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Roadrunner Records - Wikipedia

Roadrunner Records

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Roadrunner Records è una casa discografica musicale canadese, che produce e promuove principalmente musica heavy metal. L'etichetta si chiamava originariamente Roadracer Records. Attualmente la Roadrunner è controllata e distribuita dalla Universal Music Group. Per celebrare il suo venticinquesimo compleanno, l'11 ottobre 2005, l'etichetta ha pubblicato Roadrunner United, a cui hanno partecipato 57 artisti di 45 gruppi passati e presenti della Roadrunner.

Indice

[modifica] Storia

L'etichetta è stata creata in Olanda nel 1980 con il nome di "Roadracer Records". La Roadrunner iniziò importando in Europa musiche di band metal del Nord America. Nel 1986 l'etichetta aprì la sua prima sede Americana a New York, prima di installare sedi in Inghilterra, Germania, Francia, Giappone e Australia. I primi veri successi furono gli album delle band King Diamond e Annihilator. Negli anni '80 furono pubblicati anche Slowly We Rot degli Obituary e Beneath The Remains dei Sepultura.

Gli anni '90 videro come headliner dell'etichetta le band Sepultura e Type O Negative, che portarono la band a moltissimi riconoscimenti. Nel 2000 il successo della Roadrunner è continuato grazie a band come gli Slipknot (prima band Roadrunner a vincere un disco di Platino). Dal 2001 l'etichetta è controllata dalla Universal Music Group.


