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Teatro Stabile di Torino - Wikipedia

Teatro Stabile di Torino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Teatro Stabile di Torino, spesso abbreviato in TST, è l'istituzione pubblica della città di Torino nel campo del teatro di prosa.

Indice

[modifica] Attività

Il Teatro Stabile di Torino non ha una sede unica ma presenta ogni anno al Teatro Carignano, all'Alfieri, al Gobetti e in altre sale cittadine, una stagione in abbonamento comprendente spettacoli di produzione e ospiti unitamente ad alcuni titoli internazionali.

Attualmente il Teatro Stabile sta aumentando il numero dei teatri gestiti; ha terminato o sta curando la ristrutturazione degli edifici delle ex Fonderie Limone di Moncalieri, del teatro Astra, del nuovo ingresso del Teatro Vittoria in pieno centro di Torino e l’ampliamento dello spazio della Cavallerizza Reale. A questi spazi si aggiunge il Garybaldi di Settimo Torinese, che è entrato a far parte dei nuovi teatri gestiti dal TST.

Fa parte del Sistema Teatro Torino (STT), che coordina istituzione teatrale, enti locali e compagnie per tutto il settore teatrale cittadino.

[modifica] Il centro studi

Il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, nato nel 1973 per iniziativa di Aldo Trionfo e di Nuccio Messina, ha oggi una biblioteca teatrale con oltre 25.000 volumi, in continuo aggiornamento e un archivio documentario dello spettacolo con oltre 30.000 buste.

[modifica] La scuola

La Scuola di Teatro del Teatro Stabile di Torino, fondata nel 1992 da Luca Ronconi, è finanziata in parte da fondi comunitari, promossa e sostenuta dal Teatro Stabile, dall’Amministrazione Provinciale e dal Comune di Torino.

Il corso di studi Gli insegnanti sono: Mauro Avogadro, Ola Cavagna, Maria Consagra, Emanuele De Checchi, Piero Ferrero, Marise Flach, Luca Fontana, Claudia Giannotti, Maria Grazia Gregori, Nikolaj Karpov, Walter Le Moli, Davide Livermore, Carlo Majer, Marco Merlini, Bruce Myers, Franca Nuti, Germana Pasquero, Massimo Popolizio, Daniele Segre, Roberto Tessari. Direttore della scuola è Mauro Avogadro.

L'ultimo bando di concorso è uscito nel giugno 2003, il prossimo sarà pubblicato nel giugno 2006.

[modifica] Storia

Il Teatro Stabile di Torino è nato il 27 maggio 1955 con il nome di Piccolo Teatro della Città di Torino, in seguito a delibera del Consiglio Comunale di Torino, presieduto dal sindaco Amedeo Peyron. Due anni dopo ha assunto l'attuale denominazione.

L'inaugurazione avvenne il 3 novembre 1955 nel rinnovato Teatro Gobetti, con la commedia Gli innamorati di Carlo Goldoni, affiancata dall’atto unico di Alfred De Musset Non si può pensare a tutti.

Con la stagione 1957/58 al primo direttore Nico Pepe succedette il giovane regista veneto Gianfranco De Bosio che guidò il teatro per il successivo decennio e portò gli spettacoli dello stabile torinese nel panorama nazionale.
Con le celebrazioni del centenario dell’unità d’Italia, nel 1961, presentò al Teatro Carignano La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertolt Brecht.
Da quel momento in poi la storica sala di proprietà comunale del Carignano, da anni retta da una gestione privata, ha ospitato regolarmente i maggiori spettacoli dello Stabile, ma solo nel 1977 il Teatro Carignano è diventato la sua sede ufficiale.

