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Marcel Duchamp - Wikipedia

Marcel Duchamp

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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«Fino a cento anni fa la pittura è stata tutta al servizio della mente. Questa caratteristica è venuta perdendosi a poco a poco nel corso dell'ultimo secolo»
(Marcel Duchamp)
Marcel Duchamp 1930 (Man Ray)
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Marcel Duchamp 1930 (Man Ray)

Marcel Duchamp (1887-1968), artista francese, considerato fra i più importanti e influenti del XX secolo. Nella sua lunga attività si occupò di pittura (attraversando le correnti del fauvismo e del cubismo), fu animatore del dadaismo e del surrealismo, e diede poi inizio all'arte concettuale, ideando il ready-made e l'assemblaggio.

Indice

[modifica] Biografia

Henri-Robert-Marcel Duchamp nacque a Blainville-Crevon (Francia) il 28 luglio 1887 da una famiglia agiata: il padre, Eugène, era un notaio mentre la madre aveva ereditato una cospicua somma di denaro dalla propria famiglia. Dalla coppia nacquero sette figli: quattro di loro diverranno pittori (Marcel, Suzanne, Gaston e Raymond), e saranno sempre appoggiati dai genitori in tutta la loro carriera artistica. Marcel incominciò a dedicarsi alla pittura nel 1902 dipingendo quadri ispirati agli impressionisti, soprattutto a Claude Monet. Dopo aver terminato gli studi si trasferì con i fratelli a Parigi e si iscrisse all'Académie Julian nel 1904. L'anno successivo partecipò alla selezione per entrare all'École des Beaux-Arts, ma la sua candidatura venne rifiutata.

In questo periodo si dedicò alla stampa prendendo il diploma di stampatore a Rouen. Ad ottobre iniziò il servizio militare in fanteria; al termine del servizio di leva ritornò a Parigi, dove per mantenersi disegnava vignette per i giornali. Nel 1907 le sue vignette vennero esposte a Parigi al Salon des Artistes Humoristes. Si trasferì a Neuilly nel 1908 e si dedicò maggiormente alla pittura realizzando dipinti fauve. Nel 1911 a Puteaux Duchamp ed altri artisti (Robert Delaunay, Fernand Léger, Guillaume Apollinaire) si riunirono in un circolo di intellettuali: il "gruppo di Puteaux". Questi sviluppavano un'interpretazione del cubismo parallela ed alternativa a quella praticata dagli artisti di Montmartre (Georges Braque e Pablo Picasso). Nel 1913 Marcel portò il suo studio nella capitale francese. Il 15 giugno del 1915 si trasferì a New York, dove godeva già di molta notorietà. Nello stesso anno incontrò il fotografo e pittore americano Man Ray: la loro amicizia durerà tutta la vita. L'anno successivo fondò con i mecenati Katherine Dreier e Walter Arensberg la Society of Independent Artists.

Nel 1918 si trasferì a Buenos Aires dove rimase fino alla metà dell'anno seguente; nel 1923 tornò a Parigi. Insieme a Man Ray fondò la rivista "New York Dada" (1921). Nel giugno 1927 sposò Lydie Sarazin-Levassor, figlia di un commerciante di auto; già durante il viaggio di nozze iniziarono i primi problemi della coppia, e tornati dal viaggio si separarono. A partire dal 1923, Duchamp diradò progressivamente la produzione artistica, e per dieci anni si occupò quasi esclusivamente di scacchi, arrivando ad alti livelli (fu capitano della squadra olimpica francese). Decise di stabilirsi definitivamente a New York nel 1942. Nel 1954 sposò Alexina "Teeny" Sattler Matisse, che gli rimarrà accanto per tutta la vita. A Pasadena, nel 1963, si tenne la sua prima personale. Morì nel sonno il 2 ottobre 1968 a Neuilly, e venne sepolto a Rouen nella tomba di famiglia; sulla lapide, secondo la sua volontà, venne scritto: "D'altronde sono sempre gli altri che muoiono".

[modifica] L'opera

Il poeta messicano Octavio Paz ha mirabilmente riassunto l'essenza dell'attività di Duchamp: "le tele di Duchamp non raggiungono la cinquantina e furono eseguite in meno di dieci anni: infatti abbandonò la pittura propriamente detta quando aveva appena venticinque anni. Certo, continuò "a dipingere", ma tutto quello che fece a partire dal 1913 si inserisce nel suo tentativo di sostituire la "pittura-pittura" con la "pittura-idea". Questa negazione della pittura che egli chiama olfattiva e retinica (puramente visiva) fu l'inizio della sua vera opera. Un'opera senza opere: non ci sono quadri se non il Grande Vetro (il grande ritardo), i ready-mades, alcuni gesti e un lungo silenzio".

