soprattutto tra gli anni trenta e quaranta, una spinta rinnovatrice all'interno della Società Psicoanalitica Inglese, che ben presto ebbe ripercussioni enormi in tutto il clima culturale europeo e, sebbene in modo travagliato, anche in quello americano.

Il suo pensiero, che diede vita ad una vera e propria scuola all'interno della psicologia dinamica, ispirò un'intera generazione di illustri psicoanalisti, quali Ronald Fairbairn, Donald Woods Winnicott, Otto Kernberg e Wilfred Bion.

Indice

[modifica] Teorie

Il nucleo centrale delle teorizzazioni kleiniane è senza dubbio la sua idea di "mente", intesa come contenitore di oggetti di relazione: nelle relazioni oggettuali, si creano degli oggetti parziali o totali, propri dell'oggetto esterno, dotati di caratteristiche affettive che animano la vita psichica del bambino prima e dell'adulto poi. Nelle sue relazioni con la madre, il padre, i fratelli ed altre figure significative, il bambino "acquisisce" delle qualità dell'oggetto, o parti di esso (seno, escrementi...), che danno luogo a fenomeni come meccanismi di difesa e intensi affetti (angoscia, colpa, invidia).

[modifica] Distacco da Freud

Le teorie della Klein influenzarono, nel tempo, un'intera area della scuola psicoanalitica, più tardi definita Psicologia delle Relazioni Oggettuali. Sono noti gli aspri dibattiti fra Klein e Anna Freud, a causa di notevoli divergenze rispetto alle modalità di conduzione terapeutica (soprattutto con i bambini) e ai precetti freudiani anche se, col senno di poi, è possibile riconoscere nel pensiero kleiniano uno sviluppo orizzontale delle teorie classiche di Freud in una direzione che sarà preponderante nella psicoanalisi moderna: l'accento sulle relazioni. Pur non abbandonando l'impianto teorico di base, che poneva l'accento sul primato della pulsione, Melanie Klein introdusse, forte anche della propria esperienza diretta con i bambini, alcuni concetti che si distanziarono dalle teorizzazioni freudiane in materia di sviluppo psichico. Innanzitutto le teorie sulla formazione dell'Io: per la Klein questa istanza esiste già dalla nascita, e gestisce i meccanismi fondamentali di introiezione e scissione, vale a dire le due principali modalità di acquisizione e discriminazione delle qualità dell'oggetto (mentre per Freud l'Io si "forma", non preesiste alla coscienza). Anche il complesso di Edipo, e la conseguente formazione e affermazione del Super-Io, istanza morale e giudicante, sono anticipati rispetto a Freud (che colloca l'Edipo intorno ai quattro-cinque anni del bambino, mentre la Klein lo "anticipa" al primo anno di vita). Nel tentativo di sottolineare l'importanza delle relazioni oggettuali, la Klein abbandona la definizione delle fasi dello sviluppo psicosessuale di Freud ed adotta il termine di posizioni, proprio per enfatizzare il rapporto fra il bambino e l'ambiente.

[modifica] Gli oggetti parziali

Il mondo interno del bambino è popolato, secondo la Klein, di oggetti parziali, vale a dire dei collegamenti affettivi all'oggetto reale che permangono nella mente in qualità di simboli. Si può considerare l'accezione kleiniana di «mondo interno» come la prima idea espressa da Freud di inconscio, cioè di "contenitore" di elementi rimossi. La particolarità degli oggetti parziali sta nel presupposto di un rapporto continuo fra "istinto di vita" e "istinto di morte" (cioè, banalizzando, di amore e aggressività), che dominano il bambino, e che caratterizzano le due fondamentali qualità dell'oggetto. L'esempio più classico è quello relativo al seno, quando il lattante vi si relaziona per ricevere nutrimento. Per il bambino la madre, nella sua totalità, non è percepita se non come quel seno («fonte della vita stessa») che nutre e si nega, nei continui momenti di interazione durante l'allattamento. Il seno, così, assurge a simbolo, e diventa oggetto parziale, dotato di qualità buone e cattive. Ma, inizialmente, il lattante non è in grado di integrare le due qualità dell'oggetto, vivendo un'interazione con un seno buono, che nutre e gratifica, ed un seno cattivo che frustra e si nega. Così funziona per tutti gli altri oggetti di relazione, le cui qualità sono inizialmente scisse dal predominio dei due istinti primari.

[modifica] Le "posizioni"

La concettualizzazione delle fasi di sviluppo del bambino subisce, con la Klein, una netta rivoluzione: se per Freud le fasi di sviluppo consistono in uno spostamento fisiologico delle zone erogene e in una conseguente riorganizzazione libidica del bambino, fase dopo fase, per la Klein il bambino andrebbe incontro a due «posizioni» dell'Io rispetto all'ambiente, o meglio all'oggetto di relazione (la madre in primis), entrambe sviluppate nel primo anno di vita.

Posizione schizo-paranoide In questo periodo il bambino è dominato da una continua scissione delle qualità dell'oggetto, rispondendo alle pulsioni libidiche e a quelle aggressive, proiettate sull'oggetto stesso. Dalla proiezione dei propri istinti sull'oggetto, nasce la definizione di paranoide, dal momento che la paranoia consiste proprio nella proiezione delle proprie qualità non accettate sull'oggetto (ambiente). La scissione (e la proiezione) sono proprietà dell'Io, dei meccanismi di difesa. Per la Klein l'Io, scindendo l'oggetto, scinde sé stesso, generando angoscia di persecuzione nei confronti dell'oggetto cattivo, e una forte idealizzazione dell'oggetto buono. Nel corso di questa posizione relazionale, il bambino vive delle continue interazioni scisse con l'oggetto, aggredito da un lato e amato e bramato dall'altro.