[modifica] ROADRUNNER UNITED - The Allstars Session

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Con 25 anni di carriera alle spalle e produzione del calibro di Slipknot, Sepultura, Ill nino, Killswitch Engage, King Diamonds ecc, si può dire che questa casa abbia fatto la storia di questo fantastico genere, in tutte le sue sfaccettature. Per celebrare questo cammino e autocelebrare i propri fantastici e carismatici artisti, la Roadrunner ha dato il via ad uno dei progetti più interessanti e promettenti della storia della musica moderna. Mettendo insieme 55 artisti delle 42 band prodotte in tutti questi anni, affidando il comando delle 4 squadre create ad altrettanti team captain d'eccezione (Joey Jordison, Robert Flynn, Dino Cazares e Matthew k. Heafy), ha pubblicato uno degli album più straordinari di sempre. Si apre con la bellissima The Dagger, che ha il suo momento culmine nel grido "what have you done?" di Howard Jones (Killswitch Engage). Si passa ad una latineggiante "the enemy", che dopo le chitarre spagnole di Andreas Kisser (Sepultura) lascia spazio ad una ritmica quasi sincopatica ben gestita da Roy Mayorga (Soufly) e Dino Cazares (Fear Factory). La traccia #3 è "Annihilation by the Hands of God", che si apre con gli spasmi vocali di Glen Benton (Florida's Deicide), per lasciare spazio alle rullate di gran cassa di un Joey Jordison (Slipknot, Murderdolls) in formissima. Segnalo in questa traccia a tutti i bassisti la presenza del più grande bassista metal di tutti i tempi, [[Steve DiGiorgio] (Sadus, Death) che si accannisce con frenesia sul suo fretless. La traccia #4, "in the fire", è forse una delle tracce più solide del cd, complice la splendida voce di King Diamond (King Diamonds), a metà tra uno screming degno di Darkness o di Robert Plant ed un growl modellato ed armonico e la splendida ritmica di Dave Chavarro (III nino). Arriviamo quindi al singolo dell'album, che in america ha spopolato per tutta l'estate sulle radio e tv dedicate al metal (ma anche su molte più commerciali). Si tratta di "The End", che qualcuno di voi avrà sicuramente sentito. La splendida voce armonica di Matthew k. Heafy (Trivium), diciannovenne dalle doti vocali e chitarristiche eccezionali accompagna una musica splendida, composta da Dino Cazares. Segnalo, di nuovo al basso, la presenza di Nadja Peulen (Coal Chamber), grandissima bassista e una delle poche presenze femminili del progetto, ma che dimostrano che il metal non è cosa solo da uomini. Arriviamo ad una delle tracce che più preferisco, "Tyred'n Lonely", che a parte la presenza di Joey Jordison alla batteria, James Root (Slipknot) alla chitarra solista e a quella armonica, può contare su un cantante d'eccezione: Keith Caputo (Life of Agony), che ben modella la sua voce sulla musica composta dal batterista dei pazzi di Des Moines. Max Cavalera (Sepultura) è il Master of Cerimony di "Indipendent: Voice of Voiceless", canzone pesante e cattiva. Momento topico: Il grido "Who are you?" ripetuto alla fine. "Dawn of Golden Age", traccia numero 8, si apre con una rullata impressionante, di Mike Smith (Suffocation, Nineties). Appena entra in scena la voce da folletto maligno di Dani Filth (Cradle of Filth), si ha la sensazione di essere riportati in un periodo di streghe, folletti appunto e magia oscura. Matthew k Heafy fa il suo dovere anche qui, con degli splendidi arpeggi che ricordano straordinariamente delle tastiere da fantasy metal alla Rhapsody. Arriviamo finalmente alla traccia numero 9, "The rich man", dove il nostro pupillo Corey Taylor (Slipknot) per un minuto abbondante parla e fa un comizio contro la società capitalistica e borghese americana, per poi iniziare a cantare una canzone cupa, malinconica, dalle tinte fosche, caratterizzata da una linea di basso disturbante ad opera di Christian Olde Wolbers (Fear Factory). La traccia #10, "no way out", è la canzone più punk, più divertente e più accattivante dell'album. Qui le chitarre ferrose tipiche di un metal cattivo e violento lasciano il posto alla programmazione elettronica di Jukie Xl (Dj indipendente) e la voce molto "american style" di Daryl Palumbo (Glassjaw, Head Automatica) ricorda molto alcune produzioni punk anni '90. Dalle sonorità commerciali della #10 alle influenze [[death metal|death] e black metal della #11 "Baptized in the Redemption", dove un grande Dez Fafara (Coal Chamber, DevilDriver) urla a più non posso il suo stridente scream-growling accompagnato da un sempre grande Paul Gray (Slipknot) al basso e un mitico Andrea Kisser (Sepultura) nei guitar solo. Alla traccia #12 le orecchie hanno un momento di tregua, con una splendida digressione tra le ballad che stanno diventando care anche ai metallari più estremi (si prenda ad esempio i "subliminal verses" di "circle" degli Slipknot). Qui un grande Mikael Akerfeldt (Opeth), intreccia le sue corde vocali insieme alle note suonate da un tastierista d'eccezione, Josh Silver (Type 'o Negative). Eccezionalmente d'atmosfera gli archi in sottofondo al canto introspettivo di Mikael in questa "roads" che davvero è una perla di musicalità! "Blood & Flames", tredicesima traccia dell'album, è un ottimo esempio di come produrre una canzone perfetta dal punto di vista sonoro e come comporre una canzone che accontenti gli amanti di ogni tipo di metal, dal power, al death, per avvicinarsi ai cori dell'epic. Jesse David Leach (Killswitch Engage, Seemless) fa il suo sporco lavoro insieme ad un ispirato Mike d'Antonio (Killswitch Engage) e ad un trascinante Matthew k. Heafy. "Constitution Down", traccia #14, è una delle più difficili da ascoltare, anche se una delle più sofisticate (ma forse proprio per questo...). Eccezionale è la presenza al trade-off solo di Andy la Roque (King Diamonds), storico chitarrista con la roadrunner dal 1991! Siamo giunti ad una traccia molto bella e necessaria per accontentare gli amanti del punk più estremo (penso ai Ramones su tutti). "I don't wanna be (a Superhero)" è la traccia più corta dell'almbum (2.02) e anche questo denota la sua natura punkettosa. Un ottimo Michale Graves (Misfits) fa di tutto per risultare convincente, in uno stile canoro molto simile ai Guano Apes. Uff, ancora tre canzoni e ce l'abbiamo fatta. La canzone #16, "Army of the Sun" è una grande canzone. Complici i musicisti d'eccezione come Christian Olde Wolbers al basso, o Andols Herrick (Chimaira) alla batteria, e un grande vocalist, Tim Williams (Vision of Disorder). Momento topico: All'incirca verso la fine del brano la musica si stoppa per lasciare spazio solo a chitarra e voce, a cui si aggiunge una bella batteria leggera, che nel crescendo della prorpia esaltazione, porta poi all'esplosione di tutta la potenza di questo genere musicale, con un controcanto di tre o quattro voci sovrapposte, alcune linee di chiatarra e un ritmo martellante dal doppio pedale assassino. Complimenti. Le ultime due tracce meritano un grande plauso per la eccezionale realizzione non solo componitiva, ma anche tecnica. "No Mas Control", scritta da Dino Cazares e Cristian Machado (III nino) che è anche il vocalist, è un esempio di come il metal è pura potenza che esplode dalle casse in tutti i suoi decibel di violenza. Mischiando spagnolo e inglese, urlando come un pazzo e lanciandosi in un ritornello davvero azzeccato ("Devo andarmene di qui o rimarrò senza controllo") rende questa canzone una perla del genere. Arriviamo alla chiusura di qusta fantastico "All star session": Si tratta della suggestiva ed evocativa "Enemy of the State", prodotta da Joey Jordison, che al di là del coro nel ritornello che ricorda influenze epic e fantasy (Blind Guardian, Rhapsody), spicca per la qualità del corpus musicistico: Peter Steele (Carnivore, Type O Negative), Steve Holt (Crazyfists), Dave Pybus (Cradle of Filth, Type O Negative), Joey Jordison e Josh Silver formano non solo una band, ma una macchina da guerra. Correda questa opera grandiosa, questo monumento al metal, questo autocelebrarsi in grande stile, un dvd-documentario che racconta le quattro sessioni di registrazione (una per ogni tema captain), contenendo anche interviste sclusive al direttivo roadrunner, ai musicisti e ai produttori. Che dire? Promosso su tutta la linea. Complimenti e giù il cappello... questo è metal e c'è poco da scherzare

[modifica] Artisti della Roadrunner

[modifica] Collegamenti esterni


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