[modifica] La pittura

Marcel Duchamp sulla pittura

Il futurismo era l'impressionismo del mondo meccanico. [...] A me questo non interessava. [...] Volevo far sì che la pittura servisse ai miei scopi e volevo allontanarmi dal suo lato fisico. A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi. Volevo riportare la pittura al servizio della mente [...] Di fatto fino a cento anni fa tutta la pittura era stata letteraria o religiosa: era stata tutta al servizio della mente. Durante il secolo scorso questa caratteristica si era persa poco a poco. Quanto più fascino sensuale offriva un quadro - quanto più era animale - tanto più era apprezzato.

La pittura non dovrebbe essere solamente retinica o visiva; dovrebbe aver a che fare con la materia grigia della nostra comprensione invece di essere puramente visiva [...] Per approccio retinico intendo il piacere estetico che dipende quasi esclusivamente dalla sensibilità della retina senza alcuna interpretazione ausiliaria.

Gli ultimi cento anni sono stati retinici. Sono stati retinici perfino i cubisti. I surrealisti hanno tentato di liberarsi da questo e anche i dadaisti, da principio. [...] Io ero talmente conscio dell'aspetto retinico della pittura che, personalmente, volevo trovare un altro filone da esplorare.

Se Duchamp avesse realizzato solo le tele dipinte prima del Grande Vetro, si sarebbe abbondantemente guadagnato un ruolo di primo piano nella storia delle avanguardie storiche. Dopo una giovinezza influenzata dall'impressionismo, nel 1911, a ventiquattro anni realizzò i notevoli Corrente d'aria sul melo del Giappone, Giovane e fanciulla in primavera e Macinino da caffè, di gusto fauve. I celebri dipinti del 1912: Nudo che scende una scala, Il passaggio dalla vergine alla sposa, Sposa, La sposa messa a nudo dagli scapoli, segnano un passaggio importantissimo nella storia del cubismo e del futurismo, per lo studio del movimento, e allo stesso tempo chiudono definitivamente l'esperienza di Duchamp con la pittura comunemente intesa. Le tele "in movimento" (culminate nel Nudo che scende una scala, n. 2) potrebbero essere etichettate come futuriste, ma il contatto di Duchamp con questi artisti fu nullo, e l'unica ispirazione dichiarata era la cronofotografia di Eadweard Muybridge. Il trattamento del movimento nel futurismo era infatti ben lontano dagli obiettivi di Duchamp, che virò ben presto verso la Sposa e il suo mondo. Il resto dell'opera grafica sarà rivolto a schemi, disegni e studi per elementi del Grande Vetro, o variazioni sullo stesso tema (la Macinatrice di cioccolato (1913), Cols alités (1959), Il Grande Vetro completato (1965)), ai disegni degli ultimi due anni, e a clamorosi gesti di "ritocco" come i baffi affibbiati alla Monna Lisa di L.H.O.O.Q. (1919).

Come sempre, il più vasto e completo materiale interpretativo su Duchamp è fornito da Duchamp stesso, che durante la sua vita lavorò spesso a stretto contatto con i critici impegnati nel decifrare le sue opere, dispensando indizi e suggerimenti ambigui. A questi si aggiungono, nelle interviste, numerose prese di posizione estremamente nette riguardo al concetto di arte e alla pittura: tra le più famose, il rifiuto della pittura "retinica" o "olfattiva" (con riferimento all'odore di trementina) puramente superficiale, nata dall'impressionismo e proseguita con le avanguardie storiche cubiste e futuriste.

Il modello di Duchamp. Albrecht Durer, Melencolia I, 1514
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Il modello di Duchamp. Albrecht Durer, Melencolia I, 1514
Un esempio di pittura retinica. Claude Monet, Il carnevale al boulevard des Capucines, 1873
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Un esempio di pittura retinica. Claude Monet, Il carnevale al boulevard des Capucines, 1873

[modifica] Il Grande Vetro

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«Il Grande Vetro è la più importante opera singola che abbia mai fatto»
(Marcel Duchamp)
Modelli per la Sposa. Hieronymus Bosch, Trittico delle delizie (part.), 1500
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Modelli per la Sposa. Hieronymus Bosch, Trittico delle delizie (part.), 1500