Posizione depressiva Quando il bambino opera una integrazione dell'oggetto, riconoscendo la madre come oggetto totale e non come seno (si tratta di una conquista evolutiva di natura percettiva), interviene una integrazione delle qualità dell'oggetto stesso, operante nella posizione cosiddetta depressiva. Le qualità cattive e quelle buone sono così riunite, e riconosciute come qualità dello stesso oggetto (e non di oggetti separati, come accadeva nella posizione schizo-paranoide). L'accezione depressiva è spiegata dal predominio del senso di colpa, determinato dalla sensazione di aver aggredito l'oggetto buono, quando la scissione lo faceva percepire come separato da quello cattivo. In questo modo il bambino sviluppa delle spinte alla riparazione, per recuperare l'oggetto buono che ha perduto. Questo momento è fondamentale per una effettiva coesione dell'Io, che finalmente si reintegra ed accetta l'ambiguità dei due istinti. Nella vita adulta le due posizioni lasciano tracce importanti, determinando caratteristiche precise come lo stesso senso di colpa, la riparazione, la maniacalità, il sentimento di perdita.

[modifica] L'invidia

Una concettualizzazione importante nel pensiero kleiniano è senza dubbio quella dell'invidia, che le costò non poche critiche nell'ambiente psicoanalitico. Per la Klein il bambino è dominato da questo sentimento complesso, ben più di una mera pulsione, nutrito intensamente nei confronti dell'oggetto relazionale. Nel suo lavoro fondamentale, Invidia e Gratitudine (1957), la Klein analizza a fondo questo sentimento, definendolo come una reazione distruttiva verso un oggetto ritenuto onnipotente, che gratifica ed è bramato dal bambino, ma che può anche negarsi (come spiegato dall'ambivalenza fondamentale dettata dalla scissione e dai due istinti primari). Quando il seno materno è frustrante, viene vissuto dal bambino come un oggetto onnipotente che trattiene per sé il nutrimento, anziché donarlo, scatenando i sentimenti distruttivi dell'invidia. Questo sentimento persisterà nella vita adulta, come impulso di danneggiare e distruggere qualcosa che è posseduto dall'altro ma che si desidera. Lo stesso, difatti, avverrà nella relazione analitica fra paziente e terapeuta.

[modifica] L'eredità kleiniana

Le innovazioni apportate al pensiero psicoanalitico dalla Klein scatenarono in breve tempo una disputa fra scuole di pensiero, rappresentata da due opposte fazioni: da un lato c'era Anna Freud che, oltre a "difendere" l'eredità paterna, contestava l'idea di una "analizzabilità" in senso adulto dei bambini molto piccoli; dall'altra parte c'era la Klein che, avendo "anticipato" le principali fasi e competenze dello sviluppo infantile, sosteneva una piena analizzabilità dei bambini e proseguiva per una visione nettamente relazionale della psicoanalisi. Seppur troppo enfatizzato dagli storici, questo dibattito portò ad una scissione netta nella scuola psicoanalitica. A seguire direttamente la Klein furono molti giovani studenti, ai quali era richiesto di scegliere come "supervisore" uno di orientamento kleiniano o freudiano. Indirettamente (grazie all'incontestabile forza delle sue teorie), il pensiero kleiniano influenzò molti altri autori, definiti dalla storia della psicologia come "Scuola di Mezzo" (Fairbairn, Winnicott, Balint), nel senso che non si schierarono né da una parte, né dall'altra nella propria formazione, anche se è evidente l'eredità lasciata dalla Klein nella loro impostazione teorica, soprattutto metapsicologica.

[modifica] Non c'è pulsione senza oggetto

Il grande merito di Melanie Klein sta senza dubbio nell'accento posto sulla natura relazionale della pulsione: Freud aveva sviluppato l'idea di una pulsione prettamente autoerotica, nella misura in cui l'individuo si "serviva" dell'ambiente per ricevere piacere o gratificazione. Per la Klein la pulsione senza oggetto non esiste, neppure il narcisismo ne è esente, dal momento che si tratta di una relazione con oggetti interiorizzati. Gli affetti primari dell'amore, dell'odio, dell'angoscia, sono perciò relazionali ab initio (Klein, 1952), poiché è la relazione, la presenza reale o fantasmatica di un oggetto, l'obiettivo principale della pulsione (anziché l'appagamento di per sé). Questa concettualizzazione fu preziosa per i futuri sviluppi della psicoanalisi, che si "spostò" rapidamente da una concezione pulsionale ad una totalmente relazionale, a volte "dimenticando" completamente la pulsione così come era intesa anche dalla stessa Klein. L'eredità Kleiniana è così osservabile nelle teorie di Fairbairn, Winnicott e altri, nonché nelle teorie sistemiche, in quelle dell'attaccamento di Bowlby e in altri approcci più o meno psicoanalitici che apparentemente scavalcarono l'intero impianto teorico di questa autrice.

[modifica] Il mondo interno

Spostando l'attenzione dalla pulsione come autoerotismo alla relazione oggettuale, Melanie Klein propose un originale modello di "mente", ben più complesso di quello freudiano, anche se sostanzialmente sovrapponibile. Relazionandosi con oggetti esterni, la mente si popola di oggetti (parziali o totali) di tutti i tipi, intesi come simboli dell'oggetto e delle sue qualità affettive. La mente, dunque, diventa un contenitore di oggetti simbolizzati che danno origine a pulsioni e sentimenti via via più complessi, e che spiegano l'origine del pensiero. Quest'ultimo aspetto è stato ampiamente e genialmente sviluppato da un allievo della Klein, Wilfred Bion, a tutt'oggi considerato uno dei più originali teorici della mente.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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