Sfera di Dyson
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Una sfera di Dyson è una struttura di rivestimento che potrebbe essere applicata attorno ad un corpo stellare allo scopo di catturarne l'energia. È stata teorizzata dall'astronomo inglese Freeman Dyson.
Nel suo articolo "Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation" (Ricerca di sorgenti stellari artificiali nella radiazione infrarossa) pubblicato nel 1959 sulla rivista Science, Dyson teorizzò che delle società tecnologicamente avanzate avrebbero potuto circondare completamente la propria stella natìa per poter massimizzare la cattura di energia proveniente dall'astro. Rinchiusa così la stella, sarebbe possibile intercettare tutte le lunghezze d'onda del visibile per inviarle verso l'interno, mentre tutta la radiazione non utilizzata verrebbe mandata all'esterno sottoforma di radiazione infrarossa.
Da ciò consegue che un possibile metodo per cercare civiltà extraterrestri potrebbe essere proprio la ricerca di grandi fonti di emissione infrarossa nello spettro elettromagnetico.
Una Sfera di Dyson è una sfera di origine artificiale e di raggio pari a quello di un'orbita planetaria. La sfera consisterebbe di un guscio di collettori solari o di habitat posti attorno alla stella. Questo, oltre ad essere un modo per raccogliere un'enorme quantità di energia, permetterebbe di creare uno spazio vitale immenso. Una Sfera di Dyson posta nel sistema solare, con un raggio di 1 UA, cioè la distanza media fra Terra e Sole, pari a circa 150 000 000 km) avrebbe come minimo una superficie pari a 2,72 × 1017 km², all'incirca 600 milioni di volte l'area della superficie della Terra. Il Sole emette una potenza energetica dell'ordine di 4 × 1026 W, della quale la maggior parte potrebbe essere disponibile per una utilizzazione pratica.
La quantità di materiale necessaria per costruire la sfera è ovviamente enorme ma non del tutto impossibile da trovare: il pianeta Giove contiene abbastanza materia per la costruzione. Occorrerebbe però smantellarlo letteralmente, il che richiederebbe enormi quantità di energia.
La proposta originaria prevedeva che avrebbero dovuto esserci collettori solari posizionati intorno a tutta la stella, per assorbire la luce stellare, ma non presumeva che questi collettori avrebbero potuto costituire un guscio continuo. Piuttosto, il guscio sarebbe consistito di strutture orbitanti indipendenti, ossia un numero complessivo di oggetti superiore a 10.000 e distribuiti lungo uno spessore radiale di un milione di chilometri.
Molti autori di fantascienza hanno interpretato questo concetto visualizzandolo piuttosto come un guscio solido che racchiude completamente la stella e che di solito presenta una superficie interna abitabile, impadronendosi del termine "Sfera di Dyson" per utilizzarlo in numerosi romanzi. La prima apparizione di questa interpretazione sembra essere quella del romanzo di Robert Silverberg, "Across a Billion Years" del 1969, ritrovandola identica nel romanzo "The Starless World" (1978) di Gordon Eklund, della serie Star Trek (serie classica). I problemi di questa interpretazione sono due: il materiale per la costruzione della sfera dovrebbe essere resistentissimo, molto più di qualunque cosa esistente o anche immaginata fino ad ora; inoltre, la forza di gravità della stella agente sulla sfera avrebbe una media di zero: come risultato la sfera si comporterebbe come se la stella non esistesse, ed andrebbe quindi tenuta in posizione da razzi o altri dispositivi per non "volare via" (e sbattere contro la stella con la parete interna).
Dyson stesso, del resto, ha ammesso che l'ispirazione originale gli era venuta dal romanzo di fantascienza "The Star Maker" di Olaf Stapledon, scritto nel 1937. Stapledon, a sua volta, potrebbe aver avuto l'idea da J. D. Bernal, anch'egli fonte diretta di ispirazione per Dyson. Bernal descrisse alcune colonie spaziali sferiche in "The World, the Flesh, and the Devil" del 1929.
Indice |
[modifica] Bibliografia
[modifica] Saggi
- Dyson, F. J., Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation, Science, vol. 131, pp. 1667-1668, 1959
- Dyson, F. J., The Search for Extraterrestrial Technology, in Perspectives in Modern Physics (Saggi in onore di Hans Bethe), R.E. Marshak (Editor), John Wiley & Sons, New York, 1966
[modifica] Romanzi
- Gordon Eklund, The Starless World, 1978, ed.it. La sfera di Dyson, Mondadori
- Robert Silverberg, Across a Billion Years, 1969, ed.it. La civiltà degli eccelsi, Editrice Nord
- Olaf Stapledon, The Star Maker, 1937, tr.it. Il costruttore di stelle, Longanesi
- J.D. Bernal, The World, the Flesh, and the Devil, 1929 http://www.cscs.umich.edu/~crshalizi/Bernal/
[modifica] Serie TV
- "Relics", episodio della serie tv Star Trek: The Next Generation