A partire dal 1915, Duchamp lavorò a La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche (traduzione di La Mariée mise à nu par ses célibataires, même), chiamato anche Grande Vetro: questo "quadro" è formato da due enormi lastre di vetro (277 x 176 cm) che racchiudono lamine di metallo dipinto, polvere, e fili di piombo. Nel 1923, lo lasciò "definitivamente incompiuto". Il Vetro contiene e sviluppa tutta l'attività passata e futura di Duchamp, e nel tempo ha dato origine a una tale quantità di interpretazioni da farlo ritenere una delle opere più complesse e affascinanti di tutta la storia dell'arte occidentale. Durante un trasporto, subì dei danni consistenti, e venne riparato dall'artista nel 1936. Dal 1954, è conservato al Philadelphia Museum of Art. La sua descrizione comincia dal nome: Duchamp prescrive di non chiamarlo "quadro", ma "macchina agricola", "mondo in giallo" o "ritardo in vetro". Se la seconda denominazione ha dato adito alle più disparate interpretazioni, la "macchina agricola" è un attributo facilmente riconoscibile, dalla "fioritura arborea" della Sposa ai complessi meccanismi di trebbiatura dell'"apparecchio scapolo". Tutta la complessa attività del Grande Vetro è descritta in dettaglio dallo stesso Duchamp, (anche se in forma frammentaria, ermetica e allusiva) nelle due raccolte di appunti, la Scatola verde e la Scatola bianca.

[modifica] L'apparecchio scapolo

La parte inferiore del Vetro è composta da un complesso meccanismo costituito dal mulino ad acqua, dalle forbici, dai setacci, dalla macinatrice di cioccolato e dai testimoni oculisti. Sopra il mulino è situato il "cimitero delle livree e delle uniformi", dove i nove stampi maschi rappresentano le diverse identità dello scapolo (Corazziere, Gendarme, Lacchè, Fattorino, Vigile, Prete, Impresario di pompe funebri, Capostazione, Poliziotto). Questo mondo inferiore è il regno del molteplice (i nove stampi), della complessità e della materia: tutti gli elementi sono rappresentati in una rigida prospettiva, che accentua l'effetto di corporeità delle lamine metalliche. Lo scapolo, al suono delle sue litanie, "macina da solo la sua cioccolata": è identificato col "gas illuminante", che subisce una serie di complicate trasformazioni e passaggi di stato, secondo una "fisica divertente", passando attraverso i vari ingranaggi dell'apparecchio.

[modifica] Il regno della Sposa

La metà superiore del Vetro è divisa da quella inferiore per mezzo del vestito della Sposa o Orizzonte, striscia metallica orizzontale. La parte sinistra è interamente occupata dalla maestosa figura della Sposa (o impiccato femmina), mentre la parte superiore è formata dall'iscrizione (o Via lattea), dove si trovano i tre pistoni di corrente d'aria. Scendendo dalla Via lattea, sulla destra, si trovano i nove spari (realizzati da Duchamp sparando nove volte un fiammifero intinto di vernice con un cannone giocattolo), la regione delle ombre proiettate e l'immagine riflessa della scultura di gocce.

[modifica] Altri personaggi

Una serie di elementi della metà inferiore non sono stati realizzati, ma compaiono nel progetto originario e in tutta la "mitologia" interpretativa: sono il toboga, la regione degli spruzzi, il peso mobile, la biglia da combattimento e l'incontro di pugilato. Appena oltre l'orizzonte, nel regno della Sposa, il Giocoliere di gravità avrebbe dovuto controllare la messa a nudo.

[modifica] I ready-mades

"Fontana", meglio conosciuto come "L'orinatoio".
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"Fontana", meglio conosciuto come "L'orinatoio".

Il termine letteralmente significa bell'è fatto (dall'[[lingua inglese|inglese) e si inserisce nell'opera di sottrazione di Duchamp che ha rivoluzionato la storia dell'arte. L'oggetto, da prodotto industriale quale è, diviene opera d'arte perché l'artista l'ha deciso, senza la necessità di un intervento dell'artista stesso.

[modifica] Gli scacchi

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«Tutti i giocatori di scacchi sono artisti.»
(Marcel Duchamp)

[modifica] Dati: 1. la caduta d'acqua 2. il gas illuminante

[modifica] La critica

[modifica] Lettura psicoanalitica

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«Il meccanismo imponente dell'apparato sessuale maschile si presta a venire simboleggiato da ogni sorta di macchinari complicati e indescrivibili»
(Sigmund Freud)