Pur dando spazio anche alla drammaturgia classica di Goldoni, Shakespeare, Cechov e Pirandello, De Bosio si concentrò molto sulla drammaturgia contemporanea, sia importando dalla Francia il teatro dell’assurdo di Eugéne Ionesco (Sicario senza paga e Il re muore) e di Samuel Beckett (Giorni Felici, Atto senza parole e L’ultimo nastro di Krapp), sia mettendo in scena testi di scrittori italiani come Natalia Ginzburg (Ti ho sposato per allegria), Alberto Moravia (Il mondo è quello che è) e soprattutto Primo Levi con Se questo è un uomo (1966), riduzione del libro autobiografico sulla prigionia ad Auschwitz.
De Bosio scritturò gli attori italiani più conosciuti tra cui Paola Borboni, Gianni Santuccio, Ernesto Calindri, e attori emergenti come Dario Fo e Franca Rame, Adriana Asti, Valeria Moriconi e Vittorio Gassman che nel 1968 fu protagonista del memorabile Riccardo III di William Shakespeare, diretto dal giovane Luca Ronconi, con scene dello scultore Mario Ceroli e costumi di Enrico Job, spettacolo tra i più memorabili della storia del TST.

Con la crisi del Sessantotto subentrò una direzione collegiale composta da Giuseppe Bartolucci, fautore delle avanguardie, Daniele Chiarella, gestore del Teatro Carignano, Federico Doglio, storico del teatro, Nuccio Messina, direttore organizzativo del teatro (dal 1964), e Gian Renzo Morteo, studioso e traduttore di Ionesco.
In quel periodo di transizione, il teatro allestì spettacoli che fecero discutere, come I testimoni del polacco Tadeusz Rozewicz, con scene dell’esordiente Jannis Kounellis, futuro maestro dell'arte povera; Orgia, con Laura Betti e Gigi Mezzanotte, spettacolo-manifesto del teatro di parola di Pier Paolo Pasolini; Il sogno di August Strindberg recitato in lingua italiana da Ingrid Thulin, la grande attrice svedese resa celebre dal cinema di Ingmar Bergman. Nel 1970 il grande comico torinese Erminio Macario, affermatosi nel varietà, coronò la sua carriera di attore drammatico interpretando con lo Stabile il classico piemontese Le miserie ‘d monssù Travet di Vittorio Bersezio.
La direzione collegiale terminò dopo tre anni, nel 1971, quando la direzione fu affidata al regista Franco Enriquez, che però lasciò l'incarico dopo un anno e fu sostituito dal regista genovese Aldo Trionfo, affermatosi a Torino con la memorabile messa in scena di Puntila e il suo servo Matti di Bertolt Brecht, con Tino Buazzelli e Corrado Pani. Nei quattro anni di direzione a Torino Trionfo realizzò gli spettacoli della sua maturità artistica, coadiuvato dal grande scenografo Emanuele Luzzati e da attori di spiccata personalità come Franca Nuti (Peer Gynt di Ibsen), Marisa Fabbri (Elettra di Euripide), l’intramontabile Paola Borboni (Re Giovanni di Shakespeare), la star del varietà Wanda Osiris (Nerone è morto? di Hubay), il caposcuola dell’avanguardia Carmelo Bene e il giovanissimo Franco Branciaroli che con Trionfo a Torino si affermò come protagonista.

Nel 1973 gli uffici furono trasferiti dalla sede di via Bogino 8 al palazzo appena ricostruito del Teatro Regio in piazza Castello: la promozione venne festeggiata con uno smisurato recital-animazione di Vittorio Gassman intitolato appunto Il trasloco.

