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Milan Nedić - Wikipedia

Milan Nedić

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Milan Nedić in Serbo Милан Недић (2 settembre 1878 - 4 febbraio 1945) soldato e politico serbo, presidente dello stato fantoccio di Serbia durante la Seconda guerra mondiale.

Nedić nacque a Grocka in Serbia. Era un ufficiale dell'esercito serbo durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo la guerra, divenne Ministro dell'Esercito e della Flotta nel Regno di Jugoslavia. A causa dell'aperto sostegno che dava alla Germania di Hitler, venne licenziato il 6 novembre 1940 dal reggente Paolo. Il 28 aprile 1941, il governo jugoslavo lo dichiarò responsabile della disfatta delle difese jugoslave in Macedonia durante l'invasione dell'Asse.

Il comandante della Wehrmacht Hainrich Dancklmenn decise di affidare a Nedić l'amministrazione della Serbia occupata, e Nedić divenne il primo ministro di un governo fantoccio. Il 1 settembre 1941, Nedić fece un discorso a Radio Belgrado dove dichiarò gli intenti della sua amministrazione, il "Governo di salvezza nazionale", per "salvare il nucleo del popolo serbo" accettando l'occupazione e lavorando con i tedeschi. Parlò inoltre contro l'organizzazione della resistenza contro le forze occupatni. Insieme con Dimitrije Ljotić, Nedić tentò di pacificare la Serbia e di espellere le forze comuniste e altri chetnik, che non erano d'accordo a collaborare con i tedeschi.

Durante la guerra, secondo gli statisti Kočović e Žerjavić, circa 167.000 persone morirono in Serbia di cause relative alla guerra: 67.000 combattenti della resistenza, 70.000 persone nei campi di concentramento, e 69.000 collaboratori. Nedić fu inflessibile nello sterminio degli Ebrei (20,000) e degli Zingari, e così nell'agosto 1942 la Serbia fu dichiarata Judenfrei, cioè libera dagli ebrei. Secondo Nikola Živković, durante l'amministrazione Nedić, 6,478 biblioteche, 1.670 scuole, 30 licei, 19 musei, 7 teatri, 52 chiese e monasteri ortodossi, 216 moschee, 63 sinagoge e oltre 60 istituti d'istruzione mista vennero distrutti o saccheggiati.

Il governo serbo sotto Nedić accettò anche molti rifugliati di discendenza serba dai territori controllati da regimi collaborazionisti (odierne Croazia e Bosnia e Ungheria).

Nel 1945 si suicidò a Belgrado.

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