La lettura psicoanalitica del Grande Vetro affonda le sue radici nella tela Giovane e fanciulla in primavera (1911). Quella che sembra una scena bucolica nasconde infatti inaspettate pieghe ermetiche ed erotiche. La figura di sinistra è decapitata, e le braccia alzate la rendono simile a una Y (simbolo ricchissimo, che va dall'ermafrodito all'immortalità), come appare ancora più evidente nel disegno preparatorio Nudo eretto (1911). Una quarta piccola figura si trova nella chioma dell'albero centrale: la sua postura è identica a quella assunta da Mercurio (personaggio senza sesso) nel vaso alchimistico in tante raffigurazioni. "Al principio era l'ermafrodito, si divide poi nella dualità tradizionale Fratello-Sorella, è riunito nella coniunctio e alla fine riappare nella forma radiosa del lumen novum, la pietra [...] simbolo che unisce tutti gli opposti" (Jung). Capovolgendo la tela, appare un nuovo soggetto: l'albero capovolto (l'Albero cosmico capovolto delle Upaniṣad) assume la forma di un fallo, mentre le colline prendono la forma di due natiche. Sul retro della tela si legge "A te, mia cara Suzanne": il quadro era infatti il regalo di nozze per la sorella. Quando nel 1914 quest'ultima divorziò dal suo primo marito, un farmacista, Duchamp realizzò Farmacia. Il tema dell'ermafrodito come anelito all'immortalità e alla pietra filosofale impone una rilettura dei baffi di Monna Lisa in L.H.O.O.Q., dell'alter ego travestito Rrose Sélavy, o della Porta: 11, rue Larrey (1927) che è contemporaneamente aperta e chiusa. Con il tempo, il Giovane e la Fanciulla del quadro evolvono nel Re e nella Regina di alcuni schizzi e quadri del 1912, tutti sul tema Il re e la regina circondati da nudi veloci. Nello stesso anno, la Regina diventa prima Vergine e poi Sposa, in Passaggio dalla vergine alla Sposa e la Sposa, probabilmente il capolavoro della pittura duchampiana.

È semplice leggere l'omofonia même (anche) / m'aime (mi ama): il titolo del Grande Vetro diventa così "la Sposa messa a nudo dai suoi scapoli mi ama". Ogni singolo elemento del Vetro abbonda di simboli e riferimenti leggibili in chiave psicoanalitica: al di là del soggetto voyeuristico complessivo, nelle parole di Duchamp, "lo scapolo macina da solo la sua cioccolata" (riferimento all'onanismo); il gas d'illuminazione, principio maschile, viene tagliato dalle forbici (simbolo di castrazione) messe in moto dal movimento del carro; i nove stampi maschi sono senza testa (altro riferimento alla castrazione) e sono appesi, come appesa è la Sposa (chiamata "impiccato femmina"). Secondo l'interpretazione autobiografica portata avanti da Arturo Schwartz, l'impiccagione (ripresa nel disegno Aimer tes héros) è la pena per il rapporto incestuoso. Per scoprire chi siano i colpevoli basta rivolgersi al titolo del Vetro: "la MARiée mise à nu par ses CELibataires, même". Il primo colpevole è lo stesso Marcel Duchamp. L'altro colpevole è il soggetto del disegno A proposito di sorellina, in cui Suzanne Duchamp tiene sotto di sé una lampada a gas (gas illuminante); e ancora, in Yvonne e Magdeleine (ridotte) a brandelli i sentimenti ambivalenti si sublimano nella violenza disegnata; per il secondo matrimonio di Suzanne, Marcel le regala il Ready-made infelice, da realizzarsi appendendo un libro di geometria (ancora un impiccagione) alle intemperie, fino alla sua distruzione. Tra gli altri ready-made destinati all'impiccagione, si ricordano Scolabottiglie (1914), In advance of the broken arm (1915), Attaccapanni (1917), Aria di Parigi (1919), Perché non starnutire, Rrose Sélavy? (1921).

[modifica] Lettura alchemico-religiosa

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«La pietra filosofale non è altro che ciò che permette all'immaginazione dell'uomo di prendersi una rivincita eclatante su tutte le cose.»
(André Breton)
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«Se ho fatto dell'alchimia, è stato nell'unico modo possibile ai nostri giorni, ovvero senza saperlo (o anche: senza il sapere, NdT)»
(Marcel Duchamp)
Putrefazione dei metalli, dal trattato di Basilio Valentino (ca. 1500). Insieme al tema della semina e della resurrezione, c'è un riferimento ai "nove spari".
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Putrefazione dei metalli, dal trattato di Basilio Valentino (ca. 1500). Insieme al tema della semina e della resurrezione, c'è un riferimento ai "nove spari".

