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Pelagosa - Wikipedia

Pelagosa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Pelagosa (in croato: Palagruža) è un piccolo arcipelago del Mar Adriatico situato tra le Isole Tremiti e l'isola di Lissa ed a circa metà strada tra la penisola italiana del Gargano e la costa croata della Dalmazia. Il gruppo di isole è ora disabitato ed appartiene politicamente alla Croazia.

Indice

[modifica] Geografia

L'arcipelago è composto da tre isole maggiori: Pelagosa Grande (Palagruža Velika), Pelagosa Piccola (Palagruža Mala) e Caiola (Galijula), nonché da tredici scogli secondari; la maggiore elevazione è il monte Castello su Pelagosa Grande (116 m). Geograficamente e geologicamente fa parte della regione geografica italiana e presenta numerose analogie con l'arcipelago delle Tremiti e l'isola di Pianosa.

Le isole sono situate a 68 miglia nautiche (120 km circa) a sud di Spalato e a 160 km ad est di Pescara, nonché a 26 miglia da Lagosta. Pelagosa Grande misura 1400 metri per 300.

Per la loro relativa inaccessibilità le isole hanno mantenuto una ricca flora mediterranea, tra cui spiccano sedici specie di piccole orchidee, e dei fondali ancora intatti. Le uniche tracce dell'uomo sono un osservatorio meteorologico, una chiesa e due piccoli edifici.

[modifica] Storia

[modifica] Dalle origini alla Serenissima

Le isole erano già note in età preistorica, come attestato dal rinvenimento di tumuli e tombe ad opera degli archeologi Carlo de Marchesetti e Richard Burton nel 1875. Conosciute fin dall'epoca romana col nome di Pelagusa, le isole mostrerebbero tuttavia nel loro nome un'etimologia greca che allude alla loro posizione al centro dell'Adriatico (dal greco "pelagos", ossia "mare"). Meno accreditata è la versione di alcuni geografi che vi vedono un riferimento all'antica popolazione dei Pelasgi. La leggenda narra che Pelagosa fu l'isola in cui fu sepolto Diomede e sull'isola sono state comunque rinvenute notevoli ceramiche greche.

Declinata la potenza di Roma (di cui rimangono tracce di un tempio) e rimaste di nuovo disabitate, le isole ebbero nel Medioevo la prima visita eccellente. Il 9 marzo 1177, mercoledì delle ceneri, secondo alcune fonti ecclesiastiche il Papa Alessandro III sbarcò a Pelagosa nel corso di un suo viaggio nell'Adriatico, attratto dalla bellezza selvaggia dell'arcipelago.

Le isole appartennero poi alla Serenissima, che però non vi installarono alcuna popolazione e non esercitarono alcuna sovranità se non per contrastare il nobile Lusignan, che aveva trasformato Pelagosa Grande da un luogo di esilio ad una fortezza munita che ostacolava la pesca nella zona.

[modifica] Dai Borboni ai Savoia

In seguito l'arcipelago di Pelagosa fece parte del Regno delle Due Sicilie e costituì l'avamposto più remoto nell'Adriatico. Amministrativamente fu riunito alla provincia della Capitanata (l'attuale provincia di Foggia), alla quale appartenne fino alla caduta dei Borboni (1861).

[modifica] Dall'Italia all'Austria

Negli anni successivi il Regno d'Italia non colse l'importanza strategica dell'arcipelago e lo neglesse fino al punto di dimenticarsene. Quando gli Austriaci se ne impossessarono nel 1873 e vi eressero un faro il 20 settembre 1875, tale "invasione" venne tacitamente tollerata e nemmeno una successiva interrogazione del deputato Imbriani al presidente del consiglio di Rudinì (1891) servì a riaprire la questione.

[modifica] Dalla prima guerra mondiale all'annessione all'Italia

Durante la prima guerra mondiale l'arcipelago fu ripreso dall'Italia l'11 luglio 1915. Le isole furono testimoni del fatto d'armi del 30 luglio seguente, quando una squadra di due incrociatori leggeri austriaci e di sei caccia effettuò un'azione di sorpresa a Pelagosa, bombardando l'isola e sbarcandovi alcuni marinai, prontamente ricacciati dagli italiani.

All'alba del 5 agosto ebbe luogo un altro e ben più tragico scontro. Il sommergibile "Nereide", ormeggiato davanti a Pelagosa, scorse a distanza ravvicinata una silurante subacquea austriaca che avanzava tra i flutti. Pur di non fuggire e di salvare il sommergibile da un affondamento certo, il capitano di corvetta Carlo del Greco decise di affrontare il nemico e di tentare l'immersione per lanciare il siluro, ma il sommergibile austriaco riuscì a colpirlo per primo, colando a picco il Nereide e l'intero suo equipaggio (35 vittime), alla memoria dei quali venne tributata la prima medaglia d'oro al valor militare della Regia Marina nella prima guerra mondiale. Il relitto del sommergibile, rinvenuto a 250 metri dalla costa a 37 metri di profondità, venne poi riportato a galla nel gennaio 1972 per mezzo di un'operazione congiunta italo-jugoslava.

Nel 1920 l'arcipelago di Pelagosa passò all'Italia e venne inglobato nel comune di Lagosta della provincia di Zara, cui appartenne fino alla seconda guerra mondiale.

[modifica] Dalla Jugoslavia alla Croazia

In seguito alla disfatta italiana nella seconda guerra mondiale, il Trattato di Pace di Parigi tra l'Italia e le Potenze Alleate firmato il 10 febbraio 1947 stabilì all'art. 11 comma 2 la cessione alla Jugoslavia della "piena sovranità sull'isola di Pelagosa e sugli isolotti adiacenti", aggiungendo che l'isola di Pelagosa sarebbe rimasta smilitarizzata.

Lo stesso trattato di pace stabilì anche che i pescatori italiani avrebbero goduto "gli stessi diritti a Pelagosa e nelle acque adiacenti di quelli goduti dai pescatori jugoslavi prima del 6 aprile 1941" (ossia il diritto, in base agli Accordi di Brioni del 14 settembre 1921 e agli Accordi di Nettuno del 20 luglio 1925 tra il Regno d'Italia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, di pescare con non più di 40 barche di stanza a Lissa e in determinati specifici periodi).

In tacita applicazione di questo trattato, le acque di Pelagosa sono ancora oggi visitate da numerosi pescherecci italiani, nonostante si tratti di acque territoriali croate.

Dal 1991 l'arcipelago di Pelagosa fa parte della repubblica indipendente di Croazia.

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