A Trionfo succedette il regista Mario Missiroli che, affiancato dal condirettore organizzativo Giorgio Guazzotti, guidò il teatro per i successivi otto anni, fino al 1984. Riconquistato il pieno favore del pubblico e della critica nel 1977 con Zio Vanja di Anton Cechov, interpretato da Gastone Moschin, Annamaria Guarnieri, Monica Guerritore e Giulio Brogi, Missiroli realizzò una serie di fortunati allestimenti, con imponenti scene di Enrico Job: Verso Damasco di August Strindberg, I giganti della montagna di Luigi Pirandello, Musik di Frank Wedekind, La villeggiatura di Carlo Goldoni, il remake di Orgia di Pasolini, nuovamente con Laura Betti. Attori prediletti da Missiroli furono, oltre a Moschin e alla Guarnieri, Glauco Mauri e Paolo Bonacelli, protagonista quest’ultimo della Mandragola di Machiavelli (con elegante scena di Giulio Paolini) e del Malato immaginario di Molière.
Dal 1985 al 1989 il teatro fu diretto da Ugo Gregoretti che ebbe tra l’altro il merito di riportare Walter Chiari alla scena di prosa con Il critico di Richard Sheridan e di affidare a Luca Ronconi l’arduo compito di mettere in scena Mirra di Vittorio Alfieri, interpretato dalla giovane rivelazione Galatea Ranzi, affiancata da Ottavia Piccolo e Remo Girone.

A Gregoretti succedette proprio Luca Ronconi che a Torino realizzò nel 1989 Besucher di Botho Strauss, con Umberto Orsini e Franco Branciaroli; nel 1990 Strano interludio di Eugene O’Neill, con Massimo De Francovich e Galatea Ranzi, L’uomo difficile di Hugo von Hofmannsthal, con un cast d’altri tempi: Marisa Fabbri, Massimo Popolizio, Annamaria Guarnieri, Luciano Virgilio, Mauro Avogadro, oltre a Orsini, De Francovich e la Ranzi.
Il 29 novembre 1990, nella Sala Presse dello stabilimento dismesso Fiat del Lingotto, oggi trasformato da Renzo Piano in centro congressi, Luca Ronconi varò lo spettacolo forse più complesso e titanico che si ricordi, Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus, repertorio degli orrori e insensatezze della Grande Guerra. In scena apparvero vere locomotive e carrozze ferroviarie movimentate a mano sui loro binari, una fabbrica di cannoni, un ospedale da campo, una tipografia di giornale, seicento costumi con una cinquantina di attori e un centinaio di tecnici.

Nel 1992 nacque la scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, tuttora una delle più attive in Italia, fondata da Luca Ronconi, e l’Ente si trasformò in una Associazione che ha come Soci fondatori la Regione Piemonte, il Comune di Torino, la Provincia di Torino, la Fondazione CRT e la Compagnia San Paolo di Torino. Ronconi lasciò Torino nel 1994.

In seguito il teatro è stato diretto da Guido Davico Bonino, ex critico teatrale e docente universitario, e dall’attore e regista Gabriele Lavia, della cui gestione vanno ricordati La serra di Harold Pinter, interpretato da Carlo Cecchi, con la regia dello stesso Pinter, e lo spettacolo di figura italo-francese Pene di cuore di una gatta francese realizzato nella stagione 1999-2000 dal regista francese Alfredo Arias con un cast bilingue, grazie a un'impegnativa coproduzione.

Sono seguiti a Lavia il regista Massimo Castri, e infine dal 2001 a oggi il regista Walter Le Moli.

La direzione attuale sta intensificando l’attività produttiva, sia incoraggiando numerosi progetti di compagnie giovani e realtà locali, sia realizzando progetti di grande respiro come la trilogia shakespeariana Tre storie d’amore del 2004, coordinata da Mauro Avogadro e affidata ai tre registi francesi Jean-Christophe Sais, Mamadou Dioume e Dominique Pitoiset, e nel 2005 la complessa coproduzione di Peccato che fosse puttana dell’elisabettiano John Ford, affidata alla regia di Luca Ronconi.
Inoltre sono stati portati in scena numerosi romanzi: nella stagione 2002/2003, il Don Chisciotte di Cervantes, poi il Wilhelm Meister di Goethe, Comédie Humaine, tratto da Balzac, e infine La peste di Camus.

[modifica] Direttori

Fonte principale: http://www.teatrostabiletorino.it

[modifica] Voci correlate

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