La lettura alchemica dell'opera di Duchamp è stata proposta già negli anni '60 da Ulf Linde, dopo il ritrovamento di un'illustrazione nel trattato alchimistico di Solidonius. In questa figura, due uomini sono intenti a denudare un individuo dal sesso indefinito (la pietra filosofale), con linee compositive che ricalcano perfettamente il disegno La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli (1912).

Il Grande Vetro "è la rappresentazione in termini alchemici dell'Assunzione della Vergine" (Calvesi). La prima convergenza è nel titolo: "La Mariée mise à nu par ses célibataires" (La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli) è omofono di "La Marie est mise à nue pare ses céli-batteurs" (Maria è messa nella nuvola dai suoi battitori celesti). La seconda convergenza è di tipo stilistico e compositivo: il mondo superiore, celeste, diviso dal mondo inferiore, il mulino ad acqua come sarcofago vuoto, i nove stampi maschi come "professori di bara" che assistono all'evento. Se ai nove scapoli si sommano i tre testimoni oculisti, si arriva ai dodici apostoli. In diverse decine di Assunzioni di pittori italiani dal medioevo al XVII secolo è possibile trovare delle somiglianze iconografiche e compositive con tutti questi elementi: l'influenza della pittura sacra è riscontrabile a partire dal dipinto giovanile Battesimo (1910). Nelle parole di Duchamp, "gli scapoli dovendo servire da base architettonica alla sposa, questa diviene una specie di apoteosi della verginità [...] con basamento in muratura": in francese, muratura è maçonnerie, con il doppio significato muratura-massoneria. La lettura alchemica dell'Assunzione è radicata nella tradizione ermetica, in cui la pietra filosofale è assimilata alla Vergine, e la sua scoperta è il denudamento.

Il tema agricolo è strettamente intrecciato a quello religioso (come già nella dottrina cristiana): il giorno dell'Assunzione (15 agosto) segna l'inizio delle prime piogge, che "inseminando" il terreno, provocheranno la "fioritura" della Sposa. Nel Grande Vetro, oltre alla simbologia dell'Assunzione, si ritrova anche la grande nuvola della Via Lattea, con la regione dei nove spari che riprende le gocce di pioggia: nella metà inferiore del Vetro, la grande "macchina agricola" dell'apparecchio scapolo contiene tutti gli elementi figurativi e lessicali di una trebbiatrice, mentre la "fioritura" si esplica finalmente nei fiori che crescono dentro il sepolcro vuoto in molte Assunzioni del XVI e XVII secolo.

[modifica] Altre letture

[modifica] Fortuna di Duchamp e influenza sull'arte contemporanea

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«Un modo per scrivere musica: studiare Duchamp.»
(John Cage)

L'orinatoio Fontana (1917) e la Monna Lisa con baffi e pizzetto di L.H.O.O.Q. (1919), benché probabilmente travisati come semplici gesti iconoclasti, sono certamente tra gli oggetti più famosi dell'arte del XX secolo. L'influenza di Duchamp sugli artisti successivi, benché enorme e ingombrante, è molto mediata, tanto che non è facile riconoscere degli epigoni diretti. Di sicuro, il concetto di ready-made, insieme al problema del gesto dell'artista come "selettore" dell'oggetto d'arte, sono stati il punto di partenza per le varie forme di arte concettuale.

[modifica] Bibliografia

  • Arturo Schwartz, La Sposa messa a nudo in Marcel Duchamp, anche. Einaudi, 1974
appassionata ricostruzione cronologica dell'avventura del Grande Vetro da parte di un amico di Duchamp e protagonista del surrealismo
  • Maurizio Calvesi, Duchamp invisibile. Officina, 1975
interpretazione mistico-ermetica dell'opera di Duchamp, estremamente documentata, con un ampio apparato iconografico che spazia dai testi alchemici alla pittura sacra
  • Marcel Duchamp, a cura di Anne d'Harnoncourt e Kynaston McShine. Prestel, 1989
catalogo della mostra al Metropolitan Museum of Modern Art di New York del 1973. Contiene il catalogo completo delle opere, una bibliografia aggiornata, e saggi, tra gli altri, di Richard Hamilton, Arturo Schwartz, Robert Lebel e Octavio Paz
  • "Marcel Duchamp", Riga n. 5. marcos y marcos, 1993
raccolta di testi e interviste di Duchamp, e saggi di Octavio Paz, Henri-Pierre Roché, John Cage, Jasper Johns, Richard Hamilton, Robert Lebel
  • Octavio Paz, Apparenza nuda. L'opera di Marcel Duchamp. Abscondita, 2000
raccolta dei saggi "Il castello della purezza" e "*water always writes in* plural".

[modifica] Collegamenti

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[modifica] Siti web

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